Napoli, anche i ladri pagano pizzo

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giuggyna
00mercoledì 16 aprile 2008 16:25
Per avere protezioni di clan malavitosi
Tempi duri a Napoli e non solo per i commercianti. Anche i criminali, infatti, sono costretti a pagare il pizzo per rubare. Ma se la camorra che controlla il territorio costa troppo, si rivolgono a gruppi malavitosi di altri quartieri, disposti a una protezione a più basso costo. Così, alla fine, i boss se le devono vedere tra loro. A questo espediente ha fatto ricorso anche la "banda del buco" neutralizzata dalla squadra mobile partenopea.


Per le rapine progettate dai 22 arrestati, la banda ha eluso il pizzo al clan De Biase, dei Quartieri Spagnoli, che pretendeva troppo, bussando alla porta dei Licciardi di Secondigliano.

Fra i nomi degli arrestati c'è infatti anche quello di Saverio Nappo, ritenuto affiliato ai Licciardi. ''I clan chiedono generalmente un regalo a chi agisce nel loro territorio, ma possono anche imporre la partecipazione al bottino, quando si tratta di somme consistenti - ha spiegato il capo della squadra mobile, Vittorio Pisani - . La "banda del buco" puntava sempre al colpo grosso: e nel caso della Antonveneta, non le stavano bene le richieste dei De Biase. Si sono rivolti quindi a Nappo, che si sarà limitato a fare un giro per via Toledo, per garantire tranquillità, mentre loro erano all'opera''.

Queste interferenze territoriali sono sempre più frequenti nel crimine: alla protezione di gruppi malavitosi forti si rivolgono sempre più spesso anche i truffatori. E i clan, chiamati in ballo da criminali comuni, poi fanno i conti fra di loro.
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