Il Mostro

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IL TAGLIAGOLE CANADESE
00sabato 29 luglio 2006 16:50
IL MOSTRO


Grida di aiuto...una persona che fugge a tutta velocità inseguito dagli agenti della polizia, dopo qualche secondo di tensione sembra essere tutto finito. Il ragazzo era molto veloce, si era rifugiato bene, ma ad un tratto un manganello, dal nulla, lo colpisce a tradimento, sulla nuca. Il ragazzo cade a terra privo di sensi e ciò permette ai poliziotti di prenderlo e di trasportarlo via…


Casa di Psycho Roman, 4 Agosto 2006, ore 08.30:

Era appena cominciata una giornata come tante altre. Tuttavia la notte era stata difficile. Psycho Roman aveva avuto una delle sue tante visioni, ma questa volta era…strana! Aveva preferito chiudere per sempre, in un angolo della sua mente dove nessuno sarebbe potuto entrare, nemmeno lui, il momento della sua cattura. Psycho Roman prese le ciabatte, le indossò e uscì dalla camera da letto. Il sole risplendeva nel cielo e illuminava le stanze di casa Roman. Questo fenomeno accadeva spesso durante il periodo estivo, e a Psycho Roman, che era abituato al buio e al freddo invernale, dava molto fastidio. Dopo essersi svegliato, il lottatore della WBFF si fece una doccia. Mentre l’acqua scendeva e rigava il suo muscoloso corpo sentì un rumore. In un primo momento voleva andare a controllare cosa fosse successo, ma poi decise di restare ancora sotto la doccia. Dopo una decina di minuti Roman si asciugò, si vestì e uscì da casa sua per prendere il giornale che, come ogni giorno, gli era stato recapitato dal postino. Il postino si chiamava Paul ed era uno dei pochi amici di Psycho Roman. Quel giorno stranamente il giornale non c’era. Roman pensò in una dimenticanza di Paul e si irritò molto. Amava cominciare le lunghe giornate sfogliando il giornale con una tazza di caffè davanti. Dopo qualche secondo di attesa, Roman decise di rinunciare alla lettura del giornale, tornò in casa ed azionò la macchinetta del caffè nuova di zecca che aveva comprato pochi giorni prima. All’improvviso sentì un altro rumore, più forte. Questa volta decise di intervenire, uscì di casa per vedere chi fosse e scoprì che era Paul che stava recapitando la posta.

P.R: Ehi Paul come mai così in ritardo?
P: Scusa ho trovato molto traffico, poi tu abiti lontano, sperduto, per venire in campagna da te con la bicicletta ci metto molto.
P.R: Va bene non ti preoccupare, l’importante è che io abbia il mio giornale. Puoi andare.
P: Non ti stai scordando qualcosa?

Psycho Roman a quelle parole si ricordò del patto che avevano stipulato, si mise le mani in tasca per cercare qualcosa e dopo qualche secondo diede 1 euro di mancia al postino che si allontanò felice. Successivamente rientrò in casa e azionò la macchinetta del caffè..finchè…

Nooooo!!! Non voglio morire noooo, vi prego lasciatemi libero, vi prometto che cambierò non sono più quello di una volta…BANG! Colpo secco: L’uomo stramazza a terra. La pistola, l’arma preferita dall’uomo colpisce ancora.

Psycho Roman non riusciva a capire. Era molto perplesso. Era già la seconda visione che aveva dopo quella della notte scorsa. Questa era decisamente più dura. Tutto cominciò 6 anni fa. Stava nella sua cella, chiuso, immerso nei suoi pensieri quando all’improvviso sentì dei rumori provenire da fuori. Karl, un suo amico tedesco (anche lui folle) era disteso a terra, nel cortile fuori dal manicomio. Quel giorno pioveva a dirotto. Aveva tentato di fuggire, Psycho Roman lo sapeva perché la sera prima avevano parlato da una stanza all’altra. Karl gli aveva raccontato tutto, dei suoi sogni, del suo passato e notò una somiglianza tra lui e il Tedesco. Poi, il giorno dopo questi sogni infranti…da un proiettile che era riuscito a entrare nel corpo dell’amico e a distruggere una vita. Psycho Roman tornò a pensare al caffè. Era diventato completamente pazzo? Probabile. Cominciò a tremare. Prese il caffè e cominciò a sorseggiarlo tranquillamente, poi aprì il giornale.

BANG.

Era successo. La storia si era ripetuta. Il caffè si rovesciò tutto sul giornale. La testa di Psycho Roman cadde sopra alla carta stampata e al caffè. Degli uomini entrarono dalla finestra, lo sollevarono e lo portarono in un camion parcheggiato fuori dalla casa di Roman. Uno degli uomini parlò:

U1: Ma l’hai ammazzato?
U2: No no tranquillo l’ho solo colpito con una dose di sonnifero. Ora si dovrebbe fare un bel sonnellino, tra circa 3 ore si sveglierà.
U1: Bene, muoviamoci allora!

Il camion partì da casa di Roman. Quella casa che il ragazzo aveva comprato da molti anni. Era molto affezionato Roman a quella casa sperduta, che ora sembrava reclamare il proprietario che se ne stava andando…forse per sempre.

San Massimo, manicomio per persone turbate da malattie mentali, 31 Luglio 2006 ore 11.20

U1: Abbiamo una nostra vecchia conoscenza, apriteci!
???: L’avete trovato? Finalmente! Entrate entrate.

Il furgone entrò nell’enorme parcheggio del manicomio e si fermò in un posto riservatissimo. Successivamente i due incaricati aprirono gli sportelli di dietro e prelevarono il corpo di Psycho Roman che lentamente si stava risvegliando. Uno dei due prese una camicia di forza e la mise a Roman che non diede segni di reazione:

E l’uomo colpì Roman con un pugno sul naso.

U1: Dai Carl non essere violento, gliela faremo pagare in seguito a questo criminale!

I due misero Roman su una sedia a rotelle. Ormai il ragazzo era completamente sveglio e sanguinava dal naso. La storia si ripeteva…quei posti maledetti, per la seconda volta, si trovavano proprio di fronte a Roman che non poteva reagire. I due medici (se così li possiamo definire) portarono il wrestler di fronte al direttore del manicomio. Non accadeva spesso che un nuovo paziente si presentasse davanti al “boss” era un privilegio che spettava a pochi.

Direttore: E così ci rivediamo di nuovo! Psycho Roman…quante volte avrò maledetto il tuo nome caro ragazzo?
U1: Oh tante volte signore!
D: Taci! Voglio occuparmi personalmente di questo caso, prego andatevene voi due, sarete ricompensati al momento opportuno.

I due uomini se ne andarono, prima però il secondo uomo si presentò davanti a Roman e gli sputò in faccia. La saliva cominciò a scendere e mischiarsi al sangue, Roman tuttavia era tranquillissimo.

D: Prima di rinchiuderti nella tua cella e di chiuderla con una serratura super rinforzata che hanno portato qui stamattina dal Giappone voglio farti una domanda: come sei scappato da qui?
P.R: ….
D: Non vuoi parlare eh? Bene, ti faccio conoscere un mio fedelissimo amico.

Il Direttore aprì un cassetto e estrasse un manganello.

D: Non so se sai che fui proprio io a colpirti da dietro con QUESTO manganello e a catturarti.
P.R: …
D: Ti ostini a non parlare? Vediamo se “magicamente” ti dono la voce…

Il direttore con un’inaudita potenza colpì il ragazzo sullo stomaco. Roman cominciò a sputare sangue e cominciava a stare male.

D: Ora ti ordino di parlare!
P.R: Sai come sono scappato? Lo vuoi proprio sapere vecchio inutile? Ebbene esaudirò i tuoi desideri. Ho semplicemente rotto la mia camicia di forza. Sai non è difficile per me, sono molto forte. Lo potevo fare dall’inizio, da quando sono stato catturato, ma poi ho deciso di tenerla. Volevo restare ancora un po’ in questo squallido posto. Volevo osservare gli altri, cosa facevano e vedere se io sono come gli altri, se sono un folle. La vuoi sapere la risposta?

Psycho Roman con un semplice movimento ruppe la camicia di forza. Il direttore indietreggiò e Psycho Roman lo colpì con un pugno. Successivamente lo sollevò e lo gettò al suolo con un’inaudita potenza. Il tavolo si ruppe, e il perfido direttore del manicomio si trovò steso.

P.R: Sì lo sono.

Il ragazzo aprì tranquillamente la porta, come se nulla fosse successo. L’uomo che prima lo aveva colpito lo stava aspettando:

U2: Cosa diavolo hai fat…

L’uomo non fu in grado di terminare la domanda. Roman l’aveva preso, portato dentro l’ufficio del direttore, l’aveva colpito e gli aveva rubato le chiavi del furgone che teneva in tasta. Il lottatore si mise le mani in tasca e uscì dal manicomio fischiettando. Nessuno lo notò, tutti indaffarati a tenere a bada pazienti in crisi. Psycho Roman si recò nel parcheggio, ruppe lo sportello del camion con una serie di calci e pugni, entrò e mise in moto la vettura inserendo le chiavi. Guidò tranquillamente fino a casa sua, poi, una volta arrivato, aprì la porta. Azionò la macchinetta del caffè e ne bevvette una tazza, poi andò a farsi una doccia e ad asciugarsi la faccia.

Casa di Psycho Roman, 5 Agosto 2006, Ore 8.30.

Era appena cominciata una giornata come tante altre. Il sole oggi non risplendeva il cielo, al suo posto erano presenti nuvoloni che non preannunciavano bel tempo…Roman si alzò, indosso le sue ciabatte e andò in bagno. Si spogliò e entrò dentro la doccia. Nel frattempo cominciò violentemente a piovere. I tuoni erano violentissimi. Roman uscì dalla doccia, si vestì e andò fuori a prendere il suo giornale. Paul ancora non era arrivato, e Roman decise di aspettarlo, molto seccato. Dopo circa 5 minuti Paul arrivò in bicicletta, zuppo dai capelli ai piedi.

P: Scusa Roman per il ritardo ma come vedi il tempo non è dei migliori, se non fosse per un amico come te non sarei nemmeno venuto!
P.R: Io…odio….i…ritardi!!

Psycho Roman alzò Paul e lo gettò al suolo senza pietà. Paul si spaventò, gli occhi dell’amico erano diventati rossi, e accecavano chi li guardava. Paul scappò a gambe levate, Roman prese il giornale e tornò in casa. Tranquillo. Come se nulla fosse successo e la sua vita cominciasse da quel momento in poi.
IL TAGLIAGOLE CANADESE
00sabato 29 luglio 2006 16:51
Non avevo nulla da fare e ho fatto due spot di allenamento, questo è il primo, ora posto il secondo :asd
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