GIAN CARLO CASELLI: SOLO IN ITALIA I POLITICI RIFIUTANO IL LORO GIUDICE

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INES TABUSSO
00martedì 23 ottobre 2007 23:09



Solo in Italia i politici rifiutano il loro giudice*
di Gian Carlo Caselli

www.articolo21.info/editoriale.php?id=2833

Nella storia giudiziaria del nostro Paese, l'Istituto della avocazione ha spesso suscitato furibonde polemiche. Numerosi infatti furono i casi in cui vi si fece ricorso per impedire che indagini “scottanti” potessero prendere una piega pericolosa per certi interessi, accertando verità troppo “scomode”. Polemiche e scandali vari indussero il legislatore del 1989 a restringere in maniera drastica l'ambito di operatività dell'istituto, per cui sono diventate assolutamente residuali e marginali le ipotesi in cui è possibile farvi ricorso in base al codice oggi vigente. Un istituto quasi dimenticato torna ora d'attualità perché le agenzie di stampa hanno lanciato la notizia della possibile avocazione _ da parte della Procura Generale di Catanzaro _ dell'inchiesta “Why not” che perciò sarebbe stata tolta al Pm Luigi De Magistris. Mentre scrivo tutto è ancora assolutamente incerto: la notizia non è stata confermata e se fosse vera nessuno conosce il testo del “decreto motivato” con il quale il procuratore Generale deve sempre _ obbligatoriamente _ spiegare analiticamente il perché della sua decisione. Le prime indiscrezioni che filtrano al riguardo sono troppo approssimative ed imprecise (anche dal punto di vista tecnico-giuridico) per consentire una qualche valutazione che non sia un vero e proprio azzardo. Una sola cosa è certa: in un modo o nell'altro (quali che siano i termini effettivi della presunta avocazione) siamo all'ennesimo capitolo della tormentatissima storia dei rapporti patologicamente conflittuali tra magistratura e politica che costituiscono una specificità negativa del nostro Paese. Perché ovunque nel mondo la giurisdizione è chiamata ad occuparsi, sempre più, di questioni che inevitabilmente creano frizioni e tensioni con il potere politico e/o economico. Gli esempi sono infiniti: dall'impero economico di Bill Gates smembrato a colpi di sentenze; ai sette processi speciali cui fu sottoposto Bill Clinton; alla prima elezione di Bush, decisa da un magistrato della Florida; all'inchiesta “Cia gates” che interessa personaggi di primo piano dell'attuale amministrazione Bush; all'indagine per abusi sessuali avviata contro un leader israeliano nel ben mezzo dell'invasione del Libano... Orbene, sotto nessun cielo del mondo a nessuno (neppure se potentissimo) viene in mente di contestare il suo giudice. Ovunque si accetta la giurisdizione e ci si sottopone al controllo di legalità senza scatenare guerre di religione. Solo in Italia questa regola subisce frequenti eccezioni. Auspicare che anche nel nostro Paese si cambi registro non significa _ ovviamente _ prendere posizione in ordine al merito di questa o quella vicenda sul tappeto. Significa soltanto ricordare che la ricerca della verità può essere incompatibile con uno stato di guerra permanente.

*tratto da "La Nuova di Venezia e Mestre"


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