Amo la natura ed il creato intero, credo sia un grande "regalo" che l'uomo ha ricevuto. Non ho animali dopo aver avuto diversi cani, ma credo molto nelle cure naturali. La natura ha tutto ciò che a noi serve per vivere e curarci il corpo e lo spirito.
Purtroppo non vengono usate tutte le risorse, per convenienze economiche.
Dopo questa premessa, mi permetto di inserire un'articolo che è anche un'esercizio rilassante....mi piaceva e l'ho inserito nel mio forum, ma credo non stia male nemmeno quà.
Se hai voglia, ti propongo un viaggio.
Un viaggio verso le nostre origini, quelle vere, quelle precedenti alla storia raccontata, quelle che abitano il “versante scordato” della nostra coscienza collettiva.
Chiudi gli occhi e partiamo:
Grotte, nuda terra, freddo nelle ossa, fuoco e fumo, sudato fuoco.
Sole bruciante, umida notte, pioggia scrosciante, vento sulla pelle, tuoni terrificanti, urla laceranti, furia bestiale, godimento estatico.
I rumori della foresta, il suono assordante del silenzio. Ogni attimo una minaccia, una scoperta, ogni suono un segnale, un’opportunità, ad ogni passo un nemico o un tesoro.
L’attacco e la fuga, la caccia e le belve, la vita, la morte, crude, in diretta, il pericolo, il pericolo ovunque, la sopravvivenza conquistata o perduta, istante dopo istante.
Ecco accendersi il fuoco dal profondo, la stimolazione del simpatico, la polarità attiva del sistema nervoso autonomo.
Il cuore batte forte, sembra volere uscire dal petto, lo stomaco si chiude, l’intestino va in vacanza, del sesso ci si dimentica, ci sono cose più importanti di cui occuparsi. Il respiro si fa affannoso, la pupilla si dilata, la saliva si secca in gola, i muscoli si contraggono pronti all’attacco o alla fuga...
Ora la preda e la precaria quiete, il riparo e il silenzio rumoroso di notte, il buio e la stanchezza, il contatto, la pelle e il sudore, gli odori, piacere e dolore, la forza, la debolezza, il cibo e le feci, il sesso brutale, la prole, il sonno e il sogno, i territori dell’anima, il volo e il divino, l’estasi mistica. Ecco attivarsi il parasimpatico, la polarità rilassante del sistema nervoso autonomo.
Tutto si rallenta, il cuore batte nel petto in modo tonico e calmo, il respiro si fa ampio, i muscoli si rilassano, la pancia si gonfia, lo stomaco si mette al lavoro, la salivazione aumenta. L’eccitazione sale, la pelle si fa più sensibile, tutto è pronto per il nutrimento e l’amore, il regime notturno.
Fermati, resta, è il momento di godere l’attimo.
Ah già, fermarsi, godere l’attimo, ascoltare, toccare, amare, semplicemente vivere, qui e ora.
Sembra che ce lo siamo dimenticati. C’è sempre qualcosa di più importante da fare.
Come mai siamo così stolti?
La spiegazione forse risiede nelle nostre cellule: per decine di migliaia di anni abbiamo corso nella foresta, ci siamo difesi dalle belve in rifugi precari, il cibo era una conquista da rinnovare ogni giorno, l’amore costantemente minacciato dalla furia bestiale.
Se vai dentro e ti fermi, ancora trovi quella paura originaria, radicata nei tuoi reni, ancora trovi il dolore straziante fermo nelle tue viscere, ancora trovi nelle tue gambe l’impulso alla fuga. Ancora trovi nella tua mente la necessità del controllo, l’impellente esigenza di reprimere l’istinto. Se guardi fuori di te vedi un mondo costruito sul dramma del controllo, sul bisogno di dominio, competizione e successo, spinto all’esasperata ricerca di risultati e di sicurezza da una paura atavica, irrazionale ma incoercibile, dal terrore dell’impotenza.
Tutto dentro di te anela all’amore, al lasciarsi andare e alla fiducia, ma qualcosa ti dice che non puoi permettertelo, la minaccia incombe, chi si ferma è perduto.
Che fare? Sei allora condannato a perpetuare l’automatismo di Neanderthal man, vita dopo vita?
No, se ti fermerai e ti renderai conto di ciò che stai facendo.
Stai semplicemente sognando il dramma del controllo.
Potresti allora svegliarti, aprire gli occhi e guardare:
qualsiasi cosa tu possa pensare o fare, ovunque tu sia, qualunque dramma tu abbia vissuto, qualsiasi madre tu abbia avuto, Madre Terra ti sostiene e ti nutre, ti dispensa il suo amore, sempre e comunque, gratis.
Hai finito di vagare, sei finalmente a casa, riposati. Hai finito di combattere la tua lotta per la sopravvivenza, il Padre ve la Madre ti amano, sei in pace.
Fermati e ascolta, autorizzati al dono, sei degno di tregua.
Ascolta l’acqua dei ruscelli, tutto sta scorrendo, non attaccarti ai tuoi stupidi pensieri, lascia il passato, non esiste. Lascia che l’acqua ti purifichi, tutto va e tutto viene, tranne ciò a cui ti aggrappi, stupidamente: anche il pensiero che non possa essere tutto così semplice.
Ascolta il vento sulla pelle, è lo stesso che riempie i tuoi polmoni, che porta fuori da te ciò che non ti serve più e porta dentro l’energia per vivere, l’essenza della libertà. Rifletti l’aria che respiri, respira ovunque, sei connesso a tutte le cose, fa parte di un’unità. Per quanto impegnativo possa sembrarti questo viaggio, per quanto ostile posa sembrarti il mondo, per quanto ridicolo possa sembrarti questo sogno, un cordone infrangibile di amore ti lega ad ogni altro essere, sei fratello tra fratelli, compagno di strada tra compagni di strada.
Che tu lo voglia o no.
Pier Luigi Lattuada
MARILLA
[Modificato da marill 21/11/2006 18.47]