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CORRIERE DELLA SERA
29 maggio 2006
«Intercettazioni, un problema per le democrazie»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

WASHINGTON - Che la maggioranza della sinistra italiana abbia sinora appoggiato le intercettazioni in quanto strumento di pulizia morale è un dato di fatto, e lo scandalo del calcio lo ha soltanto sottolineato. Ma, come hanno osservato Antonio Polito sul Foglio [1] e Lucia Annunziata sulla Stampa [2], chiedendo che le intercettazioni siano regolate, è una posizione che contrasta con quella delle sinistre di altri Paesi democratici. In America, a spiare sui cittadini nel nome della guerra al terrorismo è la Nsa, la National security agency, il grande fratello elettronico, il più misterioso dei servizi segreti. Ma per i liberal è una violazione delle libertà civili e ci vogliono dei limiti alle intercettazioni. Il Corriere ne ha parlato con il celebre filosofo politico Michael Walzer, l’autore di «Guerra giusta e ingiusta».
Perché le vostre critiche alle intercettazioni? Non sono forse uno strumento irrinunciabile per la giustizia?
«In una civiltà elettronica come l’attuale sono certamente utili e necessarie. Ma sia perché rappresentano uno strumento relativamente nuovo, sia perché c’è una globalizzazione delle comunicazioni, esse si prestano ad abusi. Stanno diventando un problema per quasi tutte le democrazie. Prendiamo il nostro caso: noi abbiamo un potere esecutivo che tende a rafforzarsi a scapito del potere legislativo e del potere giudiziario, e che è arrivato a intercettare telefonate o email senza l’autorizzazione della magistratura».
In Italia è diverso, questa autorizzazione è indispensabile sebbene a volte diventi indiscriminata.
«Non conosco abbastanza bene quello che è successo per esprimere un giudizio. Ma ritengo che la questione di fondo sia la stessa: il diritto dei cittadini alla riservatezza va tutelato. A ogni richiesta dello Stato, anche solo per una proroga, il magistrato è tenuto ad accertarsi che le intercettazioni siano rigidamente giustificate e mirate. Perciò esiste il principio della separazione dei poteri, che noi democratici abbiamo sempre tutelato».
Qualcuno dice che chi lotta contro la corruzione non può essere privato dei suoi mezzi più efficaci.
«La corruzione è un male ricorrente nella politica, negli affari, nello sport: lo abbiamo sperimentato, noi da Wall Street al baseball, voi dalle banche al calcio. Ma va combattuto con le leggi ordinarie. Io sono contrario alle cosiddette leggi speciali. Chi ci garantisce che non verranno strumentalizzate? Lo stato di diritto è una conquista da difendere quotidianamente».
Da voi la destra ha chiesto una riforma della legge del ’78 che governa tra le altre cose anche le intercettazioni.
«Nella nostra destra c’è chi propone quasi uno stato di polizia, forse anche senza rendersene conto. Ma ciò ha generato un importante dibattito nella magistratura, nei media, nelle università, tra il pubblico, oltre che nel mondo politico. E dai sondaggi, in tutti i settori la maggioranza è contraria a lasciare briglia sciolta alle intercettazioni. È un dibattito di cui ha bisogno ogni democrazia, quella italiana inclusa».
Uno dei problemi è che da noi il contenuto delle intercettazioni viene spesso diffuso prima che la Procura si pronunci.
«Mi sembra inammissibile, si rischia di condannare gli inquisiti di fronte al tribunale della pubblica opinione anche se innocenti. La sola legittima sede in sui svelare il contenuto delle intercettazioni è il processo, che deve essere trasparente ed equo. Non a caso da noi le fughe di notizie vengono punite, il segreto istruttorio deve essere osservato rigidamente».
Michael Walzer conclude che su questioni come le libertà civili e la separazione dei poteri anche le sinistre dei Paesi democratici si possono sbagliare. Porta l’esempio di uno dei più grandi presidenti degli Stati Uniti, Franklin Delano Roosevelt, un liberal, vincitore della seconda guerra mondiale. «Negli anni ’30 Roosevelt promosse il nuovo corso, una vera rivoluzione economica e sociale» ricorda con un sorriso. «Ma cercò di condizionare la magistratura, che gli resistette. Una lezione per le generazioni successive».
Ennio Caretto




[1]
freeforumzone.leonardo.it/viewmessaggi.aspx?f=71485&idd=2210

[2]
freeforumzone.leonardo.it/viewmessaggi.aspx?f=71485&idd=2203



INES TABUSSO