INTERVISTA "A" CLAUDIO SABELLI FIORETTI

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
INES TABUSSO
00giovedì 10 novembre 2005 19:01
SCRIVE CLAUDIO SABELLI FIORETTI:

10.11.05
VENDITORI DI TAPPETI

Sono stato intervistato da Claudio Plazzotta per Italia Oggi e, alla domanda se andrei a condurre Otto e Mezzo con Ferrara, ho risposto di no. Ho detto che Ferrara tratta tutti i suoi conduttori come degli stracci, li massacra, li fa sembrare tutti dei venditori di tappeti. Purtroppo l'omonimo Claudio ha reso il concetto così: "?D. Se la chiamasse Ferrara per fare con lui Otto e mezzo su La7?
R. Anche lì non ci andrei mai. Lui riduce le persone che lo affiancano a degli stracci. Magari senza farlo apposta. Ha massacrato Lerner, la Armeni, la Palombelli. Luca Sofri, con lui, sembrava un venditore di tappeti.?
Sembra in sostanza che ce l'abbia con Luca, cosa non vera. E Luca se l'è subito presa, fumantino com'è. Mi dispiace. Se si è offeso gli chiedo scusa. Luca perdono. E' tutta colpa di Giuliano che è un Caterpillar". (csf)



QUI DI SEGUITO TUTTA L'INTERVISTA (gentilmente pubblicata dal sito Dagospia):

Claudio Plazzotta per Italia Oggi

Il suo mestiere? Scrivere interviste per il Corriere Magazine, diventate ormai un rito al quale quasi nessuno, di giovedì, riesce a sottrarsi. Lui è Claudio Sabelli Fioretti, che per una volta non fa domande, ma risponde. Il suo pezzo più sgradevole? "L'intervista a Oriana Fallaci". Il giornalista più paraculo? "La combriccola dei direttori". La passione per i blog? "Ero invidioso del sito di Barbara Palombelli". Perchè si vede poco in tv? "Non frequento il Rigolo o il Bolognese, vivo tra Salina e il Trentino". Ci andrebbe sull'Isola dei famosi? "Di corsa". Ecco il Sabelli Fioretti pensiero.


Domanda. Nel 1974 è stato direttore del periodico Abc. Il suo editore era Francesco Cardella, il guru fondatore della comunità Saman in Italia, poi implicato in numerose vicende giudiziarie. Che ricordo ne ha?
Risposta. Cardella come editore era stupendo: un matto. E un direttore cosa può chiedere di meglio se non di avere un editore matto? Io facevo il giornale graficamente più brutto che abbia mai visto. E l'ho portato velocemente alla chiusura.

D. Chi lavorava con lei?
R. Ricordo Guido Passalacqua, Lidia Ravera. Un clima di grande libertà, forse troppa. Ci chiusero da un giorno all'altro dopo gli attacchi al ministro dell'interno Luigi Gui. E ci fu una riffa per distribuire le cianfrusaglie rimaste in redazione. Vennero messi all'incanto anche i termosifoni.

D. In molti articoli lei si diverte a prendere in giro la cosiddetta gauche caviard, che combatte per i proletari e pasteggia a caviale. Lei, però, vive tra l'isola di Salina, in Sicilia, e i boschi del Trentino. Non è una scelta di vita molto snob?
R. Beh, ma io mangio i capponi, non il caviale. A Salina abito in una casaccia di pescatori, in Trentino in una normale casa di montagna. Io ho scelto di non vivere a Milano o a Roma.

D. Insisto, non è un modo di vivere radical chic?
R. Non credo. E' solo l'invidia di quelli che vivono a Milano. E godono a parlarsi addosso, a ritrovarsi sempre tra di loro. Mi fanno ridere quelli che dicono: si, ma a Milano ci sono i teatri, l'opera, le mostre, ecc. Ma quando mai, ma chi ci va?

D. Però il doppio cognome, una vita spesa tra campagna, mare e montagna... Dai, lo ammetta...
R. A dirla così mi sembra di essere Amedeo d'Aosta. Certo, io vivo come un signore. Ieri, per esempio, ho piantato le fave. Tutto costa meno, ci sono meno esigenze. Ma ribadisco che non sento di essere uno snob. E' una scelta di sopravvivenza. Sono a Milano da un paio di ore e già mi sento sporco, mi devo rilavare. C'è troppo rumore. Quando ospito qualche milanese a Salina, si lamenta per quel silenzio, per quel fastidioso rumore delle onde.

D. Qual è il direttore più rompiballe che ha mai avuto?
R. Di sicuro Lamberto Sechi a Panorama. Ma solo con un rompiballe del genere diventi un giornalista decente. Comunque Sechi era un rompicoglioni massacrante. Una volta andai a Torino per un servizio sui tennisti Adriano Panatta e Corrado Barazzutti. Tornai e scrissi il pezzo. Sechi disse: bello, però riscrivilo perchè non si capisce nulla. Dovetti riscriverlo 14 volte. E alla fine lui lo buttò nel cestino.

D. E lei?
R. Io zitto. Servono regole ferree. E' giusto che all'inizio molti articoli escano senza firma, che si specifichi sempre il nome di battesimo e l'età dei personaggi citati, e che non si usi mai la prima persona. Ovvio, appena lasciata la scuola di Sechi il primo articolo che ho scritto iniziava così: "Io penso che...e la mia opinione è...". Una specie di reazione. Però le sue lezioni non si dimenticano, e la lingua italiana ti rimane attaccata.

D. Il giornalista più paraculo di tutti?
R. Non ce n'è uno. E' la cosiddetta combriccola dei direttori, quelli che se la cantano, che si autosupportano, autoinvitano. Anch'io ho fatto il direttore, ma non sono mai diventato un "direttore". Quel tipo di direttore è veramente il personaggio più paraculo di tutti, che fa finta di essere un giornalista, ma invece è un manager.

D. L'altro giorno si parlava della direzione del Corriere della Sera: Mieli, Riotta, Battista, tutti in tv, e il giornale chi lo fa?
R. E infatti hanno bucato la notizia del cambio dell'ora. Però Mieli e Battista sono due storici, e in tv ci vanno poco e in quanto storici. In realtà in televisione ci vanno pochi direttori di giornali. Direi Feltri e Belpietro. Gli altri che fine hanno fatto? Per esempio, il direttore dell'Espresso, Daniela Hamaui, chi l'ha mai vista? Secondo me è una figura inventata, non esiste proprio in natura.

D. Ha mai lavorato in un posto dove ha avuto il suo Penombra?
R. Un Penombra come quello di Bonolis? Mmmm, no, nessun Penombra.

D. Insomma, anche lei è un po' paraculo...
R. Lo ammetto. Sa com'è, in fondo sono un precario, vivo pagato a pezzo, non sono assunto.

D. Pagato bene...
R. Non dico di no. Comunque capisco i problemi dei direttori. E ho fastidio nei confronti dei giornalisti dipendenti, dei garantiti, e soprattutto dei sindacati che garantiscono solo i garantiti.

D. Quale delle sue interviste su Magazine l'ha più soddisfatta?
R. Delle ultime, sicuramente quella a Sandro Bondi. Lui è simpatico. Mi ha portato a vedere il sepolcro di Berlusconi, e, insomma, il pezzo è venuto bene, emergeva il personaggio. Poi, quando vedo Bondi in tv che da dell'assassino a Di Pietro, mi dico: io ho conosciuto un'altra persona.

D. Invece l'intervista più sgradevole?
R. Sicuramente quella a Oriana Fallaci. Mi ha rapito per tre giorni nella sua casa del Chianti. Poi sono tornato a casa, ho scritto l'intervista e, prima di pubblicarla, come sempre faccio, l'ho mandata a visionare all'intervistato. Lei l'ha riscritta completamente. Non ha corretto le virgole, qualche parola, no. L'ha proprio rifatta. Qui è iniziato un ping pong: l'ho riscritta, tenendo conto delle sue osservazioni, ma lei ha voluto rivederla, e sono dovuto andare a Roma. Mi ha detto: può andare. Però l'ha riscritta un'altra volta. Insomma, dopo due o tre volte mi sono rotto le scatole e le ho detto: fai un po' come ti pare.

D. E quindi ha firmato una intervista alla Fallaci che in realtà si era autointervistata?
R. Diciamo che era un pezzo a quattro mani.

D. Perchè fa rileggere le interviste?
R. Perchè non voglio rubare nulla. E poi credo che se l'intervistato sa che potrà rileggerla, mi parla più liberamente, ed è più vero.

D. Si rende conto che ha sul groppone la separazione della Lecciso da Al Bano, dopo la sua intervista al cantante di Cellino?
R. Al Bano mi ha chiamato proprio ieri (martedì, ndr), confermando la mia correttezza. Dopo quella intervista mi hanno invitato a Domenica In, ai programmi del pomeriggio, per parlare della cosa, ma non ci sono andato.

D. Torna fuori lo snobismo...
R. Assolutamente no. Come dice Mieli, il giornalista è come un ascensore: va dalle fogne agli attici, senza problemi. Io faccio anche costume, ho toccato i minimi storici facendo una intervista a Flavia Vento. Quindi non ci sono pregiudizi. Ma quelle trasmissioni tv non erano in linea con il giornale per cui scrivo. Quelle sono il regno delle Moniche Sette e degli Alfonsi Signorini.

D. Non l'hanno chiamata come opinionista all'Isola dei famosi?
R. Non ci sarei andato, ma non mi hanno invitato.

D. Lei, in effetti, si vede poco in tv...
R. Sono fuori da un certo giro, vivo a Salina e in Trentino, non frequento ristoranti come il Rigolo, il Bolognese, le presentazioni di libri dove si fanno queste pastette. E quindi non mi invitano.

D. Ma se le chiedessero di partecipare all'Isola dei famosi come concorrente, ci andrebbe?
R. Di corsa. Come Monica Maggioni andrebbe di corsa con le truppe Usa in Iraq. Andare sull'isola deve essere una esperienza stupenda, una sfida da psicologo e antropologo. E' il miglior reality. Mentre con La Talpa o La Fattoria, la tv si spegne istantaneamente.

D. Tende a prendere la vita con un sorriso. Però c'è anche una sua parte seria, quasi da pioniere. Per esempio la passione per Internet e i blog...
R. Ero invidioso del sito di Barbara Palombelli. Mi piaceva un sacco. Però era un sito, costoso e complicato. Un mio amico mi ha parlato dei blog. E quattro anni fa è partito il mio, sicuramente tra i primi in Italia. Costa meno, ce l'hai in un minuto, e funziona. Ha 1.200 utenti diversi al giorno. E finora sono state viste quasi un milione di pagine.

D. Perchè sul suo blog, in alto, si parla di Sette e non del Corriere Magazine?
R. Perchè mi piace di più il nome Sette. E anche se ora il settimanale del Corriere si chiama Magazine, io continuo a chiamarlo Sette. Non è un refuso, è una scelta.

D. Come mai tanti giornalisti fanno la fila per frequentare il salotto di Maria Angiolillo?
R. Me lo sono chiesto anch'io. Qualche sera fa, quando ho visto arrivare anche Ferruccio de Bortoli, tutto in tiro, elegante, dimagrito, mi sono detto: perchè anche lui! Dalla Angiolillo nessuno si diverte. E' solo una questione di curiosità. E' un gioco delle parti, tutti stanno lavorando. Io, comunque, non ci andrei mai.

D. Se la chiamasse Ferrara per fare con lui Otto e mezzo su La7?
R. Anche li non ci andrei mai. Lui riduce le persone che lo affiancano a degli stracci. Magari senza farlo apposta. Ha massacrato Lerner, la Armeni, la Palombelli. Luca Sofri, con lui, sembrava un venditore di tappeti.

D. Lei vive solo delle interviste che scrive per il Magazine del Corriere e dei pezzi su Io Donna?
R. Sì. faccio solo qualche sciocchezza alla radio. E comunque a Salina il pesce costa poco.

D. Ma quante ore lavora per una intervista?
R. Ci metto un giorno a prepararla, un giorno a farla, e un paio di giorni a scriverla.

D. Ha diretto Cuore, conosce la satira. Ma Forattini la fa ridere?
R. L'ho visto nascere, prima vendeva tv e frigoriferi. Era bravissimo quando era radicale. Poi ha subito la stessa involuzione del partito di Pannella. A Cuore avevamo indetto un concorso su chi aveva capito una vignetta di Forattini. Poi abbiamo mandato un redattore a Parigi per chiedere allo stesso Forattini se potesse spiegarcela. E neppure lui seppe rispondere. Ma era meglio non capirle. Oggi, purtroppo, si capiscono.

D. Per concludere, il suo doppio cognome è vero, non è un vezzo...
R. Sì, e non sarà ereditato da nessuno. Sabelli Fioretti finirà con me. Cosa c'è di più snob?

Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 10:56.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com