UNA PICCOLA OVRA (FURIO COLOMBO)

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INES TABUSSO
00venerdì 6 luglio 2007 23:32
L'UNITA'
6 luglio 2007
Una piccola Ovra
Furio Colombo

Il vasto limbo italiano delle notizie nate morte, ovvero deviate fin dall’inizio nel loro corso, come navicelle spaziali finite fuori orbita, si popola di nuovi reperti di momento in momento. In questo luglio del 2007 dominano sui quotidiani - e sfrecciano per pochi secondi nella rapidissima scarica di notizie sparate senza la minima nota di spiegazione o ambientazione dai telegiornali - notizie come «il Consiglio Superiore della Magistratura pubblica un elenco di decine di magistrati spiati in modo sistematico, istituzionale dal Sismi, non da suoi organi o cellule deviate».

Notare le parole «sistematico», «istituzionale» e «non deviato». Il soggetto è il Sismi, l’organo di spionaggio militare. Ne era a capo il generale Pollari, che però, dopo la sua sostituzione da parte del governo dell’Ulivo, pur essendo indagato dalla magistratura (procura di Milano) per altri fatti rilevanti (rapimento illegale dell’Imam della moschea di Milano Abu Omar, poi consegnato ad agenti della Cia, rinchiuso in una prigione egiziana, interrogato e torturato per oltre un anno perché sospetto di terrorismo) è stato nominato consigliere di Stato. Inoltre sulla vicenda, e come modo per bloccare le indagini dei giudici di Milano, il governo dell’Ulivo ha posto (o confermato, non è chiaro) il segreto di Stato.

Perché non è chiaro? Ecco di nuovo una vicenda, attuale, drammatica, che riguarda il giornalismo, non la politica. O meglio: diventa un grave caso politico a causa del silenzio o della citazione elusiva, distorta e deliberatamente priva di approfondimento e di spiegazione di molto giornalismo. Il segreto di Stato che impedisce la continuazione dell’inchiesta della magistratura di Milano di Abu Omar era stato imposto da Berlusconi? A quanto pare nessuno lo ha chiesto e siamo arrivati all’incredibile: il segreto sul segreto.

Ma a questo punto può essere utile una ricostruzione degli eventi. Primo. Solo due giornalisti, un solo quotidiano (D’Avanzo, Bonini, La Repubblica), nessuna televisione hanno investigato, chiarito, messo a fuoco e collocato nel contesto politico, l’attività presumibilmente illegale del Sismi, organo di difesa del Paese, piegato allo spionaggio interno di un potere (giudiziario) dello Stato.

Secondo. Il giornalismo italiano ha usato in modo rapido e generico due fonti, in due diverse occasioni. Una è stata offerta dalle carte processuali del giudice Spataro (procura di Milano). Da esse risultava lo spionaggio sistematico ma «personale e privato» del funzionario del Sismi Pio Pompa (lo stesso di cui è stata trovata la lettera che offre prostrata fedeltà all'allora primo ministro Berlusconi) a carico dei giornalisti (fra cui Paolo Serventi Longhi, segretario della Federazione della Stampa, e l’autore di questo articolo, dunque due persone del tutto senza potere e politicamente note solo perché non amichevoli verso il governo Berlusconi).

L’altra occasione, come abbiamo detto, è stata ieri rappresentata da un atto formale del Consiglio Superiore della Magistratura (l’organo presieduto dal capo dello Stato). Dice: «I giudici italiani sono stati spiati per cinque anni». E precisa, oltre ai molti nomi di giudici - alcuni illustri avversari della mafia e del terrorismo - anche il fatto che in questa attività non c’era nulla di deviato. Il Csm, dunque, ci fa sapere che si trattava di attività «sistematica» e «istituzionale».

Il giornalista e commentatore Augusto Minzolini, nota voce di area berlusconiana ma anche di fulminante qualità professionale, nota il problema e immediatamente (5 luglio, La Stampa) descrive nel suo editoriale «un impazzimento generale in Italia». Minzolini si rende conto che accuse gravissime potrebbero scuotere il Paese e si affretta a suggerire: non prestate troppa attenzione a denunce come questa. Si tratta della solita vicenda italiana: la guerra di tutti contro tutti.

Terzo. Qual è l’accusa gravissima che Minzolini, cogliendo lo stato di disordine delle comunicazioni, intende spingere via dal cielo offuscato delle notizie italiane? È il nesso fra spionaggio dei giornalisti e spionaggio dei giudici. È l’elenco dei nomi, che non si riferisce a funzioni o gradi, ma alla aperta posizione morale e politica di antagonismo a Berlusconi (dunque la sicurezza del Paese non è mai in questione ma lo è l’immagine del presidente del Consiglio, a cura dello spionaggio militare). E c’è la autorevole certificazione, da parte del Csm, che si tratta di spionaggio sistematico, non una tantum, di una attività regolare, non di un ramo deviato. E dunque è in discussione la guida e la responsabilità del Gen. Pollari, allora capo del Sismi e oggi consigliere di Stato, e non (non solo) di quel Pio Pompa, oggi addetto alla selezione di nuovi agenti, ma di cui ci parlano, per il periodo in questione, come di un personaggio avventuroso, stravagante e incline a iniziative personali.

Quarto. Già, ma qual è il periodo in questione? Sono tutti e cinque gli anni del governo Berlusconi. È il periodo che noi, in questo giornale, con buon istinto, avevamo definito “regime”. Cinque anni di spionaggio sistematico per conto di Silvio Berlusconi. Nell’Italia di Previti e Dell’Utri erano nel mirino del servizievole servizio di spionaggio militare magistrati e giornalisti. Perché? Perché ritenuti ostili al regime. Nota per gli interessati al problema: calcolare il costo. Il costo per la protezione di Berlusconi. Da chi? Da che cosa? Da normali processi della regolare autorità giudiziaria del Paese. E da normali articoli su quei processi da pubblicarsi sulla stampa libera (non moltissima) del Paese.

Due tremende conclusioni. Senza un giornalismo complice o cieco o - diciamo - molto prudente, Berlusconi non avrebbe potuto scostarsi così tanto dalla democrazia. E anche: l’uomo e il governo che hanno fatto, senza pensarci due volte, simili danni, montando una piccola Ovra, ci danno notizie su come hanno lavorato (e lavorato bene) a spaccare l’Italia.
furiocolombo@unita.it




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LA STAMPA
5/7/2007
Il gioco dei veleni
AUGUSTO MINZOLINI

L’immagine è quella di un Paese impazzito. Non bastava la destituzione
sbrigativa dell’ex comandante della Guardia di Finanza, generale Roberto
Speciale, che ha denunciato di aver subito delle pressioni dal viceministro
Vincenzo Visco per trasferire alcuni ufficiali della Guardia di Finanza. Né che
il presidente del Consiglio desse comunicazione del cambio al vertice della
polizia rispondendo ad un’interrogazione parlamentare. Ormai l’escalation su
contrasti e sgarbi istituzionali è infinita: ieri il Csm ha approvato all’
unanimità una risoluzione nella quale è scritto nero su bianco che il Sismi -
quello “ufficiale” non quello “deviato” - schedava, raccoglieva informazioni,
nei fatti, spiava, i magistrati che erano ritenuti scomodi per l’equilibrio
politico della scorsa legislatura, cioè il governo di centro-destra. E questo
quando le procure interessate alle gesta di Pio Pompa e soci, non hanno ancora
tirato le somme delle loro inchieste.

Siamo di fronte ad un’altra enormità che lascia a dir poco allibiti. Se,
infatti, l’accusa fosse fondata ci vorrebbero ben altri provvedimenti che non
la risoluzione del Csm. Se, invece, non fosse verificata, o comunque, si
ritenesse che non dovrebbe essere il Consiglio Superiore della magistratura ad
accertarlo, l’uscita dell’organismo di auto-governo della magistratura sarebbe
come minimo un atto destabilizzante dal punto di vista istituzionale: accusare
un corpo dello Stato di tramare contro un potere dello Stato non è roba da
poco.

Tanto più che per raggiungere l’unanimità al plenum del Csm si è arrivati ad
una mediazione singolare tra i consiglieri di maggioranza e di opposizione: si
è evitato di scrivere nella risoluzione che il Sismi “ufficiale” operasse su
mandato del governo Berlusconi. «E’ la condizione che abbiamo posto - racconta
il consigliere di opposizione, Gianfranco Anedda - per votare il documento».
Per cui il Sismi avrebbe operato in proprio. Ergo il Sismi ufficiale sarebbe
«deviato istituzionalmente».

Insomma, un mezzo Carnevale. Che se fosse stato per l’attuale governo sarebbe
passato sotto silenzio. Non c’è stata nessuna presa di posizione ufficiale da
parte di Palazzo Chigi, né da parte di qualche ministro. «Io ho una cultura
industriale - è la battuta incline al sarcasmo del portavoce del governo,
Silvio Sircana - e per me il Csm è il centro sperimentale metallurgico che è
anche una cosa più seria». E non poteva essere altrimenti: gli accusati, cioè
quelli che per alcuni sono «i demoni» del Sismi, ovviamente, ufficiale, non
sono stati cacciati con ignominia dalle forze armate. Tutt’altro. L’ex capo
dell’intelligence militare, Nicola Pollari, è finito al Consiglio di Stato.
Mentre quello che alcuni descrivono come il «maligno», Pio Pompa, arruola
militari al ministero della Difesa.

Così alla fine dalla parte del Csm si è ritrovata la sinistra massimalista.
«La denuncia del Csm - ha dichiarato il vicepresidente della Camera Carlo Leoni
- è un fatto allarmante per un Paese democratico». Mentre l’opposizione ha
finito per mettere sul banco degli imputati il Csm. A dir la verità era partita
con una certa cautela. «Per via delle rassicurazioni dei membri di opposizione
del Csm - spiega Maurizio Gasparri -. Ma ho capito che Anedda si è un po’
rincoglionito».

Eh sì, perché è evidente il «gioco» della maggioranza: puntualizzare che lo
spionaggio sui magistrati è stato organizzato dal Sismi “ufficiale” è un modo
per tirare in ballo indirettamente il governo dell’epoca, cioè quello del
Cavaliere. «Il comportamento del Csm - osserva l’ex ministro, Enrico La Loggia
- è orribile. Questa vicenda è mille volte più grave di quella del generale
Speciale». «Il Csm - gli ha fatto eco Fabrizio Cicchitto - travalica da tempo
il suo ruolo istituzionale». Mentre per l’occasione Berlusconi, sia pure in
privato, ha ritirato fuori qualche filippica contro i giudici: «Non sono i
servizi - ha detto ai suoi - ma il Csm ad essere strutturalmente deviato.
Persegue sempre una sola logica politica: quella di sparare contro di noi».

Ora in un Paese civile su questa vicenda si andrebbe fino in fondo: o la
risoluzione di ieri è giusta e Pollari e Pompa, al di là delle conseguenze
penali, dovrebbero essere messi alla porta da ogni incarico statale; o,
altrimenti, è il Csm ad aver sbagliato. Invece, niente, Non succederà
assolutamente niente. Tutti resteranno al loro posto. «In fondo - confida un ex
ministro del Cavaliere - in un Paese in cui i primi ad esagerare nelle
intercettazioni sono i magistrati, come fanno i servizi segreti a non seguirne
l’esempio?».

Appunto, per usare un eufemismo, siamo alle logiche distorte: in un Paese in
cui gli equilibri sono venuti meno, ci sono degli interventi “compensativi”,
magari del Sismi “ufficiale”. Gli illeciti insomma si sommano. E’ l’andazzo del
Paese. Il Csm continuerà ad essere una parodia del nostro Parlamento: con le
sue correnti, i suoi partiti, i suoi scontri squisitamente politici. I servizi
segreti saranno sempre messi alla sbarra: con tanti imputati e pochi colpevoli.
E tutte queste contraddizioni alla fine si rifletteranno solo sul decoro delle
nostre istituzioni.




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repubblica on ine
(5 luglio 2007)
Una battuta del portavoce del governo crea un incidente diplomatico
Dell'organo di autogoverno aveva detto: "Cos'è, Centro sperimentale
metallurgico?"
Gaffe sul Csm, Sircana si scusa
"Frase estrapolata dal contesto"

ROMA - "Ho una cultura industriale e per me il Csm è il centro sperimentale
metallurgico che è anche una cosa più seria". Una battuta dal portavoce del
governo Silvio Sircana, pronunciata in un articolo sulla risoluzione del
Consiglio sui dossier Sismi (pubblicato dalla Stampa), provoca un caso
diplomatico tra esecutivo e toghe. "E' il caso di dire che ha perso
un'occasione per stare zitto" taglia corto il presidente dell'Associazione
nazionale magistrati Giuseppe Gennaro. E Sircana è costretto ad una precipitosa
marcia indietro: "Era battuta estrapolata, non era mia intenzione offendere
alcuno". Scuse che lasciano freddo Gennaro: "Sircana avrebbe mille ragioni per
essere più prudente: non giova scendere in polemica in questo momento perchè ci
sono problemi molto più importanti da affrontare".

Sircana, comunque, prova a spiegarsi. "La battuta da me pronunciata era 'non
parlate sempre per sigle, perché per uno come me che viene dall'industria, Csm
potrebbe volere dire Centro sperimentale metallurgico, un'istituzione molto
seria che faceva ricerca sugli acciai nei decenni scorsi'". Ma, a prescindere
dalla frase esatta, la gaffe è apparsa evidente a tutti. Anche se sull'uso
delle battute in politica, Sircana aggiunge: "Troppe persone le usano per
lanciare veleni e poi se ne vantano. Mi sembra corretto non seguire certi
esempi e fare ammenda di una infelice confidenza".









[Modificato da INES TABUSSO 06/07/2007 23.35]

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