DOPO I PROBLEMI DI LUCIA ANNUNZIATA IERI, ECCO OGGI I PROBLEMI DI PIERLUIGI BATTISTA: INTELLIGENCE

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
INES TABUSSO
00giovedì 1 dicembre 2005 11:37
CORRIERE DELLA SERA
1 dicembre 2005
INTELLIGENCE
di PIERLUIGI BATTISTA
Caso Daki
le Ipocrisie Italiane

«Intelligence», ecco la formula magica. A chi chiede cosa occorra fare concretamente per colpire il terrorismo senza ricorrere alla guerra, l’anti-guerrafondaio usa rispondere così: «migliorare il lavoro di intelligence». Come evitare bombe e interventi militari? Con l’«intelligence». Quale alternativa alla linea bellicista? Un maggiore impegno «nell’intelligence». Poi però, come dimostrano le reazioni smodate di chi deplora l’attenzione dell’«intelligence» negli interrogatori del Mohammed Daki recentemente assolto, anche l’«intelligence» diventa improvvisamente cattiva. L’«intelligence»? Un’indebita interferenza. Il lavoro oscuro e coperto dell’«intelligence»? Una intollerabile violazione dello Stato di diritto. Lucia Annunziata ha avuto il merito di svelare il pericolo dell’ipocrisia che si annida negli ondivaghi sostenitori delle virtù salvifiche dell’«intelligence». Chi «applaude come a una vittoria dello Stato di diritto l’assoluzione di Daki», ha scritto sulla Stampa , «derubrica evidentemente il terrorismo internazionale a una minaccia alla nostra società inferiore a quella della mafia; giudica l’importanza di un aiuto dato a uno dei cervelli dell’11 settembre minore del crimine di protezione di un mafioso». E infatti, ricorda molto opportunamente Lucia Annunziata, tra «i servigi prestati dal terrorista Daki, per sua stessa ammissione» si annovera «l’aiuto dato da lui, mentre viveva ad Amburgo tra il 1989 e il 2002, a uno degli uomini considerati la mente dell’attentato dell’11 settembre», mentre «l’ospitalità nella sua casa italiana era stata invece riservata a Ciise, un somalo, accolto da lui su ordine della Siria».
Un tribunale italiano ha giudicato queste ammissioni insufficienti come base di una condanna per terrorismo e le sentenze vanno rispettate anche se, come nota Annunziata, qualora al posto del «terrorista» ci fosse stato un «picciotto», difficilmente l’ospitalità a pezzi grossi di Cosa Nostra non sarebbe stata giudicata prova solidissima di «partecipazione ad associazione mafiosa». Il garantismo è salvo, ma chi è riuscito a mettere le mani sull’ospitale aiutante di noti terroristi se non la più volte invocata e poi subitaneamente malfamata «intelligence»?
È l’«intelligence» che agisce con i mezzi che le sono propri e con le necessarie modalità che ne assicurano l’efficacia. Ed è grazie all’«intelligence» se si è riusciti ad arrivare, se non a un «terrorista», a un amico compiacente e, per sua ammissione, palesemente complice di pericolosi terroristi. Ora chi ha sempre indicato nell’«intelligence» l’unica alternativa praticabile e moralmente accettabile alla guerra guerreggiata, eccepisce indignato sui mezzi poco ortodossi e assai discutibili sul piano dei princìpi dello Stato di diritto che l’«intelligence» ha adoperato (e non avrebbe potuto non adoperare) per smantellare la rete degli amici e dei complici (adibiti alla fornitura di case, documenti, «ospitalità») del terrorismo internazionale.
Ma allora, se i metodi dell’«intelligence» sono deprecabili, che senso ha reiterare la liturgia dell’«intelligence da attivare» ogni volta che si vuole indicare una credibile variante della guerra come strumento di aggressione al terrorismo internazionale? Non si rischia così di svuotare di senso, fino a diffondere attorno ad essa un insopportabile sentore di ipocrisia e di doppiezza, una legittima battaglia contraria alla guerra? Non sarebbe il caso di chiarire cos’altro dovrebbe fare l’«intelligence» se non individuare la rete di complicità di cui i terroristi godono in tutto il mondo? E allora perché delegittimare il lavoro di un magistrato anti-terrorismo che si avvale della collaborazione dell’«intelligence»? A meno che non si voglia, assolvendo Daki, condannare senza appello l’«intelligence» stessa, un tempo amata, e ora, chissà perché, detestata.
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 15:09.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com