il Soviet

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Pertinax
00venerdì 1 settembre 2006 18:24
Il termine Soviet (in russo Cob'et), letteralmente "consiglio", fu una delle prime assemblee politiche elettive sorte nella Russia imperiale per il coordinamento degli operai.
Nel maggio 1905 a Ivanovo-Voznesensk (distretto tessile di Mosca) nacque la prima piattaforma rivendicativa dei lavoratori della zona, ma il primo Soviet vero e proprio, come Consiglio dei Deputati degli Operai, fu fondato nell’ottobre 1905 a S. Pietroburgo,Voline dall'anarchico Vsevolod Mikhailovich Eikhenbaum, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Voline (1882-1945). Poco tempo dopo a Mosca venne organizzato il primo Soviet dei tipografi.
Il primo presidente del Soviet di S.Pietroburgo fu Khrustalyov-Nosar (Georgy Nosar, alias Pyotr Khrustalyov).

Il consiglio, costituito inizialmente da 40 delegati, si riunì il 13 ottobre presso l'Istituto tecnologico di S.Pietroburgo. In seguito il Soviet arrivò ad avere 110 delegati, scelti da circa 200.000 operai delle 96 fabbriche della capitale russa, che elessero un comitato esecutivo provvisorio di 22 membri (2 per ogni distretto cittadino, 2 per ogni sindacato). Fu creato un proprio organo di stampa e fissate le linee di lotta per acquisire il diritto alla libertà di parola e di riunione degli operai, rivendicare un salario mensile minimo, richiedere l'abolizione del lavoro notturno e straordinario, proclamare gli scioperi.

Questo Soviet ottenne nelle fabbriche la riduzione dell’orario di lavoro a 8 ore, ma le conquiste sindacali dei lavoratori vennero presto represse dal padronato che, per ritorsione, attuò la serrata delle fabbriche ed il licenziamento di 19.000 operai. Quando Nosar venne arrestato dalla polizia zarista, divenne presidente Leon Trotzkij, appena rientrato dall'esilio, il quale impresse un orientamento più pragmatico al movimento incontrando tuttavia l'opposizione dei menscevichi, contrari ad un'estremizzazione delle azioni di lotta.

Il Soviet del S.Pietroburgo cessò di esistere il 3 dicembre 1905, quando i capi (Trotskij compreso) furono arrestati. Tuttavia lo Zar concesse ai lavoratori la possibilità di eleggere i propri delegati per formare dei consigli di rappresentanza, seppur con poteri molto limitati.

Trotzkij ricorderà: "Il Consiglio dei deputati degli operai sorse come risposta a un bisogno oggettivo, generato dalle contingenze del momento. Occorreva un’organizzazione che godesse di un’indiscussa autorità, fosse immune da qualsiasi tradizione, raccogliesse immediatamente le folle sparse e slegate. Doveva inoltre fare da centro di convergenza per tutte le correnti rivoluzionarie in seno al proletariato, avere iniziativa e, insieme, autocontrollo automatico".

Negli anni successivi la coscienza di classe si radicò nel proletariato russo ed i Soviet si svilupparono in tutte le città industriali. Mirando all'unità ed all'autonomia della classe operaia, essi portarono avanti una serie di richieste politiche miranti ad un radicale cambiamento sociale.
Alcuni Soviet si formarono tra i soldati ed i contadini. Quest'ultimi svilupparono forme di lotta che andavano dal rifiuto del pagamento delle tasse e dei canoni ai possidenti, alla cacciata delle autorità locali.

Dopo la rivoluzione del febbraio 1917, i Soviet degli operai, soldati e contadini tornarono ad estendersi non solo come strumento rivendicativo ma anche come luogo d'intervento politico delle correnti socialiste, divenendo di fatto una sorta di contropotere per il governo provvisorio.Lenin durante un comizio I nuovi ministri cercarono la collaborazione e l'appoggio dei Soviet per pendere le decisioni, creando la cosiddetta "dualità di poteri", ma la questione della guerra e della terra li divise terribilmente.

Lenin ritenne che i contrasti tra governo provvisorio e Soviet non potessero che ostacolare la conquista del potere da parte degli operai e, nelle sue Tesi d'Aprile, assunse una posizione estrema e decisa, dichiarando che la rivoluzione doveva trasformarsi da borghese a proletaria: i Soviet dovevano impadronirsi del potere. I bolscevichi fondarono la loro strategia insurrezionale sull'egemonia di questa organizzazione alternativa al governo borghese.

Nell'ottobre 1917 i Soviet divennero i veri protagonisti della rivoluzione: il II° Congresso panrusso dei Soviet si proclamò depositario del potere statale e approvò i decreti sulla pace e sulla terra redatti da Lenin.

I Bolscevichi ed i rivoluzionari socialisti di sinistra ottennero una maggioranza nelle sedi dei congressi dei Soviet e formarono un governo di coalizione che durò fino al 1918.
I Soviet costituirono la gerarchia del nuovo ordinamento statale: dai Soviet di quartiere, dei villaggi, delle città, delle province e delle regioni (eletti dai cittadini), collegati al vertice nel Comitato Esecutivo Provvisorio(CEP), poi Comitato Centrale esecutivo dei Soviet, a quelli delle repubbliche, fino al Soviet Supremo (creato nel dicembre 1922), il massimo organo dell'Urss, costituito da due camere elettive (Soviet dell'Unione e Soviet delle Nazionalità) cui spettavano il potere legislativo e l'elezione del praesidium, del consiglio dei ministri, della corte suprema e del procuratore generale.

All’inizio i Soviet erano i comitati di sciopero che si formavano durante questi scioperi spontanei. Scoppiavano all’improvviso nelle grandi industrie, si estendevano da una fabbrica all’altra, raggiungevano rapidamente tutta una città, vaste regioni, e qualche volta l’intero paese: era quindi essenziale avere dei mezzi di comunicazione reciproca. Nelle fabbriche, i lavoratori tenevano continuamente delle riunioni. (…) Allora dei delegati venivano inviati alle altre fabbriche (…) Ma c’era una differenza fra i soviet ed i normali comitati di sciopero: la posta in gioco era questa volta di gran lunga superiore. Il problema era quello di spezzare la pressione insopportabile del dispotismo governativo, ed ognuno capiva che attraverso l’azione dei soviet la società intera sarebbe stata trasformata. Venivano discussi non soltanto quei problemi che riguardavano il lavoro di fabbrica, ma ogni altro problema politico e sociale. Su ogni cosa doveva essere presa una decisione, ed erano i soviet che, da soli, dovevano trovare la strada giusta per risolvere tutti i diversi problemi. (…) Quando l’intera vita sociale veniva in questo modo bloccata, quando il movimento di sciopero si impadroniva di tutta la città o di tutto il paese, i soviet si trovavano di fronte a nuovi compiti. Dovevano organizzare l’intera vita pubblica, controllare l’ordine e la sicurezza, curare i servizi indispensabili: diventavano così, di fatto, una specie di governo, dal momento che le loro decisioni erano seguite dagli operai” (Anton Pannekoek [1873-1960], socialista e astronomo olandese).

Il termine fu usato anche fuori dell'Unione Sovietica da alcuni movimenti marxisti-leninisti, come i rivoluzionari del partito comunista in Cina che auspicavano una “Repubblica sovietica cinese". I Soviet caddero gradualmente sotto il controllo del PCUS, che se ne servì quali organismi per la gestione del potere e l'organizzazione dello stato socialista.

Seth Gecko
00venerdì 1 settembre 2006 19:34
I SOVIET NELLA CONCEZIONE DEI MAKHNOVISTI
Compagni! Salutiamo la formazione del primo libero soviet di Guliai-Pole. In un'occasione simile, credo sia doveroso dare una breve indicazione della natura, dell'organizzazione e dell'importanza dei liberi soviet dei lavoratori costituitisi grazie all'iniziativa degli stessi lavoratori in questa nostra libera regione.

È necessario dire, anzitutto, che, al contrario dei soviet politici dei Bolscevichi, l'elemento caratteristico della vita sociale tra di noi è l'autogoverno dei lavoratori nelle questioni locali; questo è perfettamente coerente con l'organizzazione della lotta partigiana. I liberi soviet dei lavoratori rappresentano la solida realizzazione dei principi che sottostanno a tale autogoverno.

Liberi, poiché essi sono del tutto indipendenti da qualsiasi autorità centrale e sono inoltre eletti in totale indipendenza.

Soviet dei lavoratori, poiché essi sono fondati sulla base del lavoro condiviso e sono composti solo da lavoratori, operano secondo i loro desideri, servono soltanto i loro interessi e sono completamente liberi da ogni influenza politica.

Ogni soviet di tale tipo è esecutore della volontà dei lavoratori di quella località e delle loro organizzazioni.

I soviet altrove costituitisi dovranno collegarsi tra di loro, potranno creare organismi di autogoverno popolare e coordinare le loro attività al livello richiesto dalla loro competenza territoriale ed attività economiche.

La pubblicazione di una dichiarazione di principi, delle caratteristiche e dell'organizzazione dei liberi soviet da parte del Soviet Rivoluzionario Militare(1) rappresenta la costituzione adottata da queste organizzazioni.

È interessante notare che sin dalla sua nascita, l'idea dei liberi soviet viene accettata sempre di più e sempre più volentieri dalle masse, e si è diffusa rapidamente nelle regioni più distanti da Guliai-Pole.

Avendo istintivamente compreso la semplicità del sistema dei liberi soviet, i contadini hanno compiuto ogni sforzo per creare tali organismi. Una volta che il compito sarà terminato, i contadini diverranno indubbiamente i sostenitori più fedeli del sistema dei liberi soviet e crederanno senz'altro che si tratti di un fondamento sano che garantisce la costruzione di un'esistenza comune e libera.

Allo stesso tempo, tra le masse contadine inizia a farsi strada ed acquisisce maggior influenza l'apprezzamento della necessità dell'unione diretta tra i lavoratori delle città circostanti.

Citiamo l'esempio dell'appello dei contadini di Guliai-Pole: "Operaio, tendi la tua mano al contadino", appello che non è rimasto inascoltato: si diffonde, se ne discute ed è diventato una parola d'ordine nella nostra regione: stimola interesse tra i lavoratori delle città in cui è giunto. Inoltre, né l'accerchiamento da parte delle forze ostili, né la propaganda di altre scuole di pensiero hanno impedito il diffondersi dell'idea di un riavvicinamento tra gli operai ed i contadini.

La concezione dei liberi soviet dei lavoratori nasce dalla vita stessa. Questa forma transizionale di autogoverno porterà in pratica all'ordine non autoritario del futuro, basato sui principi della libertà illimitata, dell'uguaglianza totale e della solidarietà.

In altre parole, direi che la corrente libertaria avrà così trovato la sua vera espressione, quella giusta: l'azione sociale. La ricettività dei lavoratori è prova inconfutabile che tra i contadini vi è amore per la libertà, così come vi è quella irremovibile determinazione a svolgere ognuno la sua parte nella costruzione di una vita libera, indipendente ed ugualitaria.

In un contesto diverso, meno turbolento, quello stesso movimento avrebbe potuto prendere un'altra direzione, avrebbe potuto trovare la sua espressione nei modi più differenti e sarebbe anche stato perfettamente sano, originale e decisivo nel suo sviluppo. Infine, siamo portati a credere che esso avrebbe portato alla costruzione delle basi per una società veramente libera dei lavoratori.

Ma, nostro malgrado, si tratta per ora di sogni, poiché la dura realtà presenta tutta un'altra faccia. E in che cosa consiste esattamente?

Accade che anche adesso il nemico tradizionale del lavoro e della libertà - l'Autorità - sta facendo progressi in questa nostra regione. La motivazione di fondo degli sfruttatori che invadono la nostra regione (Bolscevichi e Denikinisti) consiste nella loro ferma determinazione di asserire il loro potere eliminando con la violenza la libertà di tutti gli altri, riducendo inoltre i lavoratori allo stato di oggetti inanimati.

Con tali metodi, tutti questi autoritari-statalisti annienteranno tutti gli sforzi e le conquiste dei lavoratori.

Nel caso dei Bolscevichi, la vita ed il lavoro del contadino dovrebbe sopportare il giogo della Ceka e del Sovnarkom [il soviet dei commissari del popolo], ovvero una banda di avventurieri, esperti nella doppiezza politica: le stesse persone che hanno abilmente ingannato i lavoratori e che hanno trasformato la rivoluzione sociale russa in una vaga effervescenza delle masse.

Nel secondo caso, il contadino dovrebbe sottomettersi al governo della frusta dei "signori" privilegiati che si nascondono dietro ufficiali in alta uniforme con sciabola e mostrine luccicanti.

I contadini non potrebbero e naturalmente non vorrebbero accettare una tale prospettiva, avendo assaggiato i frutti dell'albero della libertà. Proprio per questo motivo essi si sono insorti insieme per difendere i loro interessi così tanto negati. Sono insorti perché hanno rifiutato una volta per tutte lo sfruttamento statale della società, hanno rifiutato la rapina economica e l'arbitrio politico.

Faccio appello a tutti voi perché proteggiate l'ideale dei contadini di organizzarsi in liberi soviet dei lavoratori, così come proteggereste i vostri più cari poiché, come ho già detto, tali soviet assicurano al popolo l'autentico autogoverno dei lavoratori stessi e porteranno alla libertà vera, l'uguaglianza genuina e la solidarietà onesta.

Pertinax
00venerdì 1 settembre 2006 19:41
io sono per i soviet liberi dall'ingerenza del partito anche se bisogna ben precisare che il PCB non ha stritolato i soviet come invece fece di seguito il PCUS eliminando qualsiasi utilita effettiva e indipendenza propia dei Consigli dei Lavoratori, unica e vera alternativa al sistema istituzionale borghese e in definitiva la sola forma politica a cui dovrebbe aspirare ogni uomo che si definisca per la democrazia e l'effettvo governo del popolo

certo i machnovisti di ammantavano con la bandiera "dei liberi soviet" per coprire altre sporcacciate [SM=x751545]

[Modificato da Pertinax 01/09/2006 19.43]

Seth Gecko
00venerdì 1 settembre 2006 19:49
Re:

Scritto da: Pertinax 01/09/2006 19.41
io sono per i soviet liberi dall'ingerenza del partito anche se bisogna ben precisare che il PCB non ha stritolato i soviet come invece fece di seguito il PCUS eliminando qualsiasi utilita effettiva e indipendenza propia dei Consigli dei Lavoratori, unica e vera alternativa al sistema istituzionale borghese e in definitiva la sola forma politica a cui dovrebbe aspirare ogni uomo che si definisca per la democrazia e l'effettvo governo del popolo

certo i machnovisti di ammantavano con la bandiera "dei liberi soviet" per coprire altre sporcacciate [SM=x751545]

[Modificato da Pertinax 01/09/2006 19.43]




dopotutto erano ucraini e anarchici, non russi e comunisti [SM=x751524]
Pertinax
00venerdì 1 settembre 2006 20:05
il problema è che non erano comunisti ne pacifici
.Lev.
00lunedì 11 settembre 2006 16:47
anche gli ucraini non erano anarchici.
Pius Augustus
00lunedì 11 settembre 2006 16:51
Il fatto che non gradissero essere reincorporati dall'URSS non vi indica nulla? [SM=x751545]
se fossero statis troncati dagli occidentali sarebbero rimasti eroi per voi.
.Lev.
00lunedì 11 settembre 2006 18:25
l'ignoranza non è una scusante, soprattutto quando è ostentata.



Kronstad:Trotsky aveva ragione!
by di A. Kramer Monday, May. 24, 2004 at 9:43 PM mail:



Materiale inedito dagli archivi sovietici conferma la correttezza della posizione dei bolscevichi

Per molti anni la stampa capitalista, eruditi professori e analisti borghesi hanno parlato dei “segreti negli archivi sovietici”. Si speculava molto dei “terribili segreti del regime comunista” che alla fine avrebbero confermato il “carattere maligno” del comunismo.

Dopo gli eventi degli ultimi anni ottanta e primi anni novanta, gli storici finalmente hanno potuto accedere agli archivi sovietici. Ci si aspetterebbe un flusso ininterrotto di fatti terribili. In realtà i risultati per gli storici borghesi sono stati veramente deludenti. Ovviamente hanno trovato un gran numero di prove che confermano i terribili crimini dello stalinismo. Ma noi non abbiamo mai avuto dubbi su questo. Trotskij e i suoi sostenitori condannarono questi crimini molto prima che qualsiasi archivio fosse accessibile. I sostenitori di Trotskij nell’Unione Sovietica negli anni venti e trenta si sono fatto esperienza personalmente di quei crimini poiché furono i primi a pagare le conseguenze della degenerazione stalinista. Migliaia di loro morirono per mano degli scagnozzi di Stalin.

Quello che gli storici borghesi speravano di trovare era una quantità di prove che essi potevano usare per dimostrare che non c’era differenza tra lo stalinismo e il regime sano di Lenin e Trotskij nel primo periodo dopo la rivoluzione. Ma hanno incontrato seri problemi nel rintracciare documenti che potessero essere usati per screditare i leader della rivoluzione russa, Lenin e Trotskij. La cosa più difficile da trovare prima erano i documenti riguardanti i leaders dell’opposizione di sinistra. Ora è chiaro a qualsiasi storico il perché. Gli archivi mostrano che questi leaders ebbero un ruolo fondamentale nella rivoluzione russa e nell’instaurazione dello stato sovietico. Durante gli ultimi dieci anni sono state pubblicate parecchie interessanti notizie sui momenti critici della rivoluzione russa. Tra questi ci sono due libri che parlano dei più tragici atti della rivoluzione russa: la cosiddetta rivolta di Kronstadt.

Non è necessario descrivere ora tutti i dettagli di questo avvenimento conosciuto ai più. All’inizio di marzo del 1921, in uno dei periodi più critici dell’esistenza della repubblica sovietica, nella base navale di Kronstadt, vicino Pietrogrado, ci fu un tentativo di golpe militare ai danni del governo sovietico. Il momento critico che l’Unione Sovietica stava attraversando in quel momento obbligò Lenin e Trotskij a risolvere tempestivamente la questione. Dopo aver rifiutato l’ultimatum del governo alla capitolazione, Kronstadt fu invasa e catturata in un secondo attacco. I leaders ribelli fuggirono in Finlandia.

Alla fine degli anni trenta un gruppo di ex trotskisti, incluso Victor Serge, Max Eastman, Souvarine e qualche altro, attaccarono Trotskij per il suo comportamento durante la ribellione. (Ciò facendo Serge contraddisse il suo stesso punto di vista espresso durante la ribellione). Descrissero gli eventi di Kronstadt come la ribellione dei lavoratori e dei marinai contro la “dittatura bolscevica”, e videro l’annientamento dei ribelli come il primo passo verso lo stalinismo. Da allora, questa critica fu ripresa da altri ideologi e propagandisti anticomunisti. Trotskij rispose a queste persone nel suo articolo “Grido d’allarme su Kronstadt” dove analizzò la natura piccolo-borghese del golpe.

Non c’è bisogno di ripetere le ragioni di Trotskij, ognuno (che conosca l’inglese) può leggere l’articolo. Quel che io voglio fare qui è mettere in risalto alcune delle nuove informazioni pubblicate in questi recenti documenti, una vera e propria raccolta di materiale su Kronstadt.

Il primo libro è stato pubblicato con uno strano titolo: “Trotskij sconosciuto: il Bonaparte rosso”. Questo cerca di descrivere Trotskij durante la guerra civile russa. Il secondo libro: “Kronstadt 1921” è una raccolta di documenti sulla rivolta di Kronstadt. È importante far notare che nessuno dei due libri è stato scritto da un simpatizzante bolscevico. L’immagine popolare che i critici antibolscevichi cercano di dipingere è che c’era simpatia verso i ribelli da parte dell’Armata Rossa. Sono state fatte molte speculazioni sul fatto che molti soldati rifiutarono di prender parte all’attacco per ragioni politiche e ci sono anche voci di diserzioni avvenute tra i soldati con molti di questi che passarono tra le fila dei ribelli. Questo è tuttavia un mito. Quel che veramente successe era molto diverso. Ci fu un solo caso in cui una unità passò dalla parte di coloro che difendevano Kronstadt. Questo durante il primo attacco che fu senza successo.Fu un battaglione della 561° Reggimento dell’Armata Rossa. Questo reggimento era stato formato raccogliendo ex prigionieri delle guardie bianche di Wrangel e Denikin e dell’anarchico Machno. È ben noto che durante la guerra civile in Russia alcune compagnie di origine contadina cambiavano spesso parte della barricata come conseguenza delle sconfitte militari.

Anche un battaglione della 236° reggimento di fanteria che si rifiutò di andare all’attacco. La loro posizione era: “Noi non andremo sul ghiaccio”, “torneremo ai nostri villaggi”. Queste compagnie contadine erano terrorizzate dall’idea di dover attaccare sul ghiaccio questa grandiosa fortezza difesa da navi da guerra. Ci sono pervenuti altri rapporti riguardo al rifiuto di eseguire ordini da parte di diverse compagnie, ma in tutti questi casi le cause erano in realtà la scarsa qualità di cibo e vestiti, la cattiva qualità dell’equipaggiamento mimetico. Non furono date ragioni politiche. Questo è facilmente comprensibile se ricordiamo come il regime sovietico ereditò una economia di vecchio stampo, e soprattutto, sia stato obbligato ad utilizzare le sue scarse risorse per difendersi dagli attacchi delle guardie bianche appoggiate dagli imperialisti che cercavano di schiacciare la rivoluzione.

Anche la situazione all’interno di Kronstadt è diversa dal mito. Non c’era una massa convinta di soldati che appoggiavano fermamente la ribellione. Perfino gli storici borghesi come Krasnov ha dovuto riconoscere questo. Dentro Kronstadt c’erano scontri tra i vecchi marinai rivoluzionari e le nuove reclute che venivano dalla campagna e dalle famiglie piccolo borghesi. Ciò può essere confermato dal fatto che alcune navi dichiararono la loro neutralità, mentre altre si mossero contro i ribelli. Vale la pena citare alcune delle frasi dell’equipaggio di diverse navi, tra cui i cacciamine “Ura”, “Orfei”, e “Pobeditel”: “Gli uomini della guardie bianche che guidano i ribelli possono fare molti danni alla repubblica, e potrebbero non avere esitazioni nel bombardare Pietrogrado”.

La stessa situazione si trova dietro le linee di battaglia dei ribelli. Da un rapporto di intelligence della 7° armata apprendiamo che parecchi marinai ribelli e soldati volevano passare dalla parte dei bolscevichi, ma avevano paura dei loro comandanti.

Comunque, il colpo finale alla mitologia antibolscevica costruita attorno a Kronstadt deve ancora arrivare. Secondo documenti pubblicati in questi due nuovi libri emergono nuovi fatti su quel che successe nella città intorno Kronstadt. Durante l’attacco, i lavoratori della città si mossero contro i ribelli e liberarono la città anche prima che le forza principali dell’armata rossa arrivassero. Quindi in realtà quel che successe non fu una ribellione dei lavoratori e dei marinai contro il bolscevismo, ma un’insurrezione dei lavoratori e dei marinai contro i “ribelli”!

Nei proclami dei marinai di Kronstadt vediamo le parole che si riferiscono “agli uomini delle guardie bianche che stanno guidando i ribelli”. Queste non sono mere parole. Il vero comando dei ribelli era concentrato non nel soviet di Kronstadt, come qualche ingenuo potrebbe pensare, ma nel cosiddetto “Consiglio per la difesa della fortezza di Kronstadt”. Uno dei suoi leaders era l’ammiraglio S.H.Dmitriev (che fu ucciso per esecuzione dopo la caduta della fortezza), l’altro era il generale A.H. Koslowsky, che scappò in Finlandia. Entrambi questi alti ufficiali erano molto lontani dall’avere una qualche simpatia per il socialismo “con i bolscevichi” o “senza bolscevichi”.

Si parla molto anche di S.M.Petrechenko, il marinaio e leader anti-bolscevico. Quel che è davvero interessante notare è che nel 1927 quest’uomo fu assunto dalla GPU di Stalin e fu uno dei suoi agenti fino al 1944 quando fu arrestato dalle autorità della Finlandia. L’anno dopo morì in un campo di concentramento finlandese.

Quindi, la vera storia è che i lavoratori e i marinai di Kronstadt capirono realmente la vera natura di questi ribelli molto meglio di qualunque intellettuale che ha cercato in seguito di costruire il mito di Kronstadt. Lo stesso può essere detto delle forze controrivoluzionarie che operavano a Kronstadt. L’ex primo ministro zarista e ministro delle finanze e, una volta emigrato, direttore della Banca di Russia a Parigi, Kokovzev, trasferì 225000 franchi ai ribelli di Kronstadt. La banca russoasiatica trasferì 200000 franchi. Il primo ministro francese, Briand, durante l’incontro con l’ex ambasciatore del governo Kerendsky, Malachov, promise “qualunque aiuto che fosse necessario a Kronstadt”.

Come spiegò Trotskij, la cosiddetta ribellione di Kronstadt non fu il primo movimento anti bolscevico piccolo borghese che avvenne durante la guerra civile e la rivoluzione. C’erano molti altri movimenti che portavano la gente a declamare slogan come “Soviet senza bolscevichi”, ecc. Di questi movimenti ce ne erano in certe fabbriche negli Urali e tra i cosacchi. Ma da queste esperienze possiamo chiaramente vedere che in queste condizioni di guerra di classe dove non è possibile alcun compromesso questo tipo di slogan porta direttamente nel campo della reazione medievale e nella barbarie. Non può esistere una rivoluzione senza un partito rivoluzionario. Ancora, i comuni lavoratori e soldati russi del tempo capirono questo molto bene. Lo capirono molto meglio di alcune persone di oggi, tra cui anche qualche esponente della sinistra.

Il fatto è che molti membri degli anarchici, menscevichi, socialisti rivoluzionari ed altri partiti che parteciparono ai Soviet con i bolscevichi, ma non senza di loro. C’era una grossa differenza tra la base di questi partiti e i loro dirigenti che erano di sentimenti antibolscevichi. Nei primi anni venti le autorità locali dei Soviet in alcune aree ebree dell’Ucraina furono arruolati tutti tra i membri del Bund. Molti anarchici presero parte alla rivoluzione e alla guerra civile dalla parte dei bolscevichi contro la reazione dei Bianchi. Inoltre cooperarono col nuovo potere fino alla nascita dello stalinismo. Oggi, quei coraggiosi sono considerate dai moderni anarchici dei traditori. Certa gente non impara mai!

Non abbiamo nulla da temere dalla pubblicazione di altro materiale degli archivi sovietici. Speriamo che nei prossimi anni siano trovati documenti che parlano delle lotte gloriose del proletariato russo. Ci daranno sicuramente ulteriori informazioni sulle tradizioni rivoluzionarie dei lavoratori russi.

Dicembre 2003

Appendice: Ted Grant su Kronstadt
Prima che molto del materiale degli Archivi Sovietici fosse accessibile, Ted Grant pubblicò il suo libro “Russia dalla rivoluzione alla controrivoluzione” (1997) Quello che scrisse su Kronstadt è confermato da quello che A. Kramer scrive nel suo articolo: Citiamo dalla prima parte del libro, (pagine 83-85).

Quando si ammutinò la guarnigione navale di Kronstadt la situazione diventò gravissima. Molte falsificazioni sono state scritte su questo episodio, che è stato praticamente trasformato in una leggenda. Lo scopo, come sempre, è screditare Lenin e Trotskij e dimostrare che bolscevismo e stalinismo sono la stessa cosa. È interessante notare che il clamore per Kronstadt unisce gli avversari borghesi e socialdemocratici agli anarchici ed agli estremisti, ma queste accuse non hanno niente a che vedere con la verità.

La prima menzogna è quella di identificare gli ammutinati di Kronstadt del 1921 con gli eroici marinai rossi del 1917. Non avevano nulla in comune. Nel 1917 i marinai di Kronstadt erano operai e bolscevichi. Giocarono un ruolo vitale nella Rivoluzione d’Ottobre, insieme agli operai della vicina Pietrogrado. Ma nella guerra civile quasi tutti i marinai di Kronstadt partirono per combattere come volontari nell’Armata Rossa.

Furono disseminati nei diversi fronti, dai quali la maggior parte non tornò più. La guarnigione di Kronstadt nel 1921 era composta invece per la maggior parte di reclute contadine inesperte provenienti dalla Flotta del Mar Nero. Basta uno sguardo ai cognomi degli ammutinati per vedere che erano quasi tutti ucraini, a differenza di prima.

Un’altra menzogna riguarda il ruolo di Trotskij nei fatti di Kronstadt. Per la verità egli non ebbe un ruolo diretto, sebbene in quanto Commissario della Guerra e membro del governo sovietico accettasse pienamente la responsabilità politica di questa e di tutte le altre azioni del governo. La presa della fortezza da parte degli ammutinati mise lo Stato sovietico in estremo pericolo, essendosi appena conclusa una guerra civile sanguinosa. È vero che le trattative con la guarnigione furono gestite in modo maldestro dalla delegazione bolscevica capeggiata da Kalinin, che infiammò una situazione già grave, ma una volta che gli insorti si furono impossessati della base navale più importante della Russia, non c’era margine per un compromesso.

Il timore principale era che la Gran Bretagna e la Francia mandassero le loro flotte ad occupare Kronstadt, utilizzando l’ammutinamento come pretesto. Questo avrebbe messo Pietrogrado alla loro mercé, dato che chi avesse comandato a Kronstadt avrebbe controllato anche Pietrogrado. L’unico esito possibile era la controrivoluzione capitalista. Che ci fossero elementi controrivoluzionari era dimostrato dallo slogan “Soviet senza bolscevichi”. Ai bolscevichi rimase una sola opzione: riprendere la fortezza con la forza. Questi avvenimenti si verificarono durante il X Congresso del Partito, che sospese i suoi lavori per consentire ai delegati di partecipare all’attacco. Va notato che all’attacco si unirono anche i membri dell’Opposizione Operaia, una tendenza semi anarcosindacalista presente al congresso. Questo smaschera ancora un’altra bugia, quella che tenta di stabilire una qualche identità fra Kronstadt, l’anarchismo e l’Opposizione Operaia, tre cose che non hanno assolutamente nulla in comune.

Victor Serge, che aveva molte simpatie per l’anarchismo, si opponeva implacabilmente agli ammutinati di Kronstadt, come dimostra questo passaggio:

La controrivoluzione popolare tradusse la richiesta di soviet liberamente eletti in una di “soviet senza i comunisti”. Se fosse caduta la dittatura bolscevica, sarebbe bastato un nulla per arrivare al caos e, attraverso il caos, ad un’insurrezione contadina, al massacro dei comunisti, al ritorno della borghesia riparata all’estero e, infine, per la forza degli avvenimenti, ad un’altra dittatura, questa volta antiproletaria. Dispacci da Stoccolma e Tallin testimoniavano che gli emigrati avevano in mente proprio questa prospettiva; dispacci che, a proposito, rafforzarono la determinazione dei dirigenti bolscevichi di sottomettere Kronstadt rapidamente ed a qualunque costo. Non ragionavamo in astratto; sapevamo che solo nella Russia europea c’erano almeno cinquanta centri di insurrezione contadina. A sud di Mosca, nella regione di Tambov, l’insegnante socialrivoluzionario di destra Antonov, che proclamava l’abolizione del sistema sovietico e il ripristino dell’Assemblea Costituente, comandava un esercito contadino ottimamente organizzato, che contava diverse decine di migliaia di soldati. Egli aveva condotto trattative coi Bianchi (Tuchacevskij sconfisse questa Vandea intorno alla metà del 1921). (V. Serge, Memoirs of a Revolutionary, 1901-1941, pagg. 128-9)



www.marxismo.net

Pius Augustus
00lunedì 11 settembre 2006 18:36
Ehm,scusa per l'ignoranza (ostentata),ma cosa centra questo indubbiamente imparziale articolo?(è curioso che postiate sempre e solo testi comunisti).

[Modificato da Pius Augustus 11/09/2006 18.37]

.Lev.
00lunedì 11 settembre 2006 18:43
bhe è stato il primo testo che ho trovato sull'argomento, figurati è della corrente di falcemartello, non certo la mia. l'articolo è imparziale mi pare evidente si parla di fatti e non di mitologia e c'entra con la discussione come il cacio su maccheroni, visto che Kronstad è in Ucraina!...
Pius Augustus
00lunedì 11 settembre 2006 18:46
Re:

Scritto da: .Lev. 11/09/2006 18.43
bhe è stato il primo testo che ho trovato sull'argomento, figurati è della corrente di falcemartello, non certo la mia. l'articolo è imparziale mi pare evidente si parla di fatti e non di mitologia e c'entra con la discussione come il cacio su maccheroni, visto che Kronstad è in Ucraina!...



In Ucraina? ma non è sul glfo di finlandia?
.Lev.
00lunedì 11 settembre 2006 18:56
non hai capito la metafora, i marinai di Kronstad erano per lo più ucraini e sostenevano il programma di makhno
Pius Augustus
00lunedì 11 settembre 2006 20:24
Re:

Scritto da: .Lev. 11/09/2006 18.56
non hai capito la metafora, i marinai di Kronstad erano per lo più ucraini e sostenevano il programma di makhno



No,hai ragione,non avevo colto la metafora.Succede,del resto avevi detto "visto che Kronstad è in Ucraina!..."

Piuttosto non vedo ancora la connessione con quello che io sostengo ne la veridicità dell'articolo.
Anche ammesso che le idee anarchiche non fossero del tutto veritiere negli ucraini e che la presa di pietrogrado avrebbe causato la caduta della russia(tutte cose da vedersi) ciò non cambia il fatto che i bolscevichi con la scusa di minacce dall'estero si annessero semplicemente l'Ucraina che era felicemente indipendente come qualiasi potenza imperialista.
.Lev.
00lunedì 11 settembre 2006 20:51
i bolscevichi non annessero nulla, fu siglata la pace a Brest Litovsk...
Pius Augustus
00lunedì 11 settembre 2006 20:58
Re:

Scritto da: .Lev. 11/09/2006 20.51
i bolscevichi non annessero nulla, fu siglata la pace a Brest Litovsk...



che prevedeva la cessione dell'ucraina alla germania.I russi se la ripresero.
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