MA COS'E' UN APPROFONDIMENTO? UNA GARA DI SLALOM?
CORRIERE DELLA SERA
20 ottobre 2005
Cosa c'è che non va in Giovanni Floris? Perché quelli di «MicrOmega» lo accusano di essere troppo tiepido con Berlusconi? Perché ai girotondini non piace? Domande fin troppo retoriche. La colpa principale di Floris è di essere Floris. In un mondo (mediatico) in cui c'è gente che se non vede scorrere il sangue non si diverte. In cui c'è gente che confonde un talk show d'approfondimento con un'ordalia e amerebbe che alla fine si accendesse il rogo. In cui c'è gente che rimpiange Michele Santoro (che per tornare un tv si è dimesso dall'Europarlamento) e non riesce a rassegnarsi che altri facciano il suo stesso mestiere. Certo Floris è Floris: l'aria del bravo ragazzo, i modi un po' impiegatizi, la forte determinazione mascherata da impegno civile. Sono colpe? Direi proprio di no. Certo, per tutta la sera Floris è una raccomandazione unica: «Cerchiamo di sintetizzare il più possibile», «Se può essere sintetica, grazie», «Può spiegare brevemente le ragioni dello sciopero generale?». E' una colpa? Non mi pare. E poi non è facile discutere dei nodi della legge finanziaria, non è facile indagare sull'incapacità dello Stato a vendere i propri immobili proprio mentre c'è chi fa grandi affari e si arricchisce con le compravendite immobiliari. Eppure la serata è filata via liscia, la discussione è stata civile senza bava alla bocca. Erano ospiti di «Ballarò» (Raitre, martedì, ore 21.05) Fausto Bertinotti, Gianni Alemanno, Guglielmo Epifani, Maria Teresa Armosino, Marco Follini, Paolo Mieli e poi sono anche intervenuti i professori Tito Boeri e Tommaso Di Tanno. Il pubblico presente in sala è moderatamente fazioso: l'Armosino, ad esempio, ha detto cose interessanti e nessuno l'ha zittita. Ecco, forse il problema sta qui: di Floris danno fastidio la moderazione, la prudenza, la tiepidità. Virtù ben temperate o mali necessari di un conduttore di scarso peso specifico? Erano meglio i conduttori di una volta? Il dibattito è aperto: ciascuno di noi non si contenta mai di ciò che vede e nel desiderio di migliorare gli altri si sceglie un destino di eterna scontentezza.
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