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CORRIERE DELLA SERA
8 febbraio 2006
Don Pierino e la crociata con il Polo: firmai con Silvio un patto anti-spinelli
«E ora il partito unico dei moderati. A sinistra c' è chi vuole i giovani-zombie»
LOTTA ALLA DROGA. IL MONDO CATTOLICO

DAL NOSTRO INVIATO AMELIA (Terni)- Dal Palazzo telefonano di continuo: Giovanardi, Cutrufo, Buttiglione. Gasparri, con il nodo in gola: «Don Pierino qui è quasi fatta, tra poco c' è il voto di fiducia, don Pierino ci siamo! Allora ci vediamo domani, appena fa buio? Vengo con Giovanardi, forse con Fini!». Oggi pomeriggio, appena fa buio, don Pierino Gelmini e ministri accenderanno una pira sulle colline umbre di Amelia, casa madre di oltre 200 comunità nel mondo, «a simboleggiare la luce che si accende nella notte della droga: la nuova legge, che finalmente supera l' ipocrita distinzione tra droghe leggere e pesanti, e le punisce tutte». Un segno di oscurantismo, per molti. «No. Una battaglia di civiltà iniziata trent' anni or sono. Le radici di entrambe le leggi antidroga sono state piantate qui, ad Amelia». Una foto ritrae don Pierino con Craxi e Forlani. «Quando l' ho conosciuto, Craxi aveva ancora velleità libertarie. L' ho incontrato tre volte, gli ho parlato a lungo. Si è convinto e ha combattuto la buona battaglia che ha portato alla legge Iervolino-Vassalli. Con Forlani venne anche un ragazzo di bell' aspetto e di saldi principi. La mia amicizia con Casini dura da allora». E Berlusconi? «L' ho conosciuto più di vent' anni fa, faceva ancora il costruttore. Quando scese in politica, all' inizio del ' 94, Silvio arrivò qui con i capi del centrodestra, e io feci sottoscrivere a tutti un documento per sostenere che ogni tipo di droga andava vietata. Lo scrisse Buttiglione, gli altri lo firmarono. Qui, su questo tavolo. Oggi l' obiettivo è raggiunto». La sinistra contesta una legge che considera inutilmente repressiva: uno spinello è diverso dall' eroina. «Grave errore. Non solo tutti quelli che arrivano all' ero sono passati dalla mariagiovanna; il problema è la mentalità. La subcultura del permissivismo e del relativismo contro cui si battono il Papa e i vescovi, che la sinistra vorrebbe imbavagliare. Non li vede i giovani dipendenti dalle droghe che chiamano leggere? Incolori, insapori. Senza vigore, senza ideali. Non hanno il senso del lavoro, della famiglia. La canna sempre in bocca, le cuffiette, lo sguardo vuoto, il riso vacuo. Io dialogo con tutti, quand' era ministro ho avuto un buon rapporto con Livia Turco; però a sinistra ci sono gruppuscoli che hanno interesse ad alimentare questi zombie. I radicali, certo. Ma anche i no global. Ci sono politici-droghieri, che fumano e fiutano come diavoli. E ci sono pure preti che lo fanno. Anche sui Pacs e sull' immigrazione la sinistra sbaglia. I musulmani vogliono islamizzare l' Italia e presto ci riusciranno: mentre noi celebriamo unioni tra omosessuali e facciamo un figlio per famiglia, loro ne fanno cinque, otto, dieci; queste cose la Lega le ha capite, la Pivetti mi ha deluso ma l' evoluzione di Bossi è interessante. La sinistra invece mi ha fatto la guerra per anni: sindaco di Amelia era Luciano Lama, che non voleva i miei ragazzi, li chiamava sbandati, vagabondi. Prodi? Non lo conosco. Da presidente dell' Iri ha venduto le acciaierie di Terni ai tedeschi, e adesso siamo in loro balia. Per fortuna ci sono Mastella, splendido, proibizionista convinto, e altri amici come D' Antoni e Lusetti. Tanto il pericolo che la nuova legge sia cancellata non c' è: ad aprile rivince Berlusconi». La profezia, assicura don Gelmini, non è legata ai 5 milioni di euro che il Cavaliere gli donò nel 2005, per il suo ottantesimo compleanno. «Li abbiamo usati per aprire una scuola in Thailandia: istituto Silvio Berlusconi. Inizialmente pensavamo a Luigi, suo padre, ma sa come sono gli orientali: hanno il senso della gerarchia. Qui Silvio ha assistito alla cerimonia di cooptazione nella fraternità, con i nuovi sacerdoti che si inginocchiano a giurare obbedienza e devozione, e ne è rimasto molto colpito; dice che gli piacerebbe introdurla in Forza Italia». Più d' uno non si tirerebbe indietro. «Domenica sono stato l' unico esterno a parlare all' assemblea di An, ma non sono legato a un solo partito. Certo, Fini viene qui da quand' era ragazzo, una volta ha ritrovato un estremista di sinistra con cui aveva fatto a pugni, si sono abbracciati. Gasparri è il più devoto di tutti, lui e Pippo Franco. Storace è un caro amico. Luca Barbareschi si è commosso a sentirmi parlare, verrà a trovarmi. Ma io guardo avanti. Il futuro è del partito unico dei moderati. Bisogna farlo subito dopo le elezioni, e il solo che può riuscirci è Berlusconi». E poi, chi sarà l' erede? «Penso a un tandem Fini-Casini. Pier ha fatto bene a liberarsi di Follini. L' altro giorno ha portato qui sei casse di libri per la nostra biblioteca. Ha già cominciato il trasloco. Ora deve andare in un ministero importante». E lei? «Berlusconi mi voleva ministro nel ' 94, ma il Concordato lo vieta». Su RaiDue c' è Pippo Franco che gli legge una lettera di auguri per gli 81 anni, compiuti venti giorni fa. Spiega uno dei ragazzi che il compleanno di don Gelmini, con l' anniversario della sua ordinazione, la Pasqua e il Natale sono le grandi feste della comunità: l' ultima volta ha cantato Gigi D' Alessio, le altre Morandi, Minghi, Antonacci. Il fondatore compare in effigie un po' ovunque, nell' auditorium e nei refettori, dipinto o fotografato anche in paramenti orientali. «Sono esarca di Antiochia e legato al patriarca Maximos V, che purtroppo sta morendo». Altre foto lo ritraggono con Ratzinger, Wojtyla, l' ex ministro De Lorenzo («lavora qui, è uno dei molti perseguitati dal giudici») e padre Eligio. «E' mio fratello. Ci amiamo ma siamo molto diversi. Lui è amico di Rivera, della Margherita. Stimo don Ciotti, ma siamo come due rette parallele: non ci incontreremo mai. Baget Bozzo? Buono, ma uomo di pensiero; io sono uomo d' azione. Don Benzi è un amico che ha scelto una battaglia impossibile: le prostitute c' erano anche nella Roma dei Papi, ci saranno sempre pure in quella di Berlusconi». I radicali no però. «Quando nel 2000 Silvio stava per accordarsi con loro, ho minacciato di non farlo votare più dai miei. In questi quarant' anni sono passati dalle nostre comunità 300 mila ragazzi solo in Italia. Salvare un figlio dà una certa influenza sulla sua famiglia. Sono tre milioni le persone cui posso arrivare. Berlusconi lo sa, e mi dà retta».
Aldo Cazzullo

INES TABUSSO