IL CASO BATTISTI E LE STRANE CONVINZIONI DEI FRANCESI

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INES TABUSSO
00lunedì 19 marzo 2007 11:17

Ex brigatista Cesare Battisti arrestato in Brasile
domenica, 18 marzo 2007 6.37

BRASILIA/ROMA (Reuters) - Cesare Battisti, l'ex brigatista condannato all'ergastolo per quattro omicidi in Italia e fuggito tre anni fa dalla Francia, dove si era rifugiato all'inizio degli anni 90, è stato arrestato stamani su una spiaggia del Brasile. Lo ha annunciato oggi le autorità brasiliane.

La polizia federale lo ha arrestato questa mattina lungo la spiaggia di Copacabana a Rio de Janeiro, ha detto un portavoce nella capitale Brasilia. "Non ha opposto resistenza", ha aggiunto.

Il premier Romano Prodi si è congratulato "con le forze dell'ordine italiane e con quelle brasiliane e francesi che hanno assicurato alla giustizia il brigatista da tempo latitante", come si legge in una nota di Palazzo Chigi.

Battisti, che ha 52 anni, era stato arrestato in Italia nel 1979, ma è evaso dal carcere nel 1981, per fuggire in Messico dove ha vissuto fino al suo trasferimento in Francia nel 1991. Si è stabilito a Parigi, dove ha lavorato come portiere e ha iniziato una carriera di scrittore di romanzi gialli.

In Italia è stato riconosciuto colpevole di quattro tra omicidi e concorso in omicidi, per fatti che risalgono al 1978 e 1979, dei quali ha sempre proclamato la sua innocenza, pur ammettendo di avere partecipato alla lotta armata.

Nel marzo del 2005 il Consiglio di Stato francese ha confermato l'estradizione in Italia, ma Battisti si era già dileguato. Il governo italiano aveva chiesto a Parigi la sua estradizione all'inizio del 2004.

Battisti sarà detenuto a Rio de Janeiro o a Brasilia finché la Corte suprema deciderà sulla domanda di estradizione italiana, ha detto una portavoce della polizia.

Il ministro della Giustizia Clemente Mastella ha detto di sperare che l'estradizione possa avvenire rapidamente.


© Reuters 2007. Tutti i diritti assegna a Reuters.




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In Italia era stato condannato a due ergastoli per quattro omicidi
Chi è Cesare Battisti
L'ex leader dei Pac rifugiatosi in Francia 15 anni fa dopo l'evasione da un carcere italiano, si era dato alla latitanza il 22 agosto 2004

Parigi, 18 mar.- (Adnkronos) - L'ex leader dei Pac Cesare Battisti, 52 anni, evaso da un carcere italiano nel 1980 e rifugiatosi in Francia 15 anni fa si era dato alla latitanza il 22 agosto 2004 per sfuggire a un'estradizione che vedeva sempre più vicina. Da tre anni, sulle sue tracce erano gli agenti francesi ed i carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale, che erano riusciti a localizzarlo in Sud America prima che facesse nuovamente perdere le proprie tracce. L'incontro con un esponente dei comitati di sostegno, che avrebbe dovuto consegnargli del denaro, è stato fatale all'ex ''primula rossa'', catturato dalla polizia brasiliana e dagli agenti venuti da Parigi insieme alla sua compagna.

E proprio a Parigi l'ex leader dei Pac, grazie alla 'dottrina Mitterand', si era rifatto una vita: abbandonata la lotta armata, si era dato alla scrittura, diventando un giallista di fama e pubblicando opere in cui proponeva alcune analisi sull'esperienza dell'antagonismo radicale, tra cui 'L'orma rossa', edito da Einaudi. Poi, però, quando l'aria era cominciata a farsi più pesante, Battisti aveva deciso di fuggire. A cambiare le carte in tavola era stato il parere favorevole all'estradizione dato dalla Corte d'appello di Parigi il 30 giugno del 2004. Poco dopo il presidente francese Jacques Chirac aveva fatto sapere che avrebbe dato il via libera all'estradizione nel caso in cui il ricorso in Cassazione presentato dai legali di Battisti fosse stato respinto.

''La dichiarazione di Jacques Chirac, due giorni dopo la decisione della Corte d'appello, è riuscita a togliermi ogni speranza'', aveva detto l'ex leader dei Pac nella lettera inviata agli avvocati Irene Terrel e Jean-Jacques de Felice per spiegare le ragioni della sua fuga. ''Di fronte al baratro, cosa mi resta?'', aveva scritto. ''Soltanto i miei figli e la sottile possibilità, un giorno forse, di potermi spiegare sulle mie responsabilità politiche e di tornare infine su quel passato che l'Italia vorrebbe, mi pare, seppellire per sempre, al prezzo di una contraffazione storica''.

''Non lascerò la Francia, non saprei farlo, è il mio paese e non ne vedo altri nel mio futuro'', aveva scritto Battisti, aggiungendo: ''Continuerò a battermi affinché sia resa giustizia all'uomo e alla storia''. Con la prigione a vita, trent'anni dopo i fatti, ''sarebbe la famiglia, i figli, altre vite a pagare'', aveva spiegato, sottolineando: ''Non posso correre questo rischio, non rivedere più i miei figli, il paese dove sono nati, l'idea mi risulta insopportabile''.

Pochi mesi dopo, il 23 ottobre 2004 il primo ministro francese, Jean Pierre Raffarin, aveva firmato il decreto di estradizione che costringeva l'ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo a scontare la propria pena in Italia. Contro il decreto nel novembre 2004 i legali di Battisti avevano presentato invano ricorso al Consiglio di Stato, che aveva al contrario convalidato il decreto nel marzo 2005.

Gli avvocati ci hanno poi riprovato poco più di un mese fa, presentando un ricorso presso la Corte Europea dei diritti dell'uomo di cui non si conosce l'esito.

Pur riconoscendo di aver fatto parte dei Pac, Battisti si era sempre detto innocente. Arrivato in Francia nel 1990 dopo alcuni anni trascorsi in Messico si era appellato alla dichiarazione del presidente della Repubblica François Mitterand, che nel 1985 aveva promesso asilo agli ex militanti della lotta armata che avessero rinunciato alla violenza.

In Italia l'ex leader dei Pac era stato condannato a due ergastoli per quattro omicidi: in due di essi, quello del maresciallo Antonio Santoro, avvenuto a Udine il 6 giugno del '78, e quello dell'agente Andrea Campagna, avvenuto a Milano il 19 aprile del 1979, il terrorista sparò materialmente. Nell'uccisione del macellaio Lino Sabbadin, avvenuta a Mestre il 16 febbraio del '79, invece, Battisti fece da copertura armata al killer Diego Giacomini e, nel caso dell'uccisione del gioielliere Pierluigi Torregiani, avvenuta a Milano il 16 febbraio del '79, venne condannato come co-ideatore e co-organizzatore.

L'idea alla base di quel biennio di sangue, secondo quanto si appurò in seguito, era quella di colpire, oltre ad esponenti delle forze dell'ordine, i commercianti che si erano difesi durante i cosiddetti 'espropri proletari'. Proprio per questo nel mirino dei Pac finirono il macellaio di Venezia Sabbadin e il gioielliere di Milano Torregiani. In quest'ultimo caso, poi all'omicidio, si aggiunse un ulteriore tragedia: nel corso della colluttazione, il figlio del gioielliere, Adriano, venne colpito da una pallottola sfuggita al padre prima che questi cadesse, e da allora, paraplegico, è sulla sedia a rotelle.




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"Sarkozy a d'autant moins besoin d'en rajouter que la gauche française est plutôt gênée aux entournures. Elle n'avait pas de mal à fustiger en 2004 l'attitude du gouvernement Berlusconi qui réclamait Battisti. Il lui est plus délicat de critiquer aujourd'hui le gouvernement Prodi qui adopte la même position. Signe de ce malaise, François Hollande, qui avait rendu visite à la prison de la Santé à l'écrivain italien en février 2004, s'est fait discret hier, tandis que le député-maire PS d'Evry, Manuel Valls, récusait, lui, «toute forme de complaisance vis-à-vis d'un terroriste [...] condamné pour crimes de sang». Sur le cas Battisti, la gauche est encore et toujours plurielle".




www.liberation.fr/actualite/politiques/241856.FR.php

LIBERATION
Arrestation
Battisti, victime du candidat Sarkozy
Alors que le ministre de l'Intérieur quitte ses fonctions dans quelques jours, l'ex-activiste italien en fuite depuis 2004 a été arrêté hier au Brésil.
Par Renaud DELY
QUOTIDIEN : lundi 19 mars 2007


Voilà l'une des raisons pour lesquelles Nicolas Sarkozy était décidé à s'accrocher le plus longtemps possible au ministère de l'Intérieur : Cesare Battisti, en fuite depuis près de trois ans, a été arrêté hier à Rio de Janeiro par des policiers brésiliens avec l'aide de policiers français. Une prise qui tombe à pic pour Sarkozy, qui doit quitter la place Beauvau au plus tard au début de la semaine prochaine. En célébrant son départ, le ministre ne manquera de mettre en avant l'arrestation de l'ancien activiste d'extrême gauche italien, condamné en 1988, par contumace, à la réclusion à perpétuité par la justice italienne pour quatre assassinats en 1978-1979. Et le candidat UMP à l'élection présidentielle espère voir ses intérêts électoraux servis par le zèle du ministre.

Rupture.
Cette interpellation est intervenue sur ordre du Tribunal suprême fédéral brésilien à la suite d'une demande d'extradition du gouvernement italien, lequel l'avait déjà formulée quelques mois avant que Battisti, réfugié à Paris depuis 1990, ne choisisse l'exil en août 2004. Le Brésil et l'Italie ont signé en 1989 un accord d'extradition, mais la procédure peut prendre plusieurs mois.
En participant activement à la traque puis à l'arrestation de Battisti, la France confirme qu'elle a bel et bien rompu avec la «doctrine Mitterrand», c'est-à-dire l'engagement de l'ancien chef de l'Etat socialiste de ne pas extrader les réfugiés politiques italiens qui renonçaient à la violence. Le tandem exécutif Chirac-Raffarin a renié cette promesse en 2004. Emprisonné quelques semaines à la prison de la Santé, à Paris, Battisti épuise une à une toutes les voies de recours contre la demande d'extradition formulée par l'Italie. En vain. Il ne lui reste pour seule issue qu'une nouvelle cavale. Près de trois ans plus tard, voilà donc que son cas s'invite dans la fin de campagne élyséenne. Car cette arrestation qui tombe à point nommé n'est pas sans rappeler celle de l'assassin du préfet Erignac, Yvan Colonna, capturé en juillet 2003, deux jours avant la tenue d'un référendum en Corse. A l'époque, Sarkozy en avait espéré un gain électoral : il avait été déçu, le nouveau statut juridique qu'il proposait pour l'île ayant été nettement rejeté par les électeurs.

Bouchées doubles.
Cette fois encore, le ministre de l'Intérieur avait récemment incité ses services à mettre les bouchées doubles pour retrouver l'écrivain en fuite. Avec l'espoir de le coffrer avant le premier tour de l'élection présidentielle. Pour masquer ce regain d'intérêt électoraliste, Sarkozy s'est efforcé hier de faire profil bas. «La police française a communiqué des renseignements comme c'est son devoir», a-t-il expliqué, lors de l'émission France Europe Express sur France 3, avant de renvoyer l'affaire aux relations entre le Brésil et l'Italie : «Je ne vois pas au nom de quoi le ministre de l'Intérieur français devrait intervenir. La justice italienne est indépendante et démocratique.»
Sarkozy a d'autant moins besoin d'en rajouter que la gauche française est plutôt gênée aux entournures. Elle n'avait pas de mal à fustiger en 2004 l'attitude du gouvernement Berlusconi qui réclamait Battisti. Il lui est plus délicat de critiquer aujourd'hui le gouvernement Prodi qui adopte la même position. Signe de ce malaise, François Hollande, qui avait rendu visite à la prison de la Santé à l'écrivain italien en février 2004, s'est fait discret hier, tandis que le député-maire PS d'Evry, Manuel Valls, récusait, lui, «toute forme de complaisance vis-à-vis d'un terroriste [...] condamné pour crimes de sang». Sur le cas Battisti, la gauche est encore et toujours plurielle.




Arrestation
Indigne
Editorial
Par Laurent JOFFRIN

C'est un vilain coup électoral que vient de perpétrer Nicolas Sarkozy. Ainsi, la police française a déployé des moyens importants de surveillance et d'enquête pour piéger un exilé qui ne menace plus personne depuis près de trente ans, qui a vécu pendant de longues années une vie effacée d'activiste à la retraite, avant de s'enfuir au bout de la terre pour se fondre dans un oubli inoffensif et mélancolique. Et pourquoi ce geste sans gloire du ministre de l'Intérieur ? Pour relancer une campagne dont on sentait bien qu'elle commençait à patiner depuis la percée de François Bayrou.

Il n'est pas question ici de sanctifier Cesare Battisti, ni d'oublier que le mouvement dont il a fait partie a revendiqué des actes sanglants, cruels et plusieurs fois mortels. Son comité de soutien ne croit pas qu'il ait commis de crimes de sang. En Italie, au contraire, beaucoup de personnalités à l'indiscutable moralité démocratique l'estiment coupable. Ecrivain traqué en France, Battisti est tenu en Italie pour un terroriste en fuite.
Mais telle n'est pas la question, au fond. De par les lois italiennes, le prisonnier n'aura pas droit à un second procès qui lui permettrait de faire valoir ses arguments. En son temps, surtout, par la voix de François Mitterrand, la France avait donné sa parole. Elle n'extraderait pas les réfugiés italiens dès lors qu'ils cessaient toute activité, ce qu'ils ont fait. Le ministre de l'Intérieur revient sur cette honorable promesse. L'acte est bas, indigne d'une France généreuse. Paiera-t-il sur le plan électoral ? Rien n'est moins sûr. De droite ou de gauche, le citoyen n'aime pas ces vilenies.




Arrestation
Un «coup électoraliste»
Les soutiens de l'écrivain accusent Sarkozy d'instrumentaliser l'arrestation de Battisti.
Par Didier ARNAUD, Fabrice TASSEL
QUOTIDIEN : lundi 19 mars 2007

Tout sauf un hasard. Pour les soutiens à Cesare Battisti, qui avait bénéficié d'un fort réseau d'appuis, surtout dans certains milieux intellectuels de gauche, lorsque la justice française avait, à l'été 2004, donné son feu vert à l'extradition vers l'Italie, cette arrestation est d'abord opportuniste. Selon Dominique Voynet, candidate des Verts à la présidentielle, «on ne peut pas ne pas penser aux conditions d'interpellation d'Yvan Colonna. Depuis des mois, le ministre de l'Intérieur sait où se trouve Battisti, dont l'arrestation est un petit coup de fouet à une campagne qui patine un peu».

Soupçon. Ce «coup» serait aussi un moyen d'embarrasser les adversaires politiques qui, lors de la polémique de l'été 2004, avaient soutenu l'écrivain italien. Dont Dominique Voynet, qui indiquait hier à Libération qu'elle gardait sa ligne, à savoir «le refus d'extrader un homme qui ne peut pas bénéficier d'un nouveau procès en sa présence». Une position identique à celle de François Bayrou, qui a répété hier ce qu'il avait affirmé en octobre 2004. «Quelle que soit l'horreur que m'inspire cette période, l'horreur que m'inspirent ces actes, dont je ne sais pas s'il est coupable ou pas, notre droit français, européen, occidental, c'est qu'un homme a droit à un procès en sa présence», a-t-il déclaré au terme de sa visite au Salon de l'Etudiant. La position la plus prudente est venue du PS, dont le premier secrétaire, François Hollande, était allé rendre visite à l'écrivain à la prison de la Santé en 2004, alors que l'Italie avait demandé son extradition à la France. Hier, le PS a souligné «son attachement au respect strict de l'application des conventions internationales sur l'extradition», mais en ajoutant que Battisti «a fui, c'est de sa responsabilité, il n'aurait pas dû le faire. Maintenant il doit être extradé».
Dans les milieux culturels et associatifs proches de Battisti, la tonalité était aussi au soupçon contre une opération «montée» par Nicolas Sarkozy. L'écrivain Gilles Perrault, qui s'était mobilisé il y a trois ans contre l'extradition de Battisti, a qualifié l'arrestation d' «électorale et même électoraliste. Un triste événement, alors que la police a tant de tâches plus urgentes que d'aller chercher quelqu'un très loin pour une très vieille histoire», ajoutant encore qu'il s'agissait «d'une arrestation sarkozienne, tout à fait dans la manière de notre ministre de l'Intérieur et candidat. C'est le ministre de l'Immigration et de l'Identité nationale qui a agi». Gilles Perrault a aussi précisé que cette arrestation n'était «pas une totale surprise». Claude Mesplède, auteur et historien des polars, indique aussi que «le bruit courait depuis plusieurs semaines que Battisti pouvait être repéré. La seule chose qu'on ne savait pas, c'était quand cela allait se passer. Bien sûr, on pensait que cela pouvait arriver avant les élections». Très actif dans la période qui a précédé la fuite de Battisti, Claude Mesplède «ne pense pas que la mobilisation va reprendre. Pour le moment les partis sont axés sur tout autre chose, pour Ségolène Royal, c'est difficile de prendre position sur un tel sujet».
«Pas honorable». L'écrivain Serge Quadruppani, membre du comité de soutien à Cesare Battisti, estime aussi que «cette arrestation est purement électoraliste, une fois de plus on s'en prend à un individu qui manifeste toute son intégration dans la société française». Une analyse encore partagée par Pénélope Komitès, adjointe verte du maire de Paris : «Ce n'est pas, selon moi, une manière très honorable de faire de la politique.» Une militante proche de Battisti évoque aussi une opération destinée «à embarrasser ceux qui ont pris position sur les principes favorables à Cesare Battisti, et à gagner quelques heures de sondages positifs. Mais cela va vite retomber, Battisti n'étant qu'un type qui essayait de survivre». «Qui a réclamé monsieur Battisti, qui a envoyé ces policiers au Brésil ? Nicolas Sarkozy ? s'interroge Jean-Pierre Dubois, président de la Ligue des droits de l'homme. Au point où cela en est, je me demande s'il ne va pas se rendre dans la jungle amazonienne à la recherche d'Ingrid Betancourt.»



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