FLORES: BASTA CON I RICATTI ("SE CONTINUATE A CRITICARCI, PERDEREMO LE ELEZIONI")

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INES TABUSSO
00lunedì 9 gennaio 2006 16:22
CORRIERE DELLA SERA
9 gennaio 2006
Flores d’Arcais: caro D’Alema, agitare la sconfitta è un ricatto
«Chi fa autogol non può criticare chi fischia. Codice etico, ma i girotondi non tornano»

Sullo sfondo, in casa di Paolo Flores d’Arcais, risuona inconfondibile «il» sax per antonomasia, «stavo dipingendo e intanto ascolto Charlie Parker, così mi dimentico di D’Alema e Fassino». Il direttore di Micromega ha la voce piana e ironica, «perché vuol riportarmi alla realtà?». Però c’è poco da fare, a quanto pare i girotondini sono tornati a scatenarsi: Travaglio che alla Padania parla dei Ds come di «un partito a sovranità limitata», «Pancho» Pardi che sull’ Unità precisa: «No, non sono tutti uguali». Senza contare Furio Colombo che nell’editoriale della stessa Unità parla del «noto imputato Silvio Berlusconi che, Dio sa perché, ci hanno raccomandato così spesso di non "demonizzare"». Stanno tornando i girotondi?
«Le ragioni che li fecero nascere sono più che mai attuali, tant’è vero che la storia della colpevole disattenzione, chiamiamola così, della opacità etica intorno alla vicenda Unipol, a sinistra è stata affrontata nei mesi scorsi soltanto da tre testate: l’Unità , Diario e Micromega . Mentre Fassino, D’Alema, Bersani e compagnia cantante non hanno fatto altro che dedicarsi ai peana verso Consorte...».
Quindi?
«Quindi niente. I motivi ci sono ma i movimenti non nascono a comando, sono legati a situazioni particolari, emotive. E fino al 9 aprile la vita politica ed emotiva dei democratici sarà evidentemente concentrata sulle elezioni e la necessità di liberare l’Italia dall’antidemocrazia berlusconiana».
C’è rischio di astensioni a sinistra?
«Oggi D’Alema fa una sorta di ricatto agli elettori democratici: se continuate a criticarci, dice, perderemo le elezioni. Visto che in Italia si usano solo metafore calcistiche, è come se un centravanti che avesse appena fatto autogol accusasse qualche tifoso di fischiarlo. È dai tempi della bicamerale che D’Alema, come politico di sinistra, fa solo autogol. Se va avanti così è chiaro che ci sia il rischio di astensioni».
Furio Colombo cita una lettera del girotondino Piero Ricca, «certo viene da sorridere pensando all’ostilità, anche dei vertici diesse, verso i "demonizzatori" di Berlusconi». Accadde così?
«La richiesta di non "demonizzare", cioè di non chiamare Berlusconi e il suo regime con il loro nome, risale alla Bicamerale. La Bicamerale di D’Alema è l’origine di tutte le sciagure in cui d’Alema ha trascinato la sinistra».
E perché l’avrebbe fatto?
«L’inciucio. L’irresistibile tentazione all’inciucio con Berlusconi».
Sì, ma per quale ragione?
«Se mi chiede il motivo dell’ostilità verso i girotondini, la risposta è: la tentazione all’inciucio. Perché poi abbia scelto questa linea, bisogna chiederlo a lui».
Quali temi «girotondini» pensa dessero fastidio ai vertici ds?
«I girotondi erano dalla parte della Costituzione, della legalità, dell'informazione pluralista e libera: basta con il conflitto di interessi. Quindi la domanda che rivolgevano era: perché in cinque anni non ve ne siete occupati? Il dato di fatto è che, invece di una radicalità riformatrice di tipo liberale, abbiamo avuto l’inciucio».
Ieri Fassino ha replicato agli «attacchi» su Unipol...
«Sì, dice che si è limitato a chiedere notizie su Consorte. Solo che nella famosa telefonata, a Consorte che annuncia vendette contro gli oppositori, Fassino risponde: aspetta, prima portiamo a casa tutto. Che una frase del genere sia detta da uno che si limita a chiedere notizie è un’offesa per l’intelligenza di qualsiasi lettore ed elettore».
Non l’ha convinta?
«No, mi pare chiaro».
Ma quale sarebbe la colpa dei vertici ds?
«Sono stati incoerenti rispetto ai valori che proclamano. Fassino, qualche mese fa, quando cominciò a venir fuori la faccenda, dichiarò solennemente: si pubblichino tutte le intercettazioni! E sottolineò: tutte. Ora che è venuta fuori la sua, sono certo che dopodomani centrerà la sua relazione alla direzione del partito sulla richiesta solenne che vengano pubblicate tutte . Cioè anche quelle di D’Alema e dei politici berlusconiani. E così si mette fine ai veleni».
Lei che idea si è fatto?
«Io non mi faccio idee, sono per la trasparenza: prima di giudicare, aspetto di leggere. Sono pronto a scommettere che i berlusconiani, in queste intercettazioni, vengono fuori per quello che sono. Come ha ricordato Passigli, Berlusconi è socio di Fiorani e di Gnutti. Quanto a D’Alema, sono curioso come ogni cittadino democratico».
E Fassino, ora cosa dovrebbe fare?
«Su questo volevo scrivere il prossimo editoriale su Micromega , ma vedo che Furio Colombo ha avuto prima di me la stessa idea: mi aspetto un rigoroso codice etico, secondo una serie di misure che aveva proposto Paolo Sylos Labini; mi aspetto che questo codice di comportamento venga coerentemente rispettato e, quando il centrosinistra sarà al governo, sia trasformato in legge come ha fatto Zapatero».
Ma non si fa confusione a introdurre categorie morali? Non è una questione politica?
«Quando Berlinguer parlò di questione morale, aveva forse smesso di fare il politico? No, io penso piuttosto che sia stato un momento di grande realismo politico».

Gian Guido Vecchi
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