Ho sempre letto tanto, libri su libri, di tutti i generi, di valore letterario vario.
Eppure più leggo e più mi rendo conto di quanto ancora sia solo una piccolissima parte dell'esistente. Quasi nulla.
In questi giorni mi sono dedicato a Dickens, che conosco poco cone autore. Era un po' che avevo voglia di colmare la lacuna e alla fine ce l'ho fatta.
La prima prova è stata Oliver Twist e sono soddisfatto. Quello che sempre mi stupisce quando leggo un titolo noto è che mi ero fatto un'idea piuttosto lontana dal contenuto del romanzo.
Si c'è il bambino povero che vive diverse traversie, ma il resto...
Non metto spoiler perché è un'opera che è stata pubblicata qualche tempo fa e mi sembra superfluo. Poi però penso all'amico Carlo
La prima cosa che mi ha stupito è il continuo riferirsi ad un ipotetico lettore "scusandosi" o "giustificandosi" o avvisandolo di scelte fatte con una spiccata (auto)ironia.
Non so se ci fosse uno scopo preciso, ma dopo qualche capitolo, è diventata una delle letture più appassionanti.
Più seriamente, ho apprezzato moltissimo la descrizione degli ambienti malfamati e dei bellissimi (nonché tragici) personaggi negativi. Sia l'ebreo Fagin, che Sikes che i mariuoli che li assecondavano erano davvero "vivi".
Non parliamo della figura tragica di Nancy, donna straordinaria nella sua complessità e che con la sua umanità illumina anche i vicoli più viscidi e le case più squallide che frequenta.
Anche Oliver per buona parte. Solo che alla fine mi ricorda la Lucia manzoniana nella sua perfetta innocenza, nella sua purezza quasi irreale. Certo sono stato felice dell'happy end, ma mi è sembrato quasi sovrumano.
Non ho capito invece il motivo per cui la maggior parte dei protagonisti di rango sociale elevato siano stati rappresentanti come buoni e santi. Che poi giudicare una povera ragazza rimasta incinta come colpevole di chissà quale peccato, mi fa sembrare molto meno positivi i suddetti, ma credo che nell'Ottocento fosse un'idea comune.
I momenti da ricordare sono le crudeltà inflitte dal custode e da tutti i tutori ai poveri orfani senza il benché minimo senso di colpa e alcuni frangenti che si svolgono da Fagin, mostro di cupidigia e cattiveria e dell'omicidia Sikes, barbaro violento.
E soprattutto tutto ciò che accade dalla delazione della spia. La terribile morte della ragazza, lo sconvolgimento del carnefice e la fine dei due principali responsabili.
Anche la follia della folla anonima che vuole l'esecuzione sommaria o decretata dalla durissima giustizia sono da manuale.
E in fondo quel grandissimo bastardo di Fagin fa davvero commuovere mentre patisce una sofferenza disumana, non meno incivile di quella per cui è stato giudicato.
La conclusione poi è volutamente improbabile. Finiscono tutti a vivere in un limbo irreale, forse perché la felicità così esagerata non è di questo mondo?
Nel complesso opera meritevole, piuttosto è anzichenò...