NATALIA ASPESI: ARRIVA "QUANDO C'ERA SILVIO" IN DVD

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INES TABUSSO
00sabato 18 febbraio 2006 01:08

LA REPUBBLICA
17 febbraio 2006
ARRIVA "QUANDO C'ERA SILVIO" IN DVD
L'ERA DELL'OMINO DI BURRO
di NATALIA ASPESI

IL CASO - Il film di Deaglio con Cremagnani. Dai 7.000 miliardi di debiti alla conquista dell´Italia. Arriva "Quando c´era Silvio" in Dvd l´era dell´Omino di burro. L´incontro con Dell´Utri, i rapporti con Previti, quelli con i giudici, il mausoleo di Arcore. Una storia raccontata al passato

Collodi l´aveva già immaginato, il pericoloso "Omino di burro" che fa innamorare i piccini promettendo il paese dei balocchi e poi trasformandoli in ciuchini; peccato che diventati grandi ce lo siamo dimenticato, se no forse saremmo stati più attenti. E´ Lella Costa a leggere da Pinocchio i brani dedicati a questo spietato furbacchione, «con una bocchina che rideva sempre»: uno all´inizio, festoso, l´altro amaro, alla fine del film di Beppe Cremagnani e Enrico Deaglio che dal 1. marzo in Dvd sarà in vendita in duecentomila copie, e si vedrà anche in alcuni cinema, col titolo "Quando c´era Silvio", ed è inutile dire a chi si riferisca.
Racconta in 90 minuti del periodo berlusconiano al passato, come di un tempo fosco ormai chiuso, lontano, un tempo che l´Italia mai potrà dimenticare e perdonarsi. Ed è un documento che riassumendo l´avventura politica ed umana del Cavalier B., anche con interviste e immagini inedite, consentirà alla storia di ricostruire questi assurdi 11 anni in cui un solo uomo riuscì a dominare l´immaginario e la realtà del Paese, dividendolo frontalmente, isolandolo dall´Europa e forse cambiando per sempre la natura degli italiani.
E´ Enrico Deaglio, direttore di Diario, a condurci dentro il labirinto soffocante in cui si è formata la "gens berlusconiana", dal momento in cui, agli inizi degli anni ´70, un intraprendente giovane imprenditore, nella ricca Milano delle vecchie grandi famiglie in disuso, della protesta sociale e del primo terrorismo, iniziò la scalata alla ricchezza sconfinata e al potere più ambizioso; contemporaneamente salivano al nord gli emissari di Cosa Nostra, carichi di denaro da riciclare e far fruttare. Come si sa, fu Marcello Dell´Utri, membro dell´Opus Dei, a capo di Publitalia, la cassaforte di Berlusconi, a portare ad Arcore come "stalliere", Vittorio Mangano, capomafia della famiglia di Porta Nuova a Palermo, poi condannato all´ergastolo per tre omicidi e traffico di droga, ed è con questa storia che inizia il film; che termina con lo stesso Dell´Utri, nel frattempo condannato in primo grado a 9 anni per concorso mafioso, che a Sorrento, nel novembre 2005, presentò a mille giovani entusiasti dei suoi circoli, come modello di vita, l´esemplare Cesare Previti, condannato per corruzione di giudici e in attesa di giudizio finale: commossi gli abbracci e i baci tra i due, non sulla bocca però ma sulle guance. Prima il senatore condannato ma ugualmente incaricato di scegliere i candidati di Forza Italia alle elezioni politiche, li aveva esaltati: «Se non si è di sinistra non si sale ad una cattedra universitaria. Non si entra in una televisione, non si viene assunti in un giornale, non si può far carriera…». La stessa favola nera, bugiarda, con cui il premier martellava continuamente la plebe televisiva, inesorabile, ribaltando come sempre la realtà, sin dalla famosa "discesa in campo". Le stesse dichiarazioni livide del criminale Riina al processo: «Sono i comunisti che portano avanti queste cose, signor Violante, signor Caselli, tutta una combriccola…». Il film mette in ordine gli oscuri fatti berlusconiani, dai primi affari immobiliari alla conquista del governo, dai settemila miliardi di debiti del 1993 al ricco patrimonio di 12 miliardi di dollari del 1995, con un accumulo di orrori che lascia sgomenti. C´è una inedita intervista ad Antonio Ingroia, pubblico ministero al processo Dell´Utri, che tra l´altro racconta come i magistrati si recarono a Palazzo Chigi per interrogare Berlusconi quale semplice testimone, con ogni garanzia, compresa l´esclusione della stampa: ma il premier si avvalse chissà perché della facoltà di non rispondere, e questo più o meno lo sappiamo.
Ci era sfuggito invece che alla fine i magistrati furono accompagnati all´uscita di servizio, mentre da quella principale, dove c´era la solita folla di telecamere e giornalisti, uscirono gli avvocati del presidente «che poterono dare la loro versione dei fatti». E´ sempre Ingroia a ricordare che le 1800 pagine della sentenza di un processo durato 7 anni, dimostrano che per trent´anni il raffinato bibliofilo senatore Dell´Utri fu l´ambasciatore di Cosa Nostra presso i grandi imperi economici del Nord: e fu lui assieme a Gaetano Cinà a organizzare alla fine degli anni ´70 a Milano, un incontro, sicuramente provato, tra B., Stefano Bontade e Mimmo Teresi. La televisione ci ha mostrato, anche a Blob, la famosa seduta al Parlamento di Strasburgo in cui il nostro premier, nei suoi sei mesi di presidenza europea nel 2003, diede del kapò al deputato socialista tedesco Martin Schulz. Ma il film contiene tutta la spaventosa seduta, che non avevamo mai visto: le domande che riguardavano la giustizia europea, poste dal tedesco Martin Schulz, portavoce del gruppo socialista, cui sorridendo sprezzantemente il nostro premier non rispondeva, se non insultandolo "ironicamente", l´insorgere indignato di tutti i deputati in difesa del collega, i boati contro Berlusconi che li invitava a venire in Italia a godersi il sole e che li trattava da ignoranti definendoli, fuori di sé, «turisti della democrazia».
Amara per l´Italia la chiusura di seduta del presidente di turno Pat Cox che condannava chi, e si riferiva a Berlusconi, «al minimo contradditorio possa perdere il controllo in questo modo». Quel giorno, il nostro premier fu come sempre incapace di sopportare non solo una critica, ma anche una semplice domanda, che evidentemente lui considera lesa maestà. Fu invece molto festoso e dedito a fastidiose pacche qua e là nel settembre del 1993, un anno prima di vincere per la prima volta le elezioni, quando accolse nella magnificenza di Arcore Michail Gorbaciov e la sua signora.
La villa principesca dove viveva ormai dal ´74, era stata ceduta nell´80 dalla giovane erede Casati per una cifra ridicola, 500 milioni. L´immenso affare gli era stato procurato dall´avvocato che curava gli interessi della marchesina tragicamente orfana e minorenne, Cesare Previti. Dopo la passeggiata nell´immenso parco (un milione di metri quadri) gli augusti ospiti furono portati a visitare il mausoleo sotterraneo in marmo bianco, tipo Aida, opera di Pietro Cascella, naturalmente costruito fuori legge, figurando al catasto come "deposito di materiale inerte". Scaloni, fregi esoterici, porta scorrevole che si apre su un corridoio, stanze-loculi, dove troveranno posto accanto al loro benefattore, gli amici più cari. In stand-by Emilio Fede, che ci terrebbe tanto. Intervista a Cascella nel suo castello di Fivizzano, patria dell´ex comunista Bondi: «Io faccio l´artista e non il becchino, ma lui mi disse tu che sei un amico fammi una cosa non mortuaria. E´ un artista anche lui, qualche volta vola di fantasia: ma l´artista può sbagliare, un politico la cosa è più delicata». Pochi altri mausolei al mondo celebrano grandi personaggi della storia: a Mosca quello di Lenin, a Pechino quello di Mao, ad Hanoi quello di Ho Chi min, a Pyongyang quello di Kim Il Sung. Tutti comunisti!

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