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LA REPUBBLICA
3 giugno 2006
Mastella sull'amnistia: "Esclusi crimine organizzato e pedofilia"
Il Guardasigilli chiarisce la sua proposta. E intanto dalla Cdl
arrivano sia segnali di apertura che inviti alla prudenza


ROMA - Dopo la netta presa di posizione del Guardasigilli Clemente Mastella - "proporrò l'amnistia all'attenzione di governo e Parlamento", ha dichiarato - si riaccende, invevitabilmente, il dibattito tra le forze politiche. Sul "se", ma soprattutto sul "come", concedere provvedimenti di clemenza. E intanto, oggi, è lo stesso ministro della Giustizia a chiarire la sua posizione. Precisando un punto importante: l'esclusione di alcuni tipi di reato. "Lungi da me - precisa - che possa valere per estinguere reati come la pedofilia e la criminalità organizzata. Per il resto se ne discuterà con le forze politiche ed i gruppi parlamentari".

Per il resto, prosegue il ministro, "se quello che ho detto ieri al carcere di Regina Coeli serve alle forze politiche per maturare elementi di serenità evitando il broncio che ci è stato in questi ultimi tempi, lavorerò per questo e spero sia possibile".

Resta il fatto che non tutti apprezzano il modo in cui Mastella ha annunciato l'appoggio all'amnistia. "Non è prudente andare nelle carceri a parlare di amnistia, come ha fatto il ministro della Giustizia. Ci vuole cautela, altrimenti si rischia di alimentare aspettative che poi è difficile gestire": il primo a invitare alla calma, senza facili entusiasmi, è il leader centrista Pier Ferdinando Casini, intervistato da "Repubblica". Sulla stessa linea il portavoce del suo partito, Michele Vietti, già sottosegretario alla Giustizia nel governo Berlusconi: "L'Udc è stata ed è favorevole ad un provvedimento di clemenza fin da quando accolse l'invito fatto dal Papa alla Camera. Bisogna però evitare di ripetere due errori fatti in passato. Quali? Giocare sulla pelle dei detenuti e non verificare prima le convergenze politiche necessarie a raggiungere la maggioranza qualificata necessaria. Mastella li ha compiuti entrambi".


Un sì condizionato arriva dal vicecoordinatore di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto: "Condividiamo da tempo l'idea di un'amnistia, ma non certo perchè viene da Mastella. Nel nostro dna c'è il garantismo". A patto, però, che vengano esclusi i reati legati alla criminalità organizzata e alla pedofilia. Proprio come precisato oggi da Mastella. Ma ben più entusiasta è il segretario della Democrazia Cristiana, Gianfranco Rotondi: "Il nostro sì è consapevole e certo: non si tratta solo di un gesto di carità cristiana, ma di un atto politico che risponde ad questione posta con forza e profondità al Parlamento da Giovanni Paolo II".

Più sfaccettate le reazioni della maggioranza. Un primo altolà, ad esempio, viene dal ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro: "Il ministro della Giustizia affronta il problema prendendolo dalla coda anzichè dalla testa. Il problema delle carceri, un problema serio, non si risolve andando in giro tra i detenuti in un giorno di festa annunciando amnistie. Sarebbe una resa della legalità: meglio allora l'indulto". Sulla sue stessa lunghezza d'onda l'ex collega (alla Procura di Milano) Gerardo D'Ambrosio, ora senatore dell'Ulivo: "E' troppo presto per perlerne, epoi si tratta di un provvedimento che finora è servito solo a differire i problemi della giustizia. Così è un palliativo, un errore addirittura".

Ma c'è anche chi, nell'Unione, aprrezza senza riserve l'iniziative di Mastella. Come il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio: "Chiediamo che davvero il governo questa volta porti avanti questa norma e che il Parlamento non la blocchi utilizzando una sorta di ostruzionismo". E poi Oliviero Diliberto: "All'amnistia sono favorevole fin dal 2000, quando il Papa venne in Parlamento. Tuttavia, contrariamente a quelli che applaudivano allora, io ero e continuo ad essere coerente: bisogna farla".



INES TABUSSO