GUIDO CALVI (DS): QUEL TESTO DELL'EX-MINISTRO CASTELLI NON E' MALE

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INES TABUSSO
00martedì 20 giugno 2006 22:07

IL MESSAGGERO
20 Giugno 2006
Calvi: per la tutela del segreto serve un responsabile unico, il pm
di FEDERICA RE DAVID

ROMA - Senatore Calvi, l’ex ministro Castelli ripresenta il suo ddl sulle intercettazioni, ci sono margini per una legislazione condivisa sulla materia?
«Certo, quel testo non è male. E se ci si mette a lavorare subito e senza ostilità preconcette, una soluzione si può trovare. Ma ricordo che noi Ds presentammo un ddl già due legislature fa».
Già allora vedevate un problema?
«Ritenevamo fondamentale tutelare l’esercizio dell’intercettazione nell’accertamento dei reati, ma anche regolamentarne l’uso, perché non era difficile prevedere che ci sarebbe stata questa deriva scandalosa. Che, come dimostra il caso calcio, a volte ha avuto l’effetto di inquinare le prove e indebolire le indagini».
E nel vortice sono finiti anche parenti e amici degli indagati.
«Già, cittadini esposti al ludibrio senza che avessero nulla a che fare con le indagini in corso. Penso ad esempio alla signora Ricucci. La pruderie nei confronti di intercettazioni private ha fatto sì che tutti pubblicassero a piene mani, con il favore di pubblici ufficiali».
Il vostro ddl come prevede di garantire un argine?
«Il primo meccanismo è quello di un rapporto stretto tra l’intercettazione e il processo. Si intercetta tutto, però il pubblico ministero seleziona le registrazioni che sono utili alla formazione della prova. Poi chiede al Gip l’autorizzazione ad utilizzarle e questi stabilisce quante e quali. Ma sorge il problema di tutelare la difesa, che potrebbe essere interessata a non escludere altre intercettazioni. Dunque si prevede anche un’udienza a cui partecipa il difensore. A questo punto sorge il problema di rafforzare il vincolo di segretezza».
In che modo?
«Determinando un soggetto responsabile della tutela del segreto, che è il pubblico ministero. Il quale deve garantire, non solo gli atti entrati nel fascicolo e dunque coperti dal segreto istruttorio, ma anche quelli che sono rimasti fuori. Questi vanno conservati in una cassaforte la cui chiave è nelle sue mani. E’ lui il tutore, e deve rispondere di ogni violazione. Oltre al giornalista, per il quale mi limiterei a sanzioni pecuniarie».
Le intercettazioni hanno sfiorato anche D’Alema, accusato da Vittorio Emanuele di avere un conto in Lussemburgo. Querelerete?
«Non il principe, perché la sua era una conversazione privata. Ma un’azione giudiziaria non si può evitare nei confronti di chi ha pubblicato la ”notizia”. Prima di mettere sul giornale le parole di qualcuno, bisogna accertarne l’attendibilità...Vittorio Emanuele parlava con Pippo Franco: era un colloquio fra due comici».


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