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IL MESSAGGERO
20 Gennaio 2006
Il direttore dell’Aaster
rifiuta di parlare di supremazia: Roma e Milano cooperano e sono due porte sul mondo «Il punto di eccellenza è essere la capitale delle reti»


ROMA Guai a parlare di competizione. «Ormai, Roma e Milano sono due città che cooperano, ma competendo. Non solo. Se collochiamo il sistema paese nel mondo, la Capitale a la città meneghina rappresentano due porte, entrambe importanti, nel mercato della globalizzazione». Aldo Bonomi, sociologo, direttore, fondatore e animatore del milanesissimo consorzio Aaster, l´associazione agenti per lo svliluppo del territorio, non ci sta a parlare di supremazia. E lui, che da tempo frequenta anche gli ambienti del Cnel come consulente, non si meraviglia della crescita della Capitale. E avverte: «Roma non è più Roma».

Che significa che il modello della Capitale è cambiato?
«Da tempo sostengo che il sistema paese riesce a reggere il confronto competitivo solo se ipotizziamo un modello con dodici piattaforme produttive che hanno come centro le città-regione. Uno dei nodi dello sviluppo attuale è proprio il rapporto tra big players e il territorio. E in questo, contesto, Roma rappresenta una città-mondo, al pari di Milano. Entrambe rappresentano due porte sulla globalizzazione, una risorsa preziosa per la strategia della localizzazione delle imprese».

Questo vuol dire che le due città si collocano in un asse di complementarietà?
«E’ proprio questo il senso. Basta osservare il traffico della consulenza tra Milano e Roma per rendersene conto. E in questo scambio, quest’ultima ha la capitale delle reti come punto di eccellenza. La città ha alle spalle un ciclo fatto di pubblica amministrazione e servizi, ma questo zoccolo duro è stato il volano verso la terziarizzazione. Insomma, le imprese non sono più solo a Milano».

Qual è dunque la fotografia attuale dell’economia della città?
«Con una battuta potrei dire che Roma è una metropoli in cui l’industria rappresenta una sorta di melting postfordista. Dove la manifattura convive con i servizi e contemporaneamente con l’innovazione».

Quanto conta anche il contesto sociale?
«E’ importante dire che Roma ha lavorato molto su una strategia comunicativa di città accogliente. E sullo stesso piano gioca un ruolo cruciale la coesione sociale».

Che effetto le hanno fatto, in definitiva, i numeri commentati ieri da Walter Veltroni? «Visto da Milano, mi ha colpito molto vedere che mentre il sindaco celebra la capacità competitiva della sua città, il Comune crea comunità locale organizzando la festa dei vicini di casa nei quartieri. Per me questo è un concreto fattore di forza».
R.Amo.

INES TABUSSO