COSI' L'EUROPA INCORAGGIA LA FAMIGLIA

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INES TABUSSO
00venerdì 25 maggio 2007 00:21


LA STAMPA
24/5/2007
Così l’Europa incoraggia la famiglia
CHIARA SARACENO

Che cosa occorre perché le persone siano incoraggiate a fare famiglia, ad
assumere responsabilità durature verso altri? Il modo in cui si risponde a
questa domanda dà forma alle politiche familiari nei diversi paesi. Se ne
discute nella Conferenza nazionale sulla famiglia, da oggi a sabato. Nei paesi
scandinavi la risposta va nella direzione di un rafforzamento dei diritti
individuali, delle pari opportunità tra i sessi ma anche tra i bambini a
prescindere dall’origine familiare. Da qui la forte incidenza dei servizi sulla
spesa dedicata alla famiglia: per sostenere l’occupazione femminile e
facilitare la conciliazione tra responsabilità di cura e partecipazione al
mercato del lavoro, ma anche per garantire ai bambini pari risorse sociali ed
educative, e alle persone non autosufficienti un diritto alla cura non mediato
solo dalla solidarietà familiare. Vi sono anche congedi di maternità e
genitoriali generosi, con incentivi per la condivisione da parte dei genitori.
La spesa per assegni per i figli è relativamente contenuta e le imposte sono
rigorosamente su base individuale. Ricerche recenti hanno segnalato che questo
approccio insieme universalistico e individualistico non ha indebolito affatto
la solidarietà tra le generazioni. E sembra un buon sostegno al desiderio di
avere più di un figlio.

Nei paesi francofoni l’attenzione è concentrata sul sostegno al costo dei
figli. Qui, ma anche in Austria, Olanda e Inghilterra, la quota più alta della
spesa per le famiglie è riservata agli assegni continuativi e alle spese
fiscali. In Francia tuttavia questa politica di sostegno monetario è stata
integrata da facilitazioni dell’accesso all’alloggio per i giovani e dal forte
sviluppo di servizi differenziati di cura per la prima infanzia, per aiutare le
madri a conciliare responsabilità familiari e lavorative. Anche il caso
francese sembra avere successo sul piano sia d’una maggiore parità tra uomini e
donne, sia del sostegno alla scelta di avere figli. Meno successo mostrano il
caso olandese e austriaco, che hanno politiche nei confronti degli anziani non
autosufficienti più generose. E l’Inghilterra, nonostante un forte investimento
nelle politiche di contrasto alla povertà dei bambini, è uno dei paesi in cui l’
incidenza della povertà nelle famiglie con un solo genitore (donna) è più alta,
a causa anche delle asimmetrie di genere nel mercato del lavoro e di un
sostegno tardivo alla conciliazione lavoro-responsabilità familiari.

La Germania occidentale è stata il paese che più coerentemente ha sostenuto il
matrimonio, più che la filiazione. Il sistema fiscale dello splitting favorisce
chi è sposato, a prescindere dal fatto che abbia figli. Negli anni è stata
introdotta un’assicurazione obbligatoria per la non autosufficienza. Il sistema
di detrazioni e assegni è stato riformato per consentire un riconoscimento più
efficace ed equo del costo dei figli. È stata aumentata l’indennità per il
congedo genitoriale per non scoraggiare le donne lavoratrici dall’avere figli e
incoraggiare i padri a prendere una parte del congedo. È stato anche avviato un
programma di creazione di nidi per i più piccoli. Il tradizionale privilegio
del matrimonio fondato su una forte asimmetria nei ruoli di genere è stato così
intaccato, modificando anche gli equilibri su cui si basava la pratica della
sussidiarietà.

Politiche e obiettivi in parte diversi, tuttavia accomunati dalla
consapevolezza che le politiche della famiglia sono innanzitutto politiche di
equità e di sostegno all’autonomia delle donne, ma anche delle generazioni. E
hanno a che fare molto più con i rapporti tra le generazioni che non con la
forma legale della coppia. Dopo l’ubriacatura ideologica su che cosa sia la
famiglia che ha travolto il dibattito pubblico in queste settimane, è sperabile
che dal confronto europeo nella Conferenza nazionale la politica italiana
tragga qualche conseguenza pragmatica, che la faccia uscire dal novero dei
paesi che sulla famiglia fanno molti discorsi, ma pochissime politiche
efficaci.




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