Travaglio contro Schifani a "Che tempo che fa", è polemica

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il rat-man
00domenica 11 maggio 2008 20:41

Scatenano un putiferio politico gli attacchi di Marco Travaglio al presidente del Senato, Renato Schifani. Ieri sera il giornalista, intervistato da Fabio Fazio durante "Che tempo che fa", aveva citato un brano di un proprio libro in cui si diceva che Schifani aveva avuto rapporti con persone condannate per mafia. Una frase che ha provocato una bufera. "Si tratta di fatti inconsistenti o manipolati che non hanno nemmeno la dignità per generare sospetto", ha replicato oggi in serata Schifani, intervistato dal Tg2. Forti critiche sia da parte del Pdl, che chiede anche un intervento sanzionatorio da parte della Rai, che da qualche esponente del Pd, mentre Di Pietro si schiera con Travaglio. Venendo per questo a propria volta attaccato da diversi esponenti della destra.


Anche per il direttore generale della Rai, Claudio Cappon il comportamento di Travaglio è "inescusabile". Lo ha ribadito in apertura di trasmissione stasera Fabio Fazio, che si è scusato anche a titolo personale con Schifani. Fazio ha letto una nota ufficiale della direzione generale di viale Mazzini, che esprime "profondo rincrescimento" per l'accaduto e sottolinea che la libertà di espressione non può essere una scusa per offendere o insultare qualcuno senza che questi abbia opportunità di contraddittorio. Della vicenda si potrebbe inoltre occupare il prossimo Cda di viale Mazzini.

E poi, a titolo personale, ha aggiunto: "Che tempo che fa ha sempre cercato di rispettare due principi. Il primo: consentire la totale libertà di espressione a tutti i propri ospiti. Il secondo è quello di non offendere nessuno. Tanto più se assente e dunque impossibilitato a difendersi. L'offesa non mi appartiene. Quindi, quando ciò accade, non posso che scusarmi. A maggior ragione in questo caso per il rispetto che è dovuto alla istituzione che il presidente Schifani rappresenta". Fazio ha anche respinto le accuse secondo le quali ci sarebbe stato "una congiura" o "un complotto", e ha rivendicato il proprio diritto di "correre dei rischi" nel proprio ruolo di conduttore televisivo.

"L'attacco di ieri sera, utilizzando senza contraddittorio il mezzo televisivo pubblico, è una vergognosa imboscata. Mi auguro che vi si possa porre riparo evitando almeno che episodi del genere si possano ripetere", ha detto senza mezzi termini il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Altero Matteoli.

Ma anche Anna Finocchiaro del Pd ha criticato la condotta di Travaglio: "Trovo inaccettabile che possano essere lanciate accuse così gravi, come quella di collusione mafiosa, nei confronti del presidente del Senato, in diretta tv su una rete pubblica, senza possibilità di contraddittorio". Al contrario Mario Adinolfi, membro del coordinamento nazionale del Pd, ha criticato invece la presa di posizione di Anna Finocchiaro: "Alla senatrice Finocchiaro dico che non è proprio necessario correre in soccorso della maggioranza in ogni occasione. Noi difendiamo il diritto anche di Travaglio, per il quale non provo un'istintiva simpatia, a far ascoltare le proprie riflessioni attorno ad un figura delle istituzioni".

Di diverso avviso rispetto ad Anna Finocchiaro anche Antonio Di Pietro che ha rilanciato le frasi di Travaglio, pubblicando sul suo sito la "carta d'identità" di Schifani tratta dal libro del giornalista "Se li conosci li eviti". "Travaglio ha fatto semplicemente il suo dovere raccontando quel che sono i fatti - ha detto l'ex pm - Non si cancella con un colpo di spugna la sua storia ed il suo passato". E l'accusa di mancato contraddittorio? "Non ha senso. Vorrebbe dire che ogni qualvolta si scrive di una rapina, si dovrebbe ascoltare anche la versione del rapinatore".

Ma non la pensano così diversi esponenti del Pdl: "Di Pietro difende Travaglio e dice a sua volta parole in libertà perché non gradisce che fra le forze politiche di maggioranza e di opposizione si è stabilito un clima normale, nel quale ci si confronta e anche si dissente senza insulti e senza demonizzazioni", ha dichiarato Fabrizio Cicchitto, presidente del gruppo del Pdl alla Camera.

Nel frattempo il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri ha invocato "conseguenze politiche", e parla addirittura di 'mandanti': "Travaglio, in un momento di sereno avvio di una nuova fase politica per il paese, getta benzina sul fuoco delle polemiche. Verrebbe voglia di sapere se per spinta di qualcuno". Mentre Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, portato in Parlamento dall'Idv di Di Pietro, da una parte ha chiesto che a Schifani sia concesso "il diritto di replica", dall'altro ha attaccato chi "si scaglia contro le solite trasmissioni e le solite reti crocifiggendo i soliti giornalisti mentre si legittimano i peggiori prodotti della tv spazzatura".



travaglio per una cosa del genere su berlusconi ha fatto sparire luttazzi dalla tv, chissà fazio che fine farà [SM=x967717]
solodiego
00lunedì 12 maggio 2008 10:27
CHissà quanti fegati salteranno in 5 anni [SM=x967717]
il rat-man
00lunedì 12 maggio 2008 14:02

Il clamore suscitato dalle esternazioni di Marco Travaglio su Renato Schifani e la reazione dell'opinione pubblica, meritano alcune osservazioni. Nessuno si erge a difensore del giornalista torinese, che peraltro si difende benissimo da solo, ma una cosa va detta con chiarezza: quanto affermato da Travaglio è assolutamente vero. Che poi si possa non essere d'accordo sulla forma e con i commenti espressi, è del tutto lecito.

Però nella ridda di urla, non voci, ma vere e proprie urla, che si sono levate contro Travaglio ed a difesa del Presidente del Senato, non si registrano ammissioni circa la veridicità della notizia.
Che non era neppure uno scoop, a parte il libro di Abbate e Gomez, qualsiasi cronista che si sia occupato di giudiziaria nell'ambito di Cosa Nostra, o abbia avuto frequentazioni con la procura di Palermo, era al corrente della vicenda dei soci, quantomeno imbarazzanti di Schifani e della Sicula Brokers.

Uno di questi era Giuseppe Lombardo, amministratore di alcune società dei cugini Nino ed Ignazio Salvo, condannati per reati mafiosi. Ancora un socio, Benny D'Agostino, ammise di essere amico del boss Michele Greco, detto il Papa.
Nino Mandalà, invece era mafioso in prima persona, essendo capo del mandamento di Villabate e risultato in seguito uno dei principali favoreggiatori della latitanza di Bernardo Provenzano.

Un pentito, Francesco Campanella, tira in ballo Renato Schifani per un'altra storia, una consulenza urbanistica in favore del Presidente del Senato, relativa al comune di Villabate.
Due cose vanno dette: Schifani ha querelato Campanella per queste affermazioni ed il consiglio comunale di Villabate è stato sciolto nel 1999 per infiltrazioni mafiose.

Mai comunque Renato Schifani è stato ufficialmente coinvolto in vicende giudiziarie. E' vero che alcuni tra i suoi vecchi soci sono stati dichiarati colpevoli di reati di mafia solo diciotto anni dopo quegli eventi, è però altrettanto vero che questo è un Paese che tende a rimuovere la memoria.

Quindi sarebbe opportuno ricordare sempre le parole di Paolo Borsellino "Quando i magistrati non trovano elementi di prova concreti a carico di un uomo pubblico, non significa che questo non sia moralmente ed eticamente estraneo ai fatti. Però la magistraura deve archiviare, assolvere, perchè gli elementi acquisiti non sono sufficienti a sostenere fino in fondo un'accusa. Allora in un Paese civile dovrebbero intervenire la politica e le altre istituzioni a fare pulizia".



negli usa quello che ha fatto travaglio sabato è NORMALE.

da noi viene vista come 1 bestemmia, tale e quale a quella che disse grillo sui socialisti 20 anni fa [SM=x967709]
solodiego
00lunedì 12 maggio 2008 17:26
IO credo a prescindere di tutto che un giornalista od una sotto specie di giornalista debbe prima di fare affermazioni citare sempre le proprie fonti e le circostanze di ciò che dice . In questo caso poi c'è pure l'aggravante che non è stato garantito il contradditorio.
Quello che afferma Travaglio puà anche esser vero ma deve citare fonti e dirlo in faccia non senza contradditorio.
Meno male che una altro poco è....
232425
00lunedì 12 maggio 2008 18:04
Re:
solodiego, 12/05/2008 17.26:

IO credo a prescindere di tutto che un giornalista od una sotto specie di giornalista debbe prima di fare affermazioni citare sempre le proprie fonti e le circostanze di ciò che dice . In questo caso poi c'è pure l'aggravante che non è stato garantito il contradditorio.
Quello che afferma Travaglio puà anche esser vero ma deve citare fonti e dirlo in faccia non senza contradditorio.
Meno male che una altro poco è....

le cose che ha detto Travaglio sono pubblicate in un libro edito nel 2007, nel libro sono indicate tutte le fonti, gli autori di questo libro non sono MAI stati denunciati, il libro non è stato MAI sequestrato, fino a quando non ne ha parlato Travaglio in tv NESSUNO si era eretto a difensore dell'integrità del senatore Schifani....

mi chiedo: queste cose fanno danno solo se dette in tv?

(per quanto riguarda il contradditorio, sono d'accordo con te....accuse così gravi si fanno solo in condradditorio)








unforgiven
00lunedì 12 maggio 2008 20:44



Presentazione del libro "I complici" di Lirio Abbate e Peter Gomez ieri sera a San Benedetto del Tronto (AP)


Articolo pubblicato sull'Espresso


Fin troppo facile citare Tomasi di Lampedusa. Ma non c’è niente da fare: nella Sicilia del potere è sempre stagione di gattopardi, con stili diversi e obiettivi identici: cambiare tutto perché nulla cambi. Questo è anche il capolavoro di Bernardo Provenzano, che con la sua cattura ha trasmesso l’immagine di una mafia sconfitta garantendo invece a Cosa nostra il passaporto per il futuro. Quale sia il progetto dell’ultimo padrino lo spiega un volume in uscita la prossima settimana dall’editore Fazi, “I complici. Tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al Parlamento”: una grande zona grigia che fonde e confonde tutto, destra e sinistra, imprenditoria e pubblica amministrazione, mafia e antimafia. Peter Gomez, inviato de “L’espresso”, e Lirio Abbate, cronista dell’Ansa di Palermo, raccontano i protagonisti di questo magma, che avanza sottoterra, senza eruzioni esplosive che attraggano l’attenzione della cosìdetta società civile.

Cosidetta perché nei piani del boss c’è anche l’infiltrazione nell’antimafia militante, la ricerca di collusioni nei partiti di sinistra, l’ossessione per il mimetismo che renda Cosa nostra una Cosa nuova, capace di restare protagonista senza mai apparire.

Il laboratorio di questa rivoluzione invisibile è Villabate: una città dove gli emissari di Provenzano parlavano con esponenti di primo piano della politica nazionale. Il personaggio al centro della famiglia di Villabate, Nino Mandalà, ha ricevuto un altro ordine di cattura la scorsa settimana. Ecco uno stralcio da “I complici”.

Enrico tu sai da dove vengo e che cosa ero con tuo padre… Io sono mafioso come tuo padre, perché con tuo padre me ne andavo a cercare i voti vicino a Villalba da Turiddu Malta che era il capomafia di Vallelunga… Ora (lui) non c’è (più), ma lo posso sempre dire io che tuo padre era mafioso…».

Una frase del genere, anche loro che per lavoro erano abituati ad ascoltare ogni giorno ore e ore d’intercettazioni, non l’avevano mai sentita. Sembravano le parole di un film. Dentro c’era tutto: la minaccia - «io sono mafioso» - il ricatto - «lo posso sempre dire io che tuo padre era mafioso» - i riferimenti ai capi storici di Cosa Nostra - Turiddu Malta, capofamiglia liberato dal carcere nel ’43 dagli americani - e la politica. Sì, la politica. Quella con la P maiuscola, perché Enrico era il figlio del senatore fanfaniano Giuseppe La Loggia: era Enrico La Loggia, dal 1996 al 2001 capogruppo di Forza Italia al Senato e poi ministro degli Affari Regionali nel governo Berlusconi. Ma a pronunciare quelle parole non era stato un attore: a scandirle con voce forte e chiara era stato, appena un mese prima di finire in manette, l’avvocato Nino Mandalà. È il 4 maggio 1998. Quel giorno il boss di Villabate sale, verso le 11 del mattino, sulla Mercedes turbodiesel di un uomo d’onore grande e grosso, dalla folta barba scura. È l’auto di Simone Castello, l’imprenditore che, fin dagli anni Ottanta, per conto di Provenzano recapita i suoi pizzini in tutta la Sicilia. I carabinieri l’hanno imbottita di microspie perché sanno che parlare con Castello significa parlare direttamente con l’ultimo Padrino. Mandalà è su di giri. Le elezioni amministrative sono alle porte, nel direttivo provinciale di Forza Italia di cui fa parte c’è fermento, le riunioni per preparare la lista dei candidati si succedono alle riunioni. Gaspare Giudice lo ha consultato per trovare un uomo da presentare per la corsa al consiglio provinciale a Misilmeri, un paesino a pochi chilometri da Villabate. Lui gli ha fornito un nome: all’ultimo momento però l’accordo è saltato, perché Renato Schifani, neoeletto senatore nel collegio di Corleone, «ha preteso, giustamente, che il candidato di Misilmeri alla provincia fosse suo, visto che Gaspare Giudice ne aveva già quattro», spiega Nino a Simone. (...)

La sua prima piccola rivincita, Nino, se l’è comunque già presa. Il candidato proposto da Schifani si è presentato in paese ma è stato respinto in malo modo. Ridendo, Mandalà racconta di avergli detto a brutto muso: «Caro mio io non do indicazioni a nessuno, non mi carico nessuno, Misilmeri non è Villabate, è inutile che vieni da me. Di voti qui non ce n’è per nessuno…». La dura reazione del capomafia ha preoccupato i vertici di Forza Italia, tanto che Gaspare Giudice lo ha immediatamente chiamato: «Mi ha telefonato dicendo che stamattina a casa di Enrico La Loggia c’è stata una riunione. (C’erano) La Loggia, Schifani, Giovanni Mercadante (l’allora capogruppo di Forza Italia in Comune a Palermo, arrestato per mafia nel 2006) e Dore Misuraca, l’assessore regionale agli Enti Locali. (Giudice mi ha raccontato che) Schifani disse a La Loggia: «Senti Enrico, dovresti telefonare a Nino Mandalà, perché ha detto che a Villabate Gaspare Giudice non ci deve mettere più piede… e quindi c’è la possibilità di recuperare Mandalà, telefonagli…».

Il mafioso è quasi divertito. Tanta confusione intorno al suo nome in fondo lo fa sentire importante. Alzare la voce con i politici è sempre un sistema che funziona. E, secondo lui, anche Renato Schifani ne sa qualcosa. Dice Mandalà: «Simone, hai presente che Schifani, attraverso questo (il candidato di Misilmeri)… aveva chiesto di avere un incontro con me, se potevo riceverlo. E io gli ho detto no, gli ho detto che ho da fare e che non ho tempo da perdere con lui. Quindi, quando ha capito che lui con me non poteva fare niente, si è rivolto al suo capo Enrico La Loggia che, secondo lui, mi dovrebbe telefonare. Ma vedrai che lui non mi telefonerà. Mi può telefonare che io, una volta, l’ho fatto piangere?».

Mandalà (...) torna con la mente al 1995, l’anno in cui suo figlio Nicola era stato arrestato per la prima volta. Accusa La Loggia di averlo lasciato solo, di averlo «completamente abbandonato», forse nel timore che qualcuno scoprisse un segreto a quel punto divenuto inconfessabile: lui e Nino Mandalà non solo si conoscevano fin da bambini, ma per anni erano anche stati soci, avevano lavorato fianco a fianco in un’agenzia di brokeraggio assicurativo (...). Il portaordini di Provenzano cerca d’interromperlo, sembra voler tentare di calmarlo: «Va bene, magari è il presidente (dei senatori di Forza Italia e non si può esporre)…». «D’accordo, però, dico, in una situazione come questa… Dio mio mandami un messaggio. (Poteva farlo attraverso) ’sto cornuto di Schifani che (allora) non era (ancora senatore), (ma faceva) l’esperto (il consulente in materie urbanistiche) qua al Comune di Villabate a 54 milioni (di lire) l’anno. Me lo aveva mandato (proprio) il signor La Loggia».

«Poi, un giorno, dopo la scarcerazione di Nicola, (io e La Loggia) ci siamo incontrati a un congresso di Forza Italia. Lui mi dice: “Nino, io sai per questo incidente di tuo figlio…”. Gli ho detto: “Senti una cosa, tu mi devi fare la cortesia, pezzo di merda che sei, di non permetterti più di rivolgermi la parola”. Lui si è messo a piangere, si è messo a piangere, ma non si è messo a piangere perché era mortificato, si è messo a piangere per la paura. Siccome gli ho detto“ora lo racconto che tuo padre veniva a raccogliere con me daTuriddu Malta”, e l’ho fatto proprio per farlo spaventare, per impaurirlo, per fargli male, ’sto cretino, minchia, ha pensato che io andassi veramente a fare una cosa del genere. Vedi quanto è cornuto e senza onore...».


MarcoTravaglio








In questo articolo Travaglio fa la stessa cosa che ha fatto sabato sera da Fazio,cioè cita passi del libro di Abbate e Gomez in cui vengono pubblicate intercettazioni dalle quali si evince inequivocabilmente che Enrico La Loggia e Renato Schifani avevano rapporti con Nino Mandalà,noto esponente mafioso.
Che strano paese è l'Italia,invece di chiedere conto ai politici delle loro frequentazioni non proprio trasparenti si fa quadrato per difendere questi personaggi da chi ha l'onestà di informare i cittadini su come stanno realmente le cose.
E' vero,non c'è stato contraddittorio,ma in un paese normale,un esponente di rilievo del panorama politico,accusato di una cosa grave,avrebbe lui stesso chiesto un confronto col suo accusatore se avesse avuto la coscienza pulita.
In Italia sono i politici stessi a imporre ai Vespa e Mentana di turno chi invitare a dibattere con loro e poi si lamentano che non c'è contraddittorio se qualcuno si permette di accusarli di qualcosa in altra sede?
Perchè Bruno Vespa non organizza una bella puntata di Porta a Porta con Berlusconi,Dell'Utri,Previti,La Loggia e Schifani che rispondono alle domande di Travaglio,Gomez e Abbate?
Questa sarebbe democrazia e libertà di informazione.

232425
00martedì 13 maggio 2008 09:22
Re:
unforgiven, 12/05/2008 20.44:




Presentazione del libro "I complici" di Lirio Abbate e Peter Gomez ieri sera a San Benedetto del Tronto (AP)



In questo articolo Travaglio fa la stessa cosa che ha fatto sabato sera da Fazio,cioè cita passi del libro di Abbate e Gomez in cui vengono pubblicate intercettazioni dalle quali si evince inequivocabilmente che Enrico La Loggia e Renato Schifani avevano rapporti con Nino Mandalà,noto esponente mafioso.
Che strano paese è l'Italia,invece di chiedere conto ai politici delle loro frequentazioni non proprio trasparenti si fa quadrato per difendere questi personaggi da chi ha l'onestà di informare i cittadini su come stanno realmente le cose.
E' vero,non c'è stato contraddittorio,ma in un paese normale,un esponente di rilievo del panorama politico,accusato di una cosa grave,avrebbe lui stesso chiesto un confronto col suo accusatore se avesse avuto la coscienza pulita.
In Italia sono i politici stessi a imporre ai Vespa e Mentana di turno chi invitare a dibattere con loro e poi si lamentano che non c'è contraddittorio se qualcuno si permette di accusarli di qualcosa in altra sede?

Perchè Bruno Vespa non organizza una bella puntata di Porta a Porta con Berlusconi,Dell'Utri,Previti,La Loggia e Schifani che rispondono alle domande di Travaglio,Gomez e Abbate?
Questa sarebbe democrazia e libertà di informazione.




appunto
cosa gli costerebbe?...ne guadagnerebbero nell'allontanare ogni sospetto su di essi...

o no???




PazzaInterAmala!
00martedì 13 maggio 2008 09:42
il fatto è che non sono accuse ma dati di fatto.

da wikipedia:

Schifani è stato nel 1979 tra i fondatori della società Siculabrokers, di cui ricoprì anche il ruolo di amministratore[6]. Tra i soci di questa società, c'erano l'ex ministro degli Affari regionali Enrico La Loggia, Benny D'Agostino, Giuseppe Lombardo e Nino Mandalà[7][8][9] [10]. Benny D'Agostino è un imprenditore successivamente condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, Mandalà è stato condannato per mafia[11] ed è stato definito dai giudici il capocosca di Villabate[12], Lombardo è stato presidente e consigliere delegato della società di recupero crediti Satris[13] di cui erano soci i discussi esattori ed uomini d'onore della "famiglia" di Salemi Nino e Ignazio Salvo, arrestati da Giovanni Falcone nel 1984[14]. Nel 1992 Schifani insieme ad Antonio Mengano e Antonino Garofalo fonda la Gms, società di recupero crediti.


d'altra parte in un paese come la Sicilia è talmente quotidiano il cancro della mafia che uno può anche non sapere che il macellaio da cui acquista la carne è il fratello di Riina o che la sua colf è la moglie del cugino di Provenzano.
le cose sono semplicemente 2. o Schifani non era a conoscenza degli affari loschi dei suoi soci - poichè un mafioso ha una serie di affari, loschi di certo ma possibile investa anche in aziende pulite - oppure ne era a conoscenza ma non sono state trovate prove della sua connessione ad essi.

certo fa mal pensare tutto il polverone alzato..

232425
00martedì 13 maggio 2008 09:55
Re:
PazzaInterAmala!, 13/05/2008 9.42:

il fatto è che non sono accuse ma dati di fatto.

da wikipedia:

Schifani è stato nel 1979 tra i fondatori della società Siculabrokers, di cui ricoprì anche il ruolo di amministratore[6]. Tra i soci di questa società, c'erano l'ex ministro degli Affari regionali Enrico La Loggia, Benny D'Agostino, Giuseppe Lombardo e Nino Mandalà[7][8][9] [10]. Benny D'Agostino è un imprenditore successivamente condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, Mandalà è stato condannato per mafia[11] ed è stato definito dai giudici il capocosca di Villabate[12], Lombardo è stato presidente e consigliere delegato della società di recupero crediti Satris[13] di cui erano soci i discussi esattori ed uomini d'onore della "famiglia" di Salemi Nino e Ignazio Salvo, arrestati da Giovanni Falcone nel 1984[14]. Nel 1992 Schifani insieme ad Antonio Mengano e Antonino Garofalo fonda la Gms, società di recupero crediti.


d'altra parte in un paese come la Sicilia è talmente quotidiano il cancro della mafia che uno può anche non sapere che il macellaio da cui acquista la carne è il fratello di Riina o che la sua colf è la moglie del cugino di Provenzano.
le cose sono semplicemente 2. o Schifani non era a conoscenza degli affari loschi dei suoi soci - poichè un mafioso ha una serie di affari, loschi di certo ma possibile investa anche in aziende pulite - oppure ne era a conoscenza ma non sono state trovate prove della sua connessione ad essi.

certo fa mal pensare tutto il polverone alzato..




appunto

credo che il dovere primario di Schifani (ora che ricopre una carica istituzionale) sarebbe quello di fare chiarezza, di spiegare, di mettere a disposizione di tutti le sue "carte"....proprio per allontanare da sè queste accuse gravissime

il fatto che non lo faccia ed anzi si affidi ad una querela contro Travaglio, parla da solo



PazzaInterAmala!
00martedì 13 maggio 2008 10:05
ribadisco che non sono accuse ma dati di fatto.
basterebbe che dicesse "non ne ero a conoscenza", che anche se lo fosse stato non è provabile (altrimenti la magistratura lo avrebbe perseguito) e quindi presumibilmente innocente.

d'altra parte mi risulta che Travaglio abbia risolto senza problemi tutte le accuse di diffamazione e non abbia alcuna pendenza.

ps per chi non lo sapesse Travaglio è ideologicamente di destra
232425
00martedì 13 maggio 2008 10:13
personalmente non ho capito le ragioni per cui Fazio si sia scusato
il rat-man
00martedì 13 maggio 2008 10:25

Ancora polemiche sul caso Travaglio e sulle dichiarazioni del giornalista a Che tempo che fa contro il presidente del Senato Schifani che hanno suscitato dure reazioni all'interno del Pdl. La trasmissione di Fabio Fazio è ora finita nel mirino dell'Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni, pronta, a quanto si apprende, a prendere provvedimenti nei confronti del programma di RaiTre. I poteri dell'organismo di controllo (la prossima riunione del Consiglio dell'Agcom è in programma mercoledì prossimo) vanno dal richiamo alla sanzione amministrativa: dovrebbe essere quest'ultimo, secondo indiscrezioni, il provvedimento che verrà adottato.

SCHIFANI QUERELA - Il presidente del Senato Renato Schifani ha dato mandato ai suoi avvocati per agire giudizialmente nei confronti «delle affermazioni calunniose rese nei giorni scorsi nei riguardi della sua persona». È quanto afferma una nota dell'ufficio stampa del Senato. «Sarà quella la sede in cui, da una puntuale ricostruzione dei fatti, la magistratura potrà stabilire le responsabilità di coloro che hanno dato luogo ad un'azione altamente diffamatoria - conclude la nota - nei riguardi del Presidente del Senato».

TRAVAGLIO: «MEGLIO COSI, LA PAROLA PASSA AI GIUDICI» - «Quasi quasi - ha commenta il giornalista - mi sta bene: finalmente ci sarà una sede che potrà appurare se ho detto la verità. A differenza dei politici, i giudici stanno ai fatti, e in tribunale le chiacchiere stanno a zero». «Dopo tre giorni di delirio che prescinde dai fatti», ha detto Travaglio, si potrà stabilite «se le cose che ho detto me le sono inventate, se se l'è inventate Lirio Abbate e tutti coloro che le conoscono. Se si arriverà a questa conclusione, vorrà dire che Schifani ha ragione. Se il presidente del Senato verrà interrogato, mi auguro però che dia spiegazione su quei fatti sui quali ho chiesto spiegazioni. Speriamo sia un giudice a inchiodarlo ai fatti».

«MI MANDERANNO VIA» - Prima il giornalista aveva detto di reputare a rischio la sua partecipazione ad Annozero, la trasmissione condotta da Michele Santoro disegnando quindi la sua idea di cosa accadrà nel prossimo futuro, dopo la polemica legata alle sue parole contro Schifani sabato. «L'Authority sanzionerà Che tempo che fa di Fazio con un provvedimento diretto alla Rai che mi ha consentito di dire cose vere. Poi - ha detto Travaglio - la Rai mi denuncerà e così io non potrò più partecipare a Annozero. E così si saranno tolti il problema». Travaglio ha partecipato lunedì a un dibattito sulla Costituzione alla Fiera del Libro. Molti quelli che non sono riusciti ad entrare in una sala già affollatissima e tanti gli slogan tra cui «Marco resisti».

GRILLO CONTRO FAZIO - Contro Fazio nel frattempo si scaglia Beppe Grillo: «Non ho commenti su quelle persone... non sono neanche giornalisti... sono impiegati»: è stata la risposta del comico genovese a chi gli chiedeva un commento sulle scuse fatte in tv dal conduttore di Che tempo che fa. «Io - ha aggiunto Grillo - a prescindere da qualsiasi cosa, sono con Travaglio. Vi sembra che tentenni?».

ANCHE ANNOZERO SUL TAVOLO DELL'AGCOM - Sempre mercoledì prossimo, sul tavolo dell'Agcom tornerà anche il caso Annozero, cioè la puntata del primo maggio del programma di Michele Santoro che ha dato ampio spazio al V2-Day di Beppe Grillo e sulla quale l'organismo di garanzia ha già aperto un'istruttoria. All'ordine del giorno della riunione del Consiglio è previsto infatti, in sede di delibera, il "procedimento per l'accertamento dell'eventuale violazione degli obblighi del servizio pubblico generale radiotelevisivo e le determinazioni conseguenti". L'Autorità potrà dunque arrivare subito a una decisione, anche su Travaglio, in base agli elementi in suo possesso, oppure chiedere alla Rai ulteriore documentazione e controdeduzioni (come è stato già fatto per Annozero). Il dibattito, comunque, in seno all'organismo di garanzia è serrato: a quanto si apprende da ambienti di via delle Muratte, già nei giorni scorsi, in occasione della discussione sull'apertura, decisa a maggioranza, dell'istruttoria su Annozero, si è aperto un confronto sui limiti della competenza dell'Autorità stessa nella valutazione delle linee editoriali delle trasmissioni televisive.

SCONTRO VIOLANTE-COLOMBO - Intanto, sul caso Travaglio, è polemica a distanza tra Luciano Violante e Furio Colombo. Quest'ultimo ha dichiarato: «Mi scandalizzano le parole usate da Violante che chiama 'pettegolezzo' ciò che ha scritto un giornalista che è scortato per minacce di mafia, ovvero Lirio Abbate, il cui frammento di libro è stato citato da Travaglio. Chiamare "pettegolezzo" una testimonianza di mafia, mi pare inconcepibile e sta allargando in modo allarmante il 'livello Bondi', che sta diventando il parametro a cui una parte dell'opposizione aspira ad omologarsi». Immediata la replica di Violante: «Colombo ha travisato completamente e spero non intenzionalmente il mio pensiero. Le mie dichiarazioni si riferivano senza equivoci, infatti, a Travaglio. Non è stato mai da me menzionato né direttamente né indirettamente un professionista serio e capace come Lirio Abbate».



fosse vero...travaglio dimentica che siamo in italia e berlusconi nonostante i diversi processi che lo vedevano COLPEVOLE MA PRESCRITTO l'ha sempre fatta franca, per schifani sarà la stessa cosa, ammesso che facciano un processo [SM=x967709]
PazzaInterAmala!
00martedì 13 maggio 2008 10:31
penso che Travaglio intenda il processo per diffamazione che ci sarà nei suoi confronti.
lo vincesse.. [SM=x967709]
232425
00martedì 13 maggio 2008 10:38
lo vincerà di certo


il rat-man
00martedì 13 maggio 2008 10:42
Re:
PazzaInterAmala!, 13/05/2008 10.31:

penso che Travaglio intenda il processo per diffamazione che ci sarà nei suoi confronti.
lo vincesse.. [SM=x967709]



sta ancora pagando con lo stipendio pignorato quello perso con previti, dovesse perdere ancora si ritroverebbe in mezzo alla strada [SM=g27827]
PazzaInterAmala!
00martedì 13 maggio 2008 10:47
anche perchè non si spiegherebbe come mai non abbiano citato Abbate, l'autore del libro da cui Travaglio ha tratto le sue affermazioni. e non si spiegherebbe ancor di più come mai il medesimo Abbate sia scortato per le minacce da parte della mafia.

sempre da wikipedia:

Per l'attività che svolge è stato minacciato di morte dalla mafia [1][2] e nel settembre 2007 i poliziotti che si occupano della sua protezione hanno sventato un attentato che era stato preparato davanti alla sua abitazione a Palermo. Nell'ottobre dello stesso anno il boss stragista Leoluca Bagarella, durante l'udienza di un processo in cui era imputato, ha lanciato ad Abbate un proclama intimidatorio per alcune notizie che il giornalista aveva scritto sull'ANSA. Solidarietà gli è stata espressa anche dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che lo ha ricevuto anche al Quirinale.[3].

http://it.wikipedia.org/wiki/Lirio_Abbate
|Neelix|
00martedì 13 maggio 2008 11:50

Rispetto per le cariche istituzionali 0...e non per quello che Travaglio ha copiato da quel libro, ma da quello che state dicendo voi qui, ora.
0.
il rat-man
00martedì 13 maggio 2008 11:57
Re:
|Neelix|, 13/05/2008 11.50:


Rispetto per le cariche istituzionali 0...e non per quello che Travaglio ha copiato da quel libro, ma da quello che state dicendo voi qui, ora.
0.




ragionamento da popolino, non volermene kirk: il fatto che schifani ora sieda nello scranno più alto a palazzo madama non cancella le macchie del suo passato dimostrate (e che macchie), bisogna tacere a prescindere? non credo proprio.

proprio perchè si ha rispetto per le cariche istituzionali si dovrebbe riflettere sulle persone che occupano un ruolo così delicato per la repubblica.
unforgiven
00martedì 13 maggio 2008 12:19
Re: Re:
il rat-man, 13/05/2008 11.57:




ragionamento da popolino, non volermene kirk: il fatto che schifani ora sieda nello scranno più alto a palazzo madama non cancella le macchie del suo passato dimostrate (e che macchie), bisogna tacere a prescindere? non credo proprio.

proprio perchè si ha rispetto per le cariche istituzionali si dovrebbe riflettere sulle persone che occupano un ruolo così delicato per la repubblica.



Ratto sinceramente non mi stupisco che chi ha votato Berlusconi chieda rispetto per Schifani perchè ricopre la seconda carica dello stato grazie ad un governo eletto democraticamente il cui presidente del consiglio ha macchie anche peggiori di quelle di Schifani stesso.
Per la maggioranza degli Italiani chi frequenta i mafiosi e fa affari con loro è degno di rispetto a tal punto da meritare il proprio voto.
Quello che mi stupisce di più è la difesa di Schifani da parte di alcuni esponenti del PD.
Per quanto mi riguarda, chi frequenta o ha frequentato mafiosi dovrebbe essere emarginato dalla politica e il fatto che ricopra cariche istituzionali non cambia di una virgola il mio pensiero.


PazzaInterAmala!
00martedì 13 maggio 2008 12:28
manco c'è da rispondere ai deficienti che riescono a dire tutto ed il contrario di tutto in qualsiasi argomento, dalla politica allo sport, in pochi giorni/mesi/anni.
giusto per fare il bastian contrario.
divertiti da solo

232425
00martedì 13 maggio 2008 12:32
Re: Re: Re:
unforgiven, 13/05/2008 12.19:



Ratto sinceramente non mi stupisco che chi ha votato Berlusconi chieda rispetto per Schifani perchè ricopre la seconda carica dello stato grazie ad un governo eletto democraticamente il cui presidente del consiglio ha macchie anche peggiori di quelle di Schifani stesso.
Per la maggioranza degli Italiani chi frequenta i mafiosi e fa affari con loro è degno di rispetto a tal punto da meritare il proprio voto.

Quello che mi stupisce di più è la difesa di Schifani da parte di alcuni esponenti del PD.

Per quanto mi riguarda, chi frequenta o ha frequentato mafiosi dovrebbe essere emarginato dalla politica e il fatto che ricopra cariche istituzionali non cambia di una virgola il mio pensiero.





infatti

non ho capito il senso dell'intervento della Finocchiaro, mi ha davvero stupito....

|Neelix|
00martedì 13 maggio 2008 12:33
Re: Re:
il rat-man, 13/05/2008 11.57:




ragionamento da popolino, non volermene kirk: il fatto che schifani ora sieda nello scranno più alto a palazzo madama non cancella le macchie del suo passato dimostrate (e che macchie), bisogna tacere a prescindere? non credo proprio.

proprio perchè si ha rispetto per le cariche istituzionali si dovrebbe riflettere sulle persone che occupano un ruolo così delicato per la repubblica.



Suona bene da come la dici, ma potrei dirla alla rovescia e non avrei nemmeno io torto.

Non si capisce perchè le presunte (e mai dimostrate in un aula di tribunale) macchie di Schifani, VENGANO FUORI IN TV PROPRIO ORA...perchè Travaglio non ne ha mai parlato fin'ora? Perchè non parlarne 1 mese fa? 1 anno fa? 6 mesi fa? Perchè parlarne proprio subito dopo il suo incarico di presidente del Senato? A me questo pare fatto apposta, le chiamo LE SPARATE AD OROLOGERIA, che vere o false che siano non si spiega il perchè escono fuori proprio in particolari momenti.
Se uno è un criminale oggi lo era anche ieri. Fine. Vorrei capire ripeto, il perchè certe cose vengano dette in tv ora. (che, non prendiamoci in giro, è diverso scriverle in un libro che pochi comprano rispetto ai tanti che vedono la tv eh)...




unforgiven
00martedì 13 maggio 2008 12:38
Re: Re: Re:
|Neelix|, 13/05/2008 12.33:



Suona bene da come la dici, ma potrei dirla alla rovescia e non avrei nemmeno io torto.

Non si capisce perchè le presunte (e mai dimostrate in un aula di tribunale) macchie di Schifani, VENGANO FUORI IN TV PROPRIO ORA...perchè Travaglio non ne ha mai parlato fin'ora? Perchè non parlarne 1 mese fa? 1 anno fa? 6 mesi fa? Perchè parlarne proprio subito dopo il suo incarico di presidente del Senato? A me questo pare fatto apposta, le chiamo LE SPARATE AD OROLOGERIA, che vere o false che siano non si spiega il perchè escono fuori proprio in particolari momenti.
Se uno è un criminale oggi lo era anche ieri. Fine. Vorrei capire ripeto, il perchè certe cose vengano dette in tv ora. (che, non prendiamoci in giro, è diverso scriverle in un libro che pochi comprano rispetto ai tanti che vedono la tv eh)...







[SM=x967723] [SM=x967723] [SM=x967723]

Dopo questo commento mi chiedo se tu abbia mai visto una puntata di annozero [SM=x967763]


|Neelix|
00martedì 13 maggio 2008 12:51
Re: Re: Re: Re:
unforgiven, 13/05/2008 12.38:



[SM=x967723] [SM=x967723] [SM=x967723]

Dopo questo commento mi chiedo se tu abbia mai visto una puntata di annozero [SM=x967763]






Non vedo la tv a prescindere perchè è tv spazzatura tutta, dal grande vordello a annozero a ballarò al tg4 al tg1 a fazio etc etc etc ma non centra nulla col fatto che solo quando un politico assume una carica dello stato gli si fanno in tv certe accuse, prima no...strano...
PazzaInterAmala!
00martedì 13 maggio 2008 12:51
il senso della Finocchiaro invece si capisce eccome.
fa senso che vi stupisca piuttosto.
unforgiven
00martedì 13 maggio 2008 20:18
Re:
PazzaInterAmala!, 13/05/2008 9.42:



d'altra parte in un paese come la Sicilia è talmente quotidiano il cancro della mafia che uno può anche non sapere che il macellaio da cui acquista la carne è il fratello di Riina o che la sua colf è la moglie del cugino di Provenzano.
le cose sono semplicemente 2. o Schifani non era a conoscenza degli affari loschi dei suoi soci - poichè un mafioso ha una serie di affari, loschi di certo ma possibile investa anche in aziende pulite - oppure ne era a conoscenza ma non sono state trovate prove della sua connessione ad essi.

certo fa mal pensare tutto il polverone alzato..




Su questo non sono d'accordo,in Sicilia si sa benissimo chi sono i mafiosi,il fatto che Schifani non sapesse che i suoi soci lo fossero mi sembra improbabile,è probabile invece che i suoi affari con questi mafiosi fossero puliti e quindi non è stato coivolto in fatti penalmente rilevanti o che comunque non sono state trovate le prove del suo coinvolgimento.


unforgiven
00martedì 13 maggio 2008 20:25
Re: Re: Re: Re: Re:
|Neelix|, 13/05/2008 12.51:




Non vedo la tv a prescindere perchè è tv spazzatura tutta, dal grande vordello a annozero a ballarò al tg4 al tg1 a fazio etc etc etc ma non centra nulla col fatto che solo quando un politico assume una carica dello stato gli si fanno in tv certe accuse, prima no...strano...



Certo che sei forte,prima dici che Travaglio ha fatto queste affermazioni solo ora,poi dici che non guardi la TV.
Se avessi visto qualche puntata di annozero avresti sentito Travaglio parlare dei rapporti ambigui tra mafiosi e politici,Schifani compreso,un giovedì si e l'altro pure.
Evidentemente questo clamore è dovuto al fatto che annozero è considerato un covo di comunisti faziosi e quindi qualunque cosa venga detta lì non ha rilevanza perchè viziata da partigianeria di fondo.


unforgiven
00martedì 13 maggio 2008 20:34
Re:
PazzaInterAmala!, 13/05/2008 12.51:

il senso della Finocchiaro invece si capisce eccome.
fa senso che vi stupisca piuttosto.



Mi stupisco perchè stimo la Finocchiaro.
Ha detto che certe accuse vanno fatte solo in un contraddittorio in cui deve essere presente la persona accusata.
In linea di principio sarei pure d'accordo ma qua sembra che sia Travaglio a non volere il confronto quando lo sanno tutti che lo stesso Travaglio sarebbe disponibilissimo ad un confronto con Schifani.
Secondo questo ragionamento o c'è un dibattito tra le parti interessate o c'è il silenzio.
Troppo comodo,basta rifiutare il confronto per non far uscire fuori argomenti scottanti.
unforgiven
00martedì 13 maggio 2008 20:42
Stralci della puntata di ICEBERG su Telelombardia sul caso Travaglio-Schifani.








solodiego
00mercoledì 14 maggio 2008 12:37
Per me Travaglio è solo uno che ha trovato il modo di andare alla ribalta e guadagnare tanti solidi facendo "informazione" al momento opportuno ed a tradimento. 5 anni saranno lunghi anche per lui mi sa che anche il suo fegato partirà insieme a tanti altri.... [SM=x967719]
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