Piccolo paragone (per capire)
Visto che Ubaldo ha usato il paragone olimpico, vorrei chiedervi, usando lo stesso paragone, se è giusta la condanna inflitta alla Juve (di cui sono tifoso, come avrete capito).
Se Gatlin si dopa, viene squalificato e vince il secondo. Fin qui non ci piove.
Ma il problema (nel caso Juve) non era Gatlin, e nemmeno il suo allenatore, ma i dirigenti della sua Federazione (triade): loro chiamavano al telefono, non i giudici della gara (De Santis e C), ma i designatori di quei giudici (Bergamo e Pairetto), mettendo in atto un sistema che sul piano della lealtà sportiva era certamente negativo, ma che di per sè non incideva necessariamente sul risultato.
E allora succedeva che Gatlin (giocatori Juve, all'oscuro di tutto questo), vinceva i 100 metri (campionato).
Scoperta la fitta rete di telefonate e cene (che però anche altri presidenti di Federazione facevano con i designatori), il giudice decide di squalificare Gatlin (Juve): non solo gli toglie gli ultimi due ori olimpici (due scudetti vinti sul campo), ma lo condanna a disputare le qualificazioni per le prossime Olimpiadi (serie B), partendo 10 metri più indietro dei suoi avversari (-17).
Vi sembra equa come condanna? Probabilmente per gli anti-juventini la risposta è sì, per gli juventini (come me) la risposta è no. Entrambi siamo di parte, con la piccola differenza che l'ingiustizia in questo caso non è una svista arbitrale (che fa parte del gioco, considerando sempre la buona fede) ma una decisione a tavolino.
P.S. Quanto allo scudetto assegnato all'Inter: che ne pensereste se il giudice che assegna la medaglia al secondo o terzo arrivato (Inter) dietro a Gatlin (Juve) fosse casualmente uno che negli anni prima era presidente o appartenente alla federazione proprio di quel atleta poi risultato vincitore? (ovvero Guido Rossi, ex consigliere dell'Inter)?
Tutto normale?