L'INSURREZIONE DI MASTELLA: CHE DEVO FARE, SOLTANTO IL MINISTRO DEI DETENUTI?

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INES TABUSSO
00sabato 30 settembre 2006 17:33


Ha dovuto faticare o litigare con qualcuno, in questo Consiglio dei ministri?
«No, almeno fino a quando li ho lasciati il clima era abbastanza sereno.
Soltanto che a un certo punto è spuntato un comma che limava qualche beneficio
economico ai magistrati. Allora sono insorto: ragazzi, già ho gli avvocati
contro e ora volete inimicarmi anche i magistrati... che devo fare, soltanto il
ministro dei detenuti? Il taglio è stato accantonato».


cfr.:

IL GIORNALE
30 settembre 2006
Mastella: «Così ho vinto la battaglia dei 75mila»
- di Gianni Pennacchi -
nostro inviato a Lampedusa

Non è che ha abbandonato il Consiglio dei ministri anzitempo, per non trovarsi
costretto a votare contro la Finanziaria? «Nooo!» risponde Clemente Mastella
sgranando esageratamente gli occhi, «può testimoniarlo anche lei: stiamo
volando a Lampedusa perché ho preso un impegno con quegli isolani coraggiosi e
generosi, e non voglio farli aspettare» più di tanto. «Però...», sussurra il
ministro della Giustizia quasi ad alleviare il peso dell'alibi addossato al
giornalista.
Però?
«Però quando me ne sono andato, dopo che m'hanno promesso di elevare il tetto
per l'aliquota Irpef del 43 per cento da 70 a 75mila euro, l'ho detto forte e
chiaro a tutti: io per correttezza, come ministro voto la Finanziaria, ma se
voi non accogliete le richieste minime che sto facendo, come senatore voterò
contro la Finanziaria. Allora D'Alema m'ha fatto: ti rendi conto, se voti
contro come senatore tu smetti di essere ministro. E io: certo che me ne rendo
conto, ma se io voto contro, pure tu non sei più ministro perché cade il
governo».
Questa da 70 a 75mila euro è una sua vittoria?
«Sì, perché mi sono imposto. E spero che non facciano scherzi. Così come per
un maggiore impegno a favore del pubblico impiego, perché pure quello è ceto
medio che non va penalizzato».
E se mentre lei va a Lampedusa, il governo riscende a 70mila?
«L'ho detto, faranno i conti col senatore Mastella. In ogni caso questa
Finanziaria la si farà in Parlamento, facendo i conti con i nostri gruppi e con
l'opposizione, perché al Senato siamo costantemente a rischio ed è altamente
sconsigliabile pensare di procedere a colpi di maxiemendamenti e voti di
fiducia».
Ha dovuto faticare o litigare con qualcuno, in questo Consiglio dei ministri?
«No, almeno fino a quando li ho lasciati il clima era abbastanza sereno.
Soltanto che a un certo punto è spuntato un comma che limava qualche beneficio
economico ai magistrati. Allora sono insorto: ragazzi, già ho gli avvocati
contro e ora volete inimicarmi anche i magistrati... che devo fare, soltanto il
ministro dei detenuti? Il taglio è stato accantonato».
Eppure fuori, giungevano echi di liti feroci.
«Ma no, è quel che avviene in ogni Consiglio dei ministri della nostra storia
repubblicana quando si vara la Finanziaria. Certo, ognuno cerca di tenere le
sue posizioni, ma tutti si rendono conto che più di tanto non si può tirare.
Anche io mi sono arroccato su un paio di punti, solo quelli, sottolineando che
sono irrinunciabili. E l'ho detto a Prodi e Padoa-Schioppa: se non volete
brutte sorprese in Parlamento, diteci quali sono i punti sacrali di questa
Finanziaria, quelli che se li tocchi cascano tutti i punti, e per il resto
lasciate libertà ai nostri parlamentari. Ma se parti col “non si tocca niente”
si va al disastro: io lo conosco bene, il Parlamento...».
Sono stati fatti errori?
«Ma sì, e l'ho anche detto ai ministri della sinistra radicale. Come gli sono
venuti in mente quei manifesti “Anche i ricchi piangano”? E che è, la
telenovela punitiva? Potevano fare “Anche i poveri ridano” e facevano miglior
figura. Che facciamo, la guerra ai ricchi?».
Sta andando a Lampedusa, approdo dei dannati della Terra. C'è posto anche per
questo nella Finanziaria?
«Lampedusa non è soltanto la porta Sud dell'Italia, lo è dell'Europa e gli
isolani si comportano mirabilmente dimostrando generosità e sopportando non
pochi sacrifici. Io l'ho detto in Consiglio dei ministri: se Campione, già
gratificata col Casinò, è la porta Nord d'Italia e pagano meno tasse, la
benzina è meno cara, perché non diamo analoghe misure a Lampedusa dove tutto è
più caro? Visco mi ha risposto che ho ragione, ma che non possiamo intervenire
in concorrenza con la Regione Siciliana. Bene, allora facciamoci carico di
questo problema insieme alla Sicilia; ma non è possibile che il peso
dell'accoglienza di tutti quei poveri immigrati che giungono con le carrette
del mare pesi interamente sui cittadini di Lampedusa».




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