Eliot e Baudelaire, De angelis e Rondoni

Caos=
00domenica 9 settembre 2007 08:37

T.S. Eliot (opere1939-1962)







Burnt norton


Le parole si muovono, la musica si muove
Solo nel tempo; ma ciò che soltanto vive
Può soltanto morire. Le parole, dopo il discorso,
Giungono al silenzio. Solo per mezzo della forma, della trama,
Posson parole o musica raggiungere
La quiete, come un vaso cinese ancora
Perpetuamente si muove nella sua quiete.
Non la quiete del violino, fin che dura la nota.
Non quella soltanto, ma la coesistenza,
O diciamo che la fine precede il principio,
E la fine e il principio erano sempre lì
Prima del principio e dopo la fine.
E tutto è sempre ora. Le parole si sforzano
Si fendono e talvolta si spezzano, sotto il peso,
Per la tensione, incespicano, scivolano, si guastano,
Marciscono per imprecisione, non vogliono stare a posto,
Non vogliono star ferme. Voci stridule
Che gridano, deridono o soltanto chiacchierano,
Sempre le assalgono. Il verbo nel deserto
È soprattutto attaccato da voci di tentazione,
L’ombra piangente nella danza funebre,
L’alto lamento della chimera sconsolata.

L’intrico della trama è movimento
Come nella figura delle dieci scale.
Lo stesso desiderio è movimento,
Per se stesso non desiderabile;
L’amore è per se stesso immobile,
Soltanto causa e fine del movimento,
Fuori del tempo, e senza desiderio
Tranne che nell’aspetto del tempo
Rappreso in forma di limite
Tra l’essere e il non essere
Improvviso in un raggio di sole
Mentre ancora la polvere muove
Ecco s’alza il riso nascosto
Di bimbi in mezzo alle foglie
Su, presto, qui, ora, sempre…
Ridicolo, squallido il tempo
Che prima o poi ci stende.







Una dedica a mia moglie




A cui devo la gioia palpitante
Che tiene desti i miei sensi nella veglia
E il ritmo che governa il riposo nel sonno,
Il respiro comune

Di due che si amano, e i corpi
Profumano l’uno dell’altro,
Che pensano pensieri uguali
E non hanno bisogno di parole
E si sussurrano uguali parole
Che non hanno bisogno di significato.

L’irritabile vento dell’inverno non potrà gelare
Il rude sole del tropico non potrà mai disseccare le rose
Nel giardino di rose che è nostro ed è nostro soltanto

Ma questa dedica è scritta affinché altri la leggano:
Sono parole private che io ti dedico in pubblico.




C. Baudelaire ( I fiori del male)





Elevazione


In alto, sugli stagni, sulle valli,
sopra i boschi, oltre i monti, sulle nubi
e sui mari, oltre il sole e oltre l’etere,
al di là dei confini delle sfere
stellata, tu, mio spirito, ti muovi
agilmente: dividi la profonda
immensità, come un buon nuotatore
che gode in mezzo alle onde, gaiamente,
con virile e indicibile piacere.
Fuggi lontano da questi miasmi
ammorbanti, e nell’aria superiore
un liquido divino e puro il fuoco
che colma, chiaro, le regioni limpide.
Fortunato colui che può con ala
vigorosa slanciarsi verso campi
sereni e luminosi, abbandonando
i vasti affanni ed i dolori, peso
gravante sopra la nebbiosa vita;
colui che lascia andare i suoi pensieri
come le lodolette verso i cieli,
nel mattino; colui che sulla vita
plana e, sicuro, intende la segreta
lingua dei fiori e delle cose mute.






L’uomo e il mare



Sempre il mare, uomo libero, amerai!
perché il mare è il tuo specchio; tu contempli
nell’infinito svolgersi dell’onda
l’anima tua, e un abisso è il tuo spirito
non meno amaro. Godi nel tuffarti
alla tua immagine; l’abbracci
con gli occhi e con le braccia, e a volte il cuore
si distrae dal suo suono al suon di questo
selvaggio ed indomabile lamento.
Discreti e tenebrosi ambedue siete:
uomo, nessuno ha mai sondato il fondo
dei tuoi abissi; nessuno ha conosciuto,
mare, le tue più intime ricchezze,
tanto gelosi siete d’ogni vostro
segreto. Ma da secoli infiniti
senza rimorso né pietà lottate
fra voi, talmente grande è il vostro amore
per la strage e la morte, o lottatori
eterni, o implacabili fratelli!














Milo De Angelis (Tema dell’addio)





Milano era asfalto, asfalto liquefatto. Nel deserto
di un giardino avvenne la carezza, la penombra
addolcita che invase le foglie, ora senza giudizio,
spazio assoluto di una lacrima. Un istante
in equilibrio tra due nomi avanzò verso di noi,
si fece luminoso, si posò respirando sul petto,
sulla grande presenza sconosciuta. Morire fu quello
sbriciolarsi delle linee, noi lì e il gesto ovunque,
noi dispersi nelle supreme tensioni dell’estate,
noi tra le ossa e l’essenza della terra.


*

Non è più dato. Il pianto che si trasformava
in un ridere impazzito, le notti passate
correndo in Via Crescenzago, inseguendo il neon
di un’edicola. Non è più dato. Non è più nostro
il batticuore di aspettare mezzanotte, aspettarla
finché mezzanotte entra nel suo vero tumulto,
nella frenesia di tutte le ore, di tutte le ore.
Non è più dato. Uno solo è il tempo, una sola
la morte, poche le ossessioni, poche
le notti d’amore, pochi i baci, poche le strade
che portano fuori di noi, poche le poesie.






Davide Rondoni




Ci vuole pazienza nell'amore
e anche impazienza,

luce ma lasciare
spazio anche per l'ombra.

Lo sa il vecchio pino, alto, nel cortile
che ha veduto dalle finestre
e fermato il volo
di parole che per tristezza volevano buttarsi
e poi ha veduto

vetri spalancarsi al sole
spinger via paura, stanchezza
e il morire delle case.

Lo sa che ha trattenute appese
le voci cambiate dei ragazzini
e le occhiate delle donne
sole a fumare alle finestre.

Ci vuole pazienza nell'amore
e anche furia,
la furia bella dei bambini
che ridono e capriòlano
quando ritorna qualcuno,
e fan le corse in corridoio, si fan notare

e quella del pino antico che nel gelo
e nel cupo silenzio della città
stringe le radici, nascoste
come un ferito le sue cicatrici.


***

Trovare in casa all'alba abbandonati
i vostri giochi, uno Zorro
trasformato in motociclista
o su un cavallo sproporzionato,
un telefono colorato senza pile
un laccio delle scarpe
o una maglietta che sollevo adagio

è ricevere dal mare della notte
i segni di una terra,
di una riva che non vista
si sporge al mio naufragio.











ViolaCorsaro
00venerdì 6 marzo 2009 16:50
Personalmente Rondoni non lo amo, sia come persona che come poeta ma tu che lo conosci in maniera più approfindita, certo avrai altri pareri;
Su De Angelis però non discuto, questo insegnante delle carceri è veramente bravo ed in questi stralci da te presentati si vede benissimo.
Ottimi gusti.
alfietto86
00lunedì 26 ottobre 2009 23:47
Bella la poesia di De Angelis e molto piacevole quella di Rondoni. Baudelaire è tra i poeti che amo di più, ma "In una dedica a mia moglie" non eccelle.
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