00 29/09/2005 18:05
la Repubblica
29 settembre 2005
L´ARBITRO PARZIALE
CURZIO MALTESE

LA FARSA della legge elettorale ad personam, concepita per ridurre la probabile
sconfitta del Cavaliere e attenuare la possibile vittoria dell´Ulivo, avanza
e non sarà facile fermarla. Una maggioranza che si disinteressa dei conti
pubblici fuori controllo, della recessione, degli allarmi del fondo monetario
o dell´Ue e in definitiva del Paese che governa, ha deciso di concentrare
l´ultimo scorcio di legislatura su un unico e miserabile obiettivo. Cambiare
le regole del voto a sei mesi dalle elezioni. Cambiarle col solo concorso
di una maggioranza che sa di diventare minoranza nelle urne, e dunque pensa
di modificare le urne.

Procedendo senza nemmeno cercare il consenso dell´opposizione anzi modellando
la regola elettorale contro l´opposizione e a suo preciso danno.
La legge farsa, ritoccata nei dettagli, ha già superato l´ostacolo della
commissione e arriverà ora in Parlamento. Dove godrà di uno sponsor decisivo,
Pier Ferdinando Casini. Il presidente della Camera è uno dei padri del ritorno
al proporzionale, ma finora aveva cercato di coniugarlo con il tanto sbandierato
"moderatismo istituzionale". Oggi è proprio questa cultura centrista, esibita
per tutta l´estate come baricentro di responsabilità del Paese, che va in
frantumi. Il presidente super partes della Camera, garante di maggioranza
e opposizione e soprattutto delle regole, è non il "notaio" (come continua
a ripetere per nascondersi) ma il soggetto contraente attivo di una legge
che cambia programmaticamente le regole del gioco a danno di una parte e
a vantaggio dell´altra. Ecco perché i Ds ieri hanno chiesto a Casini di dimettersi
dalla presidenza della Camera sostenendo che «chi è parte in causa non può
svolgere il ruolo di arbitro».
L´argomento è serio, Casini forse lo ha sottovalutato nella corsa al si salvi
chi può. Ieri ha risposto alle critiche dicendo che rinuncerà ad appoggiare
la legge se non sarà trovato l´accordo con il centrosinistra. Una promessa
curiosa e un po´ tartufesca, dal momento che il centrosinistra ha già urlato
ai quattro venti il suo rifiuto all´abolizione del maggioritario e anzi minaccia
l´ostruzionismo totale sui lavori. E allora è il presidente della Camera
che, come l´altro martire "centrista", Antonio Fazio, finge di non capire.
I margini dell´opposizione per bloccare l´imbroglio sono assai limitati.
Con l´avallo di Casini e la decisione di Berlusconi nel compiere il capolavoro
delle leggi ad personam, la legge beffa rischia di passare a colpi di fiducia.
Il sopravvenire di uno scrupolo morale negli alleati di governo è serenamente
da escludere. Bossi l´aveva definita «un trucco» e Fini aveva raccolto le
firme per il maggioritario puro ma entrambi sono uomini di mondo e si sono
arresi ai numeri sciorinati da Berlusconi.
Nell´Udc ci sarebbe l´ala moderata e frondista, fiera nei propositi ma sempre
puntuale nei cinque anni di governo a chinare la schiena democristiana. Follini
aveva escluso di «incendiare il finale di legislatura con un muro contro
muro fra maggioranza e opposizione» ma oggi scopre che il suo leader ha il
cerino in mano. È vero che il ritorno al proporzionale non piace al Quirinale
ma lo stesso Ciampi può fare poco o nulla contro una legge ordinaria che
non tocca i principi costituzionali. Rimane la vaga speranza che qualcuno
in questo Paese si ricordi che sul sistema elettorale c´è stato un referendum
risolto con un plebiscito popolare in favore del maggioritario. Sono passati
appena dodici anni ma finora l´hanno ricordato soltanto i radicali, che almeno
a questo servono ancora. Il resto è silenzio, a cominciare naturalmente dai
telegiornali.
Sarebbe l´occasione giusta per rilanciare la protesta, le manifestazioni,
i girotondi. Ma l´opinione pubblica è abituata al tradimento della volontà
referendaria e la cosiddetta società civile chissà dov´è finita. Forse si
è rassegnata nel frattempo a convivere con l´inciviltà di certe leggi. Non
rimane allora che rassegnarci tutti all´inevitabile mascalzonata finale,
nella certezza che non sarà neppure l´ultima. All´appello manca la legge
per salvare Previti. Dopo ci sarà ancora lo spettacolo di Berlusconi e Vespa,
soprattutto Vespa, che cercano di convincere gli italiani d´aver rispettato
il contratto firmato nel 2001. Infine si voterà, con il sistema migliore
per Berlusconi, quindi il peggiore per l´Italia. Almeno in questo, per cinque
anni abbiamo avuto un governo coerente.


INES TABUSSO