Riflessioni...

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dino.dt
00mercoledì 15 settembre 2010 09:46
Un saluto a tutti

In queste sere nei piccoli spazi che mi lasciano i figli sto sfogliando a piccole dosi, così come si degusta un buon vino con calma davanti al fuoco, un libro che mi sono regalato recentemente: “Africa” di Sebastiao Salgado.

Al di là di tutte le riflessioni che il libro suscita e che vanno ben oltre la fotografia, rimanendo in tema più propriamente fotografico sono ancora indeciso se appendere la macchina al chiodo o piuttosto godermelo sereno senza farmi tante seghe mentali…



Così…tanto per condividere con voi.

Dino [SM=x1258723]

PS:

www.taschen.com/pages/en/catalogue/photography/all/01373/facts.sebastio_salgado_af...

endeavourIII
00mercoledì 15 settembre 2010 10:33
L'ho comprato anch'io, e concordo che ci sono immagini fantastiche.
Da gustare a piccoli sorsi, trovando spunti per crescere, con la consapevolezza che sono livelli difficilmente avvicinabili.
D'altronde siamo al top della fotografia d'autore.
Mr.Limbo
00mercoledì 15 settembre 2010 10:38
il confronto e' difficile.

Io ieri guardavo quello di Capa e mi chiedevo cosa ci fosse in quelle foto di cosi' incredibile tralasciando i tecnicismi.

bhe ... io mi sono risposto cosi':

- persone
- ambienti
- epoca
- situazioni

e altro ...
fediss
00mercoledì 15 settembre 2010 11:11
Caro Dino,
non ti conosco ma mi identico nelle tue riflessioni.
Anche a me viene voglia - guardando le foto dei Grandi - di appendere la macchina al chiodo. Anzi, per essere più precisi, di scaraventarla dalla finestra seguita dal (costoso) corredo degli obbiettivi.
Devo dire che mi capita anche guardando le foto di alcuni del Circolo.
Può essere terapeutico, sul punto, riguardare un recente post di Phango relativi ai primi scatti, comparati con i lavori più recenti.


mrxas
00mercoledì 15 settembre 2010 14:04
Non è il caso di scoraggiarsi di fronte a certe opere, certi nomi.
Chiediamoci piuttosto (come ha fatto Limbo) "che cosa c'è dietro" .

Certamente una mente "capace di fotografare"

Ma che poco può fare se non incontra

- persone
- ambienti
- epoca
- situazioni

propizie.
Inoltre deve incontrare anche la possibilità di farsi conoscere, o essere abile nel farlo

Certo, parte di queste condizioni si possono cogliere "vicino": non è necessario essere in mezzo una guerra o in Africa. Ma questo aiuta molto.

E soprattutto molti di costoro dedicano a questa attività TUTTO il tempo disponibile, vuoi perchè è il loro mestiere vuoi perchè hanno avuto i mezzi economici per preoccuparsi solo di questo. Ed inoltre anche un supporto logistico (e consulenziale) non comunemente disponibile

Detto in altri termini, con i limiti che si incontrano nella vita reale dell'"appassionato" , si fa fin troppo... ovvero si ottengono risultati eccelsi, in rapporto ai limiti che si hanno. Sapete tutti a cosa mi riferisco: lavoro, famiglia, obblighi e doveri. Questo comporta ridotta disponibilità di tempo e risorse economiche, ma soprattutto una concentrazione distolta dalla fotografia.

Ma anche nel caso di un viaggio che si vuole anche dedicare alla fotografia i limiti di tempo e di spostamento (e la ridottissima possibilità di essere supportati da alcuno) rendono la pratica molto difficile, in rapporto ad un Salgado (ad esempio).

Secondo me quindi si ottengono risultati fin troppo lusinghieri, tutto considerato e non è il caso di appendere la fotocamera al chiodo. Non per questi motivi, almeno.



StoPaz:)
00giovedì 16 settembre 2010 00:49
GRazie DIno di essere tornato, la tua è sempre una presenza piacevole e positiva.
Volevo già risponderti oggi, ho provato a logarmi, ma acc-porc non ce l'ho fatta e quindi Mrx mi ha anticipato dicendo quasi tutto quello che volevo dire io.

Noi fotografi per PASSIONE, con un pò di cultura specifica, con un pò di piccola esperienza, sappiamo cosa gira intorno a questi grandi, e a volte troviamo tra i risvolti delle immagini o tra le notizie che si riescono a scovare, informazioni che rendono questi personaggi umani e non supereroi/fotografi.

In effetti per fare un esempio ho storie de raccontare su fotoamatori che per fare buone immagini di un certo tipo sono partiti per diverse estati alla volta della Romania, dove la popolazione ha una fisionomia simile alla nostra, ma l'ambiente rurale è rimasto come quello dei nostri anni 40-50, quindi ecco comparire ai concorsi splendide immagini di neorealismo che vi esorto a vedere QUI
Belle immagini vero? fatte una quindicina di anni fae non 60 o 70.
Ora se ti devo dire la mia, trovo belle queste immagini, se ci fossi stato io le avrei volute fare, forse, ma credo che le avrei fatte con uno spirito diverso da quello di proporre queste immagini ai concorsi, non so se si riesce a capire il mio pensiero, ma è come una fabbrica artigianale di buone immagini, sapendo cosa i giurati del tempo cercavano, e il tipo che le ha fatte ha capito dove trovare i soggetti adatti, non non fa per me, e credo anche per te DIno, e per te Mrx, e per te Fediss e per molti altri di noi del 36° che partecipano quasi per nulla ai concorsi.


Detto questo cosa ho voluto dimostrare? che
1° c'è la tecnica che bisogna imparare come la scrittura per il bambino
2° l'ortografia, la sintassi, la composizione, i temini ecc ecc
3° poi si arriva all'immagine strutturata, con un pensiero compiuto, magari non originalissima, ma realizzata magistralmente
4° infine arriva il PENSIERO: usi la fotografia per esprimere quello che hai dentro, quello che pensi della vita, la tua filosofia, come quando parli con un amico carissimo di infanzia che ti conosce fino in fondo, e che in fondo è un pò te stesso.

FOrse tra Virgilio Bardossi, il fotografo da me linkato, e Salgado non c'è molta differenza, hanno reso entrambi la lirica del rurale, o del selvaggio, ma entrambi con una poetica intrisa di ovvietà: la bellezza del semplice.
Una volta ho conosciuto un bravo fotografo reporter, e ingenuamente gli dissi che si poteva paragonare a Salgado: non potevo fargli offesa + profonda, per lui Salgado non è dalla parte dei deboli, lui, secondo il reporter, "celebra" il lavoratore, o l'africano facendolo diventare un eroe, ma senza scovare le miserie a cui è costretto, insomma il soggetto di Salgado è reso "bello" ad uso e consumo della nostra cultura occidentale, e questo per alleggerirci l'animo.

Forse questo discorso avrei dovuto farlo a voce e non scritto, non sto dicendo che le foto di Salgado sono brutte ma sto cercando di capire quanto siano sincere.

E alla fine potrei apprezzare di più una immagine sincera di Dino che un'immagine che vuole dirmi cosa DEVO PENSARE di Salgado.
Goditi la macchina fotografica e i momenti che riesce a farti fissare, per te stesso ed eventualmente per alcuni altri, che siano in sintonia con te.
mrxas
00giovedì 16 settembre 2010 11:58
Personalmente trovo disdicevole andare a fotografare gente in condizioni precarie per il solo scopo di vincere una medaglietta e quindi un concorso. E' sfruttamento di una condizione umana ritenuta inferiore, razzismo subdolo.
In ques'ottica si possono prendere anche le distanze da Salgado, per i motivi già detti.
D'altra parte opere simili, se interpretate in un determinato modo, ci rendono note situazioni che altrimenti sarebbero a noi sconosciute.
Se un reportage ritrae la sfiga, ed il reporter non si autocelebra, non usa le foto per avere riconoscimenti, "sente" veramente quello che racconta ... beh, eticamente svolge la sua opera al meglio, anzi ne è nobilitato, a mio parere. E' ovvio che il confine è incerto, e la valutazione personale.

Io ammiro Capa: lui è saltato su una mina condividendo all'estremo quello che voleva rappresentare e far conoscere.
Da solo, da soldato: nessuna organizzazione pseudoumanitaria alle spalle, nessun viaggio organizzato.

Ma qui il discorso diverge dalle intenzioni iniziali.

Ripeto ancora a Dino, Fediss e chiunque altro: nelle condizioni in cui operiamo "noi" facciamo fin troppo. State sereni e - condividendo quanto disse Stefano " per te stesso ed eventualmente per alcuni altri, che siano in sintonia con te "

Questo è importante, e non è scontato.
MarcoDrago
00sabato 18 settembre 2010 18:02
Goditi sereno la tua macchina e scatta per il tuo piacere e per condividere con altri le tue sensazioni di un attimo.
Se facciamo riferimento ai grandi è ovvio che si può rimanere frustrati...ma se la fotografia è per noi passione e piacere,sia che otteniamo grandi immagini che fotine scattiamo e scattiamo ancora.
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