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LA STAMPA
18 novembre 2005
L’ingerenza su misura
di Riccardo Barenghi


E’ un’ingerenza o non è un’ingerenza? L’ultima uscita dei vescovi italiani, una dura critica alla legge sulla devolution appena approvata dal Parlamento, una legge addirittura costituzionale che sarà sottoposta a referendum, che cos’è: un’opinione seppur autorevole, una critica ma anche una raccomandazione, un’intromissione indebita o una vera e propria ingerenza negli affari dello Stato? Se non è un’ingerenza questa, non lo sono nemmeno le altre, sulla fecondazione assistita (altra legge con annesso referendum), sull’aborto (attuale legge dello Stato), sulle coppie gay (eventuale legge dello Stato).

Eppure su queste la sinistra ha polemizzato e polemizza duramente col cardinal Ruini, qualcuno lo ha fischiato, molti dicono e scrivono che la Chiesa non deve invadere il campo altrui, quello appunto dello Stato laico. Oggi invece la sinistra tace. Non solo non accusa la Chiesa di ingerirsi in affari che non devono riguardarla ma addirittura sostiene e incoraggia la sua critica: «Le preoccupazioni dei vescovi sono anche le mie», ha dichiarato Fassino.

Ma per giudicare se ci troviamo di fronte a un’ingerenza, la tesi in questione dovrebbe essere irrilevante. Il punto non è se quel che dicono i vescovi a proposito di una legge dello Stato sia giusto o sbagliato, ma il fatto stesso che lo dicano. Invece no, l’ingerenza è ingerenza quando non piace e non lo è quando fa comodo. L’ingerenza su misura.

Sarebbe stata una notizia di valore politico e morale se Bertinotti, D’Alema, Fassino, Boselli, Capezzone e Craxi, Diliberto, Pecoraro, avessero respinto l’«intromissione» dei vescovi contro la devolution, tanto più perché anche loro sono contro la devolution. Come dire che non importa se siamo d’accordo, importa che la politica la faccia la politica e la Chiesa faccia la Chiesa.

Ma siamo in campagna elettorale, la partita si gioca all’ultimo voto, la prospettiva è il governo. E un governo, qualunque sia il suo colore, non può pensare di nascere sull’onda di uno scontro con il Vaticano. Altrimenti perché il segretario dei Ds (come ha raccontato ieri Fabio Martini sulla Stampa) avrebbe incontrato Navarro Valls in Vaticano, perché avrebbe rivelato improvvisamente che lui crede in Dio fin da quando era piccolo? E perché il segretario di Rifondazione comunista dice al Corriere della Sera che non ha nessuna intenzione di rimettere in discussione il Concordato, e nemmeno di togliere i crocefissi dalle scuole?

Bando alle ingerenze dunque, non è questo il momento opportuno: dietro l’angolo c’è il governo, il benedetto governo.

INES TABUSSO