RITA (STELLA E TRAVAGLIO)

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INES TABUSSO
00lunedì 5 dicembre 2005 13:10
CORRIERE DELLA SERA
5 dicembre 2005

LE PRIMARIE DELL'UNIONE
TOTO' E RITA LE DUE SICILIE
di GIAN ANTONIO STELLA

Saranno uno scontro imperdibile, le prossime elezioni siciliane. Lo spoglio notturno delle primarie dell'Unione non lascia dubbi: la sfida sarà tra Totò Cuffaro e Rita Borsellino. Il presidente inquisito per i suoi rapporti con personaggi legati alla mafia e la sorella del giudice dalla mafia assassinato. Uno scontro frontale. Tra due idee del mondo, della politica, della vita, del clientelismo, della legalità e dell'illegalità. Ma soprattutto tra due idee opposte della Sicilia.
Quanti lamentavano la difficoltà a scegliere, troppo spesso, tra candidati dell'una e dell'altra sponda che sembravano esattamente uguali, sono serviti. La rottura è netta. Scriveva tre anni fa il giornalista scrittore siciliano Alfio Caruso nella sua invettiva («Perché non possiamo non dirci siciliani») da innamorato tradito, che al di là delle alleanze l'isola è sempre stata governata dal Pus. Il Partito Unico Siciliano: «Il Pus vince sempre: vince con la faccia di Lima, vince con la faccia di Orlando Cascio, vince con la faccia di Miccichè, vince con la faccia di Mattarella, vince con la faccia di La Loggia. Facce importanti, facce che contano: dietro ognuna di esse si dipanano decenni di tradizione, di esperienze, di consolidati rapporti parentali». Non è di destra, non è di sinistra. O può essere l'uno o l'altro. L'uno «e» l'altro.
Difficile dare torto al giornalista scrittore. Come è difficile dar torto a chi guarda alle prossime elezioni regionali valutando i pro e i contro col metro dei risultati di questi anni. Che sono inequivocabili.
Cappotto 61 a 0 della destra nelle politiche 2001. Trionfo alle regionali dello stesso anno. Risultato nettamente migliore rispetto alla media nazionale alle europee del 2004.
Crescita costante dell'Udc a dispetto delle grane giudiziarie del governatore, delle inchieste, degli arresti di neo-democristiani di spicco. Vittoria al primo turno alle comunali di Catania con trionfo personale di Raffaele Lombardo. Calo contenuto a dispetto delle previsioni a Messina sia pure col trucchetto (apparso un po' indecoroso perfino a Berlusconi) delle 21 liste a sostegno di Ragno. Conclusione: largo spazio ai navigatori, nessuno per poeti, santi e sognatori.
Un'idea passata anche ai vertici della Margherita di Roma.
E riassumibile con le parole usate da Franco Marini per spiegare come mai era stata fatta la scelta di puntare, nella sfida a Cuffaro, sul rettore di Catania Ferdinando Latteri. Un dicì di lungo corso transitato anche per Forza Italia: «Noi riteniamo che il nostro candidato sia più efficace». Come dargli torto, se quella sinistra che sostiene con più entusiasmo la Borsellino ha mostrato, a Catania e a Messina, di non avere peso? Se quella sinistra da tempo non riesce più a parlare con questa isola? Se Fassino e D'Alema, come Emanuele Macaluso spiegava ieri ad Aldo Cazzullo, «danno l'impressione di non conoscere più la Sicilia. Di non considerarla una questione nazionale»? Come se avessero rinunciato addirittura alla sola ipotesi di riconquistarla e si accontentassero di limitare i danni? Avevano il morale a pezzi, a sinistra. Troppe occasioni buttate. Troppa fiducia sprecata. Mica facile, ripartire. Enzo Bianco, che pure era stato lodato come un buon sindaco di Catania, non è riuscito a farsi perdonare l'avere lasciato la città per fare il ministro degli Interni. Leoluca Orlando, che era stato benedetto da un plebiscito (oltre il 75% dei voti) come sindaco di Palermo, sarà ricordato non solo per certe battaglie che gli costarono perfino una manifestazione ostile nella quale sfilarono per Palermo due casse da morto intestate a lui e al suo vice, ma anche per aver riempito il Comune con uno sproposito di Lsu, lavoratori socialmente utili. E c'è chi non dimentica, come il rifondarolo Francesco Forgione nel libro «Amici come prima», che i governi dell'Ulivo non riuscirono «neanche a onorare l'impegno solenne preso sul colle di Portella della Ginestra, il 1° maggio del 1997, dal vicepresidente del Consiglio, Walter Veltroni, nel 50° anniversario della strage compiuta dalla banda di Salvatore Giuliano. L'abolizione del segreto di Stato su quella prima strage politico-mafiosa della storia dell'Italia repubblicana».
Sarà durissima per la liberale Rita Borsellino ridare fiducia al popolo «rosso» deluso. Come non le sarà facile superare le diffidenze del grande popolo moderato siciliano scettico sulla sinistra. Della Margherita che si sente tradita dal mancato appoggio diessino a Latteri. Di chi teme una nuova stagione di giustizialismo («Il giustizialismo no, non fa parte della mia cultura — ripete lei —. Non sto facendo una campagna antimafia ma una campagna elettorale») che finisca per avvelenare tutto e consolidare Totò. Delle segreterie di partito che la vedono come una marziana. Eppure, dicono i suoi sostenitori, proprio questa totale estraneità alla politica isolana, storicamente minata da finte risse e accordi consociativi spesso indecenti, potrebbe essere la sua carta vincente. Finalmente c'è un'alternativa, dicono. Un'alternativa vera, sennò perché votare un simil-Cuffaro al posto dell'originale? A farla corta: finalmente la sinistra può mostrarsi diversa. Ma può anche vincere?




LA REPUBBLICA
CARTA CANTA
a cura di Marco Travaglio

MargheRita Borsellino

"Rita Borsellino? Il partito ha il dovere di stringersi attorno a Ferdinando Latteri".
(Enzo Bianco, Margherita, appena trombato alle comunali di Catania, 31 ottobre 2005).

"Rita Borsellino è la candidata della sinistra estrema e dell'area radicale dei Ds, circostanze che l'allontanano dal sentire riformista e cattolico".
(Salvatore Cardinale, coordinatore regionale della Margherita in Sicilia, Ansa, 5 novembre 2005).

"Per vincere in Sicilia occorre un moderato che raccolga gli elettori delusi del centro destra. Per questo penso che Ferdinando Latteri sia il candidato migliore per vincere anche perché non è un uomo di sinistra, ma è un moderato. E' la persona giusta, è un amministratore di provata qualità che governa da anni una delle più grandi università del Mediterraneo ed ha un programma molto serio per lo sviluppo della Sicilia a differenza dell'altro candidato".
(Francesco Rutelli, Ansa, 13 novembre 2005).

"Rita Borsellino non ha un programma. Ho letto il documento programmatico di Latteri, e quando ho chiesto il documento programmatico della Borsellino mi è stato risposto che non c'è. Non voglio fare polemica, ma questo programma che non c'è e questa candidatura presentata dalla sinistra radicale mi chiedo in che misura rispondano alle esigenze di avere un largo consenso".
(Francesco Rutelli, Ansa, 30 novembre 2005).

"Sono qui per sostenere Ferdinando Latteri, il candidato alle primarie dell'Unione che ha tutti i numeri per rappresentare bene non solo il popolo del centrosinistra, ma il voto nelle elezioni regionali. Bisogna scegliere chi è più in grado di conquistare consensi, di vincere e soprattutto di governare. Stimo Rita Borsellino, ma tuttavia si vota per chi è in grado di guidare una situazione complessa. Latteri guida una delle più importanti università d'Europa e ha un'esperienza politica e amministrativa; sa come si lavora con gli altri, sa come sono difficili i problemi della Sicilia e ha dimostrato di avere le capacità di recuperare consensi là dove il centrosinistra in passato non ha saputo conquistarli".
(Francesco Rutelli, Ansa, 30 novembre 2005).

(5 dicembre 2005)



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