Roma e il Lazio tutto in digitale entro il 2009

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MirkoB
00giovedì 7 agosto 2008 13:04
La tv di Roma e del Lazio "tutta digitale" entro il 2009. Quella che, fino a poche settimane fa, poteva sembrare un'ipotesi suggestiva, sta per diventare realtà. Ne hanno parlato in diversi incontri il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, e Paolo Romani, sottosegretario con delega alla comunicazione.

Vi è stato un primo incontro tra tecnici e operatori televisivi e c'è anche una mini-piattaforma con la quale la Regione intende arrivare allo spegnimento della tv analogica, tesa a valorizzare i servizi interattivi offerti dalle aziende del distretto dell'Audiovisivo e dell'Ict e a installare decoder in grado di connettersi alle reti a banda larga.

Per ora, a livello ufficiale, si parla solo di "orientamento", che qualcuno aveva posto in alternativa alla digitalizzazione della "grande" Lombardia, dal Piemonte al Veneto, quindi l'intera Padania (che presenta maggiori difficoltà). Il Governo, in realtà, vuole bruciare i tempi per anticipare la data del novembre 2012, decisa dall'esecutivo guidato da Romano Prodi.

Per farlo, deve puntare sulle principali aree metropolitane, quelle dove si trovano la maggioranza della popolazione e delle antenne terrestri. Per farlo, però, servono risorse: per capirci, a Roma si deve passare dall'attuale stima di un 25-30% delle famiglie con decoder digitale terrestre al 90% delle abitazioni.

Sarà necessario, quindi, non solo lo spegnimento anticipato di Rai 2 e Rete 4, rivelatosi indispensabile in Sardegna. Ma serviranno anche sussidi per le famiglie indigenti, per favorire l'acquisto dei decoder o dei televisori digitali in una fase in cui il potere d'acquisto si sta riducendo.

Forti dubbi, ad esempio, sussistono tra le emittenti locali del Lazio, molte delle quali hanno avviato la sperimentazione, il più delle volte nelle ore notturne, replicando programmi del giorno. «Abbiamo forti dubbi sulla disponibilità dell'utenza all'acquisto dell'apparecchio» afferma un dirigente di TeleCivitavecchia. Concetto ribadito a ReteOro: «Siamo pronti a livello tecnico ma l'utenza non ci seguirebbe».

Sono le emittenti più piccole a manifestare le maggiori perplessità, come Retesole, che ha avviato il digitale solo su un traliccio: «La trasmissione integrale al digitale nel 2009 non è fattibile».

Quelle di maggiori dimensioni, invece, sono decisamente più ottimiste, tanto da auspicare l'accelerazione del processo.
«La maggioranza delle emittenti locali non ha il doppio canale - sottolinea Filippo Rebecchini, presidente della Frt (la Federazione radio televisioni che riunisce gli imprenditori del settore) la cui famiglia è proprietaria di Tre - e quindi rischia di perdere ascolto con la propria trasmissione analogica a mano a mano che si diffonde l'uso della tv vista con il decoder digitale. E, infatti, purtroppo, l'ascolto analogico si riduce mentre quello digitale è modesto».

I canali a disposizione in digitale basteranno per tutte le emittenti? «Penso di sì - risponde Rebecchini - Se, per caso, non ci sarà un canale per ogni emittente locale ci consorzieremo per gestire una rete ma non credo ce ne sarà bisogno. Così dicono i tecnici». Tecnici che si sono incontrati per cominciare ad esaminare i dossier Roma-Lazio e Padania.

Nulla di conclusivo ma i primi studi, con i quali si simula la copertura digitale con le frequenze a disposizione, tenendo conto dei limiti imposti dal coordinamento internazionale (nel Lazio bisogna stare attenti a non "sparare" il segnale in direzione della Corsica).

Il Lazio non è un'isola come la Sardegna, quindi una volta accesi i ripetitori con il segnale digitale sulle frequenze decise dall'Agcom e assegnate dal ministero, bisogna capire se vi siano interferenze con le regioni confinanti le cui emittenti continuino' a trasmettere in analogico.

In teoria vi sono a disposizione 55 canali, se non 56: il canale 69, infatti, utilizzato dai militari in altri paesi, non è stato richiesto alla Conferenza internazionale di Ginevra del 2006 dalla nostre Forze Armate ed è quindi attualmente utilizzato dalle televisioni.

Nel Lazio, e a Roma in particolare, vi sono canali che il Vaticano usa per le proprie trasmissioni interne, come il 29 e U45, praticamente inutilizzati.

Primi responsi tecnici se si pianifica come in Sardegna - con l'isofrequenza, ovvero assegnando a un operatore sempre la stessa frequenza in tutti i bacini in cui trasmette - a Roma tutti i canali, in digitale, non scenderebbero sotto l'80% di copertura senza interferire con Toscana, Umbria e Campania. In Padania, al contrario, i problemi sarebbero molto più numerosi a causa di possibili interferenze con la Svizzera.

Un altro problema aperto, anche nel Lazio, è quello della numerazione dei canali, a partire dal numero 8 e dal numero 9.

«Le tv locali lottano per quei due tasti e così continuerà con il digitale - commenta Rebecchini -piuttosto è assurdo che il numero 10 a Roma è di Sardegna 1, perché Telecom Italia Media, che doveva trasmetterlo solo nell'isola, lo deve fare in tutta Italia, non potendo accedere ai tralicci di Videolina».

Dopo l'estate dovrebbe essere firmata la convenzione Regione-Ministero-Comune per fissare tempi, modi e risorse per Roma digitale entro il 2009.

Da: "Il Sole 24 Ore Roma" - Emma Farnè e Marco Mele
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