OBLO' -Notizie e pensieri proibiti La rassegna stampa di INES TABUSSO

TUTTOFINI (MASSIMO) SU ISLAM, LEGGI, E CULTURE

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    INES TABUSSO
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    Utente Junior
    00 15/09/2005 14:05
    UN PUNTO DI VISTA INTELLIGENTE, E LIBERO DA TUTTI I CONDIZIONAMENTI MENO
    UNO: IL PROPRIO ESSERE DI SESSO MASCHILE.
    SE MASSIMO FINI DIVENTASSE UNA BAMBINA, SULL'INFIBULAZIONE FORSE CAMBIEREBBE
    PARERE, CHECCHE' NE DICA ALESSANDRA GRAZIOTTIN.
    DOPO QUELLA A FINI TROVATE ANCHE L'"intervista a un islamico che 'si dice'
    moderato":

    LA PADANIA
    15 SETTEMBRE 2005
    Poche storie, l?Islam deve rispettare le leggi
    Carlo Passera

    Massimo Fini: il ministro Beppe Pisanu vuole creare una consulta islamica.
    Cosa ne pensi?
    «La consulta mi sembra uno di quegli organismi che non servono assolutamente
    a niente. Non è nociva, ma non credo possa avere un qualche risvolto concreto».
    O Pisanu ?seleziona? i suoi interlocutori, che dunque non rappresentano nessuno,
    se non la volontà stessa del ministro. Oppure riproduce l?estrema varietà
    del mondo islamico, e allora la consulta diventa un guazzabuglio...
    «Esatto. Mi pare più che altro un?iniziativa propagandistica».
    Risponde però a un problema reale: quello di trovare interlocutori credibili
    e affidabili all?interno del mondo musulmano in Italia. Spesso v?è la percezione
    che, al suo interno, contino solo i leader più estremisti, tanto da giustificare
    il dubbio sulla reale esistenza di un ?Islam moderato?.
    «Qui non è questione di Islam moderato o Islam ?smoderato?. Chi viene qui
    in Italia, sia islamico o no, deve semplicemente rispettare le leggi del
    nostro Stato, come le rispettiamo noi. Questo è fuori discussione. Punto.
    Se questo accade, tutto quel che riguarda il credo religioso, i valori, il
    modo di essere, fa parte della sfera personale dell?individuo, sul quale
    nulla bisogna dire. Ripeto: il confine è tra quello che lo Stato considera
    reato - e dunque non va fatto - e quello che rientra invece nelle legittime
    scelte individuali. Penso, ad esempio, all?infibulazione. Non può essere
    minimamente accettabile in Italia, perché si scontra con il nostro diritto
    ed è vietata. Detto questo, non è che noi possiamo andare a rompere le scatole
    nei Paesi dove, invece, la praticano per antica tradizione e storia. Ma non
    si deve nemmeno cercare di ?occidentalizzare? le comunità che vengono qui
    da noi; è doveroso chiedere loro di rispettare le nostre norme, per il resto
    rimangano pure quello che sono. Altrimenti si perde proprio quel valore della
    diversità che è il sale dell?esistenza. Prendiamo gli ebrei: hanno i loro
    riti. Ancora: nessuno chiede a un imprenditore che va a lavorare nell?Africa
    nera di aderire ai valori degli zulu, peraltro bellissimi. Non deve ?zuluizzarsi?,
    semplicemente deve rispettare le leggi».
    D?altra parte se io, turista occidentale, entro in una moschea, giustamente
    mi viene chiesto di farlo a piedi scalzi.
    «Certo, c?è anche questo aspetto. Chi emigra è tenuto a rispettare certi
    costumi del Paese che lo ospita. Se noi ci togliamo le scarpe in una moschea,
    allo stesso modo per entrare in una chiesa cattolica serve un abbigliamento
    consono. Io non vado né nelle chiese, né nelle moschee, così non ho di questi
    problemi».
    Cosa pensi della legge francese contro il velo islamico?
    «È il classico provvedimento animato da un laicismo che diventa a sua volta
    integralismo. Rispettando la decenza - e mi pare che i musulmani lo facciano
    - uno si deve poter vestire come gli pare. Se poi invece cominciamo a eliminare
    i simboli... Se entro in una scuola con la camicia rossa, devo essere cacciato
    perché richiama il comunismo? O con una nera? O con una verde, perché è un
    simbolo leghista o padano?! Come vedi, di questo passo si sposa una logica
    davvero liberticida; purtroppo il laicismo ha preso questa strada, esattamente
    come le religioni. E allora tanto vale tenersi le religioni».
    Il velo è una cosa, il burqa un?altra. Quest?ultimo, coprendo il volto della
    donna, non consente l?individuazione e dunque contrasta con le nostre leggi...
    «Finché si tratta del chador, non vedo problema alcuno. Là dove vi è il burqa...
    Se vale il principio generale che si gira a volto scoperto tranne che a Carnevale,
    allora si può anche dire niet al burqa e magari anche a certi caschi integrali
    che, infatti, vengono spesso utilizzati per le rapine. In Italia per anni
    hanno girato mascalzoni di sinistra, coperti col casco, che andavano a sprangare
    gli avversari... C?è da dire però che non ho mai visto donne col burqa compiere
    rapine. E peraltro, dubito molto che, se i terroristi islamici volessero
    compiere un attentato nel nostro Paese, sceglierebbero una donna col burqa:
    piuttosto, ne manderebbero una vestita all?occidentale. In generale, mi sembrano
    preoccupazioni eccessive. Io, se vedo una donna col burqa, la corteggio di
    sicuro, ha una ?femminilità reclusa? che è stimolante... È un altro mondo,
    quello, è chiaro».
    Dicevi prima: qui da noi è giusto sia illegale, ma non dobbiamo rompere le
    scatole ai Paesi dove, per tradizione e storia, praticano l?infibulazione
    da millenni. Ma, nel 2005, non dovrebbero esistere diritti umani da considerare
    universali, anche con un contenuto solo ?minimo??
    «Assolutamente no. Quando si parla di istanze universali, che debbono valere
    per tutti, si dà la stura al totalitarismo. I ?valori universali? non sono
    in realtà tali, sono semplicemente quelli dell?Occidente. Non corrispondono
    ai valori del centro Africa, per esempio. Prendiamo il caso dell?infibulazione.
    Come ha bene spiegato Alessandra Graziottin, si può tranquillamente paragonare
    questa pratica al taglio del prepuzio per gli ebrei, che nessuno contesta;
    riguarda solo una piccola parte finale del clitoride. Per molti popoli africani
    ha un?importanza fondamentale perché, anticipando Freud di alcune migliaia
    di anni, pensano che i bambini nascano con entrambi gli elementi, sia maschile
    che femminile. Siccome ritengono che questo mix non sia funzionale, per marcarlo
    meglio c?è l?infibulazione, dunque quasi un dato d?identità sessuale della
    persona. Ecco perché viene scelta anche da donne di quella cultura che vengono
    qui da noi: non in quanto costrette, ma in quanto è un elemento identitario.
    Ora: è chiaro che in Italia non possiamo permetterla; ma è sbagliato pretendere
    di modificare culture elaborate per migliaia di anni, sono cose da Emma Bonino.
    Io sono stato in quei Paesi e li ho studiati a fondo: l?Occidente di queste
    cose non sa niente eppure pretende di portare i suoi valori, le sue elaborazioni,
    e sovrapporle alle loro».
    Una specie di colonialismo...
    «La cultura del tipo ?arrivano i nostri? è la più totalitaria possibile,
    peggio del colonialismo; è la pretesa di conquistare non solo i territori,
    ma anche le anime delle persone. È, questo, un elemento che dovrebbe riguardare
    molto da vicino i lettori de la Padania. I diritti umani universali, ripeto,
    non hanno senso: ci sono popoli che hanno percezioni completamente diverse
    della vita, della morte. Certo, tra poco, a furia di sterminarli, non ne
    esisteranno più: rimarranno gli indigeni delle isole Andamane (popoli primitivi,
    o ?della natura?, come li chiamano i tedeschi) e basta: quando vai a visitarli
    ti accolgono a frecciate perché non vogliono, consapevolmente, aprirsi al
    mondo. D?altra parte da quelle parti non c?è il petrolio...».
    Vi sono Paesi dove valori tradizionali e valori occidentali si scontrano.
    Dove fette di popolazione rivendicano istanze democratiche e maggiori libertà.
    In Iran, per esempio, i ragazzi vengono messi a morte se omosessuali, o le
    donne se adultere; una minoranza chiede maggior libertà ma ottiene solo repressione.
    Dunque, secondo te, l?Occidente non deve fare nulla in loro aiuto?
    «L?Occidente ha tutto il diritto di ?tifare? perché i propri valori di libertà
    si propaghino anche altrove. Ma altra cosa è organizzare colpi di stato contro
    l?attuale leadership iraniana, che ha ottenuto la gran parte dei voti in
    elezioni abbastanza libere. A parte alcune fasce ristrettissime di borghesia
    ricca, che poi era la base del potere dello scià unitamente all?appoggio
    americano, il Paese esprime altri valori. Quando arrivò Khomeini c?erano
    dieci milioni di persone ad attenderlo in aeroporto, l?ho visto di persona.
    Questa è la maggioranza del?Iran; nello scontro tra loro e le minoranze,
    vedremo chi prevale, se i valori più occidentali oppure no. A me sembra che
    il Paese non ne voglia sapere, in linea di massima. Io dico: sono fatti loro.
    Tra l?altro, l?Iran non è una dittatura, ma una teocrazia. Vi sono elezioni,
    seppure con qualche limitazione (d?altronde, ci sono limiti anche nelle nostre
    democrazie: da noi, ad esempio, un nazista non si può candidare): che le
    abbia vinte Ahmadinejad, è la realtà che va accettata. Incitare alla rivolta
    non va bene. Ogni ingerenza è sbagliata, anche perché la storia insegna che
    in genere provoca più disastri di quelli che vuole evitare. L?Iraq attuale
    è l?ultimo esempio, ma pensiamo anche a quando l?Occidente si volle opporre
    alla legittima vittoria degli iraniani nella guerra contro gli iracheni,
    che li avevano aggrediti... col risultato che la guerra è durata altri tre
    anni, ha causato un milione di morti in più e Saddam Hussein alla fine era
    pieno di nostre armi, che ha riversato sul Kuwait, e così via. Ancora: negli
    Stati Uniti esiste la pena di morte: a noi italiani, o almeno alla maggioranza
    di noi, la cosa disturba, ma Luttwak ha spiegato perfettamente il senso di
    questo istituto negli States. Finché è un confronto intellettuale, va benissimo.
    Nel momento in cui, però, nel nome di diritti universali, si pretende di
    rovesciare la realtà di un Paese...».
    Dunque, in ogni caso, ritieni sia giusto preservare l?identità e i valori
    locali. Sarai quindi d?accordo col titolo de la Padania di qualche giorno
    fa, ?Che ipocrisia, questo multiculturalismo?.
    «Cosa vuol dire ?multiculturalismo?? Mi va bene se significa: culture diverse
    che convivono in uno stesso luogo. Non va bene se significa: queste culture
    si devono integrare l?una coll?altra. Un?integrazione totale produce un solo
    tipo di uomo, incrocio delle varie etnie; dunque, un?uniformità totale, non
    solo nei consumi ma anche antropologica e fisica. Io dico: no, grazie. Quando
    Marco Polo andava in Cina, osservava costumi diversi, non pretendeva di imporre
    i propri. Poi, naturalmente, gli incontri tra culture fanno sì che vi siano
    delle influenze reciproche, perché per fortuna non siamo esseri ?impermeabili?.
    Il discorso sul meticciato di Marcello Pera sarebbe anche accettabile, se
    egli non fosse un assatanato seguace della globalizzazione. D?altro canto,
    non ha senso la tesi della sinistra secondo la quale dovremmo educare gli
    altri popoli ai nostri valori, seppur in modo soft. Per assurdo, è molto
    più rispettosa della cultura altrui una posizione come quella di Jean-Marie
    Le Pen. Si può rifiutare l?immigrazione, a patto che non si pretenda di andare
    noi ad invadere altre parti. L?altro giorno ho incontrato per caso Mario
    Borghezio e gli ho detto: mi sta bene la difesa dell?identità, purché si
    rispetti anche quella degli altri. Se questo non accade, può darsi che qualcuno
    non ci stia e butti giù le Torri Gemelle. L?Africa nera, con la sua complessità
    di etnie diverse, è stato un esempio dove la conciliazione ha prevalso sul
    conflitto. In altri tempi, se si incontravano due tribù, ciascuna manteneva
    le sue specificità, ma convivevano tranquillamente. Penso ai miei prediletti
    Nuer...».
    Pardon?
    «Ma sì, i Nuer del Sudan. Non conosci questa storia?».
    No, raccontacela.
    «È straordinaria. I Nuer sono una vasta tribù, circa 200mila persone, del
    Sudan meridionale. Hanno creato una società senza capi né rappresentanti,
    un?anarchia ordinata, poiché nessun Nuer accetta di ricevere ordini da chicchessia.
    È una società di liberi e uguali: chi ha più bestiame non è trattato diversamente
    da chi ne ha di meno. È una società, però, basata sulla violenza».
    In che senso?
    «Se tu insulti non dico un Nuer, ma la sua mucca, come minimo ricevi un colpo
    di clava in testa. Questo, paradossalmente, fa sì che la violenza sia molto
    bassa perché, prima di insultare un Nuer, ci si pensa dieci volte. A Ovest
    del territorio Nuer c?è la mosca tsé tsé, con la quale altri popoli convivono:
    loro no, dà loro noia. Così hanno contatti solo con la tribù Dinka. La prassi
    è questa: i Nuer, guerrieri, razziano i Dinka ogni tre o quattro anni; questi
    ultimi però, appena possono, a loro volta rubacchiano ai Nuer. Quando negli
    anni 30 arrivarono gli inglesi, vollero limitare le razzie dei Nuer; bene,
    i primi a protestare furono proprio i Dinka, perché così veniva spezzato
    un equilibrio secolare. Comunque, durante le razzie, c?è sempre qualche morto
    e qualche prigioniero. Quest?ultimo non solo va rispettato, ma è addirittura
    intoccabile: non è il caso di far paragoni con Abu Ghraib o Guantanamo...
    Dopo un po? di prigionia, il Dinka catturato viene integrato nella società
    Nuer e diviene Nuer a tutti gli effetti. Evans-Pritchard, un grande antropologo
    che ha studiato a lungo queste società, diceva che era difficilissimo sapere
    se il tal individuo era un Nuer ?originale? o un Nuer-Dinka, perché ognuno
    veniva considerato parte integrante della società, senza distinzione».
    Che accade adesso nella società Nuer?
    «Sono insidiati dalle Ong, le organizzazioni non governative che sono ben
    più pericolose degli Ogm. Certe Ong erano in Sudan e pretendevano che i Nuer
    si scolarizzassero e si aprissero al mondo: il che vorrebbe dire distruggere
    la loro cultura. Loro allora si sono ritirati in zone ancor più inaccessibili,
    levandosi di torno i rompicoglioni».
    Almeno finché i... rompicoglioni non arriveranno anche là.
    «Beh, le tante Clementina Cantoni, animate da intenzioni misericordiose,
    arrivano dappertutto... I Nuer sono fin troppo buoni, ne avrebbero dovuto
    infilzare qualcuna... Comunque per ora sono salvi. Ne parlerò nel mio prossimo
    libro».
    Quando esce?
    «C?è tempo, è programmato per la prossima primavera. Si intitolerà ?Il ribelle
    dalla A alla Z?, è una sorta di dizionario con il quale affronto agilmente
    questi problemi. È anche un?autobiografia intellettuale».
    Ne riparleremo e lo leggeremo. Intanto, per finire con l?argomento ?diritti
    umani?, un?ultima questione. La Cina sta avendo uno straordinario sviluppo
    economico ma restringe sempre più le libertà. Perché il silenzio di governi
    e mass media su questo preoccupante aspetto?
    «Quello che c?è in Cina, anche se loro si dicono comunisti, è un regime fascista:
    ha il libero mercato con la dittatura. Detto questo, c?è silenzio sulla questione
    diritti umani perché la Cina, oltre a essere un Paese forte, sta diventando
    un mercato interessante, quindi può massacrare chi gli pare».
    Insomma, si torna alla ?doppia morale? dell?Occidente della quale parlavamo
    la settimana scorsa.
    «Sì. Doppia, tripla... In questo caso l?Occidente subisce un boomerang che
    si merita: ha fatto di tutto perché la Cina non fosse più comunista, così
    è diventata fascista e liberista e ora sta invadendo l?Occidente coi suoi
    prodotti. Del resto, parlavo l?altro giorno con un imprenditore di Verona,
    scandalizzato perché in Cina i lavoratori non hanno difesa sindacale, previdenza,
    eccetera. Io gli ho risposto: cosa hanno fatto le imprese occidentali, delocalizzando
    in Asia, se non andare alla ricerca proprio di queste condizioni ?favorevoli??
    I diritti del lavoro e il sindacato li scopriamo solo adesso? I cinesi ci
    rendono giustamente pariglia, fanno loro quello che abbiamo sempre fatto
    noi».
    Carlo Passera

    [Data pubblicazione: 15/09/2005]


    continua nella discussione successiva...



    [Modificato da INES TABUSSO 15/09/2005 14.08]

    INES TABUSSO
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    00 15/09/2005 14:05
    ...continua dalla discussione precedente


    Intervista a un islamico che ?si dice? moderato
    «La Consulta sarà inutile»

    DIMITRI BUFFA
    Quando leggerete quest?intervista capirete perché Shayk Abdul Hadi Palazzi,
    leader dell?Associazione musulmana italiana (Ami), è stato recentemente minacciato
    di morte sul sito internet Indymedia Italia.
    Lui, che si dice un islamico moderato, amico dell?America e di Israele, rompe
    i tabù politically correct europei e italiani sulla propria religione, e
    dichiara che l?8 per mille all?Islam potrebbe risolversi in una gigantesca
    truffa o in un finanziamento statale al terrorismo e che la tanto decantata
    Consulta islamica, voluta dal ministro Pisanu, potrebbe concludersi con un
    nulla di fatto.
    Perché la consulta islamica sarà pressoché inutile alla luce delle passate
    esperienze?
    «In astratto, la creazione delle Consulta islamica voluta dal ministro Pisanu
    potrebbe risultare vantaggiosa per l?Italia, inutile o addirittura controproducente.
    Dipende soprattutto dalle persone che ne verranno chiamate a far parte, e
    a questo proposito il ministro ha dichiarato di voler procedere in prima
    persona alla selezione dei nomi, così come ha proceduto alla lista dei predicatori
    d?odio da espellere. In pratica il ministro dice: ?In quanto responsabile
    della sicurezza, ho elementi sufficienti per poter stabilire quali siano
    gli estremisti che vanno isolati, indagati o espulsi, e i musulmani moderati
    che esprimono valori compatibili col nostro ordinamento e possano anzi aiutare
    lo Stato a combattere l?estremismo?. Almeno nelle sue dichiarazioni di intenti,
    mi sembra un progetto ponderato e razionale. Sarà solo la lista dei membri
    della Consulta a permettermi di fornire una valutazione precisa. L?intero
    mondo occidentale è ormai al centro di una offensiva colonizzatrice da parte
    di un network integralista wahhabita che si avvale di cospicui finanziamenti
    sauditi. Il ramo terroristico di questo network è rappresentato da Al Qaeda
    e altri gruppi consimili, mentre quello politico è rappresentato dalla setta
    dei ?fratelli musulmani? e dalle sue filiazioni locali fra cui, per l?Italia,
    le organizzazioni denominate Unione delle Comunità ed Organizzazioni islamiche
    in Italia (Ucoii) e Giovani Musulmani Italiani (Gmi). É una manovra a tenaglia:
    mentre il ramo terroristico semina il panico, quello politico tenta di avvalersi
    del clima generato dal terrore per conquistare posizioni di potere. Sotto
    la guida di Tariq Ramadan, i ?fratelli musulmani? hanno lo scopo di imporsi
    come rappresentanti ufficiali dell?Islam in tutti i paesi europei. In Spagna,
    in Inghilterra, in Francia, in Olanda e in altri paesi già ci sono riusciti.
    In Italia no. Se ciò non è accaduto, ritengo dipenda soprattutto da due fattori:
    dal fatto che al Viminale c?è un ministro dell?Interno che si chiama Giuseppe
    Pisanu, e dalla circostanza che alcune personalità musulmane contrarie all?integralismo
    abbiamo denunciato tramite i media la strategia dell?Ucoii».
    Chi rovinò tutto anni fa quando esisteva il consiglio delle comunità islamiche?
    «Non bisogna confondere il progetto della Consulta con quello ?abortito?
    del Consiglio islamico. La Consulta è un organo di consulenza del Viminale,
    i cui membri sono nominati dal ministro, mentre il Consiglio islamico era
    un tentativo, da parte di un?ambigua alleanza fra organizzazioni islamiche
    moderate ed estremiste, di proporsi come interlocutore unico nei confronti
    dello Stato. Di fatto però, la struttura del Consiglio era tale che i moderati
    agivano da facciata, ma il controllo reale restava in mano agli integralisti
    dell?Ucoii. L?allora sottosegretario Carlo Taormina analizzò la proposta,
    e si rese conto di come si trattava di un?operazione cosmetica, di un bluff
    in cui in realtà a presentarsi come interlocutori credibili erano i soliti
    leader dei ?fratelli musulmani?. Per questo non se ne fece nulla».
    Perchè l'8 per mille significa regalare soldi a privati e a potenziali truffatori?
    «Le leggi dello Stato prevedono che i cittadini italiani possano erogare
    contribuiti, detraibili dalle tasse nella misura dell?8 per mille, a favore
    delle confessioni religiose di appartenenza. In astratto quindi, si potrebbe
    argomentare: ?Se un cattolico può donare l?8 per mille alla Chiesa cattolica,
    un ebreo all?Unione delle Comunità Ebraiche, un Valdese alla sua Chiesa,
    ecc., perchè i cittadini italiani di religione musulmana, (o buddhista, o
    ortodossa), non dovrebbero poter fare altrettanto? Non siamo forse un paese
    in cui le confessioni religiose sono egualmente libere di fronte alla legge?
    In realtà all?atto pratico la situazione non è così semplice: l?Islam non
    prevede nè una chiesa centralizzata, nè una gerarchia ecclesiastica. Chiunque,
    anche un individuo privo di scrupoli, può fondare un?associazione, definirla
    islamica e candidarsi a rappresentare i musulmani. Esistono già casi concreti:
    associazioni che si dichiarano islamiche e sono guidate da ex-guru New Age
    che sino al giorno prima insegnavano lo Zen. C?è poi il rischio, ancor più
    grave, che a pretendere di accedere all?8 per mille siano quelle organizzazioni
    estremiste che fanno propaganda a favore del terrorismo.
    Come potrebbe procedere Pisanu?
    «Dovrebbe innanzitutto escludere dalle Consulta le interfacce italiane di
    Hamas e dei fratelli musulmani, cioè l?Ucoii di Baha Eldin Ghrewati e Roberto
    Piccardo, e i Giovani Musulmani Italiani di Khaled Chaouki e Sumayyah al-Barq.
    Poi dovrebbe limitare il ruolo di quelle organizzazioni che pur attestate
    su posizioni moderate dipendono nondimeno da fondi sauditi in modo analogo
    a quel che accade per gli estremisti. Si tratterebbe poi di guardare oltre
    i limiti delle organizzazioni islamiche, nel mondo della società civile.
    Ritengo che il ministro farebbe bene ad includere nella Consulta personalità
    non legate alle associazioni, ma esemplari in quanto musulmani fautori di
    moderazione, integrati nella società e nella cultura italiana. Penso, per
    fare i primi nomi che mi vengono in mente, al colonnello a riposo della Guardia
    di Finanza Ali Hussein, al docente di islamistica Hassan Raad, ad un etnomusicologo
    di prestigio come Kassim Bayatli, allo stesso Magdi Allam, tutte persone
    che potrebbero ben figurare in seno alla Consulta».
    Chi rappresenta un milione di musulmani non praticanti secondo le stime di
    Magdi Allam?
    «Dal punto di vista organizzativo, nessuno rappresenta quei musulmani non
    praticanti che sono la maggioranza, ma nessuno può nemmeno pretendere di
    rappresentare in modo esaustivo le decine di migliaia di praticanti. Tanto
    le organizzazioni estremiste che quelle moderate hanno invece un numero di
    iscritti che va da qualche decine a qualche centinaio».
    Perchè l'Ucoii dovrebbe essere messo fuori legge?
    «Perchè si tratta della filiale italiana di un?organizzazione internazionale
    (i ?fratelli musulmani?) apertamente coinvolta in vicende di terrorismo,
    perchè veicola messaggi antisemiti ed apologetici del terrorismo suicida,
    perchè invita in Italia noti apologeti stranieri del terrorismo e perchè
    ha un segretario che aderisce al Campo Antimperialista, l?organizzazione
    che fiancheggia quei terroristi che in Iraq combattono contro il governo
    iracheno, contro le forze della Coalizione, e quindi anche contro le nostre
    forze armate».
    A chi fa risalire le minacce di morte contro di lei?
    «Le faccio risalire ad ambienti contigui al Campo Antimperialista e all?Ucoii,
    cioè a quelle organizzazioni estremiste di cui, in quanto segretario dell?Assemblea
    Musulmana d?Italia, ho chiesto lo scioglimento a norma di legge».
    Il leader dell?Associazione musulmana italiana ha ricevuto minacce di morte
    per aver criticato l?8 per mille


    [Data pubblicazione: 14/09/2005]
    INES TABUSSO