00 06/01/2006 00:09
LA REPUBBLICA
5 gennaio 2006

Verifiche partite dopo gli interrogatori a Fiorani e Boni
La prossima settimana vertice tra i magistrati di Roma e Milano
Antonveneta, Finanza in Svizzera
per indagare sui conti dei politici
Nella capitale sequestrati 100 contenitori di documenti di Ricucci

MILANO - La Guardia di Finanza avrebbe effettuato accertamenti e acquisizioni in Svizzera e nel Liechtenstein su conti correnti ai quali farebbero riferimento personaggi politici italiani. L'operazione è stata disposta nell'ambito dell'inchiesta milanese su Bpi e sulla scalata della banca lodigiana ad Antonveneta. I personaggi finiti nel mirino della procura, secondo indiscrezioni, sarebbero di primo piano: i conti correnti potrebbero infatti essere riconducibili a politici o a eventuali loro prestanome. E la caccia si allargherebbe anche ad altri "paradisi" fiscali come Singapore e Montecarlo.

Le verifiche delle Fiamme Gialle, ancora nella fase iniziale, sono partite dopo gli interrogatori (secretati) dei pm di Milano a Gianpiero Fiorani, l'ex ad di Popolare Italiana, e poi a Gianfranco Boni, l'ex direttore finanziario dell'istituto di credito, arrestati lo scorso 13 dicembre insieme al commercialista Silvano Spinelli (ai domiciliari) e a Fabio Massimo Conti, uno dei gestori del fondo Victoria&Eagle. E da quel che si è saputo il lavoro della Guardia di Finanza riguarda conti correnti esteri in qualche modo legati ad alcuni politici: alcuni nomi sono già emersi nelle carte dell'inchiesta ma vi sarebbero anche delle "new entry", indicate dallo stesso Fiorani.

Questo pomeriggio il procuratore aggiunto Francesco Greco e il pm Eugenio Fusco si sono recati di nuovo a San Vittore per un altro interrogatorio di Fiorani, il sesto da quando l'ex ad è finito in carcere. Il faccia a faccia è durato oltre quattro ore. C'è da ritenere che i magistrati abbiano approfondito particolari sui quali sono convinti che il banchiere di Lodi abbia ancora qualcosa (o molto) da dire.

Ci sono tanti rivoli in questa inchiesta che alla fine si intrecciano. Ad esempio le nuove accuse di associazione per delinquere ipotizzate per l'ex numero uno di Unipol Giovanni Consorte, per il suo vice Ivano Sacchetti e per il finanziere Emilio Gnutti si fonderebbero sulla "sistematicità degli atti" e "disegni strategici comuni" con Fiorani e il suo entourage.

Intanto, la settimana prossima, è atteso in procura l'arrivo degli ispettori inviati dal ministro Roberto Castelli in seguito alla fuga di notizie relativa alla pubblicazione delle conversazioni intercettate e mai trascritte tra Consorte e il segretario dei Ds Piero Fassino. Inoltre è in programma un incontro tra i magistrati milanesi e i colleghi romani che indagano sulle scalate Antonveneta, Unipol-Bnl e Rcs per fare il punto della situazione dopo le dimissioni del procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, coinvolto nell'inchiesta per rivelazione di segreti istruttori, aperta a Perugia. Secondo alcune voci circolate in ambienti giudiziari non è escluso che alcune delle inchieste in corso possano essere trasferite a Milano.

A Roma oltre 100 contenitori di cartone contenenti pile di documenti della Magiste e di altre società riconducibili a Stefano Ricucci, sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Roma in uno scantinato a Zagarolo, comune di origine dello stesso Ricucci, alle porte di Roma. Il materiale sequestrato è giudicato "molto interessante" dagli investigatori.

Inchieste a parte, intanto i vertici della Popolare, dopo la forte pulizia del bilancio 2004 e le correzioni ai conti semestrali e trimestrali del 2005 si trovano ad affrontare la vicenda Ricucci, verso il quale l'esposizione è di circa 800 milioni di euro. Nonostante la Popolare abbia sollecitato la restituzione del finanziamento, che scadrà il 20 gennaio, sarebbe interesse della banca evitare che tale mossa possa portare al fallimento della Magiste.

In questo caso la Popolare ne ricaverebbe forti svantaggi e secondo le stime di alcuni analisti, potrebbe vedere crollare il proprio titolo intorno ai 6 euro e trasformarsi così nella preda di una grande banca. Più plausibile quindi che la Popolare nel caso Magiste eviti la procedura fallimentare, riscadenzi o ristrutturi il debito con la società di Ricucci e avvii la procedura di collocamento della quota Rcs data in pegno, magari con strumenti derivati.

Tranquillità comunque ci sarebbe per la quota di azioni Capitalia, ugualmente data in pegno da Ricucci, per un valore di 39 milioni di euro che è stata sequestrata dalla procura di Roma che indaga sui rapporti fra l'immobiliarista e Sergio Billè. Nel caso di felice risoluzione della vicenda Magiste, la Bpi potrebbe proseguire sola o realizzare una "fusione tra eguali" con un altro istituto Popolare.

E intanto la Bpi continua a predisporre l'assemblea del 28 gennaio che dovrà approvare il bilancio 2004 rettificato ed eleggere il nuovo Cda. La prossima settimana si inizierà a entrare nel vivo dei preparativi, mentre a metà mese dovrebbero uscire dei particolari sulle liste degli amministratori. Lo zoccolo duro dei sostenitori della vecchia gestione potrebbe infatti creare azioni di disturbo alla lista di "svolta" composta da consiglieri indipendenti e guidata da Piero Giarda e Divo Gronchi.
INES TABUSSO