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L'ultima Guerra Coloniale dell'Regno Unito
Venerdì 2 aprile 1982: un radioamatore inglese informa Londra che truppe argentine stanno sbarcando sulle isole Falkland, un piccolo territorio inospitale scarsamente popolato, presidiato da poche decine di uomini dell'esercito britannico, ma base militare ideale per il controllo dello stretto di Magellano e delle rotte verso Capo Horn. Il governatore Rex Hunt e i novanta soldati del presidio si arrendono dopo poche ore. La giornata non si è ancora conclusa quando il primo ministro inglese Margaret Thatcher convoca il gabinetto e ordina a una task force di prepararsi a salpare. Il giorno successivo, sabato, gli argentini si impadroniscono dell'isola South Georgia, un migliaio di chilometri a sudest delle Falkland, dopo un violento scontro con un contingente dei Royal Marines. Intanto il parlamento inglese approva, con una manciata di voti contrari, l'intervento militare. Domenica l'ONU condanna l'aggressione e invita al ritiro delle truppe.
Se il manuale della guerra lampo moderna, la blitzkrieg, cui evidentemente i generali argentini si erano ispirati, insegna che il week end è il momento migliore per un attacco a
Marines inglesi dopo lo sbarco

sorpresa, la variabile della presenza della 'lady di ferro' a Downing Street non fu tenuta nella giusta considerazione. Lunedì 5 aprile, infatti, un'avanguardia della flotta britannica composta da due portaerei con quaranta caccia-bombardieri e cinquantadue elicotteri, due incrociatori, dodici fregate e due navi d'assalto anfibie, salpa da Portsmouth verso l'Atlantico meridionale. Sulle Falkland convergono anche cinque sommergibili nucleari e uno convenzionale. Alla missione che deve riportare le isole sotto la bandiera dell'Union Jack è assegnato il nome di "Operation Corporate".
Tuttavia, la rapidità dell'intervento inglese non si spiega sono con il decisionismo del primo ministro inglese. La questione delle isole Falkland (o Malvine, secondo l'Argentina), non è assolutamente nuova. A parte il fatto che un primo incidente era avvenuto il 19 marzo nell'isola di South Georgia, e che già alla fine dello stesso mese i servizi segreti britannici avevano segnalato l'imminenza dello sbarco, il contenzioso si trascina ininterrottamente da più di un secolo.
Le Falkland sono un gruppo di più di 200 isole nell'Oceano Atlantico sudoccidentale, a 450 chilometri dalle coste meridionali dell'Argentina. Le due isole principali sono Falkland Orientale (o Soledad) e Falkland Occidentale (o Gran Malvina) dove si trova la capitale, Port Stanley. Il territorio è di tipo montuoso, ma con cime che non superano le poche centinaia di metri sul livello del mare. Furono scoperte nel 1592 dal navigatore inglese J. Davis e nel 1690 assunsero il nome di isole Falkland, in onore del tesoriere della marina inglese. Il nome Malvine fu attribuito loro nel 1764 dal navigatore francese L. A. de Bougainville, che vi sbarcò un gruppo di coloni oriundi di Saint-Malo, noti con il nome di maulines (da cui Malvine). Tre anni più tardi si inserì nella contesa anche la Spagna, che ottenne il riconoscimento della propria sovranità. Ma era solo uno dei tanti passagi di mano cui l'arcipelago sarebbe ancora andato incontro. Nel 1816 le Malvine passarono infatti all'Argentina. Ma nel 1833 furono occupate definitivamente da truppe e coloni inglesi e nel 1843 entrarono a pieno diritto tra le colonie della corona. L'Argentina non accettò mai il fatto compiuto e continuò a rivendicare, oltre all'appartenenza geografica delle isole, la presenza di insediamenti argentini (1826) ben prima dell'arrivo dei coloni inglesi.
Lo sgretolamento dell'impero coloniale britannico dopo la seconda guerra mondiale portò alla ribalta la questione. Nel 1961 il Comitato per la decolonizzazione dell'ONU propose una negoziazione tra le due parti, che fallì ancor prima di veder la luce per l'indisponibiltà inglese a partecipare a una qualsiasi trattativa.
Quando il generale Leopoldo Galtieri, dopo sei anni di dittatura militare e due di governo personale, decide quindi di invadere le isole Malvine/Falkland ("Operacion Rosario") le pezze d'appoggio storiche, politiche e culturali non mancano. La speranza della giunta militare è però un'altra: distogliere l'attenzione pubblica dalla disastrosa situazione economica e dall'inflazione che ha toccato punte del 600%. E con un'azione a sorpresa ridare credibilità e prestigio al regime.
Galtieri sa che il colpo di mano è un grosso azzardo, ma la situazione politica internazionale lascia ben sperare. La Gran Bretagna sta attraversando un difficile periodo di recessione economica. L'intransigente politica liberista del primo ministro conservatore ha prodotto drastici tagli alle spese, cui non sono sfuggite nemmeno le forze armate. La marina militare di Sua Maestà, orgoglio e vanto di ogni suddito britannico, ha visto ridursi al lumicino le disponibilità finanziarie. Ma non solo. Per rimpinguare le casse si sta valutando l'ipotesi di vendere la portaerei HMS Invincible. Sul piano internazionale la guerra fredda sta attraversando una delle sue fasi più acute. Reagan, che non può indebolire il blocco antisovietico e non può permettersi di sacrificare la relativa tranquillità
L'area operativa attorno alle Falkland

politica del Sudamerica, sarà costretto a far da pacere e a indurre la Thatcher a più miti consigli. Secondo il punto di vista di Buenos Aires, se l'invasione argentina delle Malvine è un grosso rischio, assai più azzardato sarebbe un intervento militare inglese a 8000 miglia di distanza dai propri confini. Il dittatore argentino ne è più che convinto. Dopo le inevitabili proteste dell'ONU, lo status quo verrà accettato, se non ufficialmente, almeno ufficiosamente dalla comunità internazionale.
Nei primi giorni dopo l'invasione le trattative diplomatiche sembrano dargli ragione. Il segretario di stato americano Alexander Haig fa la spola più volte tra Buenos Aires e Londra. L'Europa annuncia sanzioni economiche contro l'Argentina, ma Galtieri riesce ad ottenere l'appoggio dell'Organizzazione degli Stati Americani. Il margine per le trattative si riduce però mano a mano che la task force si avvicina alla zona delle operazioni. Haig getta la spugna il 19 aprile: l'Argentina chiede il riconoscimento del pieno possesso delle Malvine, l'Inghilterra pretende l'immediata restituzione del maltolto. Nessuno è disposto a recedere. Negli ultimi giorni di aprile Reagan si schiera con la Thatcher, offre il supporto logistico e militare degli Stati Uniti e annuncia sanzioni contro l'Argentina.
Da Portsmouth e da altri porti inglesi sono partite altre navi d'appoggio, mercantili, trasporti truppe (compresa una nave da crociera) per dare manforte alla flotta da guerra. Si tratta in pratica di una seconda task force con compiti squisitamente logistici, composta da imbarcazioni che dovranno svolgere la funzione di ospedale, cantiere, magazzino. La prima e unica tappa sulla rotta delle Falkland è l'isola di Ascensione, nel bel mezzo dell'Atlantico. Si trova a circa 6000 km dalle isole contese, ma per gli inglesi è la punta più avanzata dove allestire una base della RAF e coordinare gli approvvigionamenti. Su Ascensione converge anche l'Amphibious Task Group che dovrà entrare in azione quando si deciderà lo sbarco sulle frastagliate coste delle Falkland.
Il 25 aprile avviene il primo scontro dopo lo scoppio della crisi. I marines britannici sbarcano sull'isola South Georgia e dopo una breve battaglia fanno prigionieri 137 argentini e il capitano Astiz, che aveva occupato l'isola solo una ventina di giorni prima.
Il primo maggio iniziano i cannoneggiamenti navali delle postazioni argentine sulle Falkland. Bombardieri della RAF e della Royal Navy attaccano l'aeroporto di Port Stanley nella Falkland Occidentale. Due Mirage argentini e un Canberra inglese vengono abbattuti. Tutto lascia immaginare che lo sbarco inglese sia imminente.
Il 2 maggio il sommergibile nucleare inglese Conqueror riceve l'ordine di affondare l'incrociatore argentino General Belgrano. La vecchia nave da guerra argentina (ha più di quarant'anni di vita alle spalle) si trova fuori dalla cosiddetta "area di esclusione" di 200 miglia fissata dagli inglesi attorno alle Falkland per le operazioni militari. Inizialmente sembrava dirigersi verso la flotta inglese ma poi aveva invertito la rotta. I siluri lanciati dal Conqueror colgono di sorpresa il comandante del Belgrano. L'incrociatore affonda rapidamente, trascinando nei gelidi fondali dell'Atlantico più di trecento marinai. Ma ad andare a fondo è anche la credibiltà della causa inglese. Per la stampa argentina si tratta di un'azione terroristica, e anche quella britannica resta perplessa. Se l'intento era quello di fiaccare con un colpo solo il morale dell'avversario, l'affondamento del General Belgrano acuisce invece la tenacia e il desiderio di vendetta degli argentini.
Due giorni dopo, infatti, il cacciatorpediniere inglese Sheffield, posto a protezione del gruppo portaerei britannico, viene colpito da un missile Exocet lanciato da un caccia argentino. L'episodio scuote profondamente l'Inghilterra, non solo per la morte di venti uomini dell'equipaggio, ma anche perché era dai tempi della seconda guerra mondiale che una nave britannica non veniva colpita. Assieme a un pilota di un Sea Harrier abbattuto in quello stesso giorno, sono le prime vittime britanniche del conflitto.
La diplomazia internazionale cerca a questo punto di riprendere in pugno la situazione. Dopo il fallimento di un compromesso appoggiato dal Perù, è la volta del segretario generale dell'ONU Perez de Cuellar di lanciare una nuova iniziativa di pace.
Ma i bombardamenti alle postazioni militari argentine e gli attacchi navali continuano. Nel giro di pochi giorni il conflitto ha superato la fase delle scaramucce per entrare a pieno titolo nella sua fase più acuta, quella che deve concludersi con lo sbarco. I vertici militari inglesi sono però preoccupati. L'aeronautica militare argentina, che dopo gli iniziali duelli aerei sembra sfuggire il confronto con i Sea Harrier, è praticamente intatta, al sicuro nelle sue basi continentali.
La scelta del luogo ideale per lo sbarco deve quindi tenere in considerazione la possibilità di un pesante attacco aereo argentino. Viene scelta la baia di San Carlos, sulla costa
La premier Margareth Tacther

ovest della Falkland Orientale: poco difesa, affacciata sullo stretto braccio di mare che divide le due isole principali, per la sua conformazione geografica dovrebbe poter minimizzare gli effetti di un eventuale attacco dal cielo.
L'operazione militare avviene all'alba del 21 maggio. Protetti dalle navi inglesi penetrate durante la notte, 4000 tra marines e paracadutisti sbarcano senza incontrare grossa resistenza terrestre. Come previsto, la vera battaglia si svolge invece in cielo e in mare. La fregata inglese HMS Ardent viene colpita e affonda; muoiono ventidue marinai. L'aeronautica argentina colpisce altre quattro navi, ma in un quella sola giornata perde diciassette aerei e due elicotteri. Nei due giorni successivi, la testa di ponte si consolida, mentre i caccia argentini continuano a centrare bersagli navali inglesi.
Il 25 maggio, festa dell'indipendenza argentina, in un imponente attacco aereo vengono affondate altre due navi inglesi; i morti sono una quarantina. Ma l'aviazione militare argentina è ormai agli sgoccioli: negli ultimi cinque giorni ha perso ben quaranta velivoli.
A terra, l'avanzata delle truppe britanniche verso Port Stanley si scontra con la tenace resistenza delle truppe argentine nelle località di Port Darwin e di Goose Green, dove si trova una pista d'atteraggio il cui controllo può costituire la svolta del conflitto. Il 28 e 29 maggio i paracadutisti inglesi se ne impadroniscono dopo furiosi combattimenti, grazie anche alla copertura degli Harrier, che, nonostante le pessime condizioni atmosferiche, sono riusciti a prendere il volo. Il bilancio totale è di 17 caduti inglesi e di 250 argentini: i prigionieri sono circa 1400.
La strada verso Port Stanley è ormai spianata. Il primo giugno altri 3000 uomini sbarcati a San Carlos puntano verso Fitzroy, a sudovest di Stanley, per completare l'accerchiamento. Gli inglesi si impadroniscono di Mount Kent, poche decine di chilometri a ovest della capitale. Le truppe argentine che vi sono asserragliate (circa 9000 uomini) sono ormai circondate, sottoposte a un massiccio attacco da terra, dal mare e dal cielo. Margaret Thatcher offre loro la possibilità di una resa onorevole e senza ulteriori spargimenti di sangue, altrimenti la capitale delle Falkland verrà riconquistata con la forza. E così è. Ma gli argentini non demordono. L'8 giugno, durante un'operazione di sbarco della Welsh Guard l'aviazione argentina lancia un attacco violentissimo contro alcune unità della task force nei pressi di Fitzroy. È uno dei colpi più duri subiti dalle truppe di Sua Maestà: le vittime sono più di 50.
Ma ormai l'assalto finale a Stanley è solo questione di ore. Tra l'11 e il 12 giugno, mentre papa Giovanni Paolo II si trova a Buenos Aires, le forze britanniche avanzano fino a 16 chilometri dalla capitale e catturarono 400 argentini. Il cacciatorpediniere HMS Glamorgan è colpito da un missile Exocet lanciato da terra. L'assalto avviene il giorno dopo. Truppe britanniche sbaragliano gli argentini a Tumbledown Mountain, Wireless Ridge e Mount William e raggiungono la periferia di Stanley.
Il 14 giugno, una decina di settimane dopo che la bandiera argentina era stata issata sulle Falkland/Malvine, il generale Menendez decide che ormai il suo compito è soltanto quello di evitare un inutile bagno di sangue. Fa sapere agli inglesi che è disposto a trattare. In serata il generale Moore invia a Londra il seguente bollettino: "Oggi 14 giugno 1983, a Port Stanley, alle ore 9 pomeridiane, fuso orario delle Falkland, il generale Menendez si è arreso con tutte le forze argentine. Le isole Falkland sono di nuovo sotto il governo desiderato dai loro abitanti. Dio salvi la Regina".
Le vittime del conflitto ammontano a 236 uomini tra le forze britanniche e a 750 tra quelle argentine. La maggior parte dei soldati inglesi ha perso la vita nelle due decisive battaglie terrestri di Goose Green e Tumbledown Mountain. Sulla vetta di quest'ultima posizione, una
Soldati inglesi in azione

croce commemora i paracadutisti inglesi che conquistarono la quota strappandola alla tenace resistenza degli avversari. Ma è notizia di questi giorni che finalmente, a due decenni da quegli avvenimenti, anche agli argentini verrà consentito di erigere un cippo in ricordo dei propri caduti.
La rapida fine del conflitto segnò la destituzione dei militari al potere a Buenos Aires. Il generale Galtieri si dimise poco dopo la sconfitta. Nel 1983 il governo militare verrà definitivamente sconfitto da Raul Alfonsin nelle libere elezioni che riporteranno l'Argentina alla democrazia.
Ma ancora oggi il paese sudamericano continua ad avere un rapporto piuttosto ambiguo con la guerra delle Malvine/Falkland. Da un lato il conflitto è stato vissuto come una liberazione: la sconfitta ha avuto come conseguenza la destituzione del generale Leopoldo Galtieri e della giunta golpista, che aveva voluto l'"Operativo Rosario" per distrarre l'opinione pubblica dal fallimento della sua politica economica. Dall'altro l'ha subita come una tragedia: la morte di 750 soldati mandati allo sbaraglio giovanissimi e spesso male equipaggiati ha segnato la memoria storica di quel paese. E vent'anni dopo, polemiche e recriminazioni tornano a divampare. Nel luglio del 2000 i parenti dei marinai uccisi nell'affondamento dell'incrociatore General Belgrano hanno citato in giudizio la Gran Bretagna e chiesto il pagamento dei danni perché, come abbiamo visto sopra, il siluramento dell'unità avvenne fuori dalla zona di guerra. Da parte inglese la richiesta è stata accolta con un certo imbarazzo e ha fatto riemergere polemiche che sembravano ormai superate. Recentemente si è scoperto che all'origine dell'affondamento del cacciatorpediniere Sheffield ci sarebbe stata una incredibile negligenza del capitano di corvetta, che non trovandosi al suo posto non riuscì a dare tempestivamente il segnale d'allarme.
Se, come ha avuto modo di dire Margaret Thatcher, il sacrificio dei soldati inglesi "ha rinnovato la reputazione di onore e coraggio che tutti associamo al nome della Gran Bretagna" assicurando il "trionfo della libertà", per l'Argentina la 'perdita' di un territorio geograficamente suo resta motivo di frustrazione.
Non a caso in anni recenti l'ex presidente Menem ha reclamato ancora, questa volta solo a parole, la sovranità territoriale sulle Malvine. Il problema è che i duemila abitanti, quasi tutti di origine inglese, preferiscono continuare a sentirsi leali sudditi della regina.
Ma la volontà di superare i rancori della guerra pare tuttavia prevalere. Nel 1995 una dichiarazione di cooperazione per le attività nell'Atlantico sudoccidentale è stata firmata da Londra e Buenos Aires. L'interesse per quel pugno di isole la cui terra arida e rocciosa e il clima rigido e inospitale consentono solo l'allevamento delle pecore, sembra riaccendersi. Alcune compagnie petrolifere inglesi hanno infatti stimato che quest'area potrebbe diventare nei prossimi decenni una tra le più grandi produttrici di petrolio nel mondo, superando del 50% la produzione del Mare del Nord. Nelle formazioni geologiche del fondo marino sembra siano inoltre imprigionate grandi quantità di gas naturale. A questo si aggiunge la grande ricchezza ittica che gli abitanti delle Falkland hanno sfruttato vendendo licenze di pesca a molti paesi del mondo.