“L’anima umana desidera sempre essenzialmente, e mira unicamente, benché sotto mille aspetti, al piacere, ossia alla felicità, e la gloria. Questo desiderio e questa tendenza non ha limiti, perché è congenita con l’esistenza, e perciò non può aver fine in questo o in quel piacere. Non ha confini ne per durata ne per estensione.”
Squibb era seduto sulla solita panca degli allenamenti e aveva in mano quel foglio di carta ingiallito, e sgualcito, lo stava leggendo con molta attenzione, mentre con l’altra mano teneva il suo coltellino…Come sempre in quella stanza la luce era fioca, e si riusciva appena a leggere ciò che era scritto su quel foglietto…
Squibb: “Non c’è niente di più vero…”
Poi abbassa lo sguardo e tornò a leggere la dicitura…
“Il piacere infinito che non si può trovare nella realtà, si trova così nell’immaginazione, dalla quale derivano le speranze, le illusioni,finchè non si arriva al disinganno…“
Squibb non potrai farci niente, non avrai mai successo, Fagin…
Lette le ultime frasi, sul volto di Squibb apparve una espressione appagata, e sorridente, e non poteva avere una espressione diversa visto quello che era successo con Fagin…Poi prese il foglietto e lo bruciò…
Many Years Ago
Squibb si trovava nella “sua” San Francisco. A quei tempi stava già guadagnandosi rispetto e ammirazione, era un tipo conosciuto, ma non era ancora il boss che sarebbe divenuto qualche anno dopo…
In quell’età giovanile, in cui cercava di farsi rispettare, Squibb, non riusciva ad ottenere l’ammirazione del suo capo, che lo considerava l’ultimo dei suoi allievi.
Il suo capo era Fagin, un anziano signore, un criminale vecchio stampo, che aveva formato una banda con quattordici dei giovani malfattori della città. Per quanto Squibb si impegnava e portava ricchezza al suo capo, non riceveva mai stima, come i suoi compagni…
Fagin però si ammalò e decise che qualcuno doveva prendere il suo posto, invitò tutti nella sua casa sontuosa, che sembrava quasi un castello, chiamò a se tutti i suoi pupilli, e organizzò una sorta di caccia al tesoro, che avrebbe incoronato il superstite come erede. La battaglia si fece sempre più dura, finchè non rimasero solo in quattro, e tra essi c’era il giovane Squibb. La battaglia continuò tra fame, fatica, trappole, stenti, e ambienti ostili, Squibb però rimase ultimo superstite e arriva al cospetto del suo capo steso nel letto in punto di morte, il capo lo vide gli consegnò un bigliettino e pronunciò qualcosa prima di esalare l’ultimo respiro: “Mio caro allievo, avrai anche vinto la battaglia ma…Cough…Cough…Argh…Cough…” Chiuse gli occhi e si accasciò…
Il capo morì e Squibb lesse il bigliettino credendo di ricevere per la prima volta un complimento un riconoscimento, ma lesse il messaggio che stava leggendo proprio qualche anno dopo…
The Present
Aveva in mano ancora quel bigliettino e lo rilesse pensando a cosa il suo vecchio capo gli aveva predetto…
Squibb: ”E per te il piacere infinito che non si può trovare nella realtà??? Hai sbagliato di grosso vecchiaccio, ho avuto molto più successo di te, perché il piacere è infinito, come la gloria, io non mi accontenterò mai delle briciole, io voglio il successo, il piacere, ora voglio quella cintura, e lo dimostrerò come ho fatto con te, in quel maledetto castello…”
Il foglietto continuava ad ardere, e negli occhi di Squibb si rispecchiava la fiamma, il suo viso non aveva un espressione sembrava posseduto poi pronuncio qualche parola:
”La mia Gloria non ha limiti ne per durata ne per estensione.”