00 28/01/2007 23:59


MAURIZIO GASPARRI. ...Non vorremmo che per soddisfare alcune sacche di una maggioranza variegata si mettesse in crisi ancora di più l'istituto familiare, che ha bisogno di tutela, di sostegno e non di devastazione.
FRANCO GRILLINI. «Sacca» sarai tu!
MAURIZIO GASPARRI. Non ho sentito l'interruzione...
PRESIDENTE. Onorevole Gasparri, prosegua il suo intervento.



vedi:

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CAMERA DEI DEPUTATI
Seduta n. 95 di lunedì 22 gennaio 2007

Discussione delle mozioni Volontè ed altri n. 1-00071, Bertolini ed altri 1-00073, Fabris ed altri 1-00075, Gasparri ed altri 1-00076, Maroni ed altri 1-00077 e Villetti ed altri 1-00078 in tema di famiglia.

(...)

È iscritto a parlare l'onorevole Gasparri, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00076. Ne ha facoltà.

MAURIZIO GASPARRI. Onorevole presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Alleanza nazionale ha affrontato, discutendo ampiamente, i temi oggetto delle mozioni in esame.
Oltre alla mozione che ho presentato, il mio gruppo sta per presentare una ulteriore mozione che rappresenterà un momento di sintesi di posizioni che indicano al Governo la strada a nostro avviso da seguire. Vi si prevederà, in primo luogo, mediante ogni opportuno intervento, una definitiva ed organica tutela dei diritti individuali di persone a qualsiasi titolo conviventi. Il riferimento è a quei diritti che non dovessero essere già garantiti oggi dalle norme vigenti.
Come dirò, molti di questi diritti appaiono già ampiamente garantiti, e tuttavia non abbiamo una ostilità nei confronti di una maggiore tutela dei diritti delle persone, il che non vuol dire inaugurare simil famiglie o stravolgere aspetti fondamentali della vita sociale.
Siamo ovviamente orientati anche ad evitare iniziative surrettizie, approvando norme in questo o in quel provvedimento (talvolta ci si prova), che comportino la equiparazione fra le unioni di fatto e la famiglia.
Vogliamo poi evitare ogni equiparazione delle convivenze omosessuali alle unioni di fatto eterosessuali, con particolare riguardo all'adozione di bambini e alla possibilità di ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita.
Vogliamo ribadire, se mai ce ne fosse bisogno (ma la Costituzione già lo fa), la piena tutela dei figli nati fuori dal matrimonio. La Costituzione già su questo è chiara, ma ove fosse necessario rafforzare la tutela dei minori, noi riterremo che questo sia un aspetto fondamentale per tutelare chi non deve subire alcuna discriminazione o penalizzazione.
Vogliamo inoltre promuovere iniziative concrete di carattere sociale, fiscale ed economico a tutela della famiglia. Su questo tema, il Governo di centro-destra introdusse delle misure che furono criticate dalla sinistra, che ha poi annunciato molte cose che poi non ha fatto (anche con la recente finanziaria).
Prodi in campagna elettorale ha detto: «No, non più il bonus di mille euro, ma introduciamo quasi una sorta di stipendio dalla nascita fino a non so quale anno di età». In realtà tutto questo, come tanti altri annunci della sinistra, non è stato fatto nella legge finanziaria! Ed anche qualche piccolo adeguamento fiscale è stato divorato dagli aumenti dell'IRPEF decisi dai comuni, dagli aumenti del bollo dell'automobile, del canone RAI e di tutte le spese che in un modo o nell'altro hanno colpito fiscalmente la famiglia, anche se avesse avuto qualche piccolo beneficio.
Si è discusso molto del problema delle coppie di fatto. Giorni fa mi ha colpito un articolo, che ho trovato molto intelligente, di un giornalista laico di impostazione, Pierluigi Battista, vicedirettore del Corriere della Sera, il quale - lo cito, perché citare fonti di un certo tipo è scontato (alcuni colleghi lo hanno già fatto) ed anche per aggiungere ulteriori elementi nel dibattito -, riferendosi alle coppie eterosessuali, dice: Se volete vivere come in un matrimonio, perché non celebrate il vostro? Chi ve lo impedisce? Chi vi ostacola? Chi si mette di traverso? E se siete contrari, perché esigere i diritti e gli obblighi di chi è invece talmente favorevole al matrimonio da volerne fare uno, e sempre più frequentemente più d'uno? Se vi disturba andare al comune per le pubblicazioni, non è forse altrettanto noioso recarsi all'anagrafe per registrarsi come coppia di fatto? Se invidiate i diritti di chi è sposato, perché non fare come chi si sposa? Se detestate le formalità dei matrimoni, che vi importano mai le forme di una coppia di fatto che vuol diventare de iure? Se non sposarsi è una scelta di libertà, perché rinunciare ad essa?
Cito Pierluigi Battista, perché altrimenti citazioni di altra natura sarebbero scontate; peraltro mi ha colpito, perché è un giornalista non accusabile di atteggiamenti codini o reazionari. Anche sul tema dei diritti, a cui pure ho fatto un cenno, c'è un ampio dibattito. Nei giorni scorsi, un autorevole giurista, il professor Francesco D'Agostino, in un'intervista sull'Avvenire parlava di cose concrete del contratto di affitto per esempio. Questo giurista afferma che la questione della persistenza di un contratto di affitto nel caso di premorienza di uno dei due conviventi è in realtà già stata ampiamente risolta da numerose sentenze della magistratura, anche ai massimi livelli. Da tempo quindi questo beneficio è riconosciuto.
Per quanto riguarda gli altri aspetti, di cui molto spesso si parla, il diritto volontario, le polizze assicurative ed altre forme ancora possono garantire benefici a partner che non possano godere di reversibilità previdenziali, che potrebbero prestarsi, se istituite fuori dal matrimonio, ad usi strumentali, con conseguenze finanziarie, che anche noti economisti hanno paventato come devastanti. Su questo tema dei diritti, nei giorni scorsi è tornata anche un'altra nota giurista, l'avvocato Anna Maria Bernardini De Pace, la quale ha affermato, premesso che la Chiesa e i cattolici difendono le ragioni del matrimonio e della famiglia tradizionale - cosa che personalmente, ovviamente, faccio anch'io -, che anche dal punto di vista laico il matrimonio è un istituto importantissimo da difendere, e lo definisce un atto sacrale sotto un profilo laico; e non appaia contraddittorio questo aspetto. Non c'è contraddizione, dice Anna Maria Bernardini De Pace. Lasciamo da parte le questioni di fede. Anche sul piano laico il matrimonio civile è un atto sacro, con il quale due persone si impegnano solennemente davanti alla comunità e allo Stato, assumono una serie di doveri e in conseguenza di questi godono di alcuni diritti particolari, tanto che rompere questo patto comporta una serie di adempimenti onerosi. Divorziare non è cosa da poco. Si va davanti ad un giudice. Non si può svilire il matrimonio, prevedendo un altro istituto, un piccolo matrimonio o un riconoscimento pubblico delle convivenze, con tanti diritti e nessun dovere, risolvibile con due righe scritte e un «buonasera». Sarebbe uno squilibrio.
Aggiunge ancora l'avvocatessa: c'è una volontà perversa di allargare l'assistenzialismo dello Stato anche alle famiglie di fatto, anche a quei conviventi che deliberatamente e coscientemente - senza che nessuno glielo possa impedire, aggiungo io - decidono di non assumersi doveri davanti allo Stato. Un vero Stato liberale deve difendere anche la libertà dei propri cittadini di non assumersi doveri e dunque non si può attribuire d'ufficio dei diritti ai conviventi in quanto tali, senza la loro espressa volontà. Questa nota molto importante prosegue criticando le «simil nozze» e facendo, come il professor D'Agostino, esempi concreti di diritti garantiti: polizze, cointestazioni di beni, come la casa o il contratto d'affitto.
Sono quindi pretestuosi gli argomenti invocati da alcuni, perché sono tutti risolvibili sul piano del diritto e se ci fosse qualche aspetto non risolvibile, parliamone. Come dicevo all'inizio, non è questo che può determinare fratture, ma non per questo dobbiamo stravolgere l'istituto familiare e ciò che esso comporta come elemento base della società.
I colleghi hanno fatto riferimento alla Costituzione perché non stiamo facendo un dibattito confessionale; siamo in una sede laica di un Parlamento repubblicano a fare riferimenti, per chi è credente, anche di carattere religioso - e spero che non vengano impediti -, ma, laicamente parlando, alle disposizioni della Costituzione in particolare all'articolo 29, scandisce. Allora, credo che ci siano tanti aspetti di diritto che sono ampiamente tutelati per la famiglia che è orientata alla generazione della vita. L'articolo 29 della Costituzione non è stato solo frutto di una mediazione politica perché il diritto naturale precede il diritto; quindi, l'unione tra l'uomo e la donna determina la nascita della vita ed è ciò che ha fatto definire poi tante norme nel corso dei secoli e dei millenni.
Di conseguenza, non stiamo parlando di una fissazione, che, invece, mi sembra essere quella di altri che propongono misure e soluzioni estremamente stravaganti. Non mi dilungo sul diritto ereditario e sulla disponibilità ampia, che già oggi sussiste, a risolvere aspetti di vita concreta, che anche il diritto ereditario può consentire di gestire con la più ampia libertà delle persone. Carlo Casini, di cui è noto l'impegno su queste tematiche, ha aggiunto su questo dibattito: «È davvero contraddittorio invocare l'autonomia dello Stato in nome della libertà da forme e vincoli per il primato dell'affetto e della sostanza e, al tempo stesso, chiederne la protezione e il riconoscimento senza assunzione di quei doveri e di quelle responsabilità nei confronti della società tutta intera, che soli giustificano l'intensa protezione offerta dall'ordinamento alla famiglia fondata sul matrimonio? Sono ragionevoli i limiti imposti dalla sostanziale differenza esistente tra convivenza coniugale e convivenza non coniugale, come ripetutamente affermato dalla Corte costituzionale?».
Rinvio, per le sentenze che sono state anche qui oggi citate, alla premessa della mozione presentata, che ad esse fa riferimento come ricordo di ciò che la Corte costituzionale e la Cassazione hanno più volte ribadito, fino a tempi recentissimi, sulla natura della famiglia e sulla tutela della famiglia naturale fondata sul matrimonio.
Tornando alla sua citazione, Carlo Casini ribadisce che c'è una distinzione limpida tra l'interesse pubblico e la libertà privata.
Quindi, se dobbiamo evitare discriminazioni, non è giustificabile la falsificazione della verità sulla famiglia e sul matrimonio. Credo che di questo stiamo discutendo, non soltanto di una questione di principio, visto che anche nel costume sociale oramai sembra quasi inconcepibile descrivere la famiglia in maniera ordinaria. Oggi, esponenti dell'Ulivo, dell'Unione - non so come si chiami ora - hanno contestato alcune fiction televisive: sembra quasi un'ossessione, se non c'è la coppia gay, in Italia la RAI non fa più una fiction. Dalla discriminazione si passa all'imposizione, alla discriminazione al contrario e, quindi, anche nel programma Un medico in famiglia Lino Banfi, dopo le performance sul tema, si rinnova. Leggo che la cosa ha fatto suscitare le proteste della senatrice Binetti e di altri. Io non ho protestato, ma prendo atto che il servizio pubblico oramai è all'inversione delle logiche ...con i soldi della gente (quindi, se poi qualcuno non vorrà finanziarlo più di tanto con il canone, ne avrà tutte le ragioni): oramai ciò deve essere obbligatorio, anche attraverso i sistemi della comunicazione, che incidono sul costume sociale molto più dei dibattiti parlamentari, che sono meno seguiti ed incisivi di una fiction televisiva. Quindi, per quanto riguarda la RAI, vorrei chiedere a quanti sono nel consiglio di amministrazione se siano sono d'accordo con questa inversione dell'ordine dei comportamenti.
Potremmo aggiungere tanti altri aspetti. Intaccare l'istituto familiare determina tutta una serie di conseguenze nella vita sociale. Potremmo citare numeri e statistiche, ma credo che non ce ne sia particolare necessità perché è evidente che la disgregazione della famiglia è poi alla base di fenomeni di tossicodipendenza e del dilagare della criminalità. Recentemente, in Gran Bretagna - un paese che, secondo taluni, è molto più avanzato e liberale - i dati di alcuni studi hanno dimostrato che nel 70 per cento dei casi a monte di comportamenti illegali c'erano vicende familiari devastate: questo accade in tante situazioni anche nel nostro paese. Allora, credo che dobbiamo tornare ad una chiarezza di linguaggio, non confondere le coppie more uxorio con quelle che sono semplici convivenze, e ricordare, base del diritto naturale, come nasce, dall'incontro tra l'uomo e la donna, la vita. Questo dibattito, non a caso, si ricollega spesso ad altre tematiche, come l'aborto e la fecondazione assistita.
Infatti, stiamo parlando di questioni fondamentali, di come si nasce, di come si muore, di come si vive e di come si deve tutelare, anche sotto il profilo laico, la famiglia quale base stessa della convivenza. Una serie di problemi, quale esempio la crescita zero, non nascono per caso, ma dal dilagare di una mentalità consumistica e dalle difficoltà che investono tutti i Governi e delle quali dibattiamo e non sempre ci facciamo carico in termini di soluzioni per cercare di evitare la crisi della stessa entità fisica che viene messa in discussione.
Per tale motivo, riteniamo che tale dibattito sia importante, al fine di cercare punti di confluenza. Anche nel mio partito ho partecipato a discussioni che hanno portato a posizioni che tuttavia non possono essere strumentalizzate; nel gruppo di Alleanza Nazionale nessuno ha mai posto il problema dell'equiparazione delle unioni di fatto con il matrimonio, nessuno ha aperto la via alla legalizzazione di unioni civili o di altri aspetti che in tanti comuni, in maniera totalmente illegale, sono stati realizzati, per fortuna spesso con esiti fallimentari. Ed altro è il riconoscimento del diritto dei singoli, con i limiti che soprattutto chi è portatore di tale istanza deve chiarire.
Ho citato alcuni giuristi, persone che certamente hanno approfondito la questione, per scendere dal discorso dei principi sul terreno concreto. Pertanto, chi vuole innovare precisi questa sua istanza. Allora, è più accettabile la posizione di chi vuole devastare la famiglia, perché in questo caso almeno sappiamo che si trova su una posizione aberrante che spesso diventa addirittura ridicola!
Ecco perché, se penso che il centrodestra, nel prosieguo di questo dibattito, riuscirà a trovare momenti di sintesi, non credo, al contrario, che nel centrosinistra vi sarà la possibilità di realizzare ciò, sussistendo al suo interno sensibilità molto diverse. Il 31 gennaio dovrà essere presentata una proposta legislativa su tale tema, che evidentemente non attendo, ritenendo che i diritti individuali siano già ampiamente regolati. Non credo si possa giungere ad una soluzione in quanto, da quanto vediamo e leggiamo, emergono posizioni molto differenziate sia nel centrosinistra sia nel Governo. Le frasi del programma dell'Unione, più volte citate, sono così evanescenti e così generiche che difficilmente potranno trovare una concreta realizzazione.
Non vorremmo che per soddisfare alcune sacche di una maggioranza variegata si mettesse in crisi ancora di più l'istituto familiare, che ha bisogno di tutela, di sostegno e non di devastazione.

FRANCO GRILLINI. «Sacca» sarai tu!

MAURIZIO GASPARRI. Non ho sentito l'interruzione...

PRESIDENTE. Onorevole Gasparri, prosegua il suo intervento.

MAURIZIO GASPARRI. La penso in maniera diversa rispetto ad alcune posizioni che vogliono scardinare la nostra stessa convivenza civile.
Tra l'altro, alcuni principi, come quello della famiglia, non appartengono solo ad una visione religiosa, in quanto esistono valori che appartengono anche ad una dimensione laica, ad una forma di convivenza e di organizzazione societaria. Di questo dovrebbero prendere atto coloro che hanno un'altra idea del mondo e della vita e che noi abbiamo tutto il diritto di criticare e di contrastare con gli strumenti della democrazia, sfidando il Governo ad assumere altre posizioni ed altre iniziative; infatti, erano stati fatti annunci sulla famiglia che non hanno avuto seguito.
Mi auguro, pertanto, che questo dibattito consenta di fare chiarezza su tutti i versanti, sia nel centrodestra sia nel centrosinistra.
Capisco che Prodi è in una condizione per cui, un giorno, deve concedere la sanatoria per la corruzione a Fuda, un altro giorno, deve affermare che l'ampliamento della base americana a Vicenza è un problema del sindaco di Vicenza (anche se Hullwek, che ben conosco, ha un nome che sembra di un generale tedesco, non è lui l'interlocutore di Bush) e, un altro giorno ancora, poiché vi sono lobby che intendono ottenere «similmatrimoni», come le unioni gay, Prodi deve «pagare oboli» per non perdere voti che, quando si ha un equilibrio così precario, sono decisivi. Ma noi non possiamo consentire che, per «giochini politici», si intacchino principi fondamentali.
Al di là delle posizioni di principio, che difendiamo, vi è un dibattito concreto e reale sull'organizzazione sociale, sui diritti, sulla tutela della famiglia che deve essere posta in primo piano, per evitare che tutto ciò venga da alcuni contrabbandato come uno scontro di religione tra chi è oscurantista, da un lato, e chi è innovatore, moderno e vero liberale, dall'altro. Non è affatto così! È proprio chi vuole disgregare la famiglia che è un oscurantista! È proprio chi vuole dare luogo ad ogni comportamento che vuole minare forme di convivenza! Non solo non ci vergogniamo di difendere le nostre posizioni, ma riteniamo che siano posizioni fondamentali.
Nei mesi passati ha fatto molto discutere un saggio, La festa è finita, che ha avuto un enorme successo, con centinaia di migliaia di copie vendute proprio in Germania, un paese che ha vissuto questi temi con un atteggiamento ancora più laico e distaccato, su questioni fondamentali come la difesa della famiglia e la difesa dei principi della vita.
Riteniamo che tutto ciò sia di prioritaria importanza e anche la politica, la buona politica, si deve schierare con chiarezza su valori e su questioni di tale natura. E non ha senso subordinare tutto ciò ai «giochetti equilibristici» di uno schieramento che deve soltanto - scusate il termine - «sfangarla» per galleggiare sui problemi, un giorno, di politica estera, un giorno, di politica previdenziale, un giorno, di politica familiare, solo perché se si assume una posizione più netta si rompe con gli uni o con gli altri. Ciò non deve avvenire «sulla pelle» del paese, della nazione, delle nostre famiglie.
Allora, ben venga un momento di chiarezza, anche all'interno dei vari schieramenti politici. Chi vuole difendere con determinazione alcune scelte, lo deve fare con voce chiara e forte, perché è in gioco il destino, l'identità e l'entità della nostra comunità nazionale [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

INES TABUSSO