Solite rotture di un vecchio rompicoglioni
Dato che, come non mi capitava da anni, sono dovuto rimanermene a casa forzatamente per un bel po’ e ho avuto il tempo la voglia (direi quasi il bisogno) di rimettermi a leggere un po’ di buoni fumetti mi stuzzica tornare ad una vecchia e per me dilettevole abitudine.
Tormentare gli amici dell’Eura prima e ora dell’Aurea con le mie richieste di pubblicazione di cose che loro stessi mi hanno fatto conoscere e poi, per mille buoni motivi, non hanno portato avanti.
Ma se i loro buoni motivi possono essere mille a me piace cercare il milleunesimo.
Stavolta il pretesto iniziale è questo :
Il 15 giugno 2011 è uscito in Francia
“La Mer vue du Purgatoire”, sesta apparizione della serie Sambre che, con varie collaborazioni ha sempre ruotato intorno alla variegata figura di autore e disegnatore di Bernard Yslaire.
Dico sempre e parlo di apparizione a ragion veduta perché
“Plus ne m'est rien”, il primo albo della saga fu pubblicato nel 1986.
Giusto 25 anni fa.
Un quarto di secolo che fa di Sambre una serie storica.
Non solo come contenuti ma anche come tempi di gestazione.
Ma in questo caso non parliamo solo di una comune opera a fumetti quanto di un vero oggetto di culto.
Una liturgia romantica e decadente, emozionale, oscura e passionale.
Ma anche un affresco via via più rigoroso negli studi di ambientazione grafica, nella capacità di delineare il senso generale e la particolarità degli avvenimenti e dell’atmosfera storica di periodi affascinanti.
Sicuramente però non una delle tante manie di nicchia, per melomani e onanisti intellettuali.
Il primo tomo di Sambre vendette più di centomila copie in lingua francese.
Quelli che sono venuti dopo, pur ad intervalli completamente discontinui e senza alcuna periodicità prefissata, hanno continuato a vendere ed hanno raccattato riconoscimenti unanimi della critica e premi vari.
Ed ogni uscita editoriale è diventata una specie di evento.
Ovviamente non in Italia.
Anche se…
Come per tante altre ottime pubblicazioni franco belghe l’Eura Editoriale ci aveva messo per prima sopra gli occhi dalle nostre parti
E con il titolo
“Il destino ha gli occhi rossi” ce l’offrì come assaggio su Lanciostory.
Nel lontano 1995, numeri dal 9 al 16 ( 06 marzo / 24 aprile ).
Come spesso capitava all’epoca sui settimanali a diversi franco belgi, era adattato in un bianco e nero che faceva decisamente torto al disegno e alla colorazione originali.
Ma tant’è…
Quando il contenuto c’è, la forma, almeno per me, passa in secondo piano.
C’era un unico piccolo segno distintivo nella stampa…
Il rosso acceso delle pupille di Julie, la protagonista femminile.
Un piccolo segno che però centrava in pieno il concetto reiterato e maniacale della storia.
Gli occhi.
Parola che ho ripetuto già diverse volte in poche righe.
E che tornerà spesso.
All’epoca LS pubblicò di seguito i primi due libri :
(Plus ne m'est rien) - Non significa più niente per me.
L’inizio già odora di tragedia.
Un cimitero, cielo grigio e foglie d’autunno che volano.
In attesa di un temporale.
Si seppellisce il vecchio Hugo Sambre, capofamiglia di un casato di piccola nobiltà di provincia che si è suicidato in maniera atroce.
Cavandosi gli occhi.
Ossessionato dal libro che stava scrivendo : “La Guerra degli Occhi”.
Perché crede che l’anima sia il riflesso del colore degli occhi.
E tutti quelli che hanno gli occhi rossi sono stati da sempre e per sempre maledetti; e maledetti saranno tutti quelli che avranno rapporti con loro.
Ma proprio suo figlio Bernard incontra apparentemente per caso Julie, giovanissima bracconiera e figlia di una prostituta, e viene da subito morbosamente attratto dalla sua bellezza.
Dai suoi grandi occhi rossi.
E mentre l’attrazione diviene un amore tenero e crudele l’ala della follia aleggia sulla scena.
Sarah, sorella di Bernard, è prigioniera dell’ossessione del padre.
Ed odia la madre,troppo limitata nella opprimente atmosfera provinciale, ancora piacente e piena di voglie.
Che sfoga con il cugino, funzionario di polizia a Parigi.
Dove in quel periodo ribolliscono i fermenti dell’insoddisfazione e della rivolta.
Di quella che qualche intellettuale chiama “ Rivoluzione del Disprezzo “, che vorrebbe rovesciare la monarchia per instaurare una repubblica.
Ma la lucida pazzia di Sarah sconvolgerà in breve questa fragile e precaria situazione.
Pronta ad esplodere con l’assassinio della madre di Bernard …
(Je sais que tu viendras) - So che tu verrai
Parigi è lo sfondo decadente e malsano in cui l’amore e la passione assumono le forme e i percorsi malati ed intricati del desiderio.
Julie vi arriva fuggiasca per rifugiarsi presso quello che chiamano il Vicario, vecchio traffichino, ricettatore e invischiato in un giro di prostituzione infantile, ma ancora disperatamente infatuato di sua madre Iris, di cui era stato amante, e che lo lega intimamente al vecchio Hugo Sambre e ai suoi tormenti sulla “Guerra degli Occhi”
Il Vicario che si mette stizzosamente a cercare Hugo nella sua vecchia dimora parigina, ormai abbandonata e quasi completamente in rovina.
Dove in una dependance isolata abita Egon Valdieu, pittore maledetto e tormentato, che prende con sé Julie trascinandola nella ricerca della sua ispirazione febbricitante e distorta.
Quasi vivisezionandola in una serie infinita di schizzi e disegni, come alla ricerca dell’anima che le arde dentro.
Nella stessa casa dove arriva Bernard, scappando dalla provincia e dalla soffocante atmosfera che la sorella ha creato intorno a sé.
Per ritrovarsi nell’angosciante sequenza di ambienti in cui per la prima volta le crisi di follia di suo padre erano esplose.
In particolare davanti ad un grande ed inquietante quadro di famiglia.
Che lo turba profondamente.
Tanto da indurlo a gettarsi a capofitto nel marciume elegante dell’alta società, in cui lo introduce il cugino poliziotto.
Fra le feste sfarzose e i vicoli luridi Bernard e Julie si sfiorano, come se il destino giocasse con il loro amore.
Bernard finisce nel letto di una attempata nobildonna che vuole togliersi l’ennesimo capriccio.
Ma è anche l’amante del pittore Valdieu.
Che continua a nascondere sempre più possessivamente Julie.
Che è incinta di Bernard.
E lo aspetta…
E qui l’Eura si ferma.
Nell’ultima tavola, che nell’originale è vuota, è aggiunta una didascalia che recita :
“ E’ strano… Ci sono storie che sembrerebbero destinate a ben altro futuro. Ed è proprio quando i due protagonisti si trovano più vicini, quando basterebbe pochissimo a farli incontrare, che il destino si diverte a separarli per sempre.
O forse no… Forse in una società che vede avvicinarsi la Rivoluzione, il termine per sempre non ha un vero valore.
Ma questa sarebbe, comunque, un’altra storia “
E davvero un’altra storia lo è stata e lo è ancora e ancora lo sarà.
E credo valga la pena di continuare a scoprirla…