VIOLANTE RISPONDE A CASELLI, OVVERO: "NON FACCIAMOCI DEL MALE"

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INES TABUSSO
00mercoledì 10 agosto 2005 01:16

QUEL "filo comune tra destra e sinistra" DI CUI PARLAVA IERI GIAN CARLO CASELLI,
A LUCIANO VIOLANTE NON E' PIACIUTO.
SE AVETE GIA' LETTO L'ARTICOLO CHE CI HA MANDATO MARCO, SAPETE ANCHE CHE
VIOLANTE OGGI, NELLA SUA RISPOSTA A CASELLI, TENTA DI TRATTARCI TUTTI DA
SMEMORATI.
SI SA, LA SPERANZA E' L'ULTIMA A MORIRE, E MOLTI EFFETTIVAMENTE SPERAVANO
IN UN "RAVVEDIMENTO OPEROSO" DELL'ATTUALE OPPOSIZIONE, DOPO GLI EXPLOITS
DELLA SCORSA LEGISLATURA. MA, PURTROPPO, CERTE DICHIARAZIONI RILASCIATE QUA
E LA' NON LASCIANO BEN SPERARE.
DOPO L'INTERVISTA A VIOLANTE DI ALESSANDRO TROCINO, PUBBLICATA DAL CORRIERE,
VI CONSIGLIAMO DI RILEGGERE "Sgarbi & Cicoria", DI MARCO, SULL'UNITA' DEL
23 LUGLIO. QUI INSERIAMO LA CONSEGUENTE LETTERA DI PROTESTA ALL'UNITA' DELL'ON.
CALVI, CHE SI DICHIARA "SORPRESO ASSAI NEGATIVAMENTE" DAL BANANAS DI MARCO,
CONFERMANDO PERO' QUELLO CHE MARCO AVEVA DETTO (STRANA FORMA DI SMENTITA
CONFIRMATORIA).
DI SEGUITO UNA PICCOLA ANTOLOGIA DI AFFERMAZIONI DI RAPPRESENTANTI DELL'OPPOSIZIONE
E DELLA MAGGIORANZA, TUTTE SUCCESSIVE AL 2001, CHE INVECE HANNO LASCIATO
"ASSAI NEGATIVAMENTE SORPRESI" NOI.
INFINE, SEMPRE IN TEMA, UN INCREDIBILE STRALCIO DA UN VECCHIO NUMERO DI "MICROMEGA":



CORRIERE DELLA SERA
9 AGOSTO 2005

Violante gela Caselli: sbagli, non siamo come il premier
«Non puoi mettere sullo stesso piano chi fa leggi ad personam e l?Unione
che le combatte»

MILANO - «Caselli sbaglia». Parola di Luciano Violante. È insolito sentire
pronunciare un giudizio così netto dal presidente dei deputati dei Ds. Se
non altro perché per anni Gian Carlo Caselli e Luciano Violante sono stati
considerati due facce della stessa medaglia, uniti dagli studi dai salesiani,
dall?amicizia, ma anche da un sentire comune. Ma l?intervista rilasciata
al Corriere della Sera dal procuratore generale di Palermo non è piaciuta
per nulla a Violante. Soprattutto nella parte in cui spiegava che «c?è un
filo comune tra destra e sinistra» e cioè «il non gradire che il re appaia
nudo». Perché «quando le inchieste giudiziarie portano alla luce "troppa
corruzione" o "troppa collusione", allora è la politica nel suo insieme che
reagisce e finisce per non accettare quelle inchieste». «Credo che quello
di Caselli sia un giudizio sbagliato», spiega senza mezzi termini Violante.
Che poi concede una clausola di stile e di stima per il vecchio amico: «Fermo
restando l?apprezzamento e la stima nei confronti di Caselli per quello che
ha fatto e quello che sta facendo». Detto questo, continua Violante, «contesto
che si metta sullo stesso piano chi ha stravolto l?ordinamento giudiziario
e chi si è schierato in sua difesa, chi ha fatto leggi ad personam e salva-Previti
e chi le ha combattute, chi si è battuto per ridurre l?indipendenza del Csm
e quanti invece si sono spesi in battaglie politiche serie in difesa delle
istituzioni giudiziarie». Ma non basta. Violante contesta alla base anche
un altro principio, quello «secondo il quale i magistrati non possano essere
mai criticati e vadano difesi a tutti i costi. Non è così». Perché, per esempio,
«laddove ci sono comportamenti criticabili - riflette Violante - anche da
parte di alcuni magistrati, vanno criticati». Ad esempio sulle intercettazioni:
«C?è stata o no una violazione del segreto d?indagine nella fuga di notizie
che sono state pubblicate dai giornali? Possibile che la magistratura non
riesca ad arrivare a chi consegna atti riservati ai mezzi di informazione?
E non sto censurando il comportamento dei giornali: quando hanno qualcosa
tra le mani i giornali la pubblicano e fanno bene».
Il no alle parole di Caselli è bipartisan. Per Sandro Bondi «l?intervista
desta preoccupazione e sconcerto per l?incredibile e demagogico tentativo
di gettare fango sull?intera classe politica italiana». Secondo il coordinatore
di Forza Italia, Caselli riapre «l?infausta logica dei teoremi, la stagione
tragica del giustizialismo». Il verde Paolo Cento premette che «la magistratura
deve pensare a perseguire i reati e non a invadere la politica». Ma d?altra
parte, aggiunge, «la politica deve permettere alla magistratura di fare il
suo lavoro». Di parere diverso è il presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro
Scanio: «La politica deve accettare di essere controllata, ma soprattutto
deve cercare di essere trasparente».
Al. T.



L'Unità
26 luglio 2005

Niente equivoci: riscriveremo la Castelli
Caro direttore,
sabato scorso ho letto sulle pagine del tuo giornale un articolo a firma
di Marco Travaglio che mi ha sorpreso assai negativamente. In esso si dice
che dopo aver aspettato angosciosamente per quattro anni che «il regime se
ne vada a casa per cancellare le vergogne e ripartire da zero», «chi verrà
dopo non vuol poi cancellare del tutto la riforma dell'ordinamento giudiziario».
Vengono citate dichiarazioni degli onorevoli Fanfani, Battisti, Cento, Buemi
e Pisapia ed infine si fa riferimento ad una mia dichiarazione nella quale
avrei affermato «nella Castelli ci sono spunti positivi. Le mie parole sono
tratte da una intervista resa al Corriere della Sera, nella quale, a pagina
17 dell'edizione dello scorso venerdì 22 luglio, in un articolo a firma di
Livia Michilli, ho osservato che «questa è una legge scritta da persone culturalmente
incapaci, ma ci sono alcuni spunti positivi come la temporaneità degli incarichi
direttivi o la tipizzazione del procedimento disciplinare, cose già proposte
da noi nel pacchetto Flick». La semplificazione operata da Travaglio travolge
la valutazione complessiva che da anni ho sempre dato in Senato del progetto
Castelli. Il mio pensiero è che dovremmo riscrivere integralmente, così come
del resto ci impone la Costituzione, la normativa sull'ordinamento giudiziario,
per cancellare la pseudo-riforma Castelli. Ovviamente, salvando quelle pochissime
parti che sono state e sono patrimonio della nostra riflessione giuridico
- politica e che nella scorsa legislatura portammo avanti con il ministro
Flick e sulle quali la magistratura è assolutamente concorde. Vorrei ricordare
che in Senato per tre lunghi anni abbiamo condotto un'opposizione serrata
contro questo progetto. Come sai, sono capogruppo presso la commissione Giustizia
di Palazzo Madama per i Democratici di Sinistra. Mi sono dunque trovato a
svolgere un ruolo decisamente non secondario in questa battaglia. Per questa
ragione non può non amareggiarmi questa semplificazione che travisa le mie
dichiarazioni, e soprattutto l'impegno politico e parlamentare di questi
anni. Infine, mi permetto di dare un suggerimento. Siamo entrati in un anno
decisivo per il Paese
e per il centrosinistra. Non è il caso quindi di continuare a farci del male
alimentando tra noi polemiche inutili e del tutto prive di fondamento.
sen. Guido Calvi

Prendiamo volentieri atto delle precisazioni del senatore Calvi, il cui impegno
parlamentare è fuori discussione. Riteniamo che su questioni così rilevanti
un "eccesso di chiarezza" non possa che fare bene.




"NON FATECI DEL MALE!"
(PICCOLA ANTOLOGIA):

"L'idea che una persona che ricopre la carica di presidente del Consiglio
[Andreotti ndr.] si metta a dar ordine di ammazzare mi sembra francamente
poco credibile, tanto più quando lo si condanna senza indicare chi sarebbero
gli esecutori materiali dell'omicidio... Ma non si tratta di entrare nel
merito della sentenza, non è compito di un politico. Dovere di un politico
è invece interrogarsi su come funziona la giustizia in Italia. Mi chiedo
se non sia tempo di mettere mano a misure che garantiscano meglio i cittadini.
Vede, queste vicende creano turbamento in molti".
(on. Piero Fassino, segretario DS, "la Repubblica", 19 novembre 2002)


"C'è un terreno comune con il centrosinistra. Per la prima volta la diagnosi
sulla gravità della situazione è condivisa da entrambi gli schieramenti.
Alcune decisioni gravi per la vita delle persone, come un arresto, devono
essere vagliate da chi ha più esperienza all'interno della linea gerarchica
della magistratura. Ci vuole che qualcuno con la matita rossa e blu possa
richiamare chi compie un atto giuridico aberrante".
(on. Carlo Giovanardi, UDC, ministro dei rapporti con il Parlamento, ibidem)


"Devo dire che Fassino l'ho apprezzato molto: era un po' quello che si aspettava
il presidente del Consiglio che aveva fatto un appello non individuale ma
generale alle forze del centrosinistra. Certamente, la disposizione che ha
dato Fassino mi sembra una molto positiva dimostrazione della consapevolezza
che anche le forze autorevoli dell'opposizione hanno compreso che una questione
su cui lavorare c'è".
(on. Franco Frattini, FI, ministro degli Esteri, ibidem)



"I nostri governi hanno varato la riforma costituzionale del giusto processo
e le riforme della giustizia civile. Abbiamo cominciato a cambiare il sistema.
Certo, soltanto cominciato: molte cose restano da fare, a partire da una
seria verifica del funzionamento del processo penale di tipo accusatorio.
Continuo a pensare che alcune delle ipotesi di riforma che discusse in Bicamerale
siano ancora attuali"
(on. Massimo D'Alema, DS, "la Repubblica", 20 Novembre 2002)



"E' difficile immaginare che su un tema così divaricante [la riforma dell'ordinamento
giudiziario, ndr] si possa arrivare a un'intesa bipartisan, specie alla vigilia
delle elezioni. E? certo però che la diplomazia sotterranea lavora da tempo,
e vede impegnati da una parte Fanfani e Fistarol, e dall'altra esponenti
del Polo come i forzisti Gaetano Pecorella e Peppino Gargani, e i sottosegretari
di An e Udc Alfredo Mantovano e Michele Vietti. Al termine dei colloqui,
gli sherpa di «Democrazia e libertà» hanno informato il loro leader che «su
alcune nostre proposte c?è una convergenza significativa». Perciò Rutelli
ha inserito nella sua relazione congressuale un capitolo dedicato alla
giustizia (...) Il cuore dell'offerta di mediazione sta nel capitolo sul
«controllo dell'attività dei magistrati», che racchiude i ragionamenti svolti
da Rutelli. Gli emendamenti da presentare alla Camera avranno come obiettivo
quello di creare dei Consigli giudiziari territoriali «integrati da avvocati
e da personalità locali di chiara fama», cui spetterà il compito di valutare
periodicamente il lavoro delle toghe. «E' quello che nelle imprese viene
definito un controllo di qualità», ha spiegato Fanfani ai dirigenti del partito:
«Saranno pareri periodici che verranno inviati al Csm, in modo da non ledere
il principio di autonomia dei magistrati. Ma e' chiaro che un controllo del
territorio consentirà ai cittadini di sentirsi più partecipi, e al Csm di
avere un quadro più completo». Per i «Dl» altro punto «indifferibile» è la
fine dell'avanzamento automatico di carriera, e soprattutto il divieto di
reintegro per i magistrati che abbiano svolto attività politica: 'E' un fatto
di libertà'".
(Francesco Verderami, Corriere della Sera, 2 marzo 2004)




"Non è pensabile che la carriera dei magistrati somigli a quella degli impiegati
statali anni Settanta, e che la loro progressione negli incarichi sia automatica.
Non è pensabile che possano intraprendere la strada della politica e tornare
poi in servizio come se nulla fosse. Non e' pensabile che un palazzo di giustizia
d'estate continui a rimaner chiuso per ferie due mesi".
(on. Francesco Rutelli, DL-Margherita, Corriere della Sera - Ansa, 2 marzo
2004)



"Francesco arriva ora su temi che noi discutiamo da tempo. Con la Cdl si
può collaborare".
(Titolo di un'intervista all'on. Anna Finocchiaro, responsabile giustizia
DS, Corriere della Sera, 3 marzo 2004)



"Sono lucidamente speranzosa, mi pare che alla Camera il clima sia diverso
da quello registrato al Senato, la materia - sembra - non è più gestita con
la stessa autosufficienza dalla maggioranza. Naturalmente ho il dovere del
pessimismo, visti i precedenti, però penso che spazi di interlocuzione ci
siano ...il testo del Senato aveva un'impronta irragionevole. Oggi alla Camera
sembra possibile un approccio diverso, lo stesso Berlusconi ha dichiarato
che la riforma non è "contro nessuno".
(on. Anna Finocchiaro, responsabile giustizia DS, a proposito della riforma
dell'ordinamento giudiziario, Corriere della Sera, 3 marzo 2004)



"I complimenti arrivano dalla destra, dall'azzurro Bondi: "Basta aspettare,
e immancabilmente le proposte di Berlusconi finiscono per essere fatte proprie
dalla sinistra". Bondi difende anche il forzista del Csm Di Federico che
ha definito "maiali" i magistrati".
("la Repubblica", 3 marzo 2004)



"La realtà è che certi magistrati usano la carcerazione preventiva per ottenere
confessioni. Nel centrosinistra certi argomenti sono ancora tabù. Ed è uno
sbaglio enorme. Certo che non si può insultare i giudici come fanno nella
CdL, ma non possiamo lasciare alla destra il garantismo. Prenda la separazione
delle carriere dei magistrati: c'è negli Usa, in Francia, in altri Paesi
democratici e civili. E funziona. Eppure nel nostro schieramento è un argomento
intoccabile. Ma la cultura liberale che è nell'Ulivo offre questa situazione
irrazionale".
(sen. Alessandro Battisti, DL-Margherita, "AVVENIRE", 20 agosto 2004)



"Abbiamo introdotto il giusto processo nella Costituzione e l'ha fatto il
centrosinistra: giudice terzo e parità tra accusa e difesa. Si può essere
o meno d'accordo, ma dire separazione delle carriere non è un'offesa e oggi
secondo me ci sono le condizioni per farlo (...) carriere e concorsi separati
si, con la possibilità di fare dei passaggi ma solo dopo molti anni e con
un concorso: è un tema che il centrosinistra deve affrontare. Il problema
principale è il concorso iniziale: che siano uno o due non cambia molto.
Ma uno deve sapere che se comincia a fare il p.m. oggi, lo farà per molti
anni, che fa quella carriera e che potrà cambiare solo con un altro concorso
e dopo un certo numero di anni".
(sen. Alessandro Battisti, DL-Margherita, "EUROPA", settembre 2004)



"IL SEN.BATTISTI FIRMA IL MANIFESTO-APPELLO DELL'UCPI
Si è aperta ieri a Polignano a Mare (Ba) la festa nazionale della Margherita,
dedicata quest'anno a "I giorni d'Europa". Uno dei primi dibattiti, nella
serata di ieri, ha avuto ad oggetto i temi della giustizia : una tavola
rotonda dal titolo "Dalla riforma dell'ordinamento giudiziario ad una giustizia
vera", cui hanno partecipato, oltre al presidente dell'Unione Randazzo,
i parlamentari Fanfani, Siniscalchi, Pecorella, Buemi, Dalla Chiesa, nonchè
il vicepresidente dell'ANM Martello. Ma il dato politico che ci sembra più
significativo è la firma, proprio a Polignano, del nostro manifesto - appello
sulla separazione delle carriere da parte del sen. Alessandro Battisti -
esponente di primo piano della Margherita - il quale nei giorni scorsi, come
si ricorderà, aveva rilasciato una intervista in cui si dichiarava, possiamo
dire apertamente, a favore della separazione. E' una adesione importante,
perchè oltre all'autorevolezza dell'esponente politico si tratta anche della
prima firma che proviene dal partito della Margherita. L'auspicio, naturalmente,
è che la firma del sen. Battisti non significhi soltanto una semplice, seppur
importante, opinione personale, ma stia ad indicare una nuova valutazione
politica sul tema oggetto del nostro manifesto-appello da parte del partito
che egli rappresenta. Infine, in coda al dibattito, impeccabilmente organizzata
da Dino Iannone, riuscita riunione dei presidenti delle Camere Penali pugliesi
- com'è ovvio con un quid di interesse in più per il prossimo Congresso di
Bari - con il presidente dell'Unione".
(Dal sito web dell'Unione Camere Penali, 11 Settembre 2004)



"Sono contrario [allo sciopero dei magistrati] perché la magistratura è un
potere dello Stato. Dovrebbero lavorare lo stesso e poi devolvere la retribuzionein
un fondo per il funzionamento della giustizia".
(on. Luciano Violante, Ds, "la Repubblica", 28 settembre 2004)



"Sarebbe utile la fine di un certo protagonismo. I cittadini non vogliono
magistrati che esternano, chiedono professionisti discreti, che garantiscano
imparzialità e celerità nelle decisioni. Nessuno vuole magistrati da "Grande
fratello". La lentezza e l'inaffidabilità della macchina giudiziaria sono
sotto gli occhi di tutti".
(Francesco Rutelli, Corriere della Sera, 8 novembre 2004)



"Il 2 dicembre scorso, Libertà e Giustizia mi ha invitato ad un incontro
con Massimo D'Alema, chiedendomi di porgli una domanda sulla giustizia.
Eravamo nello Spazio Krizia di Milano, c'erano trecento persone almeno (forse
più). Gli ho chiesto, dopo un garbato preambolo (nessun riferimento alla
Bicamerale), se l'attuale coalizione di opposizione intendesse proporre la
cancellazione delle leggi vergogna. Un intellettuale presente gli ha chiesto
se ritenesse che l'attuale situazione politica legittimasse l'uso del termine
"regime"; se no, gli chiedeva, quando sarebbe possibile parlare di regime?.
D'Alema, elegantemente come sempre, ha risposto di ritenere che non esista
regime in Italia, visto che è possibile chiedersi se "siamo in regime " .
Non ha spiegato se - come sembrava dalla sua risposta - egli pensi che si
possa parlare di regime, all'alba del terzo millennio, solo in presenza dei
carri armati in piazza e dei militari in Parlamento. Sulla giustizia, D'Alema
ha risposto di ritenere sbagliato un programma che parta dalla cancellazione
delle leggi di Berlusconi, il che semmai potrà avvenire alla fine di un percorso
di ricostruzione condiviso. E sbagliato sarebbe, egli ritiene, demonizzare
il Presidente del Consiglio e la sua corte (ndr.: "corte" è un termine usato
dallo scrivente, non da D'Alema).
(da una nota del dott. Armando Spataro, procuratore aggiunto presso il Tribunale
di Milano)



Se dovesse vincere le prossime elezioni politiche, l'Unione cancellera' le
leggi del governo Berlusconi?
"Credo che molte norme andrebbero cancellate ma considero un approccio sbagliato
porre la quesione in questi termini. Credo che proponendoci come forza che
vuole governare dovremo avere chiaro un pacchetto di proposte per costruire
piuttosto che partire dal principio di abrogare quello che c'e' altrimenti
finiremmo con il presentarci come opposizione piuttosto che come forza di
governo. Naturalmente quando si presentano delle proprie leggi di riforma
c'e' sempre una formula nella quale si precisa che la legge stessa abroga
le norme precedenti. Ma non dobbiamo dare l'idea di essere ancora opposizione.
Per esempio, una grande riforma della giustizia e' necessaria e dovremo farla
noi: non possiamo dare l'idea di essere una forza che vuole difendere lo
status quo"
(on. Massimo D'Alema, Ds, intervistato da Lidia Ravera, 22 aprile 2005)



Lo sciopero dei magistrati?
"Inutile"
La prospettiva del centrosinistra?
"Isolare le spinte giustizialiste...Se il centrosinistra si trovasse ad avere
responsabilita' di governo, la scelta piu' errata e controproducente sarebbe
quella di imporsi come priorita' la cancellazione delle leggi del centrodestra.
Vale anche per la giustizia"
(on. Giuliano Pisapia, responsabile giustizia Rifondazione Comunista, "Il
Riformista", 15 luglio 2005)



"In un rapporto di leale collaborazione tra i poteri dello Stato non dico
che non sia utile la valutazione del Csm su progetti di legge, ma in più
di una occasione abbiamo visto il Csm criticare provvedimenti del Parlamento.
Un conto è la collaborazione, altra cosa è entrare nella polemica politica
esasperando lo scontro tra poteri... Certi pareri del Csm possono essere
anche condivisi, ma esiste un problema di opportunità. Quando si arriva allo
scontro diventa più difficile trovare soluzioni equilibrate e utili. E poiché
la giustizia non è dei magistrati né degli avvocati ma dei cittadini che
ne usufruiscono, esprimere pareri è giusto ma per farlo gli operatori del
diritto hanno le loro associazioni di categoria che vengono sempre ascoltate
in Parlamento quando si discutono provvedimenti sulla giustizia. Sta a loro
e, ovviamente, all'opposizione in Parlamento, contrastare le riforme ritenute
controproducenti ...Anche Ciampi ha di recente richiamato il Csm e forse
nelle sue parole era implicita la richiesta di essere più coerente con l'
articolo 105 della Costituzione. Al Csm spettano assunzioni, assegnazioni,
trasferimenti, promozioni e provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati.
Il Csm si occupi di far sì che la giustizia funzioni per quelle che sono
le sue competenze".
(on. Giuliano Pisapia, responsabile giustizia Rifondazione Comunista, Corriere
della Sera, 19 luglio 2005)



"Credo che sia vero quello che Pisapia ha detto in modo forse troppo simbolico.
Il giustizialismo non c'entra nulla con la legalita'. Pensiamo agli anni
di Tangentopoli, alla gente che si e' messa a lanciare monetine verso persone
che neanche conosceva. Dietro quei gesti si nascondeva il risentimento verso
un potere ostile. Oggi, con gli angeli vendicatori non dobbiamo avere nulla
a che fare"
(on. Anna Finocchiaro, Ds, "Il Riformista", 19 luglio 2005)



"Non c'è dubbio che questa sia una riformicchia, ma, se una volta al governo
annullassimo tutto come dice qualcuno, faremmo una cosa sciocca".
(on. Giuseppe Fanfani, responsabile giustizia DL Margherita, Corriere della
Sera, 22 luglio 2005)


"Il principio di una più netta distinzione delle funzioni è giusto, se non
lo si trasforma in una specie di "fobia" dei pm".
(on. Maurizio Fistarol, responsabile giustizia DL Margherita, Corriere della
Sera, 22 luglio 2005)


"Io ho votato contro ma non è tutto da buttare. Penso che anche l'unicità
dell'azione penale può essere un fatto positivo".
(on. Gerardo Bianco, DL Margherita, Corriere della Sera, 22 luglio 2005)


"Questa è una legge scritta da persone culturalmente incapaci, ma ci sono
alcuni spunti positivi come la temporaneità degli incarichi direttivi o la
tipizzazione del procedimento disciplinare, cose già proposte da noi nel
"pacchetto Flick""
(sen. Guido Calvi, DS, Corriere della Sera, 22 luglio 2005)







Micromega n. 01/2002
Un magistrato di Mani Pulite e il direttore del Foglio, ex ministro portavoce
del Berlusconi I, confrontano le rispettive - e opposte - visioni della giustizia:
i politici devono davvero essere "ricattabili"? L'azione dei magistrati è
davvero criticabile per "moralismo"?

"Ferrara: ...il punto fondamentale non è che tu devi essere capace di ricattare,
è che tu devi essere ricattabile. Micromega: Vorrai dire che non devi essere
ricattabile? Ferrara: No. Devi essere ricattabile, per fare politica devi
stare dentro un sistema che ti accetta perché - proprio come diceva il ragazzo
dell'ufficio Iva di Pavia citato dal dottor Davigo - sei disponibile a fare
fronte, a essere compartecipe di un meccanismo comunitario e associativo
attraverso cui si selezionano le classi dirigenti. Ora, la politica italiana,
come tutta la politica europea di ieri, di oggi e di domani, non può perdere
del tutto questa caratteristica, e il giudice che decide del livello e la
soglia di tollerabilità di questi comportamenti è il corpo elettorale"
(GIULIANO FERRARA / PIERCAMILLO DAVIGO, "OBBEDIRE AI POTENTI?", Micromega
n. 01/2002, pag.140)


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