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CORRIERE DELLA SERA
7 giugno 2006
IL CASO / Il senatore della Quercia: «Su Cesare nulla da dire, farà bene in quel ruolo». Sarà vice agli Affari costituzionali
Salvi alla Giustizia. L’irritazione di Calvi, l’avvocato dei Ds

ROMA - Quando la bufera sembra passata, dopo che gli hanno offerto un posto da vice presidente alla commissione Affari Costituzionali, Guido Calvi percorre un corridoio di Palazzo Madama con un foglio in mano. Si ferma di colpo. E inizia a scorrere i nomi dei pezzi da novanta che la Casa delle Libertà schiera in commissione Giustizia al Senato: «Sono preoccupato perché questo sarà l’avamposto per tutta la legislatura e loro l’hanno capito bene. Ci sono Ghedini e Valentino, gli avvocati di Berlusconi e di Fini. C’è l’ex ministro della Giustizia Castelli, l’ex presidente della commissione Giustizia Caruso. C’è un raffinato costituzionalista come D’Onofrio. C’è Buccico che quasi quasi diventava vice presidente del Csm. Ci sono Ziccone e Centaro, due specialisti. E noi, invece? Chi schieriamo? Abbiamo i magistrati sì (D’Ambrosio e Casson,ndr), però la vecchia guardia, quella che ha retto per tutta la scorsa legislatura e che poteva assicurare la continuità non c’è più: qui non sono stati rieletti Zancan, Fassone, Ayala e altri che hanno combattuto valorose battaglie». Il senatore Guido Calvi, l’avvocato dei Ds candidato naturale per la presidenza della commissione Giustizia che ha dovuto cedere il passo a Cesare Salvi per motivi di equilibrio tra le correnti Ds, è uomo troppo navigato per apparire arrabbiato. Si concede soltanto un addio un po’ polemico con la commissione che avrebbe voluto presiedere. Sfuma così la poltronissima del primo piano ammezzato che nessuno al Botteghino, compreso Piero Fassino, si era sognato di negargli: «Perché mai sarei dovuto rimanere alla Giustizia..?» chiede dunque Calvi prima di sbattere metaforicamente la porta. Ma, poi, non commette l’errore di polemizzare con il nuovo presidente della seconda Commissione: «Sulla figura di Salvi non c’è nulla da dire: ha fatto il ministro, il vice presidente del Senato e quindi farà bene anche alla Giustizia». Poi un ringraziamento al capogruppo dell’Ulivo, Anna Finocchiaro, che però dovrà rimpiazzarlo nel posto lasciato vuoto in commissione Giustizia: «E’ stata Anna ad indicare il mio nome per la vicepresidenza della prima commissione».
Il grande escluso, che aveva ricevuto un incoraggiamento anche da alcuni colleghi del centro destra, adesso se ne va a fare il vice di Nicola Mancino. Ma è chiaro che non gli va giù il metodo seguito dal Botteghino per dare visibilità anche alla minoranza di Salvi (insieme a lui ci sono anche i senatori e Villone e Battaglia). E così, quando incrocia in un corridoio di Palazzo Madama il collega Massimo Brutti - il responsabile Giustizia dei Ds che insieme alla Finocchiaro, al vicepresidente Roberto Manzione (Margherita) e alle new entry Gerardo D’Ambrosio e Felice Casson dovrà far fronte allo squadrone della Cdl - Calvi lo abbraccia: «Brutti, che pure ha più titoli di me, aveva suggerito il mio nome per la presidenza della commissione Giustizia».
Poi, però, l’avvocato dei Ds dice chiaro e tondo che continuerà ad occuparsi dei temi della giustizia. E tanto per capirsi tira fuori un foglio ed elenca i disegni di legge che ha già depositato. «Intercettazioni telefoniche, amnistia e indulto, riforma del codice penale, depenalizzazione del reato di diffamazione, separazione delle funzioni tra giudici e pm...». E c’è da giurarci che altre proposte firmate dall’avvocato Calvi arriveranno nella commissione presieduta dal compagno di partito Cesare Salvi.
Dino Martirano


INES TABUSSO