IL MINISTRO ROBERTO CASTELLI E LE ESIMIE PERSONALITA'

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INES TABUSSO
00martedì 17 gennaio 2006 19:50

Roma, 17 gen. (Adnkronos) - Intervenire con ''un disegno di legge di riforma costituzionale'' per istituire ''un organo indipendente, formato da esimie personalita', che funga da sezione disciplinare per i magistrati''. La proposta e' venuta dal ministro della Giustizia, Roberto Castelli, nella relazione di inaugurazione dell'anno giudiziario in Senato. Un intervento, ha spiegato, nasce dal ''dovere di intervenire per correggere alcuni aspetti che rischiano di assumere carattere patologico. Uno di questi e' sicuramente l'autoreferenzialita', sicuramente non voluta dalla Costituzione''. Secondo Castelli, inoltre, ''occorre anche riflettere sulla necessita', in nome del principio della terzieta', di una ulteriore riforma che istituisca tribunali indipendenti, quando tra le parti in causa vi siano magistrati''. ''E' questo un principio fondamentale di garanzia -ha evidenziato il ministro della Giustizia- che elimina ogni conflitto di interessi, cosi' come deve avvenire per ogni manifestazione di una ordinata societa' fondata su principi democratici''.



A QUESTO INDIRIZZO IL TESTO COMPLETO DELLA RELAZIONE DEL MINISTRO ROBERTO CASTELLI:
www.giustizia.it/newsonline/data/multimedia/1374.pdf




IL SOLE 24 ORE
17 gennaio 2006
Castelli: «Le intercettazioni, un'arma per i nemici della democrazia»
di Nicoletta Cottone

La relazione del Guardasigilli sullo stato dell’amministrazione della giustizia in Italia inizia con un attacco alla magistratura.
«Il nostro Paese - dice Castelli - ha sofferto e soffre ancora di un rapporto fra i tre fondamentali poteri dello Stato non equilibrato». Dopo i convenevoli di rito si avvia così la relazione annuale, resa oggi pomeriggio al Senato, del ministro della Giustizia Roberto Castelli sull’amministrazione della giustizia, in ottemperanza con quanto previsto dalla riforma dell’ordinamento giudiziario.
Secondo Castelli il culmine dello squilibrio è stato raggiunto nella prima metà degli anni ’90, periodo di massima subalternità del potere politico rispetto a quello giudiziario, «quando una vasta parte della classe politica fu delegittimata dall’azione della magistratura». Secondo Castelli proprio con la relazione del Guardasigilli alle Camere viene ristabilita la centralità del Parlamento e il riequilibrio dei poteri, tanto che «in occasione di questa seduta il tasso di democrazia nel nostro Paese si accresce». Un altro fendente alla magistratura arriva tra le proposte per la prossima legislatura, con la creazione di un organo «indipendente, formato da esimie personalità, che funga da sezione disciplinare per i magistrati» e con la ventilata creazione di «tribunali indipendenti» che intervengano «quando tra le parti in causa ci siano magistrati». Lo scopo, secondo il Guardasigilli, è quello di correggere un aspetto patologico, l'autoreferenzialità della magistratura.

Intervento forte del ministro anche sull'attività della Corte dei conti, che avrebbe esercitato «un'azione di controllo esasperato sull'attività del ministero» che, secondo Castelli, «in alcuni momenti ha assunto aspetti che hanno travalicato le usuali funzioni di controllo».

Dopo una citazione di Locke sul potere legislativo, arriva l’attacco diretto all’uso illecito delle intercettazioni, «una delle armi più efficaci in mano ai nemici della democrazia», anche se arma insostituibile per la lotta alla criminalità e la terrorismo. Da una parte il rischio di un abuso di questo strumento, che sembra essere diventato il mezzo principe di indagine, dall’altra l’uso distorto e illegale delle intercettazioni. Da 32mila del 2001 le intercettazioni sono passate a 106mila del 2005, con una spesa che è salita da 126 a 302 milioni di euro. La spesa unitaria ha subito, però, una contrazione: i costi unitari medi giornalieri sono scesi da 80 a 20 euro, mentre quelli di ogni bersaglio si sono dimezzati, passando da 5.165 a 2.842 euro.
Qui l’attacco di Castelli è diretto alla divulgazione delle intercettazioni coperte dal segreto, trasmesse a giornalisti complici. «Questo meccanismo - dice Castelli - è assai efficace dal punto di vista mediatico perché si presta a ben due livelli di strumentalizzazione. Il primo è quello posto in essere dalla fonte, che passa spezzoni che gli interessano e cela quelli che ritiene opportuno non divulgare. Il secondo livello è quello adottato dal giornale che, a sua volta, decide cosa pubblicare e cosa no». Secondo il Guardasigilli occorre una condanna morale, prima che giudiziaria, contro la mala pratica della diffusione delle intercettazioni.


L’eccessiva durata dei processi
Siamo il popolo più litigioso dell’Unione europea: pesante il “debito pubblico giudiziario”, segnato dall’enorme accumulo di arretrato. Tre le cause per l’insoddisfacente funzionamento della giustizia italiana secondo Castelli: l’inadeguatezza delle risorse, la scarsa efficienza, la normativa obsoleta. Sul fronte della giustizia civile i “nuovi procedimenti” sono passati da un milione del 1960 a tre milioni e 670mila del 2001, fino ai 4 milioni e 200mila del 2004, con un aumento al ritmo di 500mila l’anno. La giacenza media si attestava nel 2001 a oltre sette anni, per la precisione intorno agli 87 mesi per i tre gradi di giudizio. Contestualmente i procedimenti pendenti ammontavano a 5 milioni.
Nel capitolo giustizia penale i “nuovi procedimenti” a carico di “noti” erano attestati a quota un milione 473mila nel 2001, mentre i relativi procedimenti pendenti alla stessa data erano pari a circa 3 milioni e 800mila. Le cifre salgono se si considerano anche i procedimenti a carico di ignoti a 3 milioni e 500mila con 5 milioni e 800 mila pendenti. La giacenza media si attestava a 82 mesi. Le prescrizioni sono passate da 98mila del 2001 a 200mila nel 2005. Secondo le stime del ministero, in base alla legge 251/2005 che varia alcuni termini di prescrizione, si registrerà un aumento di 35mila prescrizioni. Una indagine del ministero ha appurato che il fenomeno delle “false pendenze” - procedimenti già definiti, ma non dichiarati dagli uffici e, quindi non segnalati nel sistema informatico - interessa una quantità che oscilla fra il 5 e il 10% delle pendenze.

Emergenza carceri
Aumenta la popolazione carceraria in Italia e ogni detenuto costa 130 euro al giorno, contro i 63 dollari degli Stati Uniti. A fronte di un organico di 44mila unità il Corpo di Polizia penitenziaria ne conta 43mila: dunque 1,4 detenuti ogni agente, contro una media europea di un agente ogni 3 detenuti e quella degli Stati Uniti di un agente ogni sette detenuti. Il bilancio dell’amministrazione penitenziaria è passato da 2.312 milioni di euro del 2000 a 2.807 milioni previsti per il 2006.
Fino agli anni ’90, dice Castelli, il sovraffollamento è stato tenuto sotto controllo da periodici interventi di amnistia e indulto. “Soluzioni - dice il Guardasigilli - accettate dai cittadini se aventi carattere straordinario, ma non condivise se usate come strumento usuale di governo del fenomeno”. Negli anni ’90 questa pratica è stata abbandonata senza, però, che ci fosse una politica per la gestione del fenomeno. Il problema fondamentale, secondo castelli, è costituito dagli stranieri. Attraverso la Bossi-Fini vengono rimpatriati al ritmo di circa 100 detenuti al mese nei Paesi d’origine, per un totale di 3.890 detenuti espulsi: accordi con Albania, Bulgaria e Romania consentono ai detenuti di scontare la pena in patria. I suicidi sono passati dall’1,25 per mille del 2001 allo 0,88 per mille del 2005.


La spesa per la giustizia
In Europa generalmente i Paesi dedicano al capitolo giustizia lo 0,5% del Pil: l’Italia è passata dallo 0,5% del 1996 allo 0,53% del 2005. I magistrati togati sono aumentati da 8.659 a 9.201, mentre i giudici di pace da 6.043 a 7.974. Castelli ha inviato al Consiglio superiore della magistratura una proposta di aumento dell’organico di 116 magistrati. Il personale amministrativo è, invece, diminuito, passando da 44.027 a 42.673.
Il Guardasigilli domani effettuerà la comunicazione sull'amministrazione della Giustizia alla Camera dei deputati alle ore 10. La legge 150/2005 prevede, infatti, che entro il ventesimo giorno dalla data di inizio di ciascun anno giudiziario il Guadasigilli renda comunicazioni alle Camere sull’andamento della giustizia nel precedente anno e sui programmi del Governo per l’anno in corso. Venerdì 27 gennaio, invece, l'appuntamento è alla Corte di cassazione per la relazione sull'amministrazione della giustizia da parte del Primo presidente della Corte di cassazione, alla presenza del Capo dello Stato e delle massime autorità. Il giorno dopo quella dei presidenti di Corte d'appello


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Italy On Line
Servizio speciale realizzato per conto della Presidenza del Consiglio dei Ministri
CASTELLI: INTERCETTAZIONI, CONDANNA MORALE PER DIFFUSIONE
(AGI) - Roma, 17 gen. - "Occorre una condanna morale, prima che giudiziaria, contro la mala pratica della diffusione delle intercettazioni". E questo va detto "chiaramente". Cosi' il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, rivolgendosi ai senatori con la sua relazione sullo stato della giustizia.
"Due sono i problemi che abbiamo dovuto affrontare in questi anni - ha spiegato - il primo e' il rischio di abuso di questo strumento che sembra essere diventato il principale mezzo di indagine. Siamo infatti passati da 32 mila bersagli nel 2001 a 106 mila nel 2005, con una spesa aumentata da 126 milioni a 302 milioni di euro. Come si puo notare essa pero' non e' aumentata in modo proporzionale, poiche' il ministero si e' attivato su questo fronte e attraverso una serie di efficace misure" ha ridotto da 80 a 20 euro il costo unitario medio giornaliero, mentre quello di ogni bersaglio "si e' quasi dimezzato, passando da 5.165 a 2.842 euro". (AGI) Ancora piu' rilevante, pero', ha sottolineato i guardasigilli, e' la seconda questione, quella che riguarda "l'uso distorto e alcune volte illegale delle intercettazioni telefoniche. Siamo da poco usciti da un periodo tormentato, in cui l'avviso di garanzia, nato al fine di tutelare l'indagato era divenuto, se usato strumentalmente, il mezzo principe per squalificare presso l'opinione pubblica il soggetto che si vuole colpire - ha notato Castelli - in questi ultimi anni, sia perche' la classe politica ha accresciuto la propria credibilita', sia per la conclamata infondatezza di alcune accuse, questo strumento non ha piu' impatto sulla opinione pubblica e si e' pertanto passati ad un altro mezzo, che e' quello della divulgazione delle intercettazioni, coperte dal segreto, da trasmettere a giornalisti complici. Questo meccanismo e' assai efficace dal punto di vista mediatico perche' si presta a ben due livelli di strumentalizzazione; il primo e' quello posto in essere dalla fonte, che passa spezzoni che gli interessano e cela quelli che ritiene opportuno non divulgare. Il secondo livello e' quello adottato dal giornale che, a sua volta, decide cosa pubblicare e cosa no. Anche se, in sostanza, questa pratica e' scevra da rischi, e' comunque necessario commettere un reato e allora, per evitare cio', oggi si assiste all'uso di un altro strumento di squalifica piu raffinato in quanto formalmente legittimo. Per un qualunque procedimento infatti - ha detto ancora il ministro - la motivazione e' redatta ad libitum dall'estensore che puo' alternativamente depositare tutto il materiale relativo alle intercettazioni, oppure depositare soltanto quelle parti di cui ha deciso di avvalersi in sede di motivazione, citando conversazioni, parti delle stesse o addirittura riassunti. Ma qui entriamo sul terreno dei diritti fondamentali previsti dalla prima parte della Costituzione. Essi devono valere per tutti. L'articolo 15 deve essere rispettato, dobbiamo dire chiaramente, e spero che siate d'accordo - ha concluso il ministro rivolto ai colleghi senatori - che occorre una condanna morale, prima che giudiziaria, contro la mala pratica della diffusione di intercettazioni". (AGI) .
171740 GEN 06
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