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CORRIERE DELLA SERA
25 gennaio 2006
«Ma noi abbiamo sottovalutato il bisogno di sicurezza»

ROMA - «La legge è ideologica e pericolosa ma affronta un problema serio che noi del centrosinistra abbiamo sottovalutato: di fronte a qualcuno che ti entra in casa un anziano, una persona debole, malferma, cosa deve fare?». Mentre la Cdl festeggia l’approvazione della legge sulla legittima difesa e l’opposizione attacca la norma «da Far West», Nando Dalla Chiesa (Margherita) si rammarica per un’occasione mancata. Quale?
«Non abbiamo affrontato un tema da cui parte ora la campagna elettorale della destra: la possibilità per un cittadino di proteggersi in casa propria».
Non crede che la soluzione trovata sia, come dicono i suoi alleati, «barbara»?
«Ma sì. Il rischio che si spari allo zingarello che entra in casa resta. Anche se in commissione siamo riusciti a eliminare le cose più pazzesche. Come il fatto di considerare uno spazio talmente ampio che se qualcuno entrava in giardino per errore (come a me è capitato) potevi sparargli».
E allora?
«Allora, la legge è sbagliata perché la vita umana viene prima di tutto. Ma proprio per questo non possiamo non considerare anche quella di chi è in casa, innocente, e viene aggredito da qualcuno che gliela può anche togliere. Perché su un punto loro hanno ragione».
Quale?
«La vita del rapinato può essere messa in discussione dall’istinto a difendere le cose più intime. È ciò che accade quando un ragazzo sul vespino viene ucciso dal camorrista che glielo vuole rubare. Oggetto personale e vita nella testa di chi reagisce diventano la stessa cosa. E anche nella mente di chi aggredisce».
Allora il principio è giusto?
«No, la legge, come tutte quelle della destra, solletica istinti forcaioli. Dà l’idea che si possa uccidere senza tanti scrupoli. Però non possiamo neanche pensare che chi è aggredito possa solo aspettare che i rapinatori se ne siano andati per chiamare la polizia. Spesso non ha neanche la freddezza per farlo».
Invece?
«Occorre una riflessione seria sulla proporzionalità. Partendo dai casi che ci racconta la cronaca, prevedere la possibilità di proteggersi autonomamente».
Farsi giustizia da sé?
«Non giustizia, protezione. La sicurezza è un bene fondamentale per il cittadino. Nel momento in cui lo Stato non è in grado di garantirlo non può certo chiedere alla gente di addensarsi entro alte mura di cinta come ai tempi dei saraceni. Ma deve pensare a forme di tutela sussidiaria».
A cosa pensa?
«Avremmo dovuto sollecitare forme di collegamento tra vicini di casa che si organizzano, si sorvegliano».
Le ronde?
«Ecco, il nostro errore è stato proprio confondere con le ronde, per le modalità, la possibilità di protezione alternativa e tutte le forme di volontariato legate alla sicurezza, per poi avversarla ideologicamente. Ma è rimasto un vuoto e la Cdl lo ha riempito con la licenza di uccidere».

Virginia Piccolillo
INES TABUSSO