Editoriale 26 Maggio 2005 - due parole sull'[i]essere uomo[/i]

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Valnar
00giovedì 26 maggio 2005 12:51
Ho sentito, tempo fa, una persona abbastanza intelligente negare la validità del consiglio "sii onesto con te stesso" sostenendo che non si può non essere onesti con se stessi perchè "è una contraddizione in termini". Io non ne sono sono proprio convinto... anzi, secondo me non è per nulla così. L'uomo, costitutivamente, è sempre disonesto con se stesso, indossa sempre una sorta di "maschera", pur non sapendo di portarla. Dovrei fare una digressione su ciò che penso della divisione in parti dell'Io, ma restringerò parecchio, evitando di scendere in particolari, e proprio per questo vi chiedo scusa, dato che non sarà possibile comprendere tutto il percorso dei miei ragionamenti, dato che tenterò di semplificare al massimo.

L'Io umano è unico, ma si divide essenzialmente in tre parti: istinto, volontà e anima (non uso questa parola nel senso religioso del termine, sia ben chiaro). Ognuna di queste parti ha delle suddivisioni interne e molteplici sfaccettature, comunque a noi quello che interessa al momento è la volontà. La volontà può essere frazionata principalmente in due parti: conscia ed inconscia. Possiamo quasi dire che la volontà inconscia è la sintesi dell'Io umano, perchè in essa istinto ed anima allungano le loro propaggini, in essa è la nostra memoria, il funzionamento degli organi involontari, l'insieme dei condizionamenti del mondo esterno e la base del nostro stesso comportamento. Ma l'uomo, quando pensa a se stesso non può pensare, per una tradizione di pensiero che risale a prima di Socrate, a questa parte incoscia. Egli ritiene di essere una creatura di pura ragione e riconosce se stesso nel concetto che ha assimilato di se stesso, e quindi alla volontà conscia.
Mi spiego meglio: la volontà conscia è la parte di noi stessi di cui siamo in ogni momento consapevoli, attraverso non le percezioni del mondo circostante, che passano attraverso la volontà inconscia prima di essere riconosciute dalla volontà conscia (come i maestri di arti marziali orientali sanno da secoli), ma attraverso il tramite della ragione.
Ora, per mezzo della ragione tendiamo a costruire il concetto di noi stessi partendo dai nostri comportamenti spontanei ed infarcendoli con i condizionamenti etici-morali-sociali più disparati. Quello che otteniamo è una descrizione di noi stessi come pensiemo di essere dentro, una descrizione assoluta e a parole di ciò che assoluto e pienamente conoscibile non lo è proprio e che non segue minimamente le regole della nostra grammatica, del nostro vocabolario e della nostra logica. Questo uso spropositato (ma inconsapevole, e quindi incolpevole) della ragione crea per noi una personalità che, sia essa simile o completamente differente da quella della volontà conscia, avvolge completamente l'essere interiore e non lo lascia trasparire ai nostri occhi, se non ci sforziamo noi stessi di cercarlo. Così, spesso noi siamo convinti di essere quella che in realtà è la nostra maschera, ed in questa convinzione mentiamo, sepur inconsapevolmente ed in buona fede, a noi stessi.

Premesso questo, ritorniamo al discorso principale. Il discorso di quella persona è perfetto, finché consideriamo la volontà conscia: nessuno può mentire a se stesso su quella parte di se stesso, poichè quella è la personalità che l'uomo ha perennemente davanti agli occhi. Io ritengo però che il consiglio "sii onesto con te stesso" è validissimo, perchè ti spinge a scansare quella maschera di cui abbiamo parlato sopra, a cercare di andare più a fondo e cogliere la tua verità, la verità che risolverà le tue scelte in base a ciò che veramente ritieni giusto per te stesso. "Ascolta il tuo cuore", "cerca la risposta dentro te stesso", modi diversi di dire la stessa cosa. Certo, a volte la verità interiore può spaventare, può essere in aperta contraddizione con ciò che la volontà conscia ritiene giusto. Ma è la verità spontanea.

Non ho capito poi perhè quella persona ritenne impossibile che qualcuno sia onesto con se stesso ma disonesto con gli altri... alla prova dei fatti, è una cosa possibile. Meno plausibile, e sono d'accordo con lui, è una persona che volontariamente decide di mentire a se stessa, perchè la "maschera" è sempre un nostro prodotto inconsapevole.

Riguardo a un'altra sua frase: "l'onestà deve essere qualcosa di assoluto" rispondo brevemente... parlando di indagine dell'anima lo è: corrisponde al non mentire a se stessi. Me intendendo l'onestà in base alle leggi, allora il discorso cambia e ci spostiamo su un altro argomento, completamente diverso. Nel campo delle azioni l'onestà non può esistere come qualcosa di assoluto, perchè dipende relativamente (o prospetticamente, come dicono alcuni) dalle leggi stesse. Anzi, l'associazione stessa del termine onestà alle leggi mi sembra un po' forzata... il non rispetto delle leggi è illegalità e non disonestà.
Zorro Kamikaze
00giovedì 26 maggio 2005 16:18
Completamente d'accordo. L'unico modo che si ha di togliersi la maschera è rapportarsi agli altri: altre persone, amici o nemici che sia, che ti fanno conoscere nuovi lati della tua personalità finché non arrivi a conoscerla sufficientemente, e puoi dire di sapere cosa è GIUSTO o SBAGLIATO secondo TE.
Il discorso dell'io diviso in 3 parti lo si riscontra con il filosofo-erotomane Freud, che postulò l'idea dell'Es (istinto), inteso come qualcosa che si trova nel nostro profondo, nei recessi della mente,il cui scopo è solo vivere e agire per se' stesso, infischiandosene degli altri. Quando si dice che uan persona agisce impulsivamente, significa che per un attimo ha calato la maschera e ha fatto ciò che il suo vero sè gli ha detto di fare, senza pensarci.
Essere onesti con se stessi può essere difficile...specie se per gran parte della vita hai portato una maschera (e io di maschere me ne intendo, deh [SM=g27961] ), sei stato schiavo dei pensieri degli altri o non hai ancora fatto determinate esperienze che ti insegnino a vivere. Una volta riusciti a liberarsi del gioco di una delle suddette situazioni, il resto vien da sè, e sta all'individuo scovare i propri lati negativi, positivi, e, se ritiene egli stesso che all'interno della società possano nuocere al prossimo, combatterli con l'etica e la moralità (super-io)...e provare a raggiungere un'armonia interiore, o comunque un equilibrio che non sia distruttivo (a meno che egli non lo desideri ardentemente, come il sottoscritto [SM=x527526] ).

Molto in tema con lo spirito del forum questo editoriale, bravo val [SM=g27959]

[Modificato da Zorro Kamikaze 26/05/2005 16.29]

MadMind85
00giovedì 26 maggio 2005 17:44
hem mi scuso per l'OT.....
cmq valnar ora invece che postare soltanto sul forum puoi postare anche sul sito!!! Registrati su splinder! poi mi chiedi su msn oppure leggi sto TOPIC
Valnar
00giovedì 26 maggio 2005 22:09
Sono d'accordo: conoscendo gli altri si impara a consocere sè stessi (non è raro ritrovare parti degli altri in sè stessi anche se prima non lo si era mai notato), e conoscende sè stessi si impara a conoscere gli altri: è un movimento ciclico interminabile, ma è un ciclo virtuoso, perchè porta ad un perfezionamento...
Ovviamente, purtroppo, pur relazionandosi ad un numero spropositato di persone, molti non riescono ugualmente a cogliere sè stessi... ma nemmeno possiamo dargliene troppo una colpa, alla fin fine, dato che la nostra parte inconscia è una realtà del tutto in fieri, perpetuamente mutevole. Nel momento stesso in cui siamo sicuri di conoscerci almeno un po', ecco che già siamo di nuovo cambiati e dobbiamo imbarcarci in nuovo viaggio di ricerca. Alla fine per qualcuno può diventare frustrante. Questo se non vogliamo parlare di coloro che hanno una paura assoluta della loro parte inconscia e vogliono sempre mantenere il controllo (non ne ho conosciute poche che rifiutavano di bere anche un solo goccio d'alcol per questo motivo... senza saperlo temono il crollo di una parte della maschera e di trovare qualcosa che non avrebbero mai voluto conoscere - o che forse potrebbero anche apprezzare... ma la loro parte consica non è pronta per quello) - io al contrario sono sempre stato un curioso assurdo, ed ho cominciato a fare i miei primi esperimenti "alcolici" anche con questo fine: liberare quella parte di me che di solito è nascosta... noi siamo la nostra totalità, non una selezione delle nostre parti. In fondo, l'inconscio resta sì nascosto, ma è la nostra parte che ci condiziona maggiormente... ogni nostro comportamento, o quasi, una volta deprivato delle giustificazioni che gli diamo razionalmente, può essere fatto derivare da lì.

Diciamo che Freud è una buona base di partenza, ma credo sia stato un po' troppo semplicistico nella sua tripartizione... la topica dell'Io secondo me è molto più complessa (anima, volontà ed istinto sono solo i primi livelli di una struttura ben più complessa...)
Zorro Kamikaze
00giovedì 26 maggio 2005 23:18
Re:

Scritto da: Valnar 26/05/2005 22.09
Sono d'accordo: conoscendo gli altri si impara a consocere sè stessi (non è raro ritrovare parti degli altri in sè stessi anche se prima non lo si era mai notato), e conoscende sè stessi si impara a conoscere gli altri: è un movimento ciclico interminabile, ma è un ciclo virtuoso, perchè porta ad un perfezionamento...
Ovviamente, purtroppo, pur relazionandosi ad un numero spropositato di persone, molti non riescono ugualmente a cogliere sè stessi... ma nemmeno possiamo dargliene troppo una colpa, alla fin fine, dato che la nostra parte inconscia è una realtà del tutto in fieri, perpetuamente mutevole. Nel momento stesso in cui siamo sicuri di conoscerci almeno un po', ecco che già siamo di nuovo cambiati e dobbiamo imbarcarci in nuovo viaggio di ricerca. Alla fine per qualcuno può diventare frustrante.



Beh sì ovvio che dipende dalla persona...a me personalmente piace autoesplorarmi (che nessuno posti quell'immagine di fuorissimo.it o lo meno fino a domani)...l'inconscio non è che un groviglio di strade buie, come ci hanno mostrato molti artisti tentando di raffigurarlo come un "luogo" (vedi Giger, ho visto certi suoi dipinti che mi hanno dato proprio questa impressione...e lo trovo affascinante al massimo)...ma alla fine conoscere tutti i lati di se' stessi è sempre proficuo, basta sapersi gestire.


Scritto da: Valnar 26/05/2005 22.09
Questo se non vogliamo parlare di coloro che hanno una paura assoluta della loro parte inconscia e vogliono sempre mantenere il controllo (non ne ho conosciute poche che rifiutavano di bere anche un solo goccio d'alcol per questo motivo... senza saperlo temono il crollo di una parte della maschera e di trovare qualcosa che non avrebbero mai voluto conoscere - o che forse potrebbero anche apprezzare... ma la loro parte conscia non è pronta per quello) - io al contrario sono sempre stato un curioso assurdo, ed ho cominciato a fare i miei primi esperimenti "alcolici" anche con questo fine: liberare quella parte di me che di solito è nascosta...



Questo è un'istigamento all'alcholismo valnaruccio :D e approvo con la birra in mano!
Scherzi a parte, ho conosciuto gente simile, solo che l'argomento in questione era il sesso...la persona in questione ne aveva un terrore folle, trovando la scusa che aveva paura di perdere il controllo...mi chiedo in che senso...bof, altra gente, altra mente.


Scritto da: Valnar 26/05/2005 22.09
noi siamo la nostra totalità, non una selezione delle nostre parti. In fondo, l'inconscio resta sì nascosto, ma è la nostra parte che ci condiziona maggiormente... ogni nostro comportamento, o quasi, una volta deprivato delle giustificazioni che gli diamo razionalmente, può essere fatto derivare da lì.
Diciamo che Freud è una buona base di partenza, ma credo sia stato un po' troppo semplicistico nella sua tripartizione... la topica dell'Io secondo me è molto più complessa (anima, volontà ed istinto sono solo i primi livelli di una struttura ben più complessa...)


Sì, confermo...in un saggio ho letto di uan schematizzazione dove si idealizzava l'inconscio ocme un condominio a più piani...dove l'Es non è nemmeno lo scantinato...un vero casino, ma sempre affascinante...sapessi quanti film e opere son ostate realizzate riflettendo sulla complessità del cervello e della psiche umana (vedi lynch, il regista che ti ho suggerito...:D )

Alla fine di cosa ha bisogno una persona normale per stare bene con se' stessa? Di avere delle certezze che la ancorino alla realtà di cui fa parte ma che comunque le consentano di andare e fare quello che le pare, fuori da ogni paura o sega mentale...delle quali, confermeranno tutti, siamo schiavi perenni...il super-uomo non esiste :D
Valnar
00venerdì 27 maggio 2005 12:26
più che superuomo io direi oltreuomo: preferisco questa traduzione del pensiero di Nietzsche... super-uomo da troppo di Nazista o di razza superiore, mentre ciò che voleva il filosofo di Rocken era un altro tipo di umanità, un'umanità che fosse diversa, stravolgendo i canoni normali... un uomo-oltre-l'uomo, più che un uomo-sopra-l'uomo. E aggiungo che se ha scritto chiaramente che l'oltreuomo non può esistere senza gli uomini inferiori, i meno evoluti, i deboli, è perchè si è reso conto che soltanti pochi hanno le potenzialità di uscire dalla massa, questo lo sappiamo già anche noi - e onestamente un mondo popolato solo di oltreuomini sarebbe del tutto impensabile.
L'importante è saperlo prendere con moderazione l'alcolismo... [SM=x527498] allo scopo di conoscersi l'ideale secondo me è raggiungere quello stato intermedio in cui sei brillo a sufficienza da perdere parte dei freni razionali ma ancora abbastanza lucido da poterti guardare come spettatore disinteressato mentre non sei tu a muovere il tuo corpo. Sarà per questa capacità di rivelare il nascosto che quasi tutti i filosofi della storia hanno sempre apprezzato il vino? in vino veritas... è un proverbio, oltre che un'opera di Kierkegaard, Kant ha scritto vari saggi sull'alcolismo (deprecando un po' la birra, che da una sbronza più introvarsa, mentre quella da vino è più socievole), nell'antica grecia erano tutti ubriaconi (col vino loro, poi... facevano le gare a chi beveva più quartini di vino puro e ogni tanto ci scappava il morto, da quant'era forte)... il tragediografo Cratilo ha scritto: se bevi solo acqua non scriverai mai un verso decente... signori, è la nostra tradizione culturale quella dell'alcol... perchè diventare schiavi del no? perchè negare le nostre radici?
ok, per il momento smetto di istigare alla bevuta, sia perchè è un sacco che non me ne faccio una decente (ma proprio tanto) sia perchè aspetto di comprarmi il libro "la filosofia del vino" prima di aprire un editoriale apposito.


per me l'iunconscio è, più che un condominio, un vero e poprio calderone ribollente, dove si mescolano le sotanze più disparate, a formare un unicum ma sempre mutevole.


Il sesso... mah, la paura di perdere il controllo è giustificata se quella persona sa di avere nell'inconscio una gran dose di violenza repressa... come anche io so di averla... (ma purtroppo la maschera che indosso è troppo resistente per permettermi di sfogarla e liberarmene - anche se non condivido questo terrore nei confronti del sesso...)
comunque è vero che nell'atto sessuale, come nel bacio o nell'amore, secono me bisogna lasciarsi trasportare dalla parte inconscia, altrimenti l'atto è soltanto un falso insoddisfacente.
Zorro Kamikaze
00venerdì 27 maggio 2005 13:06
Re:

più che superuomo io direi oltreuomo: preferisco questa traduzione del pensiero di Nietzsche... super-uomo da troppo di Nazista o di razza superiore,



Tieni presente che l'idea del superuomo è stata abiurata dai nazisti...e che Nietzsche era in buona fede quando la creò e la scrisse...


Scritto da: Valnar 27/05/2005 12.26
mentre ciò che voleva il filosofo di Rocken era un altro tipo di umanità, un'umanità che fosse diversa, stravolgendo i canoni normali... un uomo-oltre-l'uomo, più che un uomo-sopra-l'uomo. E aggiungo che se ha scritto chiaramente che l'oltreuomo non può esistere senza gli uomini inferiori, i meno evoluti, i deboli, è perchè si è reso conto che soltanti pochi hanno le potenzialità di uscire dalla massa, questo lo sappiamo già anche noi - e onestamente un mondo popolato solo di oltreuomini sarebbe del tutto impensabile.


Diverremo automaticamente tutti di nuovo uguali e vorremmo ancor più perfezione...un paradosso, quindi


Scritto da: Valnar 27/05/2005 12.26

L'importante è saperlo prendere con moderazione l'alcolismo... [SM=x527498] allo scopo di conoscersi l'ideale secondo me è raggiungere quello stato intermedio in cui sei brillo a sufficienza da perdere parte dei freni razionali ma ancora abbastanza lucido da poterti guardare come spettatore disinteressato mentre non sei tu a muovere il tuo corpo. Sarà per questa capacità di rivelare il nascosto che quasi tutti i filosofi della storia hanno sempre apprezzato il vino? in vino veritas... è un proverbio, oltre che un'opera di Kierkegaard, Kant ha scritto vari saggi sull'alcolismo (deprecando un po' la birra, che da una sbronza più introvarsa, mentre quella da vino è più socievole), nell'antica grecia erano tutti ubriaconi (col vino loro, poi... facevano le gare a chi beveva più quartini di vino puro e ogni tanto ci scappava il morto, da quant'era forte)... il tragediografo Cratilo ha scritto: se bevi solo acqua non scriverai mai un verso decente... signori, è la nostra tradizione culturale quella dell'alcol... perchè diventare schiavi del no? perchè negare le nostre radici?
ok, per il momento smetto di istigare alla bevuta, sia perchè è un sacco che non me ne faccio una decente (ma proprio tanto) sia perchè aspetto di comprarmi il libro "la filosofia del vino" prima di aprire un editoriale apposito.



ahauahauahauhahaha io sapevo che gli antichi romani ne facevano di porcherie, eh...pigliavano roba tipo acqua marina e miele per insaporire il vino...argh


Scritto da: Valnar 27/05/2005 12.26
per me l'inconscio è, più che un condominio, un vero e poprio calderone ribollente, dove si mescolano le sotanze più disparate, a formare un unicum ma sempre mutevole.


Il sesso... mah, la paura di perdere il controllo è giustificata se quella persona sa di avere nell'inconscio una gran dose di violenza repressa... come anche io so di averla... (ma purtroppo la maschera che indosso è troppo resistente per permettermi di sfogarla e liberarmene - anche se non condivido questo terrore nei confronti del sesso...)

comunque è vero che nell'atto sessuale, come nel bacio o nell'amore, secono me bisogna lasciarsi trasportare dalla parte inconscia, altrimenti l'atto è soltanto un falso insoddisfacente.



Tieni presente che la persona in questione aveva tipo 14-15 anni eh...poi si cambia idea...si spera...

In ogni caso quoto tutto, si sa che l'appagamento fisico non è che un'estensione di quello spirituale...a meno che non sei u ntruzzo materialista che fa sveltine...e allora cambiano le cose, miei signori [SM=x527507]
Valnar
00sabato 28 maggio 2005 16:36
conosco bene le vicende storiche legate alla corruzione del pensiero originale di Nitzsche... lui è semplicemente uno dei filosofi che mi piacciono di più [SM=g27963]
Nietzsche era profondamente contrario ai movimenti nazionalisti che proprio mentre lui era ancora in vita stavano sorgendo, odiava con tutto sè stesso sua sorella suo marito (membro del partito nazionalsocialista)... in "Al di là del Bene e del Male" propone addirittura un rinnovamento delle popolazioni germaniche per mezzo della loro fusione con gli ebrei, che potrebbero portare nuova linfa vitale ad un mondo chiuso e debole. Come poi la sorella abbia alterato le sue teorie per presentarle ad Hitler e farselo amico, è un gesto orripilante.
(Certo, una forte componente antiegualitaria -piuttosto che antidemocratica come dicono molti- nel suo pensiero è presente... ma non possiamo essere tutti oltreuomini...)
uhm, voglio postare qualche citazione dal "Così parlò Zarathustra", dove la teoria del cosiddetto "uomo superiore" viene esposta per la prima volta:
[…] Voi, uomini superiori, imparate questo da me: sul mercato nessuno crede ad uomini superiori. E, se volete parlare lì, sia pure! Ma la plebe dirà ammiccando: <>. <> Davanti a Dio! - Ma questo Dio è morto! […]
Superate, ve ne prego, uomini superiori, le piccole virtù, le piccole assennatezze, i riguardi minuscoli, il brulichio delle formiche, il benessere miserabile, la "felicità del maggior numero"! E piuttosto di rassegnarvi, disperate. E, in verità, io vi amo, uomini superiori, perché oggi non sapete vivere! Così, infatti, voi vivete nel migliore dei modi! […]
Avete coraggio, fratelli? Avete cuore? Non coraggio davanti a testimoni, bensì il coraggio dei solitari e delle aquile, cui non fa da spettatore nemmeno più un dio? […] Ha cuore, chi conosce la paura, ma soggioga la paura, chi guarda nel baratro, ma con orgoglio. […]
Uomini superiori, credete forse che io sia qui a riparare ciò che voi avete guastato? O che io volessi d'ora in poi preparare un giaciglio più comodo per voi sofferenti? O mostrare a voi, instabili, smarriti, perduti nei monti, nuovi e più facili sentieri? […] Per me non soffrite ancora abbastanza! Perché voi soffrite di voi stessi, voi non avete ancora sofferto dell'uomo. Mentireste se diceste altrimenti! […]
Io non voglio essere, né significare luce per questi uomini di oggi. Costoro io li voglio abbagliare: fulmine della mia saggezza! Cava loro gli occhi! […]
Non vogliate nulla al di sopra delle vostre capacità: vi è una falsità perversa presso coloro che si vogliono al di sopra della loro capacità. […] Siate prudenti a questo riguardo, uomini superiori! Nulla, infatti, secondo me, è più prezioso e raro dell'onestà, oggi. […]
Quando volete innalzarvi, adoperate le vostre gambe! Non lasciatevi portare in alto, non mettetevi a sedere sulle schiene e le teste altrui! […]
E, dove sono i vizi dei vostri padri, non dovete pretendere di passare per santi! Se i padri di uno hanno prediletto le donne e i vini forti e la carne di cinghiale: che sarebbe se costui pretendesse da sé la castità? Sarebbe una stoltezza! A me sembra già molto se uno così si contenta di essere il marito di una o due o tre donne. […]
Quale fu fino ad oggi sulla terra la colpa più grande? Non furono le parole di colui che disse: <<>? Forse non trovò sulla terra motivi per ridere? Allora aveva cercato male. Un bambino riuscirebbe a trovare di questi motivi. […] Bisogna per forza maledire ciò che non si può amare? Questo mi sembra di cattivo gusto. Ma così fece, questo fanatico. Veniva dalla plebe. […]


il linguagio di questo libro è molto enigmatico e può dar adito ad un numero incredibile di interpretazioni (non a caso il suo sottotitolo è "un libro per tutti e per nessuno"), ma in queste parole io non vedo proprio nulla, se non tracce di ciò che la sorella ha voluto leggere nell'opera del filosofo. Quanti, nel passato, presero come giustificazione per le loro idee le teorie di grandi filosofi storpiandole, mutilandole e reinterpretandole a loro piacimento? Persino Marx, vedendo la piega che stavano prendendo i suoi cosiddetti seguaci, disse: «Io non sono assolutamente marxista!» (penso che dal momento stesso in cui è morto non ha mai smesso di rigirarsi nella tomba).



acqua di mare e miele e spezie e ogni altra cosa per allungare il vino, sì... eredità cullturale dei greci (nell'Odissea, se non sbaglio, si dice che la bevanda è composta da 2/3 di acqua di mare e 1/3 di vino... ma non possiamo nemmeno immaginarci quanto fosse forte quel vino... persino il primitivo delle puglie ne è solo un vago fantasma - quanto vorrei essere uno degli archeologi che ha ritrovato quelle urne di vino greco di 3000 anni fa perfettamente conservate in fondo al mare...)
Zorro Kamikaze
00sabato 28 maggio 2005 17:25
cazzo sta storia della sorella non la sapevo proprio! O_o [SM=x527518]

cmq voglio vivere in grecia. [SM=x527506]

Primitivo Salentino rulezz!!! [SM=x527496]
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