00 02/06/2006 23:46


CORRIERE DELLA SERA



mercoledì, 31 maggio, 2006

Ricucci chiama i pm: ora voglio collaborare
Ha già iniziato a parlare dopo un mese in cella
Scalate, gli investigatori puntano ai possibili soci occulti



La vicenda
IL RASTRELLAMENTO
Stefano Ricucci comincia a rastrellare azioni di Rcs nel maggio scorso. È partito dal 2,013%, fino a superare il 20%, con la Magiste International. È stato arrestato il 18 aprile scorso con l' accusa di aggiotaggio



ROMA - L' intenzione di collaborare l' aveva manifestata una decina di giorni fa. Da allora Stefano Ricucci, in carcere dal 18 aprile scorso, ha incontrato più volte i pubblici ministeri romani che lo accusano di aggiotaggio. Ma soltanto ieri, nel corso di un nuovo interrogatorio, l' immobiliarista avrebbe cominciato a rispondere davvero alle contestazioni, mostrando la propria disponibilità a rivelare i retroscena delle operazioni finanziarie che lo hanno visto impegnato insieme a quelli che lui stesso definì «i furbetti der quartierino». Una mossa che, dicono le indiscrezioni, mira a evitare una nuova contestazione di bancarotta fraudolenta, ma soprattutto a ottenere gli arresti domiciliari. L' ultimo «no» alla richiesta di arresti domiciliari, presentata dai difensori, il Gip lo ha pronunciato il 16 maggio scorso, ritenendo che fosse ancora esistente il pericolo di inquinamento delle prove. Sino ad allora Ricucci aveva infatti fornito spiegazioni «non convincenti» sui propri affari e aveva continuato a negare l' esistenza di soci occulti che avrebbero finanziato il suo tentativo di scalare la Rcs. I magistrati sono invece convinti che la Magiste e le altre società da lui controllate non avessero la disponibilità economica per sostenere una simile operazione e dunque che Ricucci agisse anche per conto di altri. Per dimostrare la fondatezza di questa tesi, gli hanno contestato il contenuto di un appunto trovato nell' archivio segreto di Zagarolo. In quello scritto si fa riferimento a tre soci indicati solo con i numeri 1, 2 e 3 che deterrebbero una quota del 10 per cento e che, dopo il lancio dell' Opa per arrivare al 55 per cento di Rcs, avrebbero ottenuto il 6,25 per cento ciascuno. «Era soltanto un' ipotesi di lavoro» si era giustificato l' indagato. Ora il suo atteggiamento sarebbe cambiato. L' impegno preso nelle ultime ore dall' immobiliarista sarebbe proprio quello di parlare della Rcs e di entrare nel dettaglio delle sue relazioni con alcuni uomini della Guardia di Finanza accusati di avergli rivelato informazioni sulle indagini in corso e in particolare sulle perquisizioni disposte dalla procura e affidate agli investigatori del Nucleo Valutario.
Fiorenza Sarzanini



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giovedì, 1 giugno, 2006

Scalata Rcs, Ricucci parla dei soci occulti
L' immobiliarista: in caso di Opa appoggio del Gruppo Lagardère. Forse sarà ascoltato Livolsi
Nuovo interrogatorio di 4 ore a Regina Coeli. Incontro tra i pm romani e Greco, il procuratore aggiunto di Milano

ROMA - Nel suo progetto di scalata alla Rcs Stefano Ricucci non era solo. Se l' Opa fosse stata lanciata, poteva contare sull' appoggio dei francesi del Gruppo Lagardère. È stato lui stesso a rivelarlo ai magistrati romani durante un nuovo interrogatorio di oltre quattro ore che si è svolto ieri nel carcere romano di Regina Coeli. Non solo. L' immobiliarista avrebbe cominciato a parlare anche dei soci rimasti finora occulti, tanto che ora si sta valutando la possibilità di ascoltare Ubaldo Livolsi, il banchiere d' affari che ancora siede nel Cda della Fininvest. Di tutto questo i pubblici ministeri Cascini e Sabelli hanno parlato ieri con il procuratore aggiunto di Milano Greco. I due uffici giudiziari procedono ormai di pari passo nelle indagini sulle operazioni finanziarie che la scorsa estate hanno coinvolto anche l' Antonveneta e la Bnl.

LA COLLABORAZIONE

- Dopo i silenzi, le mezze ammissioni, i tentativi di minimizzare il proprio ruolo e quello delle società controllate dalla Magiste, l' atteggiamento di Ricucci appare dunque davvero cambiato. La decisione di collaborare con i magistrati è ormai presa e durante uno degli ultimi incontri l' immobiliarista avrebbe anche spiegato di volersi concentrare sull' affare Rcs e sui propri rapporti con alcuni uomini della Guardia di Finanza, rinviando il capitolo Bnl che lo vedeva inserito nel «contropatto». Una sorta di dichiarazione di intenti che potrebbe portare l' inchiesta a una svolta decisiva. Sinora Ricucci aveva infatti negato di aver agito per conto di altri, assicurando che i capitali impegnati fossero soltanto i suoi. Un mese di carcere e lo spettro di un nuovo provvedimento per bancarotta fraudolenta sembra lo abbiano convinto a modificare la propria linea di difesa. I FRANCESI - E così ha cominciato a verbalizzare uno scenario diverso, precisando il ruolo che avrebbe dovuto avere il Gruppo Lagardère. Più volte in questi mesi i francesi hanno smentito di aver interesse a conquistare Rcs. Il 14 settembre scorso, con una nota ufficiale, il patron Arnauld Lagardère dichiarò: «Di un' Opa con Ricucci su Rcs non se ne parla proprio, non fa parte della nostra cultura, né della nostra volontà. Non ci può essere alcun accordo senza un' intesa con l' insieme del patto di sindacato, ma attualmente non c' è alcun negoziato. Non bisogna dar credito alle voci, anche perché possono nascere dal desiderio di far salire le azioni». Ricucci ha fornito una versione differente, pur ammettendo che l' ingresso di Lagardère sarebbe dovuto avvenire nel caso fosse stata lanciata l' Opa.

I SOCI OCCULTI

- Diverso appare il discorso sui possibili finanziatori di Ricucci. Uomini rimasti nell' ombra che avrebbero impiegato capitali per il rastrellamento delle azioni. Di questo l' immobiliarista avrebbe cominciato a parlare ieri e subito dopo è circolata l' indiscrezione su una possibile convocazione di Livolsi. La scorsa estate in un intervista al Corriere della Sera il banchiere che negli anni ' 90 inventò Mediaset e salvò il Biscione, ammise il proprio interessamento all' affare Rcs. Citato più volte nelle intercettazioni di Ricucci e degli altri «furbetti», spiegò: «Stiamo lavorando, sulla base della quota di capitale che Ricucci ha già accumulato, per vedere quali forze aggregare. Facciamo approfondimenti proprio per capire la fattibilità dell' operazione». Negò invece che dietro la scalata ci fosse Silvio Berlusconi: «Il Cavaliere su queste cose non deve essere coinvolto. Non mi pare che lui e Ricucci possano essere considerati così vicini, Ricucci non è la pedina di un gioco del Cavaliere».

LE INTERCETTAZIONI

«Voglio sviluppare in Francia»
Nella stessa conversazione afferma: «Io voglio incrementà l' azienda, ma che me vanno contro?... Io voglio che il Corriere della Sera diventa un giornale serio, che si sviluppa sotto il settore economico, che non c' è... O no?... Io voglio sviluppare il Mundo, voglio sviluppare in Francia, voglio fare accordi di joint venture pure su concessionari di pubblicità...».

«Il mio obiettivo è 29 punto 9»
30 giugno 2005. Ricucci ha il 20% di Rcs. Al telefono con l' amico Osvaldo (non identificato, forse un giornalista) dice: «Il mio obiettivo ora è 29.9. Un mese, tiè, e nel frattempo convoco l' assemblea e spiego agli azionisti quello che mi piacerebbe fare con questa azienda, con i giornalisti, con i direttori e massima libertà, massima disponibilità...».

«Collochiamo il pacchetto»
30 gennaio 2006. Ricucci è entrato in società con Andrea Cocco. È lui ad occuparsi di aprire conti all' estero per conto dell' immobiliarista. In una telefonata Ricucci dice a Cocco: «Voglio riprendere l' attività di trading mobiliare, dobbiamo collocare sul mercato il pacchetto Rcs». Il progetto viene abbandonato per l' impossibilità di reperire i finanziamenti necessari

«Stai vendendo?»
14 luglio 2005. Ricucci annuncia di essere sceso dal 20 al 18% di Rcs. Il giorno dopo il titolo scende in Borsa. Lui dice che tornerà a comprare e salirà al 29,9%. Il titolo risale e l' immobiliarista chiama un certo Paolo: «Stai vendendo?». «Ho venduto 270 mila Rcs a 5,96 euro». Ricucci richiama: «Vendi sopra 5,9, compra sotto 5,7».


Le tappe della vicenda

L' ARRESTO
Stefano Ricucci è stato arrestato lo scorso 18 aprile nell' ambito dell' inchiesta romana sulla scalata alla Rcs. Con lui anche Luigi Leccese, Vincenzo Tavano e Tommaso Di Lernia

L' ACCUSA
L' immobiliarista è stato arrestato per ordine del gip Orlando Villoni con l' accusa di aggiotaggio per il rischio di inquinamento delle prove

LA DIFESA
Davanti al gip, Stefano Ricucci si è difeso: «Ho sempre fatto tutto alla luce del sole, non credevo di commettere illeciti». I suoi legali hanno chiesto la scarcerazione

RESPINTA
Con un' ordinanza di tre pagine, il gip ha respinto la richiesta di scarcerazione dell' immobiliarista che resta a Regina Coeli

INTERROGATO
Durante l' interrogatorio d ieri Ricucci ha rivelato che, se l' Opa fosse stata lanciata, poteva contare sull' aiuto dei francesi. Ha iniziato anche a parlare dei soci finora rimasti occulti

Fiorenza Sarzanini



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giovedì, 1 giugno, 2006

Bpi colloca Rcs: si fanno avanti Benetton e Toti
Ceduto il 14,7% ex Ricucci, il 4,53 resta alla banca. 4,51 euro il prezzo

MILANO - È stato collocato al prezzo di 4,51 euro per azione il pacchetto del 14,7% di Rcs MediaGroup che la Magiste di Stefano Ricucci aveva dato in pegno alla Banca Popolare Italiana e che quest' ultima ha deciso di monetizzare. L' operazione di collocamento, gestita da Credit Suisse Securities Ltd, si è conclusa ieri sul mercato borsistico. Ed ha avuto un esito per certi versi imprevisto. A cominciare dal prezzo: 4,51 euro è infatti pari al 6% di premio rispetto alla chiusura di martedì e di circa il 3 rispetto a ieri. Inoltre un terzo dei titoli da cedere (4,53%), resterà nel portafoglio della stessa Banca Popolare Italiana. Mentre, a vari soggetti, di cui non sono stati resi noti i nomi, è andata invece la quota restante, pari complessivamente al 10,31%. A chi sono andate le azioni? La caccia ai nomi è iniziata ed è destinata a proseguire fino a quando non saranno fatte comunicazioni alla Consob. Per il momento si possono soltanto riferire le voci e le indiscrezioni circolate ieri negli ambienti finanziari. Si è parlato per esempio del gruppo Benetton, che si è fatto avanti tramite la cassaforte di famiglia, Edizione. La richiesta del gruppo di Ponzano Veneto sembra essere stata di circa il 5%. Si tratterà di vedere se sarà stata accettata tutta o in parte. Anche il costruttore romano Pierluigi Toti non ha mai negato di essere interessato a entrare nel capitale di Rcs. E ieri lo ha ribadito, sottolineando però di non voler prendere alcuna iniziativa che non abbia il consenso dei soci del patto. La sua richiesta sarebbe stata anch' essa per una quota importante. Chi ha invece nettamente smentito ogni interesse è la Marzotto. A questi si aggiunge l' istituto di credito lodigiano, oggi presieduto da Piero Giarda e guidato da Divo Gronchi, con una quota (come tutte quelle cedute ieri fuori dal patto di sindacato) leggermente inferiore, per esempio, a quelle di Pirelli, Banca Intesa e Premafin presenti nell' accordo di governo della società. L' operazione si è svolta a mercato aperto. E il titolo Rcs MediaGroup si era mosso in altalena. Debole in apertura (è sceso fino a un minimo di 4,06 euro), ha progressivamente recuperato nel corso della seduta e ha segnato un ultimo prezzo di 4,43 euro. La quotazione di riferimento è stata però fissata a quota 4,35 euro, l' 1,99% in più rispetto alla vigilia. Con la chiusura del collocamento Rcs prosegue l' operazione pulizia del nuovo vertice che anche oggi potrebbe porre un altro tassello importante. Per le 11 di oggi, è convocato il consiglio della Bpi. L' ordine del giorno è, come al solito, generico. Si parlerà certamente della vicenda Magiste. Ma è probabile che venga affrontato anche il nodo Kamps, attraverso un approfondimento «non generico» dei rapporti con l' altro socio, il gruppo Barilla. Il nocciolo della questione è rappresentato dal valore dell' opzione di vendita (put) che Bpi possiede nei confronti del gruppo alimentare parmense. La cessione * * * L' operazione di collocamento effettuata ieri con la regia di Credit Suisse Securities Ltd si è così conclusa: la Banca Popolare Italiana è risultata assegnataria di 33.215.924 azioni Rcs MediaGroup, pari al 4,53% del capitale ordinario, mentre le restanti 75.566.946 azioni, pari al 10,31% del capitale ordinario, sono state assegnate a terzi investitori istituzionali «o comunque ricadenti nella definizione di operatori qualificati».
Ferrari Giacomo




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"LIBERO QUOTIDIANO"
2 giugno 2006
I NUOVI DOLORI DEL CORRIERE
di OSCAR GIANNINO

Dopo Ricucci arriva Benetton. Con un obiettivo non confessato

Caro direttore, la vicenda del Corrierone è semplicemente fantastica. Ho una domanda da farti: ma tu, ti metteresti in fila pazientemente per sei mesi col cappello in mano, per convincere chi non ti vuole aprire la porta che sei disposto a spendere 160 milioni di euro, e per rilevare una quota assolutamente marginale di un gruppo editoriale che nell'anno scorso ha visto una flessione dei ricavi diffusionali? Come dici, che tu 160 milioni di euro sapresti bene come spenderli diversamente, magari al servizio di un giornale come Libero che cresce ininterrottamente a doppie cifre da tre anni e rotti? Ah beh, hai perfettamente ragione. Ma mica stiamo parlando di Libero, infatti. Bensì dell'Editrice della Virtù pubblica (...) e di mercato associati spa, della stamperia assisa sull'Olimpo della carta italiana, grazie alle sue brillantissime strategie. Peccato che non siano affatto strategie di crescita editoriale, come si vede dal calo diffusionale certificato nel bilancio 2005. Sono strategie di potere puro: politico innanzitutto, ma insieme anche finanziario e affaristico. Ed è per questo che dei gruppi privati iperblasonati stanno per mesi e mesi sotto la pioggia, pur di spendere 160 milioni per rilevarne un 5%. Stiamo parlando naturalmente della Rcs, e ieri a sborsare la non indifferente cifrettina, dopo mezzo anno di vani tentativi, sono stati i Benetton. Si sono aggiudicati un terzo della residua quota Rcs che era stata accumulata da Stefano Ricucci l'anno scorso, e che era rimasta in pegno alla Popolare Italiana, a propria volta "depurata" di Fiorani e affidata a Divo Gronchi. Alla banca, che aveva finanziato Ricucci, finalmente è stato possibile escutere le azioni dopo un lungo sequestro giudiziario a opera della Procura di Milano, intervenuta a difesa di Mieli e dei suoi soci: presunti padroni, poveri illusi. Il 5% di Rcs è stato comprato ieri dai Benetton a 4 euro e mezzo, poco più del 4% è stato rilevato dal gruppo immobiliarista romano Lamaro Toti, altrettanto è stato assunto dalla stessa Popolare Italiana che potrà finalmente valorizzarlo nel proprio malmesso bilancio. continua...

www.difesa.it/files/rassegnastampa/060602/B0ZF9.pdf



INES TABUSSO