IL PAESE NEL QUALE non SI PERMETTE AL PM DI INFISCHIARSENE DEL SEGRETO DI STATO

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INES TABUSSO
00martedì 16 gennaio 2007 22:01
IL PAESE NEL QUALE NON "SI PERMETTE AL PM DI INFISCHIARSENE DEL SEGRETO DI STATO E DEI PRIVILEGI DELL'ESECUTIVO"



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16 gennaio 2007
Londra : tangenti, Blair voleva il segreto ma l'OCSE indaga
di Giulia Alliani

"I servizi segreti britannici hanno messo in dubbio l'affermazione del governo secondo cui un'importante inchiesta su fatti di corruzione, riguardante il commercio di armi con l'Arabia Saudita, porrebbe una minaccia alla sicurezza nazionale": di questo tenore il titolo principale in prima pagina nell'edizione odierna del Guardian.

Il problema, spiega il quotidiano inglese, si e' manifestato perche' oggi, nel corso di un meeting internazionale, i ministri britannici saranno sotto torchio nel tentativo di giustificare il blocco di un'importante inchiesta sulla corruzione a proposito della societa' produttrice di armi BAE Systems.

Il mese scorso, sfidando l'opinione pubblica, e assumendosene la responsabilita', Tony Blair, dopo l'azione di lobbying della BAE, preoccupata all'idea di perdere altri lucrosi affari, aveva dato ordine al Serious Fraud Office di bloccare l'inchiesta. La decisione di Blair e' ora oggetto di indagini da parte dell'OCSE, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo, impegnata, in tutto il mondo, nella lotta alla corruzione.

L'OCSE chiede spiegazioni per l'improvvisa interruzione delle indagini su pagamenti segreti ai reali sauditi. La Gran Bretagna ha sottoscritto la convenzione OCSE contro la corruzione e, dal 2002, per la legge inglese, il pagamento di tangenti e' un reato specifico.

Prima di Natale, il Procuratore Generale, Lord Goldsmith, aveva dichiarato al Parlamento che i servizi segreti 'erano d'accordo sulla valutazione' fatta da Tony Blair secondo la quale era in pericolo la sicurezza nazionale, dal momento che i sauditi intendevano troncare ogni rapporto di cooperazione con l'intelligence britannico. Ma adesso, il capo dell'MI6, John Scarlett, si e' rifiutato di sottoscrivere un dossier del governo in cui si dichiara che l'MI6 ne condivide il parere.

Fonti di Whitehall hanno riferito al Guardian che la dichiarazione davanti ai Lord non era corretta. L'MI6 e l'MI5 non erano in possesso di informazioni sulle intenzioni dei sauditi di troncare i rapporti con i servizi. Molto semplicemente alle agenzie di intelligence era stato chiesto se, nel caso si fosse verificata una simile rottura di rapporti, si poteva ipotizzare un danno per la sicurezza nazionale del Regno Unito. E le agenzie avevano, logicamente, risposto affermativamente.

Sempre secondo il Guardian, la controversia ricorda la discussione sul 'sexing up' del dossier sulle armi irachene, quando Scarlett, allora a capo del Joint Intelligence Committee, venne convinto a confermare le false insinuazioni del governo sulle armi di distruzione di massa possedute da Saddam Hussein. Fonti vicine ai servizi segreti sostengono che Scarlett fosse poco propenso a fornire nuovamente una copertura ai ministri confermando un'altra serie di discutibili interpretazioni del governo.

La versione dei fatti fornita da Lord Goldsmith ha anch'essa provocato un attrito con il Serious Fraud Office, il cui direttore, Robert Wardle, sostiene che, nell'inchiesta sulle armi saudite, il suo ufficio ha rinvenuto significative fonti di prova, e altre sperava di ottenerne dalle banche svizzere. Lord Goldsmith aveva tentato di persuadere il Parlamento che l'SFO non aveva trovato prove idonee a sostenere le accuse e mai le avrebbe trovate.

L'agenzia Reuters riferisce che Tony Blair, interpellato oggi a proposito del dossier del governo, e di quanto riportato dal Guardian, ha cosi' risposto: "Che io sappia non c'e' stata nessuna protesta, e non crederei proprio a quanto si legge in alcuni giornali sull'argomento". Blair ha detto che era consapevole di andare incontro a severe critiche a causa della sua decisione la quale, tuttavia, si basa su "argomenti molto solidi".

Un portavoce del Foreign Office, parlando per conto dell'MI6 - il cui nome ufficiale e' SIS (Secret Intelligence Service) - ha comunicato che l'agenzia aveva condiviso la preoccupazione del governo a proposito dei danni alla sicurezza nazionale in caso di prosecuzione delle indagini, e che il "dossier" era in realta' una lettera per l'OCSE che spiegava i motivi per cui l'indagine era stata fermata. Secondo il portavoce, i servizi segreti erano d'accordo sui contenuti della lettera, e l'illazione per cui dietro alla decisione di bloccare l'inchiesta non vi fossero considerazioni legate alla sicurezza nazionale era sbagliata.

"Non abbiamo la possibilita' di entrare nei dettagli in merito a questioni riguardanti l'intelligence - ha spiegato il portavoce - ma possiamo confermare che il SIS, insieme ad altre agenzie e dipartimenti, era stato consultato nel corso della preparazione del documento contenente la risposta del governo all'OCSE, ed era soddisfatto del risultato. Questo modo di agire riflette un procedimento che il governo adotta nella sua normale routine".











[Modificato da INES TABUSSO 16/01/2007 23.15]

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