Bilico - il romanzo di Paola Barbato

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Juan Galvez
00giovedì 11 maggio 2006 12:03
(ATTENZIONE- SPOILER)
Uhm, da dove cominciare? Vediamo: in copertina c'è scritto: "Un
thriller di Paola Barbato". E' un thriller? O un noir? E' una galleria di ritratti psicopatologici. Ammesso di trovare un'accettabile definizione di normalità, non ce ne è uno o una normale. Il che, in un thriller o un noir, di quelli belli truculenti e borderline come piacciono ai Giovani Arrabbiati, sembrerebbe una cosa buona. Solo che per quanto Paola Barbato li analizzi, li dissezioni, li evisceri, i suoi personaggi
restano lì morti sulla carta, non prendono un alito di vita: sono
santini plastificati nelle loro collezioni di tic, di follie, di
comportamenti fuori da ogni realtà e realismo: vorrebbero essere
persone ma non sono che personaggi costruiti per accumulo di dettagli eclatanti, messi insieme per stupire il lettore e fargli fare "Oh!".

Ora, detto così sembra che il libro sia un disastro, soprattutto se si aggiunge che la storia è sfilacciata, illogica, non meno fasulla dei suoi personaggi, anche perché i suoi personaggi la tirano ciascuno dalla propria parte, visto che ciascuno, narrativamente, pare farsi i cazzi suoi e non essere parte di un costrutto. Non è il fatto che i buoni (la Buona) siano cattivi - e i cattivi cattivi, tranquilli che non c'è speranza ^__^ - e che i buoni (la Buona) che sono cattivi vincano (e l'unico buono vero perde, e si pensa che gli stia bene perché sarà anche buono, ma è talmente strano e scemo che se lo merita). Non è questo, è proprio che dopo i vaghi sospetti di irrealtà dei primi capitoli, quando un po' prima della metà del libro arriva la svolta, si legge e continua a leggere con un senso di irrealtà sempre
maggiore, sempre più fondato su una storia allucinata molto più nella forma che nella sostanza dei suoi attori, talmenti folli da risultare impossibili e privi di spessore autentico.

Poi l'altra svolta, a fine libro. Dopo averci rimuginato su, anche. Perché nonostante quanto sopra, il libro acchiappa. Si legge bene, tutto d'un fiato; perfino si ha davvero voglia di scoprire come va a finire (ma è finita la storia?). Si intuisce allora _perché_ una storia colabrodo con personaggi tanto fasulli riesca a sedurre. Perché è tutta una recita, è tutto teatro. Perché non è una storia, ma una seduta di autoanalisi, ed è per questo che la storia è tanto caotica e illogica e i suoi personaggi tanto privi di dimensioni. Perché non è una storia, non è narrazione, ma libere associazioni mentali; perché
non sono personaggi distinti, ma una unica persona, e come tale non può essere esaminata a compartimenti stagni senza perdere profondità, autenticità: per intravedere la verità deve essere esaminata unitariamente.

E allora ci si rende conto che valeva la pena leggerlo, che è un libro interessante. Un bel libro.

V.
staperocca
00mercoledì 5 dicembre 2012 17:11
DAVVERO
Cambiamenti.....l'avete letto?.....io sì....mah....sicuramente diverso....per ora continuerò!!!!
Carlo Maria
00lunedì 3 aprile 2023 20:47
Ho letto Zoo, scoprendo solo alla fine che

SPOILER

si tratta del SECONDO capitolo di una trilogia. [SM=x74933]
Poco male: in realtà è leggibilissimo anche da solo.
Che dirne? È un romanzo davvero malato, estremo e per questo interessante assai. L'autrice ha costruito una galleria di personaggi davvero folle e poliedrica, dopodiché li fa interagire in modo altrettanto curioso: non è facile, infatti, tenere l'attenzione per centinaia di pagine quando l'azione si svolge quasi interamente all'interno di un unico ambiente, ossia un capannone che contiene le gabbie di uno zoo, in cui i personaggi sono incarcerati singolarmente.
Non sono soddisfatto di un paio di scelte dell'autrice, ma devo dire che nel complesso sia i dialoghi sia la tensione narrativa mi hanno convinto.
rimatt1
00martedì 4 aprile 2023 08:17
Re:
Carlo Maria, 03/04/2023 20:47:


si tratta del SECONDO capitolo di una trilogia.



Trilogia che ho comprato (ma non ancora letto), perché non ho mai smesso di seguire la Barbato romanziera, anche se trovo che non sia più riuscita a eguagliare l'intensità dei suoi due primi romanzi.
Carlo Maria
00mercoledì 5 aprile 2023 18:59
Re: Re:
rimatt1, 04/04/2023 08:17:



Trilogia che ho comprato (ma non ancora letto), perché non ho mai smesso di seguire la Barbato romanziera, anche se trovo che non sia più riuscita a eguagliare l'intensità dei suoi due primi romanzi.



È un giudizio che ho letto in rete, più volte. Onestamente, non avendo letto i primi due romanzi, ho giudicato questo e questo soltanto. Folle, estremo, imperfetto, ma suggestivo e interessante.
Dalla lettura del terzo volume (il primo non ce l'ho proprio), intuisco che ci sia una connessione più importante di quanto immaginassi tra i tre testi: beh, ribadisco che il secondo (che ignoravo fosse tale) è leggibile a sé stante.

Carlo Maria
00mercoledì 14 giugno 2023 23:28
Il dono è la mia seconda lettura barbatiana.
Anche questa volta, la trama è intrigante e lo spunto iniziale coinvolgente, ma nuovamente il finale è la parte meno convincente.
Scrive bene, Paola, e secondo me ormai si è riconvertita a scrittrice visto che è piuttosto costante nelle sue uscite, tuttavia mi lascia costantemente la sensazione di una certa incompletezza, che in fase di scioglimento finale i suoi intrecci si sfaldino un poco mostrando di possedere fiato corto. Non ho letto i primi due libri, che sono i più apprezzati... vedremo!
Carlo Maria
00martedì 11 luglio 2023 19:00
Scripta manent è la mia terza lettura barbatiana.
Malato, teso e improbabile quanto gli altri, mi palesa che lo stile dell'autrice sia sempre quello.
Ci sono personaggi interessanti e dialoghi intriganti, un buon ritmo.
Il finale è meno tronco o fiacco di quello delle altre due opere lette.
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