00 08/06/2007 15:00


L'UNITA'
7 giugno 2007
Abu Omar e il ruolo di Pollari
di Claudio Fava

La presidenza del Consiglio dei Ministri, per la penna del suo portavoce Sircana, ci fa sapere che sul caso Abu Omar in questi giorni sono state scritte un mucchio di sciocchezze. La più grave è aver attribuito al governo Prodi l'intenzione di porre il segreto di Stato su alcuni documenti che riguardano il sequestro dell'imam di Milano. Falso, scrive Sircana: Prodi ha semplicemente confermato il segreto di Stato che era stato già opposto dal presidente Berlusconi due anni fa. Ora, di fronte ad un uso cosí creativo del principio di responsabilità ogni commento potrebbe apparire superfluo. Se non fosse che su questa storia le cronache registrano, da un anno a questa parte, una collezione ormai imbarazzante di gaffes del nostro governo. Da qui un sospetto: forse non sono affatto gaffes. Forse, su Pollari e su Abu Omar, è in gioco qualcosa in più d'un semplice imbarazzo istituzionale.

La storia é nota e verrà ricostruita, a partire da domani, nel processo che si apre a Milano: ventisei agenti della CIA e cinque alti dirigenti del Sismi (tra cui il generale Pollari) rinviati a giudizio per il sequestro di persona di Abu Omar: rapito il 17 febbraio del 2003 a Milano, impacchettato, spedito via Aviano e Ramstein al Cairo per essere consegnato alle cure dei servizi di sicurezza egiziani. Che per quattordici mesi lo hanno detenuto senza alcun processo e a lungo torturato, somministrandogli il solito campionario di nefandezze, dall'elettroshock alla sodomia.

Un processo legittimo e inevitabile, eccellente il lavoro del procuratore Armando Spataro, ineccepibili le accuse formulate contro agenti segreti americani e italiani. Fino a quando l'Italia sarà un paese sovrano e il sequestro di persona un reato penale, è difficile ammettere che qualcuno possa farsi giustizia da sé in nome della lotta al terrorismo. Un processo da non celebrare affatto, sostiene invece il governo Prodi che ha sollevato (seconda gaffe) un durissimo conflitto di poteri contro gli uffici giudiziari di Milano. Le contestazioni mosse contro Pollari, dice il governo, si basano su documenti coperti dal segreto di Stato. Dunque, il generale non può essere processato.

Va promosso, semmai, e siamo alla terza gaffe consumata dall'esecutivo. Il generale Pollari è un benemerito della Patria, è giusto ricompensarlo per i servigi resi alla guida del Sismi con un incarico prestigioso: prima consigliere speciale di Palazzo Chigi, poi giudice del Consiglio di Stato. E cosí, mentre a Milano la Procura chiede che Pollari venga processato per concorso in un sequestro di persona, a Roma il Governo gli manifesta gratitudine e solidarietà. Direte voi: ci sono o ci fanno? E se lo fanno, perché lo fanno? Cosa induce questo governo a difendere sempre e comunque l'ex comandante della Guardia di Finanza ed ex direttore del Sismi? Perché ci si agita così rumorosamente contro il processo di Milano rispolverando tutto il vecchio repertorio politico da porto delle nebbie? Segreti di Stato, conflitti di attribuzioni, piccole e grandi menzogne... E chi costringe il nostro governo a difendere e premiare perfino il braccio destro di Pollari, tal Pio Pompa, un maneggione che per conto del suo direttore aveva messo in piedi un ufficio "affari riservati" con il mandato di spiare, inquinare e fabbricare dossier falsi contro giornalisti, magistrati e rappresentanti dell'opposizione? Uno cosí (imputato anche lui a Milano per favoreggiamento) si mette alla porta senza pensarci su un istante. Il ministro Parisi lo ha promosso: Capodivisione del Ministero della Difesa!

Ora, su ciascuna di queste vicende Sircana potrà pure vergare un lungo comunicato per spiegare, precisare, rettificare: chiacchiere. Resta la sostanza: qualcuno, a Palazzo Chigi, protegge Pollari e la sua gente. Potreste cortesemente spiegarci perché?




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www.lefigaro.fr/international/20070608.FIG000000134_dick_marty_la_politique_du_renseignement_americain_est_desastre...

LE FIGARO
Publié le 08 juin 2007
Actualisé le 08 juin 2007 : 07h15
Dick Marty : "La politique du renseignement américain est désastreuse"
Propos recueillis à Berne par T. O..


Ancien procureur, le sénateur suisse Dick Marty rend aujourd'hui public le deuxième rapport de l'Assemblée parlementaire du Conseil de l'Europe sur les prisons secrètes de la CIA en Europe.


LE FIGARO. - Comment expliquez-vous l'attitude du gouvernement italien dans l'affaire Abou Omar?

Dick MARTY. - Il est paradoxal que des membres de l'actuel gouvernement italien qui critiquaient leurs prédécesseurs lorsqu'ils étaient dans l'opposition soient désormais alignés sur les positions de l'ex-équipe de M. Berlusconi. Le gouvernement Prodi a en fait les mains liées. Il est tenu par des accords secrets passés avec les États-Unis après le 11 Septembre. Il prétend qu'il n'y a pas de secret d'État, mais il refuse de demander l'extradition des agents de la CIA impliqués dans l'enlèvement d'Abou Omar pour respecter les engagements de l'État italien...




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RAPIMENTO ABU OMAR, INIZIATO OGGI A MILANO IL PROCESSO

Roma, 8 giu. (Apcom) - E' iniziato stamattina davanti al giudice monocratico della quarta sezione penale del Tribunale di Milano il processo per il rapimento di Abu Omar, avvenuto il 17 febbraio del 2003. Gli imputati sono 33, ta cui 26 agenti Cia latitanti. Il processo potrebbe essere sospeso in attesa della decisione della Corte costituzionale sul conflitto di attribuzioni sollevato dal Governo in materia di segreto di Stato. A tal proposito Franco Coppi, difensore di Nicolò Pollari, ha affermato: "Noi non chiederemo nessun rinvio del processo ma il buon senso farebbe pensare a una sospensione in attesa di una decisione della Corte Costituzionale".

I difensori di due imputati, Ciorra e Di Troia, hanno chiesto che il processo si celebri a porte chiuse per ragioni di sicurezza e anche anche d'immagine e di riservatezza dei loro assistiti. Il Pm Ferdinando Pomarici ha chiesto al giudice di rigettare la richiesta perché come risulta da un comunicato ufficiale della presidenza del Consiglio dei ministri anche nei giorni scorsi sulla vicenda non c'è nessun segreto di Stato. Il Pm Armando Spataro ha ribadito il no al processo a porte chiuse spiegando: "E' indubbio il rilevante interesse sociale alla conoscenza del dibattimento". Il giudice monocratico Oscar Magi si è ritirato in camera di consiglio per decidere sulla richiesta.





ABU OMAR: GIUDICE, PROCESSO SIA PUBBLICO

(AGI) - Milano, 8 giu. - Il giudice Oscar Magi ha respinto le istanze avanzate dalle difese di due ex agenti del Sismi, Giuseppe Ciorra e Raffaele Di Troia, in merito alla possibilita' di svolgere il processo per il sequestro di Abu Omar a porte chiuse. In particolare, la difesa di Ciorra aveva chiesto di svolgere il dibattimento a porte chiuse, mentre quella di Di Troia si era limitata a chiedere che l'ex 007 non fosse ripreso dalle televisioni. Per il giudice, pero', la sicurezza del processo e' sufficientemente tutelata e non vi e' necessita' di escludere la stampa e il pubblico dal processo.
Inoltre, il magistrato ha autorizzato anche le riprese fotografiche affermando che il dibattimento e' di interesse nazionale e politico.





08-GIU-07 14:08
TERRORISMO: LEGALE MOGLIE ABU OMAR CHIEDE LA CITAZIONE DI SISMI E CIA
Milano, 8 giu. (Adnkronos)- ''Chiedo la citazione del Sismi e della Cia in quanto responsabili civili, rispetto ai comportamenti degli imputati''. E' questa la richiesta formalizzata in aula da Antonio Nebuloni, legale della moglie di Abu Omar, che oggi si e' costituita parte civile nel processo avviato sul rapimento del religioso. Per il legale ''tutti gli imputati hanno agito seguendo le direttive e per conto degli organismi di cui facevano parte. Se rapimento c'e' stato non l'hanno certo attuato per iniziativa personale''.





Abu Omar, giudice dichiara contumaci i 26 agenti Cia
venerdì, 8 giugno 2007 12.55

MILANO (Reuters) - Si è aperto oggi al Tribunale di Milano il processo sul rapimento nel 2003 dell'ex imam di Milano Abu Omar a carico di ex vertici del servizio segreto militare italiano insieme a una schiera di agenti dell'intelligence Usa, che costituisce il campo di un conflitto fra il governo e la magistratura milanese, oltre a un motivo di imbarazzo per le relazioni Italia-Usa e un intreccio con punti di contatto con altre vicende di spionaggio come l'inchiesta sui dossier Telecom.

Durante l'udienza -- che vede oggi in aula solo uno dei 33 imputati, tra cui l'ex-direttore del Sismi -- il giudice Oscar Magi, nel respingere le eccezioni preliminari delle difese di alcuni degli imputati appartenenti alla Cia, ha dichiarato la contumacia per i 26 agenti dei servizi segreti americani imputati e assenti dal processo.

L'udienza stamani ha subìto una breve interruzione in seguito alle richieste delle difese di due ex-agenti del servizi segreti, Giuseppe Ciorra e Raffaele Di Troia. Il primo ha richiesto che il processo si tenesse a porte chiuse per tutelare la riservatezza dei servizi segreti, il secondo di non essere ripreso dai media durante il processo.

Il giudice ha però respinto le richieste di entrambi, affermando che è "nell'interesse nazionale" che il processo si tenga a porte aperte, ed ha autorizzato le riprese fotografiche, affermando che c'è una sufficiente tutela della sicurezza.

Il pm Ferdinando Pomarici è intervenuto dichiarando che sulla vicenda di Abu Omar -- la cui difesa ha chiesto di costituirsi parte civile -- "non c'è segreto di Stato", e producendo a sostegno della sua affermazione un comunicato ufficiale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Oggi in aula è presente un solo imputato del Sismi, Luciano Di Gregorio, che si dichiara "pronto ad affrontare a viso aperto questo processo".

"Sono 33 anni che faccio questo tipo di lavoro, e che lavoro per la legge, non vedo perché ora io non debba avere fiducia in essa", ha aggiunto parlando con i giornalisti.

Alla domanda su cosa pensi dei colleghi che hanno preferito seguire il processo nell'ombra, Di Gregorio ha replicato di voler "affrontare le mie responsabilità" a viso aperto.

Nel corso dell'udienza è intervenuto anche Titta Madia, uno degli avvocati di Nicolò Pollari, dicendo che il suo assistito si presenterà "non appena la sua presenza in questo dibattimento sarà utile, anche in relazione a motivi legati alla sua sicurezza".

I LEGALI DI ABU OMAR: VUOLE VENIRE IN ITALIA

La difesa di Abu Omar ha presentato oggi l'atto di costituzione di parte civile, firmato dall'avvocato Carmelo Scambia, in cui si precisa che "la parte offesa, quale conseguenza direttamente connessa alla condotta contestata agli imputati, ha visto mortificata la propria attività e vita di relazione, e si è vista negare la possibilità per lungo tempo di vedere e intrattenere rapporti coi propri famigliari e con le persone a lei care".

L'avvocato egiziano di Abu Omar, Montasser al-Zayat, ha invece dichiarato che il suo assistito "sta seguendo quello che sta succedendo, è molto contento perché siamo arrivati al dunque, e vuole venire a tutti i costi in Italia per partecipare a questo processo, anche a costo di andare in prigione".

Al-Zayat ha riferito che "ci sono ostacoli posti dalle autorità egiziane". Ieri sera, ha detto il legale, "la moglie di Abu Omar avrebbe voluto venire in Italia, ma ha detto di essere stata bloccata all'aeroporto".

ATTESA PER DECISIONE DELLA CONSULTA

Il processo in realtà potrebbe già essere rinviato e "congelato" oggi, se i giudici della quarta sezione penale del Tribunale dovessero accogliere le richieste di sospensione preannunciate dalle difese di alcuni degli imputati, in attesa della decisione della Corte Costituzionale sul conflitto di attribuzioni fra poteri dello Stato sollevato dal governo, che ritiene che la magistratura milanese abbia violato norme sul segreto di Stato.

Fra l'altro, i magistrati di Milano hanno manifestato l'intenzione di sollevare un "controconflitto" davanti alla Consulta, sostenendo nell'atto di costituzione nel procedimento davanti ai supremi giudici che vi sarebbero state "lesioni costituzionali della procura di Milano".

Nel febbraio scorso sono stati rinviati a giudizio con l'imputazione di concorso in sequestro di persona l'ex direttore del Sismi Nicolò Pollari e altre 32 persone, fra le quali l'ex numero tre del Sismi Marco Mancini -- fra gli indagati nell'inchiesta sulla raccolta di informazioni illegali da parte della Security di Telecom Italia -- e 26 agenti americani della Cia.

La decisione della Consulta dovrà fra l'altro sancire una volta per tutte il comportamento che dovrà assumere il governo italiano sull'istanza di estradizione dagli Usa presentata dalla procura di Milano sugli agenti statunitensi, sui quali pende un mandato di cattura internazionale, "stoppata" sia dal ministro della Giustizia del governo Berlusconi, Roberto Castelli, che dall'attuale Guardasigilli del governo Prodi, Clemente Mastella.

Questo di Milano è il primo processo sulle cosiddette "extraordinary rendition" (i trasferimenti illegali di sospettati di terrorismo), uno degli aspetti più controversi della lotta al terrorismo attuata dal presidente Usa George W. Bush, sul quale nel febbraio scorso si espresse con durezza il Parlamento Europeo.

Abu Omar -- citato come testimone dalla procura e lui stesso sotto inchiesta a Milano per terrorismo internazionale -- venne rapito a Milano nel 2003 nei pressi del centro islamico di viale Jenner, condotto nella base di Aviano, da qui in Germania e poi in Egitto, dove venne rinchiuso in carcere e dove dice di aver subito torture.

Fra gli imputati di questo processo, con l'accusa di favoreggiamento, c'è anche l'ex agente del Sismi Pio Pompa. La procura, secondo quel che hanno riferito i quotidiani italiani in questi giorni, ha depositato agli atti del processo alcuni documenti sequestrati nell'ufficio di Pompa in cui venivano indicati come "eversori" da combattere i magistrati delle procure di Torino, Milano, Roma e Palermo.




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www.nytimes.com/2007/06/08/world/europe/08rendition.html?r...

THE NEW YORK TIMES
Published: June 8, 2007
Italy Braces for Legal Fight Over Secret C.I.A. Program
By IAN FISHER and ELISABETTA POVOLEDO
Paolo Biondani contributed reporting from Milan, and Elaine Sciolino
from Florence.

(...)

Asked whether someone higher in the Italian government than Mr. Pollari had assented to the abduction, the lawyer, Titta Madia, said dryly, “Evidently, it wasn’t the doorman.”
In fact, the case here is the only documented rendition in Western Europe in which suspects were not handed over outright to American officials. The reason it seems to have happened only in Italy is not clear, and officials here broadly agree that there were more dangerous militants in Europe at the time.

(...)

Given the level of detail that could emerge about one of America’s most secret programs, the trial has potentially deep ramifications for ties between the United States and Italy.
Mr. Berlusconi’s staunchly pro-American government refused to demand the extradition of the C.I.A. operatives, but so, too, has Mr. Prodi’s government, which has generally cooler relations with Washington.
Some Italian critics argue that it is not in the national interest to have such a trial, and they hope that the Constitutional Court kills the case.
“No foreign secret services will speak to Italian secret services, because the Italian secret services are no longer secret,” argued Luigi Pannella, a lawyer for one of the Italian defendants.
Others argue that the C.I.A. operatives, and possibly Mr. Pollari, were merely acting on orders, and that any trial should focus on those who ordered the abduction.
But many say the trial must go forward on one basic ground: an Italian law may have been broken in the case of Mr. Nasr’s disappearance, and the question of any links Mr. Nasr had to terrorism groups should have been settled in a trial by the laws of Italy, not by a foreign power kidnapping him.
“It’s a question of principle,” said Caterina Interlandi, the judge who issued the indictments. “Today, it’s Abu Omar. Tomorrow, it could be my daughter. These are fundamental human rights, and we have to respect them.”




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www.chicagotribune.com/news/nationworld/chi-cia0608jun08,1,7138946.story?coll=chi-newsnationworld-hed&ctrack=1&c...

CHICAGO TRIBUNE
Published June 8, 2007
Start of CIA trial hinges on ruling
U.S. defendants face charges in Italy over alleged abduction

By Christine Spolar
Tribune foreign correspondent

(...)

On Friday, the government is expected to argue that the Constitutional Court must rule before the trial can proceed. Some defense attorneys, including Matilde Sansalone, who represents the former CIA station chief in Rome, support the government's move.
"I know the prosecution in Milan is opposed to this. They want the case to go ahead—and immediately. … There is the trial, but also other sensitive elements: state security, friendly relationships between the United States and Italy, and diplomatic immunity," Sansalone said.
"I can't imagine what will happen [Friday]. It's really up to the judge's decision," she said.
The Italian government has not asked for the extradition of the 26 Americans. The U.S. State Department says it would not extradite any of the 26 even if Italy demanded their presence.
Spataro said he has repeatedly requested assistance from the U.S. government in order to question the CIA operatives.
"We've never had a reply," Spataro said this week. "We're still waiting."
None of the Americans have responded to court requests or to the half-dozen court-appointed attorneys who will defend them in court. All left Italy years ago, and in some cases immediately after the cleric went missing.
"We've never had any contact with our clients," said Sansalone, who represents three CIA officials formerly based in Rome and has been in contact with other attorneys representing the Americans. "It's clear that the attitude of the Americans is that they don't want to have any contact with the defense attorneys."
The former CIA station chief in Rome, who Sansalone describes as one of the accused masterminds in the kidnapping, is now in a senior position at CIA headquarters in Virginia. Other CIA personnel working under diplomatic cover who allegedly played a role in the operation were reassigned to embassies and consulates abroad.




INES TABUSSO