LA PROLUSIONE DEL CARDINAL RUINI, IL PARLAMENTO EUROPEO, E IL DIRITTO ESCLUSIVO ALL'INGERENZA

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INES TABUSSO
00martedì 16 maggio 2006 16:57

Dalla prolusione del Cardinal Ruini alla 56ª Assemblea Generale della CEI
ROMA, lunedì, 15 maggio 2006.
[Fonte: Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali della CEI]
www.zenit.org/italian/visualizza.php?sid=7974

(...)

"In questo contesto storico e sociale si colloca il nostro impegno a favore della vita umana, dal primo istante del suo concepimento fino al suo termine naturale, e della famiglia legittima fondata sul matrimonio: per conseguenza il rifiuto dell’aborto, “delitto abominevole” (Gaudium et spes, 51) la cui gravità si va purtroppo oscurando nella coscienza di molti ma che rimane un atto intrinsecamente illecito che nessuna circostanza, finalità o legge umana potrà mai giustificare (cfr Enciclica Evangelium vitae, nn. 58-62), come anche dell’eutanasia e dell’utilizzo degli embrioni umani; e parimenti l’opposizione ai tentativi di dare un improprio e non necessario riconoscimento giuridico a forme di unione che sono radicalmente diverse dalla famiglia, oscurano il suo ruolo sociale e contribuiscono a destabilizzarla.

Cari Confratelli, sappiamo bene che questo nostro impegno è spesso mal tollerato e visto come indebita intromissione nella libera coscienza delle persone e nelle autonome leggi dello Stato. Ma non per questo possiamo tacere, o sfumare le nostre posizioni. È infatti nostra comune e profonda convinzione, confermata dall’insegnamento chiaro e costante della Chiesa e sostenuta dall’esperienza umana e in particolare dalla grande tradizione di civiltà della nostra nazione, che abbiamo a che fare qui con quelli che il Papa ha denominato “principi non negoziabili” (discorso del 30 marzo 2006 ai rappresentanti del Partito Popolare Europeo). Essi sono tali anzitutto per la loro intrinseca valenza etica, che non è però qualcosa di astratto e aprioristico: si lega invece sia a quel grande bene sociale che è la nascita e l’educazione dei figli sia alla genuina e duratura felicità delle persone. Del resto, non dobbiamo vedere soltanto il peso negativo delle contestazioni all’insegnamento sociale e morale della Chiesa: esse infatti ci offrono l’occasione di fare, per così dire, una grande e pubblica catechesi, paziente e rispettosa ma chiara, e hanno già involontariamente favorito il crescere, in strati sempre più ampi del popolo italiano, di una più precisa coscienza di alcuni valori essenziali e della necessità di sostenerli e difenderli, in vista del bene comune".

(...)

"In un contesto di questo genere, si avverte fortemente il bisogno di una maggiore presenza dell’Europa, e in particolare dell’Unione Europea, sulla scena mondiale. Finora però, sia riguardo all’approvazione del Trattato costituzionale sia in ordine alla realizzazione di una comune politica estera e di difesa, l’Unione Europea non è riuscita a superare la posizione di stallo che si è venuta a creare: questi sono dunque gli ambiti su cui concentrare gli sforzi e far prevalere lo spirito unitario. Viceversa, specialmente da parte del Parlamento europeo, si insiste in pronunciamenti che non rispettano il criterio della sussidiarietà, la cultura e le tradizioni proprie dei diversi Paesi membri, e contrastano gravemente con fondamentali verità antropologiche. È questo, ad esempio, il caso della risoluzione del 18 gennaio riguardante l’omofobia in Europa, che respinge giustamente gli atteggiamenti di discriminazione, disprezzo e violenza verso le persone con tendenze omosessuali, ma sollecita anche un’equiparazione dei diritti delle coppie omosessuali con quelli delle famiglie legittime, chiedendo ai Paesi membri – sia pure in maniera non vincolante – una revisione delle rispettive legislazioni nazionali. Le Conferenze Episcopali Polacca e Spagnola si sono già espresse con forza contro tale risoluzione e anche noi, che l’avevamo già deplorata in occasione del Consiglio Permanente di fine gennaio, uniamo con fermezza la nostra voce alle loro. In simili atteggiamenti delle Istituzioni europee è possibile ravvisare l’onda lunga dei processi di secolarizzazione, ma anche la mancata percezione di un clima diverso che si sta facendo strada nelle popolazioni europee, con la riscoperta della propria identità religiosa, morale e culturale e dei suoi valori e contenuti essenziali".

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