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NONOSTANTE TUTTO E TUTTI, BUON COMPLEANNO!


L'UNITA'
08.08.2005
Se arriva certa gente lascerò il Corriere
di Maurizio Chierici


Enzo Biagi compie 85 anni a Pianaccio, l?Appennino dove è nato: sfoglia i
giornali, quei titoli sulla scalata alla Rcs-Corriere della Sera. Gli amici
che gli fanno festa lo sentono preoccupato. Delle voci che corrono? «Appunto,
solo voci: congetture, non fatti. Aspetto di sapere chi sono i padroni e
già questa parola nasconde il pessimismo. Mio padre faceva l?operaio e ripeteva
di non avere padroni, solo un principale».
«Voglio capire se i nuovi editori - se mai arriveranno - saranno disposti
a considerare le idee e la professionalità di chi scrive e di tutti coloro
che lavorano al Corriere. Oppure se non ne terranno conto per fare i padroni?.»
E se dovesse succedere?
«Se non sono persone perbene questo vecchio giornalista esce dalla comune.
Sarebbe gravissimo se alla mia età non volessi sapere per chi davvero scrivo.
Non l'ho accettato quand'ero giovane, figuriamoci adesso».
Quali le tue paure?
«Paure proprio no, anche se non capisco tante cose: movimenti, intrecci,
strane promozioni. Me lo spiego con l'influenza di associazioni più o meno
segrete».
Ricordo un pomeriggio dell'81, quando hai lasciato un'assemblea di redattori
accasciati per la scoperta delle mani della P2 sul Corriere. ?Me ne vado,
qui non respiro?, parole d'addio. Sei tornato anni dopo, richiamato da Ugo
Stille. Pensi che la scalata raccolga gli stessi appetiti con una maschera
appena diversa?
«Come faccio a saperlo? Nessuno mi ha invitato a iscrivermi alla loggia di
Gelli e se qualcuno ricomincia continuo a non capire. Oggi, come allora».
Trent'anni dopo, il Corriere resta l'oggetto del desiderio. Nomi venuti dal
niente considerano la voce e il ruolo del grande giornale solo ?un buon investimento?,
quasi fosse una fabbrica di sapone con gli affari a gonfie vele. Cosa pensi
di questi personaggi?
«Si sa così poco di loro. Sembrano comparse di uno spettacolo di varietà,
forse pericoloso, soprattutto pasticciato. Di uno scalatore, se posso chiamarlo
così, invidio la moglie. Mi piacerebbe sapere come ha fatto tanti soldi».
Nella storia tribolata di un Corriere conteso da tante mani, immaginavi potesse
finire nella piazza telematica dominata da protagonisti che sono forse controfigure
di chissà quali ombre. Insomma, un po' di preoccupazione dovresti averla?
«Solo il dispiacere che di un giornale importante e serio se ne parli quasi
fosse una merce. Personalmente, nessun timore. 85 anni è un traguardo che
allontana altre malinconie. Cosa posso temere ? Una lettera col buon servito
? L'ho già ricevuta più di 40 anni fa, ero direttore di Epoca: certe obiezione
a Tambroni non erano piaciute al capo di un governo voltato a destra. Subito
licenziato. E appena Saccà è andato a dirigere la Rai mi ha spedito una raccomandata
con ricevuta di ritorno: cestinava Il Fatto malgrado i milioni di spettatori
e la pubblicità che ogni sera raccoglieva. Chi è passato attraverso queste
storie alla veneranda età che fra qualche ora scocca, cosa può temere ? Resta
la malinconia per i giornalisti giovani. Se anziché editori arrivano i padroni
per loro non sarà facile». La malinconia scolora un po' la voce. Subito si
rianima. Cominciano le telefonate. Arrivano altri amici. Tanti auguri, Biagi.
INES TABUSSO