00 22/01/2006 02:24
ELEZIONI: BERLUSCONI, PRODI FU SALVATO CON MODIFICA LEGGE ABUSO D'UFFICIO
''DC CONTAVA SU SISTEMA PRODIANO PARTECIPAZIONI STATALI''

Firenze, 21 gen. - (Adnkronos) - Silvio Berlusconi torna a parlare di intrecci
tra politica e affari. E lo fa in occasione di un'intervista rilasciata all'emittente
Italia7 al Grand Hotel Baglioni poco prima di partecipare alla convention
del Palacongressi a Firenze. Il leader di Forza Italia si e' soffermato sui
finanziamenti illeciti dei partiti e ha lanciato un affondo contro Romano
Prodi. ''Il Pci prendeva soldi macchiati di sangue dall'Urss -ha sottolineato
il Cavaliere- ma la Dc aveva le vecchie partecipazioni statali e guarda caso
uno dei protagonisti era Prodi. Il quale era stato salvato quando doveva
andare a riferire a un gup o un gip per il suo comportamento legato al finanziamento
del partito. C'e' stata subito un'altra amnistia e la modifica della legge
sull'abuso d'ufficio: una vera e propria legge ad personam''.



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RICAPITOLANDO:

Fonti: Politica in Italia a cura dell'Istituto Cattaneo, ed.Il Mulino
Rassegna sindacale


www.rassegna.it/elezioni/cronologia/1996.htm

Gli avvenimenti del 1996

Febbraio
24/02
La Procura di Roma accusa per abuso di ufficio Prodi per la cessione avvenuta
nel '93, quando il candidato alla presidenza del Consiglio per l'Ulivo era
presidente dell'Iri, di alcune società del gruppo Cirio alla F.i.Svi.

Settembre
26/09
Nel mirino del Polo ci sono i rapporti non ancora chiariti tra Fs e Nomisma,
la società di consulenza bolognese fondata da Romano Prodi (che ha stilato
24 ricerche sull'alta velocità per 8 miliardi e 700 milioni).

Ottobre
11/10
Berlusconi denuncia pubblicamente il ritrovamento di una microspia nel suo
ufficio romano e parla di "libertà in pericolo". Condanna viene espressa
da tutto il mondo politico.

Novembre
25/11
La Procura di Roma chiede il rinvio a giudizio di Prodi e di tutto il cda
dell'Iri per il reato di conflitto d'interessi relativo alla vendita della
Cirio-Bertolli-De Rica alla Fisvi (1993), la quale girò poi la Bertolli alla
Unilever, di cui Prodi era stato consulente. La Procura di Palermo chiede
l'archiviazione per Silvio Berlusconi, indagato per concorso in associazione
mafiosa.

Dicembre
4/12
La relazione del consulente Renato Castaldo al pubblico ministero Giuseppe
Geremia dimostrerebbe che Prodi quando era presidente dell'Iri avrebbe venduto
la Cirio-Bertolli-De Rica alla Fisvi per favorire lo scorporo successivo
della Bertolli alla multinazionale Unilever, di cui lo stesso Prodi era stato
consulente.
5/12
Perquisizione e sequestro di documenti nella sede bolognese di Nomisma (la
società di consulenza fondata da Prodi) nell'inchiesta sull'Alta velocità.
L'inchiesta è nelle mani del pm Geremia, lo stesso che ha chiesto il rinvio
a giudizio di Prodi nell'inchiesta Cirio.
19/12
Berlusconi davanti ai magistrati di Brescia accusa il pool di Milano di abuso
d'ufficio, ma la promessa di rivelare "notizie agghiaccianti" non viene mantenuta.


www.rassegna.it/elezioni/cronologia/1997.htm

Gli avvenimenti del 1997

Dicembre
22/12
Il gip proscioglie Prodi dalle accuse di conflitto d'interessi ed abuso d'ufficio
nell'inchiesta sulla cessione della Cirio da parte dell'Iri nell'epoca della sua presidenza.***


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***NOTA

"Visto l'art. 425 c.p.p.
dichiara non luogo a procedere nei confronti di Prodi Romano, (...) in relazione
alle imputazioni loro rispettivamente ascritte, perche' il fatto non sussiste".

QUESTE, COPIATE SOPRA, SONO LE PAROLE DEL GIUDICE LANDI, SCRITTE IN CALCE
ALLA SENTENZA DI PROSCIOGLIMENTO DI ROMANO PRODI, E ALTRI, IL 22 DICEMBRE
1997.
QUI POTETE VEDERE LA SECONDA PARTE DEL DOCUMENTO CHE CONTIENE LE PAROLE FINALI:

europa.eu.int/comm/archives/commission_1999_2004/prodi/pdf/sentenza1219...

OLTRE A QUESTA SENTENZA TROVATE ANCHE MOLTI ALTRI DOCUMENTI PUBBLICATI DA
PRODI STESSO NELLA SEZIONE A LUI DEDICATA ALL'INTERNO DEL SITO DELLA COMMISSIONE
EUROPEA.
LO HA FATTO PER PORRE FINE AI PETTEGOLEZZI CHE CON REGOLARITA' RIEMERGEVANO
IN OCCASIONE DI ELEZIONI O ALTRO.


L'autore della sentenza, il giudice Landi, non ha dunque prosciolto Prodi
con un non luogo a procedere "perche' il fatto non e' piu' previsto dalla
legge come reato" MA "PERCHE' IL FATTO NON SUSSISTE".

Se ci fosse stato scritto "perche' il fatto non e' piu' previsto dalla legge come
reato", si sarebbe potuto sospettare che Prodi avesse tratto vantaggio dalla
"modifica della legge sull'abuso d'ufficio" che, secondo Berlusconi e' "una
vera e propria legge ad personam", ma non e' cosi'. E' vero che la modifica
all'articolo 323 c.p., sull'abuso d'ufficio, e' avvenuta il 16 luglio, prima
del proscioglimento di Prodi, che e' del 22 dicembre (vedi: LEGGE 16 luglio
1997 n. 234, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 25 luglio 1997 n.172),
ma Prodi sarebbe stato prosciolto con la stessa formula anche se non ci
fosse stata quella modifica del 323 c.p. varata dal Parlamento per iniziativa
dell'Ulivo (ma votata anche dal Polo).


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VEDI LE COMUNICAZIONI DI ROMANO PRODI E I DOCUMENTI:

europa.eu.int/comm/archives/commission_1999_2004/prodi/president/sm...

SME - TUTTE LE SENTENZE

Una vicenda già esaminata dalla magistratura dalla A sino alla Z. Conclusione : tutto regolare.


L’intera « vicenda Sme », cioè la vendita delle partecipazioni alimentari del gruppo Iri, è stata oggetto di un dettagliatissimo esame della magistratura.

Dalla intesa preliminare del 1985 per la vendita della Sme e della Sidalm alla Buitoni sino alla vendita, tra il 1993 e il 1996, dei vari « pezzi » in cui il gruppo alimentare era stato successivamente suddiviso, non c’è una singola tappa della privatizzazione della finanziaria alimentare dell’Iri che sia sfuggito al controllo, all’esame e alla valutazione dei giudici.

In prima fila nel promuovere le indagini della magistratura con le proprie denunce è stato Giovanni Fimiani, un imprenditore condannato per bancarotta che attribuiva il fallimento delle proprie aziende alle decisioni assunte dall’Iri. Presidente dell’Iri una prima volta dall’ 1982 al 1989 e, una seconda volta, dal 1993 al 1994, e, come tale, protagonista dell’intera vicenda della privatizzazione della Sme, Romano Prodi è stato al centro e oggetto principale di questa lunga e complessa attività investigativa.

Consapevole dei doveri e delle responsabilità che competono a chi riveste ruoli pubblici, Romano Prodi non si è mai sottratto al vaglio della magistratura ed ha costantemente offerto la propria piena collaborazione alle indagini.

Quali che fossero le accuse prese in considerazione o le operazioni poste sotto esame, le conclusioni della magistratura sono state sempre le stesse : tanto l’Iri in quanto istituto tanto Romano Prodi nella sua qualità di presidente, si erano costantemente comportati in modo regolare, nel pieno rispetto della legge e con l’unico obiettivo di tutelare gli interessi dello Stato.

Rispettando l’impegno alla trasparenza assunto sin dall’inizio del suo mandato, il presidente Prodi ha deciso di pubblicare l’intera serie delle sentenze che hanno riguardato la vicenda Sme.

Al fine di dare fino in fondo conto della propria posizione, il presidente Prodi ha deciso altresì di ripubblicare gli elementi di fatto riguardanti le sue attività professionali negli anni in cui non era presidente dell’Iri e già pubblicati sul sito della Commissione Europea nell’estate del 1999

Intesa preliminare per la cessione della SME dall’Iri alla Buitoni. Denuncia di Giovanni Fimiani (Cofima)

Richiesta di archiviazione
Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
Roma, 31.10.1996

Decreto di archiviazione
Sezione dei Giudici per le Indagini Preliminari
Roma, 3.3.1997

Vendita della Italgel dall’Iri alla Nestlé

Richiesta di archiviazione
Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
Roma, 15.1.1999

Decreto di archiviazione
Tribunale di Roma
Sezione dei Giudici per le Indagini Preliminari
Roma, 4.3.1999

Vendita della Cirio-Bertolli-De Rica dall’Iri alla Fisvi e, quindi, del « ramo olio » dalla Fisvi alla Unilever

Sentenza nei confronti di « Romano Prodi nato a Scandiano il 9.8.1939 » e altri, in cui si dichiara il « non luogo a procedere » perché « il fatto non sussiste »
Tribunale di Roma
Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari
Roma, 22.12.1997
Prima parte | Seconda parte

Vendita della Cirio-Bertolli-De Rica dall’Iri alla Fisvi e, quindi, del « ramo olio » dalla Fisvi alla Unilever e consulenze di Romano Prodi a Goldman Sachs e General Electric

Richiesta di archiviazione
Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
Roma, 11.3.2002

Decreto di Archiviazione
Tribunale di Roma
Sezione dei Giudici per le Indagini Preliminari
Roma, 15.7.2002



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europa.eu.int/comm/archives/commission_1999_2004/prodi/president/info1208199...

Attività professionali svolte da Romano Prodi nei periodi in cui non rivestiva incarichi pubblici
12.08.1999

Alcune fonti di informazione hanno fatto riferimento alla proprietà di una società di consulenza a responsabilità limitata (la ASE Analisi e Studi Economici s.r.l.) da parte di Romano Prodi e di sua moglie Flavia Franzoni Prodi.

Secondo tali fonti, Romano Prodi avrebbe presentato dichiarazioni dei redditi incomplete in quanto nei primi anni novanta avrebbe ricevuto, tramite la ASE, un milione e 400.000 sterline dalle società Goldman Sachs e Unilever. I pagamenti ipotizzati sono stati collegati alla privatizzazione di Cirio-Bertolli-De Rica avvenuta nel 1993, anno in cui Prodi era presidente dell’IRI, sulla base del fatto che la Goldman Sachs ha svolto un ruolo centrale come consulente nella vendita e che la Unilever vi figura fra i principali beneficiari.

A Romano Prodi è stato addebitato anche il fatto di aver omesso di dichiarare la proprietà della ASE nei suoi due mandati alla presidenza dell’IRI (in due riprese, dal 1982 al 1989 e dal maggio 1993 all’aprile 1994) e nel periodo in cui ha ricoperto la carica di Presidente del Consiglio dei ministri (dal maggio 1996 all’ottobre 199.

Questi addebiti sono privi di ogni fondamento. Tuttavia, nello spirito della più totale trasparenza, Romano Prodi ha deciso di rendere pubbliche le seguenti informazioni.
1. Dichiarazioni dei redditi di Romano Prodi e della ASE

Tutti i redditi risultanti dalle attività professionali di Romano Prodi sono stati debitamente dichiarati alle autorità fiscali nazionali. I redditi derivanti da attività che prevedevano ricerche economiche particolari sono passati attraverso la ASE (a cui Prodi fatturava le proprie prestazioni) e quindi dichiarati dalla ASE stessa (si veda la Tabella 1). I redditi collegati alle attività personali di Romano Prodi come membro di comitati consultivi, come economista che prestava opera di consulenza alla ASE, come autore o in ogni altra forma individuale, sono stati inseriti direttamente da Romano Prodi nelle sue dichiarazioni dei redditi personali (si veda la Tabella 2).
2. Le attività professionali di Romano Prodi

Romano Prodi è stato nominato Presidente dell’IRI per la seconda volta nel maggio 1993. Lo stesso giorno in cui ha assunto l’incarico, Prodi ha interrotto tutta la sua attività professionale e si è dimesso da tutti i comitati consultivi. Inoltre, ha bloccato ogni attività di consulenza svolta dalla ASE.

Nel 1995, Romano Prodi ha deciso di entrare in politica. Come conseguenza, prima di assumere qualsiasi incarico pubblico e benché non fosse richiesto dalla legge, ha deciso di abbandonare di nuovo qualsiasi attività professionale, sia direttamente che tramite la ASE.

Da quella data, le attività della ASE si sono limitate alla raccolta dei pagamenti dovuti per attività precedenti.
3. La società ASE

La società è stata fondata il 15 febbraio 1990 dalla FIN. GI. Srl. L’11 ottobre 1990 Romano Prodi e Flavia Franzoni Prodi hanno acquistato quote per l’intero capitale della società. La decisione formale di mettere il liquidazione la ASE è stata presa il 12 dicembre 1997.

Prodi ha utilizzato la società per gestire in modo razionale il lavoro di consulenza suo e di sua moglie nei periodi in cui non rivestiva incarichi pubblici. Il fatto che si siano registrati degli incassi mentre Prodi rivestiva incarichi pubblici si deve esclusivamente a ritardi di pagamento. Nei periodi in cui era Presidente dell’IRI o Presidente del Consiglio, Romano Prodi non ha svolto alcuna attività di consulenza o di ricerca.

Le spese della società sono consistite essenzialmente nell’acquisto di un ufficio a Bologna tramite un contratto di leasing e in corrispettivi per consulenze prestate da terzi. Inoltre, Romano Prodi e la signora Franzoni hanno fatturato il loro lavoro individuale all’impresa. I pagamenti percepiti dalla ASE hanno naturalmente concorso alla formazione del loro reddito personale e come tali sono stati soggetti alle normali imposte.

In risposta alle illazioni giornalistiche e in seguito all’inchiesta condotta dalla Polizia Tributaria sull’impresa, le autorità giudiziarie hanno concluso che le attività di Romano Prodi e della società sono statecondotte nella più completa regolarità.

Le Tabelle 3 e 4 comprendono altre informazioni particolareggiate sulla ASE. Esse dimostrano che alcuni organi di informazione hanno gonfiato oltre misura le cifre relative alle consulenze prestate dalla società nel 1991, nel 1992 e nel 1993.
4. I clienti della ASE

La ASE ha fornito consulenza a diversi clienti. Fra i più importanti figurano la Goldman Sachs International, la General Electric e la Pacific Telesis International. L’Unilever non è mai stata cliente della ASE (si veda la Tabella 5).
5. Dichiarazione di proprietà della ASE

Il fatto che i coniugi Prodi fossero proprietari della ASE è di pubblico dominio in quanto, secondo la legislazione italiana, i dati relativi alla proprietà di quote in società a responsabilità limitata sono pubblici. Questi dati vengono notificati al Registro delle imprese e da esso registrati e possono essere consultati da qualsiasi parte interessata.

Quando Romano Prodi è stato nominato Presidente dell’IRI e, in seguito, Presidente del Consiglio, egli era tenuto, ai sensi della legislazione in vigore, a fornire annualmente tutte le informazioni relative ai cambiamenti del suo stato patrimoniale e ai redditi percepiti. Poiché l’entità della sua partecipazione nella ASE è rimasta inalterata e poiché la società non ha prodotto alcun reddito per Romano Prodi come socio fino al 1997, non è mai stato necessario dichiarare la proprietà della ASE. In quegli anni (si veda la Tabella 3) la società non ha distribuito i profitti ai soci ma li ha reinvestiti nelle riserve societarie al fine di costituire una base finanziaria per le sue attività future.
6. Romano Prodi come "advisory director" della Unilever

A decorrere dal 2 maggio 1990, Romano Prodi è stato nominato "advisory director" ("direttore consultivo") di Unilever NV e Unilever PLC.

Lo statuto sociale di Unilever prevede espressamente che gli "advisory directors" non abbiano potere di voto in alcuna delle riunioni del Consiglio di amministrazione alle quali partecipano.

Lo stesso statuto riassume così il ruolo degli "advisory directors": "fornire consulenza sugli affari industriali, politici, sociali, economici, finanziari e di altra natura di Unilever al Consiglio di amministrazione in generale e al Comitato speciale in particolare".

Quando Prodi faceva parte del gruppo degli "advisory directors"gli altri componenti erano Frits Fentener van Vlissingen, Sir Robert Haslam, Sir Brian Hayes, Dr François-Xavier Ortoli, Mr Donald Petersen, Dr Onno Ruding e il Dr Dieter Spethmann.

I redditi che Romano Prodi ha percepito dall’attività di "advisory director" di Unilever sono stati debitamente inseriti nelle sue dichiarazioni dei redditi dal 1990 al 1995 (si veda la Tabella 2). Il 20 maggio 1993, in seguito alla sua nomina come Presidente dell’IRI, Romano Prodi si è dimesso dalla posizione di "advisory director" di Unilever.
7. La privatizzazione di Cirio-Bertolli-De Rica

Nel maggio 1993, Romano Prodi è stato nominato per la seconda volta Presidente dell’IRI con il mandato di procedere a un vasto programma di privatizzazioni.

Nell’ottobre 1993, l’IRI ha venduto la Cirio-Bertolli-De Rica (CBD), un’impresa alimentare che operava nei settori dei pomodori, del latte e dell’olio, alla Fisvi.

La vendita si è svolta sulla base delle disposizioni contenute in una decisione formale del Comitato Interministeriale per la Politica Economica e seguendo una lunga procedura iniziata con un’offerta pubblica.

L’IRI era assistita da Wasserstein Perella. Pasfin e il Consiglio della Borsa Valori di Milano vennero incaricati della valutazione finanziaria della CBD.

Dopo aver acquistato la CBD dall’IRI, la Fisvi ha venduto separatamente alla Unilever il settore dell’olio, cioè la Bertolli.

Nell’acquisizione, la Unilever era assistita dalla Goldman Sachs.

In seguito agli addebiti formulati in alcuni articoli di stampa, le autorità giudiziarie italiane avviarono un’indagine formale sulla vendita della Cirio-Bertolli-De Rica da parte dell’IRI e sul ruolo svolto in essa da Romano Prodi.

Il 22 dicembre 1997, il giudice Eduardo Landi del Tribunale di Roma, Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari, chiuse il procedimento dichiarando il non luogo a procedere nei confronti di Prodi perché "il fatto non sussiste". "Come è stato evidenziato dalla perizia collegiale", scrisse il giudice Landi, "non si è realizzato un danno per l’IRI o un profitto per la FI.SVI." in quanto il prezzo concordato era congruo. La vendita separata dei diversi settori della CBD (cioè olio, latte e pomodori) "in base alle offerte presentate, avrebbe portato ad un risultato economico peggiore per l’IRI rispetto a quello ottenuto". "L’IRI ha condotto l’operazione conformandosi alla "ratio" delle disposizioni normative, legali e regolamentari".



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IL SOLE 24 ORE
6 maggio 2003
Prodi: "Nel caso Sme-Buitoni nessun danno allo Stato"

Il giorno dopo le dichiarazioni spontanee di Silvio Berlusconi al processo Iri-Sme scocca l'ora dei distinguo, delle smentite e delle polemiche. Ieri il Presidente del Consiglio ha fornito la sua versione dei fatti sulla transazione della holding alimentare del gruppo Iri, l'istituto di Stato presieduto alla metà degli anni Ottanta da Romano Prodi, al gruppo Buitoni. Ha definito "paradossali" le accuse a lui mosse e ha spiegato che fu Bettino Craxi, allora presidente del Consiglio, a chiedergli di intervenire per impedire un evento contrario agli interessi dello stato, la vendita sottocosto all'industriale Carlo De Benedetti delle attività della Sme. "Non c'era nessun mio interesse diretto - ha spiegato il premier - e Craxi mi pregò di intervenire perchè considerava quell'operazione un danno per lo stato". Il premier ha aggiunto di essersi deciso all'azione anche per motivi personali, "per saldare cioè un conto aperto con l'ingegnere proprietario del gruppo editoriale l'Espresso-Repubblica". E di avere avuto notizia che secondo Craxi e Giuliano Amato la transazione Iri-Sme-De Benedetti, poi non andata in porto, sarebbe stata favorita da uno scambio di tangenti.
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"Importante il ruolo di Amato." "In un incontro" ha affermato il premier in aula "Craxi mi disse che c'erano voci di tangenti al partito di maggioranza. Il sottosegretario Amato ebbe poi una telefonata molto dura con l'allora presidente della Commissione Bilancio dicendo che c'erano le prove di tangenti e che questa era l'unica spiegazione del regalo che veniva fatto alla Cir di De Benedetti". Proprio sul ruolo di Giuliano Amato nella vicenda Sme Berlusconi ha detto che "è stato più importante di quanto si è detto finora". Per questo, secondo Berlusconi, la Corte dovrebbe risentire l'attuale vicepresidente della Convenzione europea.
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La risposta di Prodi: "Il prezzo era giusto". Poche ore dopo le affermazioni del premier è giunta la replica di Romano Prodi, nel 1985 presidente dell'Iri. Sei pagine di comunicato, precedute da una premessa di 24 righe. Per Prodi non c'è stato «danno per lo stato» e nessun «regalo all'acquirente» ed alla fine lo stop alla vendita della Sme ha danneggiato l'Iri, l'Italia e «contribuito in modo decisivo a ritardare di quasi un decennio l'avvio dell'indispensabile processo delle privatizzazioni». La ricostruzione - fatta in terza persona - del presidente della Commissione parte dal 29 aprile '85 quando Romano Prodi e Carlo De Benedetti firmarono un documento di quattro pagine che prevedeva la cessione alla Buitoni dell'intera partecipazione posseduta dall'Iri nella Sme, pari al 64,36 per cento del capitale, per 497 miliardi di lire. Per rispondere se quello fu "o sarebbe stato un buon affare", il documento dedica ampio spazio al progetto industriale, alle procedure di vendita, alla congruità del prezzo che è uno dei temi centrali della polemica. E la risposta al quesito è che «l'assenza di ogni reale interesse all'acquisto della Sme prima dell'offerta della Buitoni di De Benedetti, le perizie di due professionisti del calibro di Poli e Guatri e, infine, l'unanime valutazione dei consiglieri di amministrazione dell'Iri permettono di affermare con sicurezza che il prezzo era effettivamente giusto».
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"La ritardata cessione fu un danno per l'Iri". Per Prodi neppure il fatto che con la successiva vendita scorporata siano stati incassati 437 miliardi per Italgel, 310 per Cirio-Bertolli-De Rica e 704 per i supermercati GS e Autogrill mostra che otto anni prima si stava facendo «un pessimo affare vendendo tutta intera la Sme per poco meno di 500 miliardi». Questo perchè «innanzi tutto il confronto tra quello che l'Iri non riuscì a vendere nel 1985 e quello che invece vendette otto, nove e dieci anni dopo non è possibile perchè si tratta di realtà diverse. Un conto è un gruppo intero e complesso come la Sme, un altro conto sono una serie di aziende separate e ben distinte, un conto è un gruppo in un situazione ancora di grave difficoltà come la Sme dell' '85, altra cosa sono aziende largamente risanate con centinata di miliardi di investimenti come quelle vendite dallo stesso Prodi durante il suo secondo mandato alla presidenza dell'Iri». La ricostruzione conclude rilevando che i numeri da soli «non bastano a capire i veri prezzi pagati dall'Iri, cioè dallo Stato, dall'economia italiana e dall'Italia tutt'intera» per la mancata vendita della Sme. L'Iri «fu costretto ancora per molti anni ad investire in attività secondarie sottraendo risorse a quei settori nei quali più urgente e prezioso era il suo intervento». Per l'Italia «il diretto risultato della mancata cessione della Sme fu che il paese che più di ogni altro aveva le tradizioni, le capacità, il gusto per affermarsi nel settore alimentare divenne terra di conquista per gli stranieri» e sul piano generale «lo stop alla vendita della Sme contribuì in modo decisivo a ritardare di quasi un decennio l'avvio dell'indispensabile processo delle privatizzazione»
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Amato: "Mai sentito parlare e mai parlato di tangenti". Smentite anche da parte di Giuliano Amato all'epoca sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. A Berlusconi che lo ha chiamato in causa come custode «non di indizi, ma di prove» di tangenti, il vicepresidente della Convenzione europea replica con una serie di smentite. «Non ho affatto ricordi di prove di tangenti che fossero arrivate al mio orecchio o alla mia vista» ha affermato da New York, dove si trovava in visita ufficiale. "Del resto - aggiunge - se così fosse stato, da sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ero obbligato a denunciarle all'autorità giudiziaria. E questo avrei fatto se fosse accaduto". Amato apprende dai giornalisti che secondo Berlusconi avrebbe parlato delle tangenti con l'allora presidente della commissione Bilancio e reagisce negando «nella maniera più assoluta». E quando gli viene fatto presente che la difesa del premier vuole Amato per la seconda volta come testimone in aula, il vicepresidente della Convenzione europea taglia corto: «Ho già testimoniato a Milano e ho detto tutto quello che sapevo sulla vicenda».
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Le tappe della vicenda oggetto del processo. Il caso Sme, che riuniva le attività agro-alimentari controllate dall' Iri, comincia il 29 aprile del 1985 quando l' allora presidente dell' Iri, Romano Prodi, e Carlo De Benedetti, allora presidente della Buitoni, raggiungono un' intesa in base alla quale l'Iri avrebbe ceduto l'intera sua partecipazione nella società alimentare, pari al 64,36% del capitale. Buitoni ne avrebbe rilevato il 51%, mentre il rimanente 13,36% sarebbe stato rilevato da Mediobanca e Imi, che avevano assistito le parti. L' incasso previsto per l' Iri era di 497 miliardi di lire. L' annuncio provocò polemiche da parte di alcune forze politiche, soprattutto il Psi di Bettino Craxi, allora presidente del Consiglio.
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Le offerte in campo. All' Iri arrivarono tre nuove offerte da parte della Iar (Barilla, Ferrero, Fininvest, che offrirono 600 miliardi), della Cofima e della Lega delle Cooperative. Il ministro delle Partecipazioni statali, Clelio Darida, invitò l' Iri a compiere un esame comparativo delle offerte. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giuliano Amato e Prodi affermarono in un comunicato congiunto che il documento firmato con Buitoni era un'intesa preliminare e non un vero e proprio contratto, mancando l'autorizzazione ministeriale. Contro questa decisione De Benedetti citò l' Iri davanti al tribunale di Roma. Sia in primo sia in secondo grado, però, i giudici non accolsero le tesi Buitoni di dichiarare valido il contratto di vendita.
Dalla prima offerta della Buitoni, datata come si è detto 1985, alla fine della vicenda passano nove anni. La holding alimentare del gruppo Iri viene smembrata nel 1992 e venduta a pezzi tra il '93 e il '94, per un risultato complessivo di circa 2000 miliardi di lire. La Italgel va alla Nestlé, insieme a Motta e Alemagna; la Unilever si aggiudica la Bertolli; la Pavesi va alla Barilla; Gs e Autogrill vengono assegnati a una cordata formata dai Benetton e dall'industriale ottico Leonardo Del Vecchio; la Cirio viene ceduta all'imprenditore La Miranda, che poi la venderà poi a Sergio Cragnotti.

Top

Il teste Omega. Dal '95 al '96, la compagna di Vittorio Dotti, Stefania Ariosto, nome in codice Omega, racconta ai giudici fatti di cui è a conoscenza, che portano all' incriminazione degli imputati. Nel maggio '98 i nomi di Silvio Berlusconi, Cesare Previti, Renato Squillante e Attilio Pacifico sono iscritti nel registro degli indagati. Secondo l'accusa avrebbero concorso per aggiustare la sentenza del tribunale civile di Roma che annullò l'accordo tra Iri e De Benedetti. Il processo è cominciato a marzo del 2000.



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europa.eu.int/comm/archives/commission_1999_2004/prodi/pdf/sme_p...

IP/03/629
Brussels, 5th May 2003
Clarifying the SME case
A trial involving the bribing of judges is under way in Milan. The case is
connected with the 1985 sale of SME -- the food and catering company owned
by the Italian State holding company IRI -- to Buitoni, a firm belonging
to the De Benedetti group.
In the course of the proceedings it was alleged that the selling price was
so low that the sale was damaging to the seller, i.e. the State, and actually
amounted to a "gift" to the buyer, De Benedetti's company Buitoni.
In 1985 the President of IRI was Romano Prodi, currently President of the
European Commission.
Although the matter has no bearing on the case, President Prodi wishes to
restate the main points relevant to the affair.
"I believe those in public office have a duty to give a full and open account
of their actions. I have never shirked my responsibility in this respect,
either when I was in office in Italy or now that I hold office in the European
institutions," said President Prodi.
The final phase in the negotiations lasted 20 hours and took place at the
Mediobanca offices in Milan. Prodi was assisted by three of IRI's top managers
throughout this time and right up to the close of the negotiations, while
Carlo De Benedetti had the backing of two assistants. In addition to the
Mediobanca team led by Enrico Cuccia were the representatives of IMI and
the lawyer who actually drafted the contract.
The price set for SME's sale was 497 billion Italian lire. To reach this
figure IRI based itself on an expert appraisal by Roberto Poli, a professor
at the Catholic University of Milan and former president of Publitalia (Mediaset
Group), who was appointed head of ENI a few months ago by the Berlusconi
Government.
No comparison can be drawn between the price set in 1985 for the sale of
SME and the products of sales that took place almost ten years later. At
the time IRI had invested hundreds of billions to put its foodstuffs sector
back on a sound footing. All company indicators subsequently felt the impact
of the Italian economy's strong growth and in particular the stock exchange
boom after 1986.



europa.eu.int/comm/archives/commission_1999_2004/prodi/pdf/sme_backg...

europa.eu.int/comm/archives/commission_1999_2004/prodi/president/info1509199...

europa.eu.int/comm/archives/commission_1999_2004/prodi/president/info1509199...

europa.eu.int/comm/archives/commission_1999_2004/prodi/president/info1208199...




INES TABUSSO