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LA PADANIA
24 dicembre 2006
Calderoli: buon Natale padano, tradizionale e identitario
Roberto Calderoli

Il Natale è la ricorrenza in cui si festeggia il Dio che si è fatto uomo, una ricorrenza che ci avvicina alla famiglia, ai valori, alla religione, e infatti, non a caso, vige il detto popolare che a Natale si diventa tutti più buoni.
Ma Natale è anche un momento particolare perché, almeno per me, risveglia dei ricordi dei tanti Natali passati, soprattutto quelli dell’infanzia, e rappresenta quindi un momento in cui si traccia un bilancio della propria vita e dell’anno che è appena trascorso, un bilancio riguardante non tanto l’aspetto del successo o gli aspetti economici, ma un bilancio di quello che si è saputo essere e di quello che si è saputo dare nell’anno che si sta concludendo.
E devo dire che quest’anno, con l’approssimarsi di questa ricorrenza, mi sembra di accorgermi davvero che qualcuno sta cercando di rubarci anche questo momento, e lo sta facendo nel modo più odioso e criminale, attraverso un attacco diretto e indiretto alla religione cattolica e verso Dio.
Un attacco che è partito da lontano, da quando poco o nulla si fece per far inserire le radici cristiane nella Costituzione Europea, ed è poi proseguito con le polemiche sollevate sui crocifissi, dando così ragione, omertosamente, a chi li voleva far rimuovere dai locali pubblici, dove sono sempre stati esposti, un attacco che è andato avanti, quindi, con lo scandalizzarsi per le vignette sull’Islam e in seguito con il silenzio totale quando ad essere attaccato è stato il Papa.
E per finire sono arrivati anche a togliere le canzoni del Natale e il presepe dalle scuole in nome di un buonismo, che suona un po’ come viltà, di fronte all’attacco di una religione, quella islamica, che non vuole essere accettata o integrata e che invece vuole schiacciare tutte le altre religioni, compresa la nostra. Un attacco alle nostre tradizioni, ai nostri ideali e alla nostra religione quello che hanno realizzato contro il Natale, un attacco che oggi sta dimostrando di avere come obiettivo anche la famiglia, che, dopo l’incarnazione di Dio, rappresenta il valore più alto del Natale, proprio perché Dio ha deciso di farsi uomo attraverso una famiglia. E proprio intorno alla famiglia è in corso un accerchiamento, che stanno cercando di attuare attraverso i Pacs, cioè il riconoscimento delle coppie di fatto, comprese quelle omosessuali, che, surrettiziamente, stanno cercando di introdurre, utilizzando il recepimento di normative europee, fino ad arrivare a quello che, senza dubbio, rappresenta l’episodio più odioso, quello delle bambole gay inserite nel presepio della Camera dei Deputati.
Un Natale triste davvero, quello che ci attende, perché veder mangiare il panettone a Prodi è una cosa che fa proprio male, anche perché lui il panettone continuerà a mangiarlo, mentre così non sarà per la stragrande maggioranza delle famiglie italiane che, grazie alla sua Finanziaria, inizieranno ad avere difficoltà economiche, già dopo la prima metà del mese.
Ma i disastri economici, seppur gravi, come quelli creati dalla sinistra, sono comunque rimediabili, mentre più difficile sarà rimediare alla distruzione dei valori e della nostra identità.
Per questo Prodi va fermato e credo che questo non avverrà con spallate o con riconteggi di schede, ma perché sarà la sua stessa maggioranza a marzo a scaricarselo: ma in questi tre mesi si realizzeranno altri disastri.
Solo la storia potrà giudicare una maggioranza che, nell’anno del signore 2006, pensa di realizzare il marxismo reale, sublimandolo con la negazione del diritto alla proprietà e attraverso l’attacco alla famiglia tradizionale.
Una maggioranza che vorrebbe lo Stato al posto di Dio, uno Stato in grado di controllare la vita pubblica e la vita privata del singolo, arrivando a voler decidere quando e come staccare la spina, mettendo così in gioco la disponibilità alla vita stessa.
Che brutto sarebbe un mondo del genere, se dovessero realizzarsi i programmi della sinistra, che sicuramente scaricherà Prodi, ma che sicuramente non vorrà andare a elezioni.
Almeno noi, però, abbiamo una speranza che può venirci dalla riapertura del Parlamento del Nord, che terrà la sua prima seduta il prossimo 11 febbraio: un Parlamento che avrà degli impegni gravosissimi davanti a sé, come riprendere la strada del cambiamento e delle riforme, e raggiungere finalmente il Federalismo, e fare quello che fino ad oggi a Roma l’opposizione non è riuscita a fare, ovvero mandare a casa Prodi e chiedere, attraverso le piazze, i gazebo e la raccolta firme, nuove elezioni politiche e quindi il ritorno ad un sistema democratico e l’inizio di un cammino verso la libertà.
Solo un organismo come il Parlamento del Nord può farci conseguire degli obiettivi così ambiziosi, solo un organismo siffatto potrà far capire al palazzo che se non sarà Federalismo il Nord se ne andrà per la sua strada...




INES TABUSSO