CHI E' IL CANDIDATO?

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
INES TABUSSO
00giovedì 18 agosto 2005 09:10

C'EST MOI!

CORSERA, MESSAGGERO, GIORNALE, LIBERO, SOLE, REPUBBLICA...



Corriere della Sera
17 agosto 2005

Malumore di Berlusconi: esca allo scoperto. Bossi: Silvio insostituibile
Il premier: io il leader chi non ci sta se ne vada Ed è scontro con Casini
Il presidente della Camera: già persi tanti voti
DAL NOSTRO INVIATO
PORTO ROTONDO - «Sentitemi bene: il candidato del centrodestra alle prossime
elezioni è uno solo, e si chiama Silvio Berlusconi. Punto e basta». Il Cavaliere
spazza via dubbi e voci che nei giorni scorsi sembravano accreditare la sua
disponibilità a farsi da parte e lasciare spazio a un nuovo leader. Neanche
per idea.
Il numero uno rimane lui. Ma come la prenderà Pier Ferdinando Casini? Berlusconi
si rabbuia in volto e martella secco: «Chi ha idee diverse può anche andarsene
dove vuole».
È la sera di ferragosto. Il Cavaliere ha lasciato il rifugio sardo di Villa
Certosa e concede una delle sue apparizioni a turisti e negozianti di Porto
Rotondo. Passa davanti alla bottega dove Fabio, il calzolaio, incolla mocassini.
Lo saluta come un vecchio amico e si infila con passo sicuro nel negozio
accanto, a comprare bracciali e collanine per i suoi ospiti.
Quando esce ha un?aria allegra. «Giovedì 18 - annuncia - riprendo il lavoro
a pieno ritmo». Aspetta nella sua tenuta ministri e alleati del centrodestra.
Preparerà con loro programmi di governo e strategia elettorale.
La folla eccitata lo assedia e i carabinieri, sette marcantoni, lo circondano,
tenendosi per le braccia formano una catena impenetrabile.
«Fatemelo vedere da vicino», implora una vecchietta. Impietosito, un carabiniere
apre un varco. Lui abbraccia la donna: «Signora, la trovo un fiore».
A fatica riusciamo a parlargli. E così il capo del governo esprime la sua
convinzione di poter rimanere a Palazzo Chigi altri cinque anni.
«Abbiamo lavorato bene. Non abbiamo messo le mani nelle tasche degli italiani.
E da quando ci siamo noi l?Italia gode all?estero di grande prestigio». Tutto
questo dovrebbe convincere gli elettori a premiarlo di nuovo. «Non saranno
così insensati da scegliere la sinistra». Come la vede lui, la sinistra è
impresentabile. «Si sono dati il nome di Unione, ma non mostrano certo di
essere uniti. La Margherita attacca i Ds, i Ds se la prendono con Bertinotti.
Unione è un nome usurpato».
Compatto invece il centrodestra. A parte Casini, il quale ieri ha ironizzato
sull?invito ad andarsene, dicendo che qualcuno già se n?è andato e sono gli
elettori. Berlusconi non ha gradito. A cosa punta, il presidente della Camera?
«Metta le carte in tavola, venga allo scoperto», ha detto ai suoi collaboratori
Bondi e Cicchitto. Al Cavaliere non va giù la pretesa di Casini di farsi
paladino dei moderati. C?è già Forza Italia a calamitare quella fascia di
elettori.
Ma torniamo a Berlusconi la sera di ferragosto. La folla lo applaude. Gli
grida bravo. Lui è raggiante. Stringe mani. Firma autografi. Una mamma gli
butta fra le braccia un bimbetto che succhia il biberon. Lui glielo toglie.
«Senza ciuccio se vuoi fare la foto con me».
Tutto va a meraviglia, proclama il Cavaliere, l?economia mostra segni di
risveglio, potrebbe andar meglio se fossimo meno sfaticati. Lavoriamo poco,
secondo lui. Però si sente di celebrare le virtù del genio italico che ci
permette di «essere i più ricchi d?Europa». Sventuratamente i poveri sono
ancora fra noi. Ma «il loro numero è diminuito». Riguardo al terrorismo,
consiglia di non farne un incubo. Le probabilità di finire nel bel mezzo
di un?esplosione sono molto basse. «Più facile un incidente in casa o in
auto».
La gente non gli dà tregua. Lui non dice di no a nessuno. Ma fra tanti ammiratori
sedotti dal grande comunicatore spunta un contestatore. Appollaiato su un
pilastrino, un signore barbuto non ne può più di quelle smancerie e grida:
«Il traffico è bloccato». Berlusconi si affretta verso la macchina e incita
la scorta: «Via, via, se no fra le tante accuse, mi daranno anche la colpa
del blocco del traffico».

Marco Nese





17/08/2005 -
"IL MESSAGGERO"
CASINI: "PENSI A NON PERDERE ELETTORI CDL"
di: J.B.

Il presidente della Camera replica al premier: «E? vero il leader è e resta
Berlusconi. Ma il problema è soprattutto trattenere i voti »
Casini: «Pensi a non perdere elettori Cdl»
Bossi: «Ma Silvio è insostituibile». An: la premiership non si discute, un
errore dividerci

ROMA - «Che il leader è Berlusconi non è una grande novità, è una cosa che
tutti, a partire dal sottoscritto, riconoscono. Sarei un pochino più cauto
sull'invito ad andare via, perché dato che sono già andati già via molti
elettori durante le scorse amministrative, senza chiedere il permesso a nessuno,
io credo che oggi il problema di un leader politico sia trattenere non solo
la classe dirigente, ma gli elettori del centrodestra».
Pier Ferdinando Casini ribatte colpo su colpo alle affermazioni ferragostane
di Silvio Berlusconi. La premiership del Cavaliere non è messa in discussione
da nessuno, ripete il presidente della Camera; sono gli elettori, però, a
chiedere alla Cdl di cambiare. Pena, sottolinea impietoso il presidente della
Camera, quell?emorragia di voti dal centrodestra che ormai si ripete da alcuni
anni.
Casini convoca le telecamere dei Tg dalla Puglia, dove si trova per qualche
giorno di vacanza, proprio per chiarire il suo pensiero dopo la secca replica
del premier. «Credo», esordisce, «che le polemiche devastanti che hanno lacerato
il centrosinistra dimostrano che il centrodestra è ancora della partita,
può vincere, può combattere, magari può anche soccombere alla fine, ma la
competizione è aperta».
«L'importante», sottolinea la terza carica dello Stato, «è non farsi del
male, voler vincere, non giocare in modo residuale, magari per una sconfitta
onorevole, perché in questo caso è importante dare speranze a quei moderati
che, appunto, hanno raccolto l'?invito? di Berlusconi e se ne sono andati
alle scorse amministrative...». Allora, aggiunge: «Oggi il tema non è di
invitare qualcuno ad andarsene, ma di cercare di trattenere tutti... Credo
che i moderati siano sensibili a uno scrollone. Lo chiedono perché non si
rassegnano a perdere a tavolino una partita come quella che si giocherà nella
prossima primavera».
Le reazioni di Lega, Forza Italia e An sono durissime. «Berlusconi è leader
insostituibile», manda a dire Umberto Bossi, «noi ci troviamo bene con lui,
sul federalismo ha sempre mantenuto le promesse». «La leadership di Berlusconi
è un punto fermo perché risponde a una ineludibile aspettativa dell'elettorato,
anche quello moderato, della Cdl e, per Forza Italia, la questione è chiusa
da tempo», taglia corto il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi. Toni
analoghi dal portavoce di An, Andrea Ronchi: «Nel momento in cui stanno esplodendo
insanabili e strutturali contraddizioni all'interno del centrosinistra»,
dichiara, «ci appare stucchevole riproporre in modo diretto o indiretto la
questione della leadeship nel centrodestra. Il problema non esiste. Esistono
invece tutte le condizioni per vincere nel 2006. Anzi, aumentano giorno dopo
giorno».
I centristi, a loro volta, tengono il punto e fanno quadrato intorno al presidente
della Camera. Marco Follini, parlando Casini, preferisce tenersi un passo
indietro. «L'opinione dell'Udc sta nel suo congresso di luglio e nella relazione
del segretario», ricorda però in una nota l?ufficio stampa di via Due Macelli.
In quella relazione, è appena il caso di ricordare, Follini parlò di riforma
elettorale, partito unico e, soprattutto, ricambio della leadership quali
segnali essenziali per dare il segno di un cambiamento nel centrodestra.

Già al congresso, ai primi di luglio, il partito si era schierato compatto
al fianco del leader. La discesa in campo ora di Casini rende l?Udc ancora
più unitaria: i ?berluscones? interni, che in passato avevano levato la loro
voce contro la linea ritenuta troppo ?eversiva? di Follini, si sono allineati
da un pezzo. «Il candidato leader di una coalizione si sceglie con il consenso
di tutti i partiti che ne fanno parte», avverte dunque il capo della segreteria
politica dell'Udc, Armando Dionisi, «la candidatura a premier va comunque
verificata da parte di tutta la coalizione». I centristi, come si diceva,
tengono il punto.
b.j.




17/08/2005
"IL GIORNALE"
"BASTA CON LE POLEMICHE, IL CANDIDATO SONO IO"
di: FRANCESCO KAMEL
da Roma

«La Casa delle Libertà ha un candidato e quel candidato è Silvio Berlusconi.
Non c'è alcuna discussione al riguardo. Chi ha idee diverse è libero di andare
dove vuole». Con toni e parole che non ammettono né ripensamenti né fraintendimenti,
il presidente del Consiglio ha chiuso in questo modo il tormentone estivo
sul cambio del candidato premier del centrodestra alle elezioni politiche
del 2006. Una dichiarazione forte che il Cavaliere ha fatto nella piazzetta
di Porto Rotondo, nel pieno di un bagno di folla. Berlusconi, che ha toccato
vari argomenti politici con il consueto ottimismo, è apparso seccato e infastidito
solo sull'argomento della leadership: «Una storia assurda su cui non voglio
più tornare».
In questo modo, il presidente del Consiglio ha voluto chiudere la logorante
discussione sulla premiership nonostante avesse espresso nelle scorse settimane
la propria disponibilità ad arrivare se non a una sostituzione ad una differenziazione
di ruoli all'interno del centrodestra.
La determinata posizione del Premier sembra il frutto di vari fattori: innanzitutto
i recenti sondaggi che confortano l'attuale leader della Cdl sulla possibilità
di giocarsi una partita ancora aperta per le elezioni del 2006. Inoltre,
alcuni alleati come Lega e Pri non sono disposti ad un cambio di candidato
a pochi mesi dalle elezioni e non sembrano gradire le alternative più accreditate.
Non solo. Di fronte alla possibilità espressa di «fare un passo indietro»
Berlusconi ha evidentemente registrato una scarsa trasparenza da parte di
qualche alleato. Infatti a Villa La Certosa, commentando con i propri collaboratori
le successive reazioni di Pier Ferdinando Casini, Berlusconi avrebbe detto:
«È giunto il momento che Casini esca allo scoperto e metta le carte in tavola».
In questo clima sarebbe maturata la decisione di Berlusconi di fare un «passo
avanti» verso la chiarezza sulla leadership. Anche perché in questa fase,
il Cavaliere sembra essere l'unico in grado di avere un «filo diretto» con
soggetti che attualmente sono fuori dalla Cdl ma che in prospettiva potrebbero
aggregarsi in vista delle prossime elezioni politiche: in primo luogo la
Democrazia cristiana di Gianfranco Rotondi, ma anche il movimento autonomista
siciliano di Raffaele Lombardo e l'Alternativa sociale di Alessandra Mussolini.
Lo stesso Rotondi lo ha fatto capire: «Se a guidare la Cdl sarà Berlusconi,
noi per rispetto e simpatia nei suoi confronti potremmo ancora aprire all'alleanza
col centrodestra; se, viceversa, tenteranno di scalzare il premier allora
la Dc, che storicamente guarda a sinistra, non perderebbe un minuto solo
a confrontarsi col centrosinistra».
Gli alleati della maggioranza hanno subito approvato il «punto fermo» messo
da Berlusconi. La presa di posizione del presidente del Consiglio ha fatto
scattare l'orgoglio degli azzurri. Per Sandro Bondi «la leadership del presidente
Berlusconi, che Forza Italia aveva invocato all'unanimità al termine del
suo Consiglio nazionale, oltre che essere necessaria per i partiti della
maggioranza è un'aspettativa ineludibile che proviene da tutto l'elettorato
della Cdl e dagli elettori moderati». Per il coordinatore di Fi proprio i
moderati «si attendono che questa leadership venga esercitata al di là dei
condizionamenti dei singoli partiti e indichi la strada da seguire per portare
a termine il programma di governo e per affrontare i problemi del nostro
Paese nel corso dei prossimi cinque anni». Invece che sul tema della leadership,
da Forza Italia si vuole spostare l'attenzione sull'esigenza di fare il partito
unitario del centrodestra. «Per noi - ha detto Bondi - questo discorso della
leadership è chiuso da tempo e vogliamo passare subito ad affrontare i temi
veri dell'agenda di governo, della nascita del nuovo partito unitario in
modo da presentarci uniti e coesi alle prossime elezioni politiche». Per
Francesco Giro «rivendicando la premiership, Berlusconi non difende un privilegio
ma carica sulle proprie spalle il fardello di ogni leader di condurre la
propria coalizione al traguardo del voto quando gli elettori saranno chiamati
a dare il loro giudizio».
Anche in Alleanza Nazionale la partita leadership è considerata chiusa. Per
Ignazio La Russa «Berlusconi è il leader naturale del centrodestra.
Il dibattito su questo argomento è stato affrontato, anche con la disponibilità
del premier a fare un passo indietro, ma ora credo debba esaurirsi. È giusto
che il leader sia Berlusconi, come ha detto Gianfranco Fini all'Assemblea
Nazionale di An». Per il presidente dei deputati di An «fino a prova contraria
Berlusconi è il miglior avversario di Romano Prodi».



17/08/2005 - "LIBERO QUOTIDIANO", Pag. 1
SILVIO E BOSSI SCARICANO CASINI
di: RENATO FARINA

www.difesa.it/files/rassegnastampa/050817/88L2Y.pdf



17/08/2005 - "IL SOLE 24 ORE", Pag. 13
E IL POLO PERDE ADEPTI: 2 AL MESE NELL'UNIONE
di: MARIOLINA SESTO

www.difesa.it/files/rassegnastampa/050817/88KWZ.pdf





17/08/2005
"LA REPUBBLICA"
BACCINI: "SILVIO STIA ATTENTO POTREMMO LASCIARE SUL SERIO"
Intervista a: MARIO BACCINI
di: CARMELO LOPAPA
L´INTERVISTA
Il ministro della Funzione Pubblica: "O si fa il partito unico o portiamo
avanti il progetto da soli"
Baccini: "Silvio stia attento
potremmo lasciare sul serio"
marcia nel deserto La nostra scelta di stare dentro o fuori dipende dalle
decisioni che si prenderanno: siamo pronti anche ad una nuova, lunga marcia
nel deserto
leadership centrista Il nostro progetto è proiettato nell´arco dei prossimi
cinque anni. Il presidente della Camera è una grande risorsa: indecenti le
polemiche verso di lui
CARMELO LOPAPA

ROMA - «La Casa delle libertà ha un candidato ed è Silvio Berlusconi». Ministro
Baccini, il premier ha chiuso ogni spiraglio. Come dire, la leadership non
si discute, l´Udc si rassegni. E adesso?
«Il nostro obiettivo non è mai stato quello di mettere in discussione la
leadership di Berlusconi. O meglio, ne abbiamo parlato, ma solo perché lui
aveva ventilato la possibilità di fare un passo indietro. Diciamo che in
questi mesi ha fatto tutto da solo, ecco. Ma al presidente ricordiamo con
grande umiltà che abbiamo fatto insieme la lunga marcia nel deserto, eravamo
noi al suo fianco negli anni dell´opposizione proprio mentre altri, segnatamente
i leghisti, abbracciavano D´Alema. Dopo di che, non siamo stupidi: sappiamo
bene che senza Berlusconi non si vince, nel senso che la coalizione non ha
chance se una qualsiasi svolta non viene sostenuta da lui».
Appunto, lui non ha alcuna intenzione di imprimere quella svolta che vi attendete.
«Bene, il leader rimane Silvio Berlusconi? Siamo contenti. Ma a questo punto
le soluzioni sono due: o il premier e i nostri alleati accettano di costruire
un modello di centrodestra diverso, di dare vita cioè al partito unico dei
moderati che abbia le sue radici nel Partito popolare europeo, stretto alla
Lega da una alleanza tecnica, oppure l´Udc quel progetto di forza moderata
nuova e moderna lo porterà avanti anche da solo».
Berlusconi non sembra andare per il sottile. «Chi ha idee diverse è libero
di andare dove vuole» ha detto. E ha tutta l´aria di rivolgersi a voi.
«Certo che quella battuta è diretta a noi. È evidente. Viene voglia di ricordargli
quel che predicava De Mita in un congresso Dc: con le teste si discute, non
vanno tagliate. Ma il presidente Berlusconi faccia attenzione: potremmo anche
prendere sul serio l´invito ad andare. È una ipotesi che non escludiamo».
Ci risiamo. È un nuovo ultimatum?
«Nessun ultimatum. Ribadiamo solo quel che il nostro congresso nazionale
ha già deliberato: lavoriamo per dare vita al partito popolare italiano,
con Forza Italia e An, dunque dentro la Cdl. Ma sia chiaro che se questo
non dovesse avvenire, l´Udc non si farà condizionare da nessuno. Non si vuole
cambiare la leadership? Bene, ne prendiamo atto. Noi siamo soci fondatori
della Cdl, stiamo con Berlusconi premier, ma la nostra scelta di stare dentro
o fuori adesso dipende solo dalle scelte che si faranno e dalla volontà di
cambiare il progetto politico. Lo si vuole capire o no che è inevitabile?
Che siamo stati più volte rimandati dai nostri elettori e che ora non abbiamo
alternativa? O arriviamo preparati all´esame finale o ci sarà la bocciatura
senza appello».
In effetti non sembra esserci un gran dialogo con i vostri alleati.
«Abbiamo proposto una nuova legge elettorale e ci hanno risposto picche.
Abbiamo detto sì al partito unico e non se n´è fatto più nulla. Adesso proponiamo
il grande partito moderato e ci rispondono con battute ironiche, quando non
con insulti. Così non va. E dire che la partita è ancora aperta, come dimostrano
le polemiche dentro il centrosinistra».
Casini teme che adesso siano proprio gli elettori i primi a poter andare
via, come in parte hanno già fatto. Ma dica la verità, alla leadership del
presidente della Camera voi ancora ci credete.
«Il nostro progetto politico non è a breve scadenza, è proiettato nell´arco
dei prossimi cinque anni».
Appunto, vi accusano di lavorare alla premiership di Casini in vista del
2011, magari dopo cinque anni di opposizione.
«Il presidente della Camera è una grande risorsa del centrodestra. Ed è stato
indecente vederlo bersagliato da critiche e polemiche. Casini può solo darci
una mano per vincere le elezioni, se qualcuno vorrà ascoltarlo. Oggi può
aiutare a dettare la linea politica della nuova Cdl guidata da Berlusconi.
Domani si vedrà. In ogni caso, l´Udc è determinata e se ci sarà bisogno si
stringerà attorno al suo leader anche per iniziare una nuova, lunga marcia
nel deserto. I nostri alleati devono avere chiaro che questa prospettiva
non ci fa paura».





17/08/2005
"LA REPUBBLICA"
IL TEATRINO DI FERRAGOSTO
CURZIO MALTESE

LE BUONE notizie per il centrosinistra stavolta arrivano da Berlusconi in
persona. In uno dei luoghi finti dove si rappresenta la nostra politica da
diporto, la piazzetta di Porto Rotondo, il premier ha liquidato il dibattito
nella maggioranza: «Il candidato sono io, punto e basta. Chi ha idee diverse
è libero di andarsene». Casini ha risposto con un velenoso lasciapassare:
ma sì, è lui il capo ma «sia più cauto» nel fare la voce del padrone perché
ad andarsene finora sono gli elettori.
Al sole di Ferragosto franano i castelli di sabbia della politica italiana.
Nessun ricambio di leadership, né a destra né a sinistra, nessuna novità
se non la replica dello scontro di dieci anni prima.

Il mitico Grande Centro che sfuma, quando erano già tramontati chiacchiere
e progetti di partiti unici e le liste unitarie, di qua e di là. La destra
in particolare è destinata a morire berlusconiana e autarchica, senza alcuna
evoluzione verso gli altri modelli europei, come invocano Casini, Follini
e altri. Il titanismo del leader e l´imponente groviglio dei suoi interessi
sono posati come un macigno sulla vita pubblica italiana. La condannano alla
replica infinita della stessa scena, l´identico scontro con i toni e gli
argomenti di sempre, in un avvitamento appunto autarchico, come se il mondo
non fosse cambiato dal principio degli anni Novanta. Ed è a questa illusione,
incarnata perfino nel fisico, che Berlusconi affida le ultime speranze di
vittoria. Far finta che gli anni non siano passati, gli ultimi capelli caduti
e fiorite le rughe, la crisi economica non sia mai arrivata («Siamo ricchi,
abbiamo tanti telefonini, televisori?»), il miracolo promesso sempre alle
porte, la paura dei comunisti ancora viva a sedici anni dalla caduta del
muro. Una follia da sovrano poco illuminato e circondato da una corte di
furbi e mediocri, dove si segnalano per entusiasmo gli ultimi arrivati. Quel
Bossi che lo esalta come «guida insostituibile» e solo 5 o 6 anni fa lo chiamava
«il mafioso di Arcore».
Il quadro è mesto ma almeno chiaro. L´uscita in piazzetta di Berlusco chiude
il discorso della leadership. A destra e a sinistra. Caduta l´ipotesi di
un generoso e lungimirante passo indietro del capo della maggioranza (ma
chi ha potuto credervi, in quale paese ha vissuto questi anni?), declina
in parallelo ogni velleità di contromossa nell´opposizione. Se Berlusconi
resiste in sella, non può essere altri che Prodi a sfidarlo e con ogni probabilità
a vincere.
Comunque vada, la replica del duello di dieci anni prima è il sintomo di
un sistema politico assai poco vitale. Forse peggio, la prova della dementia
precox in cui è ormai caduta la seconda repubblica, nata all´insegna della
modernizzazione. Se vincerà ancora la destra, sarà il trionfo del berlusconismo
e dunque della continuità nel disastro. Altri cinque anni di leggi ad personam
mentre avanza il declino. Perché cambiare a quel punto? Berlusconi potrà
schiantare le voci critiche e ragionevoli del suo schieramento, blindare
l´asse con la Lega e completare lo stravolgimento della Costituzione a colpi
di maggioranza. Del resto, non sta già usando gli ultimi scampoli di legislatura
per salvare Previti dalla galera e se stesso dal pericolo di intercettazioni?
Una vittoria del centrosinistra aprirebbe orizzonti assai meno inquietanti.
Ma significherebbe in ogni caso l´ammissione di un fallimento e il tentativo
di rimediare a una serie di colossali errori. Un ritorno alle speranze del
´96, con gli stessi problemi d´allora irrisolti, dalla questione morale alla
"persistente opacità del capitalismo italiano" come scrive Le Monde, e poi
l´incapacità d´innovare, la perdita di competitività, il fardello del terzo
debito pubblico del pianeta e via elencando. Problemi di sempre aggravati
da un decennio buttato a inseguire miracoli e pifferai magici, mentre il
resto del mondo aumentava il passo e la distanza dall´Italietta dove la ricchezza
si misura ancora in telefonini o tv a colori e una ripresina dello zero virgola
trimestrale scatena la sfilata del carnevale di Rio.













Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 09:18.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com