CHE DEVONO DIRSI PUTIN E BERLUSCONI?

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
INES TABUSSO
00sabato 14 aprile 2007 17:31


EUROPA
14 aprile 2007
CHE DEVONO DIRSI PUTIN E BERLUSCONI?

Che cosa va a fare Silvio Berlusconi a San Pietroburgo, oggi e domani? Una visita all’amico Putin, dice lui. Una visita in agenda ma alla quale non si voleva dare grande pubblicità, se è vero che Forza Italia s’è dovuta precipitare ieri a darne conferma dopo che il Cavaliere vi aveva fatto casuale riferimento al congresso Udc. È legittimo nutrire molti dubbi, se non addirittura dei sospetti, sulla natura del viaggio.
Il presidente russo è più che mai nella bufera in queste ore, dopo che Boris Berezovsky ha dichiarato dall’esilio di Londra di progettare un colpo di stato ai suoi danni. Un putsch annunciato in un’intervista vale relativamente, ma è il segnale di qualcosa che scricchiola a Mosca. In questo senso, non è che la presenza di Berlusconi possa t o r n a r e granché utile a Putin, se non per opporre un tycoon amico a un altro tycoon nemico.
Il dubbio è un altro.
Di Gerhard Schröder e del suo passaggio agli affari russi s’è detto tanto, ma l’ex Cancelliere è ormai fuori dalla politica. A Madrid invece è di questi giorni lo scandalo sulle “missioni segrete” di José Maria Aznar a Mosca. L’ex premier ha dovuto confermare la notizia data dal Pais su due sue visite consecutive nel solo mese di marzo, ri?utandosi di commentare il resto: e cioè che è andato a Mosca per incontrare in privato prima i dirigenti di Gazprom e poi Putin in persona. Incontri con buoni amici, e con un ex alleato politico a livello internazionale, ma a quale ?ne? Secondo el Pais, qualcosa a che vedere con l’enorme business dell’energia russa.
Anche Aznar è in pensione dalla politica. Il suo amico Berlusconi no: per sua scelta, le sue due dimensioni continuano a convivere.
Che volesse entrare in affare coi russi s’è detto e scritto spesso. Se lo volesse fare rimanendo capo dell’opposizione parlamentare italiana, ci sarebbe molto da obiettare.




*****************************************************************




CORRIERE DELLA SERA
14 aprile 2007
A rischio lo status di rifugiato.
La difesa: non era un incitamento alla violenza
Berezovskij contro Putin «Serve un colpo di stato»
Mosca chiede a Londra l’estradizione dell’ex oligarca
Fabrizio Dragosei

MOSCA — L’uomo non è nuovo ad affermazioni e ad azioni clamorose. Ma ieri forse è andato un po’ oltre, danneggiando seriamente il movimento democratico che tenta di opporsi al potere del Cremlino e rischiando lui stesso di perdere lo status di rifugiato politico in Gran Bretagna. Così ha dovuto fare marcia indietro per precisare di non aver mai voluto incitare i russi a una seconda Rivoluzione d’Ottobre. Questa volta contro Vladimir Putin. Boris Berezovskij, ex oligarca e anima nera del Palazzo ai tempi di Zar Eltsin, caduto in disgrazia e trasformatosi in dissidente politico, ha usato un’intervista al britannico Guardian [1] per lanciare il suo messaggio. In Russia non è possibile cambiare le cose con il voto, con la democrazia. «Dobbiamo usare la forza per cambiare questo regime. Questo significa che io invoco l’uso della forza per ricreare un regime costituzionale ».
Nella conversazione con il giornalista, Berezovskij ha anche aggiunto di essere in contatto con uomini dell’entourage di Putin che sarebbero pronti a muoversi assieme a lui. E di essere disposto a finanziarli. Il tutto, naturalmente, ha scatenato un putiferio, tanto da costringere l’ex oligarca a correggere il tiro: «Sono a favore di un’azione contro Putin ma non incito alla violenza ». Il suo accenno alla necessità di usare metodi diversi da quello elettorale si riferiva a sistemi pacifici, «sul modello di quanto avvenuto in Ucraina e Georgia», dove rivoluzioni «di velluto» hanno fatto cadere governi che avevano falsificato i risultati elettorali. Situazioni ben diverse da quella russa dove Putin non ha alcuna necessità di manipolare i risultati elettorali perché la stragrande maggioranza della popolazione è favorevole a lui. Alle affermazioni di Berezovskij sono comunque seguite reazioni di tutti i tipi. Prima il ministro degli Esteri Lavrov e il portavoce del Cremlino Peskov: «Incitazioni a sovvertire violentemente un governo uscite dalle labbra di una persona alla quale è stato concesso asilo politico».
A ruota si è mossa la procura che ha avviato una nuova inchiesta contro il fuoriuscito in base all’articolo 278 del codice penale che prevede la possibilità di una condanna oscillante fra i 12 e i 20 anni. Per buona misura, la stessa procura ha riaperto il vecchio caso Aeroflot e ha cambiato il capo di imputazione. Non più complice di furto ma autore in prima persona dello stesso reato per appropriazioni che sarebbero avvenute negli anni Novanta. Di fronte a una nuova richiesta di estradizione, anche il governo di Londra appare preoccupato, viste le affermazioni di Berezovskij. Così un portavoce del Foreign Office ha detto che il comportamento dell’oligarca viene attentamente monitorato. Fortemente critici verso Berezovskij anche gli esponenti del movimento democratico russo che per oggi hanno organizzato una manifestazione non autorizzata a Mosca, sul modello di quella tenuta a San Pietroburgo nelle scorse settimane.
«Così si getta solo benzina sulla paranoia del Cremlino», ha sbottato il deputato indipendente Vladimir Ryzhkov. E difatti ieri sera decine di persone sono state fermate in vista della manifestazione di oggi. L’abbraccio di Berezovskij è politicamente fatale per chiunque in Russia, visti i trascorsi del personaggio. Boris ha fatto i primi soldi trafficando in automobili, assieme a gruppi ceceni in odore di mafia. Poi si è legato alla Famiglia, diventando la longa manus dei personaggi che operavano dietro le quinte del Cremlino all’epoca di Eltsin. Un suo avversario, poi diventato suo alleato e ora esule in Spagna, Vladimir Gusinskij, lo accusò di aver tentato di farlo assassinare. Accusa confermata dal capo delle guardie del corpo di Eltsin, Aleksandr Korzhakov (che dice di aver rifiutato l’incarico proposto da Berezovskij).
Con l’arrivo di Putin che lui stesso aveva aiutato, l’oligarca ha perso potere ed è passato tra le file degli oppositori. A Londra era legato anche ad Aleksandr Litvinenko, l’ex agente assassinato col polonio. E Berezovskij è stato tra i più accesi sostenitori delle accuse contro il Cremlino per questo omicidio.




*******************************************************************




IL FOGLIO
13 APRILE 2007
A Mosca Bonino applica il metodo Merkel e ci spiega perché

• Il ministro in missione in Russia: “Lo stato di diritto fa bene anche all’economia”. Berlusconi da Putin a San Pietroburgo


Mosca - Domani il leader della Casa delle libertà, SiIvio Berlusconi, sarà a San Pietroburgo in visita privata dal presidente russo, Viadimir Putin. Ma le visite in Russia di rappresentanti politici italiani sono già cominciate da due giorni, con la missione del ministro per il Commercio internazionale e le politiche europee, Emma Bonino.
E' stato il suo primo impegno ufficiale in Russia, e l'approccio scelto ha ricordato da vicino quello del cancelliere tedesco, Angela Merkel. La democrazia non avanza, le libertà si restringono, ma Mosca è un partner energetico e commerciale indispensabile per l'Italia. Gli scambi hanno superato i 20 miliardi di euro l'anno. Il nostro paese importa quasi 10 miliardi di euro di gas e Eni, assieme alla britannica Bp, è la mano destra di Gazprom per recuperare le attività della defunta Yukos. In cambio il gigante del gas - che vuole diventare la prima azienda al mondo con una capitalizzazione di un triliardo di dollari entro sette-dieci anni - entra nel mercato italiano, mentre Aeroflot vuole comprarsi Alitalia. L'Istituto per il commercio estero (Ice) ha dipinto i magazzini Gum, che si affacciano sulla Piazza Rossa, con il tricolore: per un mese cento aziende italiane esporranno i loro prodotti al nuovi ricchi russi. Ma all'ombra del mausoleo di Lenin le cose non sono così semplici: lo stato di diritto è poco di diritto, la magistratura non è indipendente e la corruzione dilaga. "La Russia è un grande partner - spiega al Foglio Bonino - ma quando un'impresa italiana deve chiedere 57 permessi, i livelli di corruzione si moltiplicano". Nella democrazia dirigista di Putin rimangono numerose zone scure. Anche nel contesto internazionale Mosca va monitorata. Dal Kosovo all'Iran passando per l'Ucraina, è un partner "imprescindibile ma imprevedibile", dice il ministro. La Russia minaccia di mettere il veto al Consiglio di sicurezza dell'Onu sull'indipendenza della provincia serba. L'indurimento di Mosca sul nucleare iraniano sembra più dettato dal portafoglio - Teheran non ha ancora pagato le forniture per la centrale di Busher - piuttosto che dalla reale percezione della minaccia. La mano lunga russa in Ucraina rischia di destabilizzare la democrazia fragile di Kiev. Le proteste e le minacce sullo scudo anti-missilistico americano segnalano la sindrome da accerchiamento.
Nonostante tutto, non si può fare a meno della Russia. "Non la si può nè isolare nè bombardare - prosegue Bonino - semmai occorre spingere il paese a diventare un responsabile stakeholder a livello mondiale". Il ministro per il Commercio internazionale, nel suo "metodo Merkel", vuole un egagenent franco: "In un rapporto di partnership bisogna parlare francamente, senza avere il tono accusatorio, ma anche senza reticenze". Come la cancelliera nella sua prima visita a Mosca, anche Bonino ha voluto incontrare privatamente i rappresentanti della società civile russa. Mercoledì le organizzazioni per i diritti umani attive nel paese le hanno esposto le loro preoccupazioni. A cominciare dal rischio che domani, alla manifestazione organizzata dall'opposizione di Garry Kasparov e Mikhail Kasyanov, i sostenitori di Putin inneschino la repressione della polizia. "Rafforzare i legami con la società civile è un obiettivo e una richiesta", spiega il ministro: democrazia e stato di diritto fanno bene anche al business. In questo Italia e Germania - i due maggiori partner commerciali di Mosca - hanno "un interesse comune: che gradualmente la Russia diventi uno stato presentabile". L'asse italo-tedesco deve convincere il Cremlino a una "graduale e progressiva assunzione di responsabilità" internazionale e interna, anche per il bene dell'economia. "Non cresce la media borghesia e la spinta alla media impresa non c'è - mette in guardia Bonino - E occorre diversificare i moduli di produzione: non può essere tutto grandi gruppi energetici".
Putin lo sa: l'Italia e le sue piccole e medie imprese hanno un grande spazio potenziale. Ma anche per questo, avverte Bonino "occorre lo stato di diritto".




*****************************************************************




Mosca, 14 apr. (Ap-Apcom) - L'ex campione mondiale di scacchi, e leader dell'opposizione russa, Garry Kasparov è stato arrestato oggi a Mosca mentre partecipava alla manifestazione di protesta contro il Cremlino, non autorizzata dalle autorità. Un altro leader dell'opposizione, l'ex premier Mikhail Kasyanov, è stato bloccato dalla polizia prima di raggiungere piazza Pushkin, luogo di partenza della marcia. Gli agenti hanno portato via decine di manifestanti. Il Fronte civile unito di Kasparov e gli altri gruppi dell'opposizione extraparlamentare, uniti nella coalizione "Altra Russia", hanno organizzato per oggi a Mosca e per domani a San Pietroburgo due marce di protesta, le cosiddette "Marce dei dissidenti", rivendicando il loro diritto di manifestare nonostante il divieto imposto dalle autorità. Manifestazioni che potrebbero rivelarsi una prova cruciale della determinazione e della compattezza dell'opposizione in vista delle elezioni presidenziali e presidenziali del prossimo anno. Le autorità hanno dispiegato oggi circa 9.000 agenti di polizia a Mosca per fronteggiare i manifestanti. Molti dei fermati hanno seguito gli agenti senza protestare, altri sono invece stati condotti a forza dentro i mezzi militari. "Picchiatemi, non cambierà nulla", ha urlato un pensionato di 72 anni, German Severtsev, deciso a partecipare alla marcia perchè la sua pensione è insufficiente e non riesce a trovare un lavoro. Ieri, Kasparov aveva dichiarato che le due marce intendono denunciare la politica autoritaria del Presidente Vladimir Putin e la crescente disparità tra ricchi e poveri. "La Marcia dei dissidenti mostrerà chiaramente che tutta questa stabilità, strombazzata dalle televisioni controllate dal Cremlino, è un'illusione, un'illusione che scomparità non appena si scontrerà con la realtà - ha dichiarato alla stampa - la strada è l'unico posto dove la gente può esprimere la propria opinione". Da quando Putin ha assunto la carica di presidente, nel 2000, il Cremlino ha accentrato nelle proprie mani il potere, creando un parlamento obbediente, abolendo le elezioni dirette dei governatori e rafforzando i controlli sui gruppi civici. Sui mezzi di informazioni è difficile ascoltare critiche al Cremlino. Tuttavia, Putin risulta ancora l'uomo politico più popolare in Russia. Sempre ieri, l'oligarca russo Boris Berezovsky, da anni in esilio a Londra, ha espresso la sua intenzione di rovesciare con la forza Putin. "Dobbiamo usare la forza per cambiare il regime - ha dichiarato al quotidiano britannico Guardian - non è possibile cambiare questo regime con gli strumenti della democrazia. Non ci può essere alcun cambiamento senza il ricorso alla forza". Alla domanda se stia effettivamente fomentando una rivoluzione, Berezovsky ha risposto: "Assolutamente sì". L'oligarca ha precisato di sostenere finanziariamente alcuni membri dell'elite politica russa, vicini a Putin, per mettere in atto un colpo di palazzo.





*****************************************************************




[1]
The Guardian
Friday April 13, 2007
guardian.chtah.com/a/hBGHzZHAY30QpAb$K7cAcNAZzMd/gutd2
'I am plotting a new Russian revolution'
London exile Berezovsky says force necessary to bring down President Putin
Ian Cobain, Matthew Taylor and Luke Harding in Moscow


Audio: Berezovsky on change in Russia (25 secs)
guardian.chtah.com/a/hBGHzZHAY30QpAb$K7cAcNAZzMd/gutd3

Audio: Berezovsky on his personal safety (34 secs)
guardian.chtah.com/a/hBGHzZHAY30QpAb$K7cAcNAZzMd/gutd4




The Russian tycoon Boris Berezovsky has told the Guardian he is plotting the violent overthrow of President Putin from his base in Britain after forging close contacts with members of Russia's ruling elite.

In comments which appear calculated to enrage the Kremlin, and which will further inflame relations between London and Moscow, the multimillionaire claimed he was already bankrolling people close to the president who are conspiring to mount a palace coup.

Article continues
"We need to use force to change this regime," he said. "It isn't possible to change this regime through democratic means. There can be no change without force, pressure." Asked if he was effectively fomenting a revolution, he said: "You are absolutely correct."

Although Mr Berezovsky, with an estimated fortune of £850m, may have the means to finance such a plot, and although he enjoyed enormous political influence in Russia before being forced into exile, he said he could not provide details to back up his claims because the information was too sensitive.

Last night the Kremlin denounced Mr Berezovsky's comments as a criminal offence which it believed should undermine his refugee status in the UK.

Dmitry Peskov, the Kremlin's chief spokesman, said: "In accordance with our legislation [his remarks are] being treated as a crime. It will cause some questions from the British authorities to Mr Berezovsky. We want to believe that official London will never grant asylum to someone who wants to use force to change the regime in Russia."

It will not be the first time the British government has faced accusations from the Kremlin that it is providing a safe haven for Mr Berezovsky. When he told a Moscow radio station last year that he wanted to see Mr Putin overthrown by force, Jack Straw, then foreign secretary, told the Commons that "advocating the violent overthrow of a sovereign state is unacceptable" and warned the tycoon he could be stripped of his refugee status.

Russian authorities subsequently sent an extradition request to London. That failed, however, when a district judge ruled Mr Berezovsky could not be extradited as long as he has asylum status.

In an interview with the Guardian, however, Mr Berezovsky goes much further than before, claiming to be in close contact with members of Russia's political elite who, he says, share his view that Mr Putin is damaging Russia by rolling back democratic reforms, smothering opposition, centralising power and flouting the country's constitution.

"There is no chance of regime change through democratic elections," he says. "If one part of the political elite disagrees with another part of the political elite - that is the only way in Russia to change the regime. I try to move that."

While declining to describe these contacts - and alleging that they would be murdered if they were identified - he maintained that he was offering his "experience and ideology" to members of the country's political elite, as well as "my understanding of how it could be done". He added: "There are also practical steps which I am doing now, and mostly it is financial."

Mr Berezovsky said he was unconcerned by any threat to strip him of his refugee status. "Straw wasn't in a position to take that decision. A judge in court said it wasn't in the jurisdiction of Straw."

He added that there was even less chance of such a decision being taken following the polonium-210 poisoning last November of his former employee, Alexander Litvinenko. "Today the reality is different because of the Litvinenko case."

Mr Berezovsky, 61, a former mathematician, turned to business during the Yeltsin years and made his fortune by capturing state assets at knockdown prices during Russia's rush towards privatisation.

Although he played a key role in ensuring Mr Putin's victory in the 2000 presidential elections, the two men fell out as the newly elected leader successfully wrested control of Russia back from the so-called oligarchy, the small group of tycoons who had come to dominate the country's economy.

A few months after the election Mr Berezovsky fled Russia, and applied successfully for asylum in the UK after Mr Litvinenko, an officer with the KGB's successor, the FSB, came forward to say he had been ordered to murder the tycoon.

Mr Berezovsky changed his name to Platon Elenin, Platon being the name of a character in a Russian film based loosely upon his life. He was subsequently given a British passport in this name.

As well as claiming to be financing and encouraging coup plotters in Moscow, Mr Berezovsky said he had dedicated much of the last six years to "trying to destroy the positive image of Putin" that many in the west held, portraying him whenever possible as a dangerously anti-democratic figure. He said he had also opposed the Russian president through Kommersant, the influential Russian newspaper which he controlled until last year.

Last month Mr Berezovsky was questioned by two detectives from the Russian prosecutor general's office who were in London to investigate the death of Mr Litvinenko. He has denied claims that he refused to answer many of their questions.

Last night the Kremlin said Russian authorities might want to question him again in the light of his interview with the Guardian. "I now believe our prosecutor general's office has got lots of questions for Mr Berezovsky," said Mr Peskov. He added: "His words are very interesting. This is a very sensitive issue."

The Foreign Office said it had nothing to add to Mr Straw's comments of last year.






Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 18:42.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com