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"La mia generazione era abituata a considerare i giudici come sacerdoti civili. Ho ricordato recentemente in un raccontino l’accoglienza rispettosa e festosa che ogni giovedì noi ragazzini villeggianti insieme ai locali facevamo al pretore che veniva da Roma e sentenziava in nome del re. Pensavamo davvero che prima e dopo la trasferta si recasse al Quirinale e che fosse lì una specie di Vaticano della giustizia".
(Giulio Andreotti, "30 giorni Nella Chiesa e nel mondo", mensile internazionale diretto da Giulio Andreotti, Gennaio 2002)



"I magistrati? Credevo che fossero dei sacerdoti civili anche se poi tra i sacerdoti c'è sempre chi esce dal seminato".
(Giulio Andreotti, in visita a Regina Coeli per il 60°anniversario della Repubblica, 2 giugno 2006)



"Spesso i giudici nello scrivere gli atti non si fanno quelli che a Roma si chiamano "i fatti propri". Non si limitano al loro dovere, ma vanno oltre, infilano nelle ordinanze la frase ad effetto che sanno verra' ripresa dai giornali. Sa, come si chiamano a Roma? Si chiamano gli impertinenti, gli impuniti, o anche, con un'espressione che noi usavamo da ragazzi, i figli della gobba, figli di... Si tira in ballo sempre la madre, si sa,i padri mai".
(Giulio Andreotti, Corriere della Sera, 25 luglio 2007)




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25/07/2007 - "CORRIERE DELLA SERA", Pag. 11
ANDREOTTI: CERTI GIUDICI SONO SOLO DEGLI IMPUNITI
Intervista a: GIULIO ANDREOTTI
di: . M.A.C.

www.difesa.it/Sala+Stampa/Rassegna+stampa+On-Line/PdfNavigator.htm?DateFrom=25-07-2007&pdf...



INES TABUSSO